NEL CONVENTO DELLE SUORE DI SION CASINI VINCE IL PRIMO DUELLO CON PASSERA
BOCCIATA LA LISTA UNICA ALLA CAMERA… IL MINISTRO: PRONTO A FARE UN PASSO INDIETRO… RICCARDI APPOGGIA L’UDC. PER VINCERE CI VOGLIONO PIU’ LISTE IN CAMPO
«Signori siamo partiti: andiamo a conquistare quel 40 per cento di italiani che non vanno più a votare».
La voce di Mario Monti rimbomba sotto le volte del refettorio del convento delle suore di Sion, una location appartata nel cuore del Gianicolo, messa a disposizione grazie ai buoni uffici del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e ministro, Andrea Riccardi.
Un posto perfetto per sfuggire alla caccia serrata dei giornalisti, per tenere a battesimo il nuovo centro e siglare quello che uno dei protagonisti definisce scherzando il «Patto dei sionisti».
Un passo avanti definitivo di Monti, che ha annunciato persino di concedere il suo nome come capo della coalizione.
Una decisione che al Quirinale, al momento, non trova commenti ufficiali, nonostante siano note le riserve del capo dello Stato rispetto a un impegno in prima linea del premier in campagna elettorale.
Dal Colle trapela una linea di assoluta neutralità . Verso Monti non ci sono «nè viatici, nè veti».
Ma la prima riunione «operativa » del nuovo soggetto politico è anche l’occasione per il primo scontro al vertice.
E sarà ricordata per quella che potrebbe esserne la prima vittima: Corrado Passera, a un passo dal ritirarsi dalla corsa.
Dopo una prolusione di Monti, il vertice si apre infatti dando la parola ai due “campioni” delle opposte visioni sul tavolo: dare vita a una lista unica anche alla Camera – come vorrebbe appunto Passera, ma anche Nicola Rossi, Benedetto Della Vedova, Pietro Ichino – , oppure procedere separati, come chiedono sia l’Udc che i montezemoliani?
Passera espone il suo punto di vista, vuole la lista unica.
Ha persino portato dei bozzetti per il simbolo che mostra e poi ripone subito in una cartellina. «Dobbiamo noi per primi dare prova che vogliamo lasciare le vecchie case d’appartenenza – spiega il ministro dello Sviluppo – e costruire una cosa nuova. Dar vita a una lista Monti sarebbe un segno di determinazione e coerenza ».
Casini non è d’accordo: «I voti che possiamo prendere separatamente non si sommano ». Su questo i rappresentanti di Italia Futura, Andrea Romano e Carlo Calenda, la pensano allo stesso modo.
Con questo ragionamento: «Chi vuole votare una lista civica come la nostra non accetta che ci siano dentro anche politici di professione».
Vengono elencate questioni pratiche – come la par condicio che garantisce più presenze in tv a chi si presenta con più formazioni – o la difficoltà – è ancora Casini a parlare – di «procedere a un rinnovamento delle candidature imposto dall’esterno ». Il leader dell’Udc punta i piedi: «Se c’è qualcuno che ha dato una mano a questo governo, fin dal primo giorno, siamo noi. Non possiamo essere penalizzati per questo».
Tra opposte visioni il confronto si fa serrato.
Le suorine che, discretamente, passano nel convento sentono alzare la voce. Anche Andrea Riccardi è del parere che in fondo andare con una formazione a più liste sia la cosa più ragionevole. «C’è una pluralità di mondi che guardano a Monti con interesse – osserva il ministro dell’Integrazione – e quindi anche le liste dovrebbero riflettere questi criteri: coralità , apertura e pluralità ».
Passera è isolato e Monti alla fine accetta la linea maggioritaria.
Oltretutto presto potrebbero arrivare altre adesioni al progetto.
Ci sono gli ex Pdl che oggi si vedranno per provare a dar vita a una loro “lista per Monti”.
Ci sono le associazioni cattoliche finora rimaste alla finestra – dal Movimento cristiano lavoratori di Carlo Costalli a Rinnovamento dello Spirito e poi i focolarini, Retinopera, Scienza e Vita – che si riuniranno per decidere il 10 gennaio.
Una lista civica di cattolici doc non è esclusa.
Il ministro dello Sviluppo prende atto di aver perso la battaglia: «Io resto a disposizione di Monti ma ho sempre lavorato a una lista unica. Se si prende un’altra strada io faccio coerentemente un passo indietro».
A questo punto Passera potrebbe anche non candidarsi, a meno che il premier non lo ripeschi.
Non saranno invece in lista Montezemolo e Riccardi, ma questo si sapeva da qualche giorno.
Presa la decisione più importante, quella di procedere con più formazioni – per ora tre: Udc, Fli, Lista civica – nella lunga riunione si passa a parlare d’altro.
Della campagna elettorale, per esempio. Monti non farà comizi come un politico tradizionale, d’accordo.
Ma se ci sarà un confronto tv all’americana, con Berlusconi, Bersani e Grillo, anche il premier non si sottrarrà .
Si decide poi di dar vita a una cabina di regia, ci sarà un «codice etico» per le candidature, a Montecitorio si farà comunque un gruppo parlamentare unico.
E il censore Enrico Bondi vaglierà non soltanto le fedine penali ma anche i conflitti di interesse e le situazioni patrimoniali.
Ci si dà quindi un nuovo appuntamento per oggi, con la stessa formazione, anche se Monti non sarà della partita (si è preso due giorni di riposo a Venezia con la moglie). Della questione politica di fondo – quale rapporto con il Pd, probabile vincitore – tutti assicurano che non si sia parlato.
Ma la convinzione di Monti è che il dopo elezioni debba passare per un accordo di governo con Bersani.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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