QUELLO CHE IL M5S POTREBBE IMPARARE DA MACRON
SE IN UN ANNO MACRON HA PRESO DUE TERZI DEI VOTI E DOPO TREDICI ANNI IN ITALIA DUE TERZI DEGLI ELETTORI NON INTENDONO VOTARE M5S QUALCHE MOTIVO CI SARA’… UNA ANALISI SPIETATA MA VERITIERA
Come mai in due paesi ugualmente stanchi e in crisi La Republique en marche trionfa in Francia e il Movimento 5 stelle langue in Italia?
Se volessero avvicinarsi ai successi di Emmanuel Macron, gli uomini che hanno in mano il M5S potrebbero far tesoro della parte migliore di quell’esperienza.
La comparazione che qui propongo è quindi il miglior regalo che io possa fargli.
Tredici mesi dopo la fondazione del suo partito En marche, Macron è stato eletto Presidente il 23 aprile con due terzi dei voti validi. Dal 18 giugno ha inoltre una maggioranza schiacciante alla Assemblèe nationale.
In Italia, invece, tredici anni dopo che Gianroberto Casaleggio iniziò con beppegrillo.it a costruire una forza politica che ambisce al governo, più di due terzi degli intervistati rispondono che non intendono votare per il M5S.
In Francia La Republique en marche deve il suo successo al carisma di Emmanuel Macron, un politico quasi sconosciuto fino a un anno fa.
Il M5S, invece, parla per bocca del comico italiano più conosciuto da decenni.
In Italia la quota di elettori poco istruiti è molto più grande che in Francia. Costoro sono probabilmente più raggiungibili dalla voce di un comico che “parla come mangia”, piuttosto che da quella di un intellettuale sofisticato, educato in scuole di èlite, come Macron.
Anche in Francia gli elettori insoddisfatti dei principali partiti e di una certa corruzione sono tanti. In Italia però sono molti di più, perchè la crisi dei grandi partiti, la corruzione, il numero di politici e governanti delinquenti, processati, o condannati sono maggiori che in Francia.
Per queste e altre ragioni l’elettorato italiano dovrebbe essere molto più pronto a votare un nuovo partito come il M5S. Specialmente se esso si presenta con la promessa di far politica per le prossime generazioni, non solo per la prossima legislatura, non solo se propone temi sociali ed ecologici all’avanguardia in Europa, candidate e candidati giovani, incensurati, che rinunciano a metà stipendio, che promettono di non diventare professionisti della politica e di abbandonarla dopo due mandati.
La sorpresa quindi non sono il 30 % dei voti validi ai quali il M5S ambisce, ma il 30% di voti validi che gli mancano per arrivare a quella larga maggioranza necessaria per cambiare completamente un sistema e un Paese — non solo un governo.
I capi pentastellati dovrebbero quindi cercare di convincere questo 60% di elettori, invece che cercare alchimie elettorali per conquistare il governo, malgrado l’ostilità o l’indifferenza della grande maggioranza del corpo elettorale.
Avendo studiato intensamente le pratiche di En marche e quelle del Movimento cinque stelle mi permetto di suggerire a quest’ultimo di considerare alcune possibili correzioni.
La prima parte dei seguenti confronti si riferisce ai modi che ho osservato nel partito francese, la seconda a quelli del partito italiano.
Chiedete agli elettori di votare con la testa e con il cuore. Non — come disse Grillo – con la pancia.
Ci sono buoni e cattivi, ma non ci sono il buonismo e il “cattivismo”. E se anche ci fossero, Macron continuerebbe a vincere con il primo, e voi a perdere con il secondo.
Mettete molte più donne sulla dozzina di poltrone dalle quali si dirige il M5S. Parlate sempre alle “cittadine e ai cittadini”, invece che solo ai “cittadini”. Dite che le vostre attiviste e candidate “sono in gamba”, non che “hanno le palle”. Lasciate le parti e le funzioni del corpo che nominate più spesso al loro posto. Nelle mutande, non nella politica.
Impegnatevi per avere più voti di donne che di uomini (come è il caso di tutti i partiti progressisti in Europa), invece che più voti di uomini che di donne, come è il caso vostro e di tutti i partiti di estrema destra e reazionari in Europa. Il genere di chi ha fatto tutti i bambini e il genere di chi ha fatto tutte le guerre non votano nello stesso modo.
Presentate metà candidati con esperienza politica, e metà senza. Avrete così il consenso di chi crede che governare un paese non sia cosa da dilettanti, e quello di chi crede che solo i novizi non siano disonesti.
Rispettate gli esperti e convincete i migliori di loro a entrare nei vostri ranghi, invece di ripetere nelle piazze, e persino all’Università di Harvard, che “gli esperti hanno rovinato questo paese”.
Gli esperti che dovranno governare se vincerete siano cresciuti nei vostri ranghi, invece che scelti con un casting poco prima di andare in onda. Il governo e il Grande Fratello non funzionano nello stesso modo.
Comportatevi in modo da attirare i migliori esperti senza che temano di svergognarsi o di essere congedati appena pensano con la loro testa. Educate in corsi di formazione politica e trasformate in esperti i vostri candidati e candidate, senza che temano di “rovinare questo paese”.
Tornate fedeli ai principi con cui avete cominciato, invece di predicare ora la crescita economica esponenziale e di costruire nuovi stadi di calcio.
Tornate a onorare l’onestà , la verità , e “uno vale uno”, invece di salutare come statista e paladino del popolo un miliardario bugiardo e disonesto, che ha preso il potere negli USA con 3 milioni di voti in meno della concorrenza.
Il vostro campione carismatico sia incensurato, invece che pregiudicato. Parli lentamente e autorevolmente, invece di urlare ed esasperare.
Parlate con orgoglio dei vostri successi, non dei vostri fallimenti. A Palermo il 24 settembre 2016, parlando del M5S Grillo ha detto “fallimento”, “falliti”, “perdenti” 14 volte in un discorso di 3300 parole.
Valorizzate e vantate i vostri eletti migliori, invece di umiliarli, espellerli o ignorarli. Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti (in Italia al terzo posto tra i sindaci più apprezzati) è stato ignorato, emarginato, e denigrato dai capi del M5S.
Parlate solo dei successi passati, non di quelli futuri. Appena prima di perdere dal 20% al 40% nel 2014 alle elezioni europee, il vostro slogan fu #vinciamonoi.
Fatevi accompagnare da consiglieri di statisti (per esempio, per Macron, del livello di Jacques Attali, ispiratore e braccio destro di Mitterand), invece che da tecnici di cultura modesta e senza esperienza politica.
Cercate le sinergie possibili tra gli attivisti e gli elettori più innovatori di centro-destra e di centro-sinistra, invece di quelle impossibili tra estremisti di destra, di sinistra e di centro. Dosate queste componenti tenendo conto che in Italia, da un secolo, il tasso di delinquenza e asocialità della destra e della borghesia è molto più alto che in Francia.
Siate coerenti con le vostre scelte. Se al Parlamento europeo avete la massima concordanza di voto con i partiti di sinistra radicale e verdi (72% e 70%), non sedete nei banchi (che furono della Lega Nord) dei partiti europei di destra radicale (UKIP e altri), con i quali votate solo nel 20% dei casi.
Fate in modo che attivisti, elettori e i maggiori dirigenti del partito siano distribuiti in tutto il paese, invece di concentrare tutto il potere reale al Nord nelle mani di non eletti, e tutto il potere apparente al Sud nelle mani di un direttorio di quattro eletti di Napoli e uno di Roma.
Parlate principalmente di ciò che volete fare bene voi, invece di parlare principalmente di ciò che fanno male gli altri. Evitate di parlare della concorrenza. Ma se dovete proprio farlo, spiegate perchè ritenete sbagliati i suoi programmi e atti politici, invece di insultare le persone.
Se proprio volete parlare delle persone in concorrenza con voi, fatelo con rispetto. Sono avversari, non nemici. Chi ha un’idea politica diversa dalla vostra non è necessariamente un malfattore e un “pidiota”.
Se proprio non potete fare a meno di parlare dei concorrenti, non storpiate sistematicamente il loro nome (come quando chiamate Renzi “ebetino”, “ebolino”, “bomba”). Insultare e deridere i “nemici” non è il modo migliore di guadagnare la simpatia dei 30 milioni di persone che li votano.
Rendetevi conto che “loro” non sono tutti quelli che la pensano diversamente da voi. “Loro” non esiste. Se non per i soldati in un conflitto armato. Firmate con nome e cognome tutto quello che pubblicate, invece di nascondervi nell’anonimato.
Tendete una mano ai politici concorrenti che hanno posizioni più vicine alle vostre, invece di concentrare tante vostre energie a deridere e insultare quelli che più facilmente potrebbero essere i vostri alleati.
Cercate di indebolire gli altri partiti dando riconoscimento a persone e programmi più vicini ai vostri, ma controversi nei loro partiti. In 13 mesi di confronto rispettoso, Macron è riuscito a minare fortemente i tre partiti concorrenti. In 13 anni i vostri insulti e attacchi da hooligan hanno rafforzato gli altri partiti.
Cercate di convincere gli elettori a mandare i partiti e i politici concorrenti all’opposizione. Sono le dittature che minacciano di mandarli “a casa”. E spesso lo fanno.
Finanziate la vostra presenza online con i contributi dei sostenitori (come fa Wikipedia), invece che con la pubblicità di quei poteri economici che vorreste combattere. Chi paga comanda.
Diventate un partito di centinaia di migliaia di persone in carne ed ossa, invece che un partito riservato agli “user” di internet (che in Italia sono solo la metà degli elettori).
Date la giusta importanza ai tecnici di computer e di Internet. Ma lasciate fare le bottiglie ai vetrai e il vino ai vinai.
Marco Morosini
(da “Huffingtonpost”)
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