ORA SI DELOCALIZZA IN NORD AFRICA, FINITA LA CORSA ALL’EST
LE NUOVE FRONTIERE DELLE AZIENDE: SONO SEMPRE DI PIU’ GLI IMPRENDITORI CHE LOCALIZZANO NEL MAGREB… MAROCCO, TUNISIA ED EGITTO IN TESTA….PERDE APPEAL L’EST EUROPEO, DAL MOMENTO DELL’INGRESSO IN ZONA EURO
La luna di miele tra le aziende dell’Unione europea, pronte a delocalizzare, e i Paesi ex comunisti dell’Est Europa pare finita.
L’ultima frontiera per spostare fabbriche e lavoro è l’Africa, in particolar modo Marocco, Tunisia ed Egitto in testa.
E’ quanto emerge dal rapporto del Congresso delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo: una perdita di appeal, quello dei paesi orientali, dovuto innanzi tutto dall’ingresso di alcuni Paesi nella zona euro.
Da quel momento la moneta è diventata la stessa di chi distribuiva posti di lavoro e denaro, limitando gli investimenti.
In secondo luogo le regole si sono fatte più rigide.
In Polonia, dove l’euro non è ancora entrato, gli investimenti diretti delle aziende europee sono ugualmente scesi del 28%.
Fine del boom anche nella repubblica Ceca ( + 2,6%) e Ungheria ( + 7,7%).
L’inversione di tendenza è ben visibile: uno studio della società di consulenze internazionali A.T. Kearney piazza proprio la Repubblica Ceca al 32° posto tra i Paesi più appetibili per un’eventuale delocalizzazione. Solamente cinque anni fa era al 4° posto.
In caduta libera anche Polonia, Ungheria e Slovacchia. Quest’ultima pare abbia pagato un conto più salato di altre entrando in zona euro.
Come in tutte le classifiche, se c’è chi scende c’è pure qualcuno che sale.
Neanche a dirlo i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente: l’Egitto, la cui qualità e disponibilità di forza-lavoro si sta facendo riconoscere sempre di più, è passato dal 13° al 6° posto.
La Tunisia che era al 26° è ora salita di nove posizioni.
Non sempre le aziende europee che delocalizzano lo fanno per mero calcolo economico.
Chi ha a che fare con lavoratori altamente specializzati, sta scoprendo un alto numero di laureati affidabili anche in Medio Oriente, dall’Egitto alla Giordania.
In quanto Paesi dell’area mediterranea, hanno come punto a loro favore la relativa distanza geografica, la stessa all’incirca dei Paesi baltici, dove però le delocalizzazioni non hanno sfondato: la manodopera era a basso costo, ma la qualità in molti settori non era di alto livello.
E’ nata così l’idea di molte aziende di andare a Sud anzichè ad Est.
Marocco e Tunisia sono state supportate da nuove infrastrutture, agevolazioni fiscali e persino energie alternative, come un notevole sviluppo del fotovoltaico.
Per queste ragioni sono sempre di più le aziende europee che progettano di delocalizzare a breve rami di attività nei Paesi dall’altro lato del Mediterraneo.
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