RECOVERY, I PALETTI DI BRUXELLES SU PENSIONI, GIUSTIZIA E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: “L’ITALIA FACCIA LE RIFORME”
LE LINEE GUIDA DELLA COMMISSIONE NON PERMETTONO DI FARE QUELLO CHE SI VUOLE… I TIMORI DI MOODY
La Commissione europea aggiorna le linee guida per accedere ai fondi del Recovery e per l’Italia la strada verso i 209 miliardi Ue diventa ancora più ripida. Le nuove indicazioni valgono per tutti i paesi, ma in Europa a nessuno sfugge che sono perfettamente ritagliate sul “caso Italia”.
Non per niente Bruxelles insiste sulla necessità di indicare le riforme che accompagneranno gli investimenti finanziati dall’Unione.
Per Roma si tratta di ammodernamento della Pubblica amministrazione e della giustizia, ma anche di provvedimenti sulle pensioni e di misure per aumentare la competitività del Paese. Che intanto vive una giornata difficile sui mercati, con lo spread in salita e Moodys che lancia nuovi avvertimenti sul debito.
Dopo avere osservato in silenzio le difficoltà con le quali Roma ha lavorato al piano per accedere ai fondi del Next Generation Eu (209 miliardi su 750 complessivi), negli ultimi giorni la Commissione ha iniziato a farsi sentire, sottolineando che il Recovery italiano va “rafforzato” (Gentiloni) e che l’instabilità politica non deve distrarre dal suo completamento (Dombrovskis). Sale la tensione, visto che manca un mese all’appuntamento con la notifica formale del nostro piano.
Ecco perchè la Commissione mette per iscritto che i programmi nazionali “dovrebbero guardare alle raccomandazioni Ue 2019 e 2020”, ovvero alle riforme che l’Europa ci chiede da anni.
Il legame tra soldi e riforme è noto da luglio, ma ora Bruxelles lo ribadisce con chiarezza: i Paesi devono “fornire spiegazioni dettagliate su come verranno affrontate le misure proposte, in che modo le criticità verranno risolte”. Insomma, l’Unione non si accontenta della vaghezza dei documenti inviati da Roma.
Inoltre chi, come l’Italia, registra squilibri eccessivi, è invitato “a spiegare come i piani contribuiranno ad affrontarli”. Per Roma si tratta del debito pubblico: per Bruxelles deve essere affrontato aumentando la crescita attraverso un aumento della produttività e della competitività con le riforme, tra cui taglio della burocrazia, processi più rapidi, eliminazione di quota 100 e un miglior ambiente per le imprese.
La preoccupazione Ue si giustifica anche con il fatto che nelle prime bozze del piano italiano le riforme venivano riassunte, ora sono scomparse: assenti quelle che richiamano interventi sulla spesa pensionistica e lo spostamento delle tasse verso la rendita con l’aggiornamento dei valori catastali. Restano richiami solo su giustizia, concorrenza e mercato del lavoro.
Intanto il governo tenta una “riscrittura” del Recovery: ieri Conte ha visto i sindacati e ha garantito “tavoli” con i ministri ottenendo reazioni positive da Cgil-Cisl-Uil. Lunedì vedrà Confindustria.
Passaggi legittimi, che però stanno snervando istituzioni e partner Ue visto che l’Italia a luglio aveva promesso di attivarsi subito sul piano e dal 15 ottobre conosce i dettagli richiesti da Bruxelles. Non solo, se l’Italia non taglierà la burocrazia, è il timore della Ue, rischierà di non investire in tempo i 209 miliardi, perdendoli.
Ieri la differenza di rendimento tra Bund tedesco e Btp italiano, termometro della fiducia dei mercati, è salita di 8 punti. Lo spread ha raggiunto quota 124 nel pomeriggio, ai massimi da due mesi. Detonatore delle tensioni proprio i timori di Bruxelles e la sortita di giovedì della presidente Bce, Christine Lagarde, che ha chiesto ai partner Ue, Italia in testa, di non sprecare il Recovery.
Anche Moody’s, una delle maggiori agenzie di rating, scende in campo: in un report avverte che il governo “indebolito” e più “fragile” dopo la crisi, si troverà ad affrontare “sfide impressionanti” sul piano di politica economica e della pandemia. E aggiunge che “l’incapacità dell’Italia di trarre vantaggio dalle risorse del Next Generation Eu eserciterebbe con tutta probabilità pressioni al ribasso sul profilo di credito”.
Una velata minaccia di declassamento: rischiosa perchè Moody’s come Fitch (S&P è appena un po’ più in alto) sono ad un gradino dal livello “spazzatura”. Così l’Italia torna sotto osservazione per via di Recovery, debito e crisi politica. Un mix pericoloso.
(da agenzie)
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