RENZI CHIUDE CON BERLUSCONI E LEGA. E FINGE DIALOGO CON I CINQUESTELLE
IL PREMIER TROVA L’ACCORDO SUL SENATO NON ELETTIVO E ADDIO AL CNEL… L’INCONTRO DI MERCOLEDàŒ CON IL MOVIMENTO PERDE DI SOSTANZA
L’incontro che incuriosisce tutti andrà in scena mercoledì prossimo, alla Camera.
Ma il confronto in streaming tra Cinque Stelle e Pd pare già ridotto a incombenza burocratica, perchè il rottamatore ha (quasi) chiuso la partita sulle riforme.
Accordo fatto con Fi e Lega, e strada spianata al nuovo Senato non elettivo di cento membri, all’abolizione del Cnel, alla corsia preferenziale per i ddl del governo. Insomma, al bicameralismo imperfetto e a un esecutivo più forte.
Questo prevedono i 20 emendamenti al ddl del governo su Senato e Regioni, a firma di Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, depositati ieri in commissione Affari Costituzionali a palazzo Madama.
“Un ottimo punto di arrivo” celebra Renzi.
Proprio nel giorno in cui 5 Stelle e Democratici fissano per mercoledì l’incontro su legge elettorale e sulle riforme. Il premier aveva chiesto per lettera all’M5S se preferiva incontrare il governo o il Pd.
E ieri il blog di Grillo ha risposto così: “Ringraziamo Renzi per l’invito. All’incontro del 25 giugno parteciperà una delegazione del Movimento composta dai capogruppo di Camera e Senato , Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella, e dai deputati Danilo Toninelli e Luigi Di Maio (quella già annunciata, ndr).Vorremmo confrontarci con il Pd come forza parlamentare”.
Renzi ha preso atto. Stando a quanto filtra, i Dem decideranno la delegazione martedì. Soprattutto, resta da capire se il segretario Pd ci sarà .
Nell’attesa il colpo lo ha piazzato proprio lui, con gli emendamenti al ddl sul Senato. Perchè ha tenuto il patto del Nazareno con B. E ha funzionato l’accordo con la Lega. Così, ecco il nuovo Senato dei 100: 74 eletti dai consigli regionali e dai consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano, 21 tra i sindaci, 5 dal capo dello Stato.
Il mandato dei senatori coincide con la durata degli enti locali (quelli nominati dal Quirinale restano in carica 7 anni).
Da qui, si passa al bicameralismo imperfetto, nel quale solo Montecitorio potrà fare le leggi.
Nel dettaglio: “Il Senato rappresenta le istituzioni territoriali. Concorre, nei casi e secondo le modalità stabilite dalla Costituzione, alla funzione legislativa ed esercita la funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”.
Il parere di palazzo Madama è obbligatorio “sulle leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di referendum popolare, per quelle che autorizzano la ratifica dei trattati relativi all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”.
Mantenuta l’immunità per i senatori.
Gli emendamenti danno più potere al governo. L’esecutivo può chiedere alla Camera che un ddl “essenziale” sia sottoposto al voto entro 60 giorni “o anche meno”. Decorso il termine, il testo viene votato senza modifiche.
Comuni, città metropolitane e Regioni possono indebitarsi “solo per spese di investimento. Esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti contratti”.
Eliminata la legislazione concorrente tra Regioni e Stato. Finocchiaro: “Credo che si possa votare in aula entro luglio”.
Chissà ora come si potrà svolgere l’incontro M5S-Pd. Maria Elena Boschi (ri)mette paletti: “Non si ricomincia da capo”.
Ossia la base del confronto sulla legge elettorale rimane l’Italicum renziano, maggioritario. Distante dal Democratellum proporzionale dell’M5S.
Anche se la Boschi apre uno spiraglio sulle liste bloccate: “Siamo disposti a rivederle, a patto che Fi sia d’accordo”.
Tirate le somme, si potrebbe discutere su preferenze, soglie di sbarramento e seggi per il primo partito. Roberta Lombardi: “La Boschi mette le mani avanti sull’incontro con noi, ma le ricordo che nessuno ha la verità in tasca”.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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