PIANTEDOSI FA DIETROFRONT
L’ITALIA PRONTA A RIPRENDERE CHI È FUGGITO VERSO NORD
Dietrofront del governo italiano sui migranti. Dopo aver sospeso le procedure di rimpatrio dei cosiddetti “dublinanti”, vale a dire i richiedenti asilo che si sono spostati in altri Paesi Ue attraverso i movimenti secondari, Roma ha fatto sapere ai partner europei di essere pronta ad accettare nuovamente i trasferimenti, come previsto dalle regole di Dublino.
Fonti del Viminale confermano a “La Stampa” che i trasferimenti «riprenderanno prossimamente con nuove tempistiche».
Un cambio d’atteggiamento che è stato accolto con favore dai Paesi del centro-nord Europa, i cui ministri si erano riuniti mercoledì sera a Bruxelles per un pre-vertice dedicato proprio al problema dei flussi irregolari intra-Ue. Un’inversione a “u” rispetto alla linea dura che sulla carta potrebbe agevolare i passi avanti nella riforma del Patto sull’immigrazione e l’asilo, oggetto della discussione al Consiglio Affari Interni di ieri.
«Si tratta di un tema sempre molto sensibile, dove ogni Stato è chiamato a una forma di compromesso», ha riconosciuto il ministro ceco Vit Rakusan, presidente di turno dell’Ue.
Ma la strada è ancora lunga e la redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo resta lontana. Al momento, infatti, rimane in vigore soltanto il meccanismo di redistribuzione su base volontaria ideato dalla presidenza francese, al quale tra l’altro Parigi non sta più partecipando, in attesa di un chiarimento con il governo italiano dopo lo scontro sull’Ocean Viking.
Al vertice dei ministri dell’Interno non ci sono stati progressi concreti sul dossier. Al termine della riunione la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha spiegato che è stato raggiunto «un accordo politico sul delicato equilibrio tra solidarietà e responsabilità». Ma si tratta di un accordo «di principio», non sulla sostanza. Tanto che l’unico atto concreto compiuto nelle ultime ore sembra essere proprio solo il passo indietro del governo Meloni sui dublinanti.
La presidenza ceca aveva cercato di trovare un accordo su un meccanismo di redistribuzione per rendere strutturale il sistema attualmente in vigore e trasferirlo nel diritto Ue, ma a quanto pare bisognerà ripartire da zero.
«Ora – ha detto il ministro Rakusan – la presidenza svedese dovrà lavorare alla parte tecnica per arrivare a una proposta legislativa». Il fatto che da gennaio sarà Stoccolma a dare le carte per i successivi sei mesi potrebbe non essere una buona notizia per l’Italia: la Svezia è tra quei Paesi che si lamentano per i movimenti secondari e che accusano l’Italia e gli altri Stati mediterranei di non rispettare le procedure.
«Dobbiamo far sì che il sistema di Dublino funzioni e che i migranti vengano registrati: questo è un punto su cui la presidenza svedese lavorerà» ha subito messo in chiaro arrivando all’Europa Building la ministra delle Migrazioni svedese, Maria Malmer Stenergard. Il ministro Matteo Piantedosi ha invece preferito non fermarsi a parlare con i giornalisti, né al suo arrivo e nemmeno in uscita. In serata ha diffuso una nota, ma soltanto per commentare le decisioni prese sull’allargamento di Schengen.
Il Consiglio ha dato il via libera all’ingresso della Croazia nell’area di libera circolazione (dal 1° gennaio spariranno i controlli alle frontiere terrestre e marittime, mentre per quelle aeree bisognerà attendere il 26 marzo), ma ha respinto la richiesta di Bulgaria e Romania. Il veto austriaco – unito al “no” dei Paesi Bassi per Sofia – ha impedito di estendere l’area di libera circolazione ai due Paesi.
(da agenzie)
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