RENZI DA HOLLANDE E DALLA MERKEL PER L’OK SULLE TASSE
CUNEO FISCALE, RENZI PROVA A CONVINCERE L’EUROPA
Chiuso un fronte, se ne riapre un altro.
La scommessa di Matteo Renzi sul taglio delle tasse su cui il premier ha detto di “giocarsi tutto”, dopo la prima battuta di arresto di ieri, con la sola presentazione delle misure, senza provvedimento, deve affrontare lo scoglio dell’Unione Europea.
L’azzardo del premier, confermato anche dal ministro Pier Carlo Padoan in conferenza stampa, è quello di utilizzare quello 0,4% di margine di spesa tra il 3 per cento fissato dall’Europa e il 2,6 stimato dall’Europa per il nostro Paese quest’anno.
Oltre sei miliardi, nelle intenzioni del premier a cui dovrebbero aggiungersi i 3 miliardi messi in conto da Carlo Cottarelli per la spending review e i 2,4 miliardi dalla minore spesa per interessi sul debito dovuto all’abbassamento dello spread.
Ma il percorso per arrivarci, a questi sei miliardi, è tutt’altro che privo di ostacoli. E gli appuntamenti di lunedì, con i faccia a faccia del premier con Francois Hollande e Angela Merkel, possono già rivelarsi molto importanti.
Con Francia e Germania, c’è da strappare il semaforo verde allo scostamento sul disavanzo programmato, e sarà fondamentale in questo senso la capacità di persuasione del presidente del Consiglio.
Ogni allontanamento dagli obiettivi di bilancio fissati, con la firma del Fiscal compact — recepito in parte nell’articolo 81 della Costituzione -, deve passare dal via libera del Parlamento e, soprattutto, della Commissione.
Non si tratta più soltanto di restare entro il contestato tetto del 3%, ma di dover giustificare — come in questo caso — significative variazioni di spesa rispetto agli obiettivi di medio termine e all’orizzonte del pareggio di bilancio che misure di questo tipo allontanano sempre di più.
Fonti europee spiegano che il margine “tecnicamente” c’è, ma nel caso italiano, quello cioè di un Paese da poco uscito dalla procedura di deficit eccessivo, il rischio è di rinviare se non appesantire l’aggiustamento strutturale dello 0,5% di Pil richiesto dall’Europa per ridurre il debito.
Al di là dei colloqui con i leader europei, il primo passaggio formale indispensabile sarà l’adozione nel Def del nuovo margine di manovra. Uno scostamento che, come scritto, dovrà esserà passare al vaglio al vaglio del parlamento prima ancora della Commissione.
(da “Huffingtonpost“)
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