QUANTO A ME? QUANTO A TE? GUERRA PER SPARTIRSI IL TESORETTO
LE TABELLE NON SONO STATE ANCORA TRASMESSE NEANCHE A BRUXELLES… PER IL MENTITORE SERIALE DI MAIO ERANO STATE RESE PUBBLICHE IERI
Verso le sette di sera, il ministro Giovanni Tria invia a Bruxelles quella che solitamente è definita la lettera di accompagno della nota di aggiornamento al Def. Peccato che nell’anno primo del governo gialloverde non accompagni alcunchè.
Al momento in cui scriviamo, quella che viene definita con l’acronimo di Nadef non è pervenuta nè in Europa nè tanto meno in Parlamento.
Sentite Luigi Di Maio ieri sera: “Abbiamo definitivamente inviato il Def alle Camere e a Bruxelles”.
Parole pronunciate non nella conferenza stampa nella quale le domande sono interdette, ma nella successiva diretta Facebook, senza contraddittorio, a uso e consumo dei propri elettori. Ventiquattrore dopo, nulla.
Perchè sulle tabelle stanno ancora freneticamente lavorando i famigerati tecnici del ministero dell’Economia. Dopo i ritocchi ai numeri stabiliti nel vertice di mercoledì sera, occorreva rivedere tutto.
Perchè il bilancio dello stato è un mahjong talmente complesso che lo spostamento di una virgola provoca a cascata modifiche su tutto.
Dal Tesoro spiegano che il balletto delle cifre su cui pubblicamente Movimento 5 stelle e Lega se le stanno dando di santa ragione — il leghista Massimo Garavaglia ha risposto a muso duro al pentastellato Stefano Buffagni che aveva ironizzato sui numeri dati da Matteo Salvini — è buona parte del motivo per il quale la Ragioneria dello stato ancora non ha licenziato il testo definitivo.
In gioco la ripartizione delle risorse, soprattutto sui rispettivi cavalli di battaglia. Quanti soldi verranno messi sul reddito di cittadinanza? Quanti sulla Fornero? Salvini è sicuro: 7/8 al Carroccio, altrettanti ai 5 stelle. Buffagni gli risponde: a noi 10. Arriva Garavaglia: per le pensioni ce ne sono 7, partiranno subito.
Nelle pieghe di queste cifre e delle relative coperture si scrivono e si riscrivono le tabelle della nota di aggiornamento al Def. Da cui dipenderà il perimetro della manovra, anzitutto, e a cascata il giudizio dell’Unione europea.
Su quest’ultimo oggi si sono acuite le preoccupazioni di una fetta sempre più consistente della maggioranza. Sia di marca gialla che verde. “Se continuiamo a dare numeri in libertà – il ragionamento – e forziamo troppo, la manovra verrà bocciata. E se verrà bocciata il rischio che il governo cada è elevatissimo”.
Il braccio di ferro è continuato per tutta la giornata sotterraneo, dopo che le rispettive comunicazioni hanno imposto a brutto muso il silenzio radio.
E a ogni minima variazione di spesa le calcolatrici devono necessariamente essere riprese in mano. Il Tesoro ha deciso di inviare comunque la missiva all’Europa (fornendo, come unica novità , solo il dato del Pil, che si attesterebbe in media all’1,5% nei prossimi tre anni) per dare un segnale di rassicurazione alle istituzioni comunitarie e ai mercati.
Perchè il percorso della Nadef è ancora lungo. Una volta licenziata dai tecnici, arriverà al gabinetto di Tria. Dopo una supervisione, verrà trasmesso per la bollinatura politica a Palazzo Chigi. Qui verrà vagliato dal Dipartimento affari giuridici e legislativi che supporta Giuseppe Conte. Ma è del tutto probabile che un controllo incrociato verrà fatto anche dagli uffici dei due vicepremier.
Superato lo scoglio, arriverà nelle mani del ministero dei Rapporti con il Parlamento, che ha l’incarico di trasmetterlo alle Camere. L’8 ottobre, se la macchina non si inceppa, le audizioni in Commissione. Il 10 il voto sulle risoluzioni alla Camera.
Il dettaglio sul quanto e sul come è ancora avvolto nella nebbia.
(da “Huffingtonpost”)
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