RESTA INNESCATO LO SCONTRO SALVINI-ESERCITO, I MILITARI RISPONDONO SOLO ALLA TRENTA, SECONDO LA LINEA GERARCHICA
SALVINI FA IL BULLO, MA STAVOLTA HA TROVATO CHI GLI HA ASSESTATO DUE SCHIAFFONI
Era iniziato come un contrasto tutto politico, sui porti chiusi e su come rispondere a un’eventuale escalation in Libia e conseguente aumento di sbarchi, si è trasformato in uno scontro istituzionale e di competenze che potrebbe sfumare nel cielo come una bolla di sapone od esplodere con conseguenze imprevedibili.
Dopo i malumori filtrati dallo Stato maggiore della Difesa martedì per la direttiva sul controllo del mare territoriale, i vertici militari hanno diffuso un comunicato ufficiale: “Le Forze Armate sono uno strumento tecnico operativo al servizio del Paese e che ogni attività viene pertanto svolta in aderenza alle indicazioni politiche e secondo la prevista linea gerarchica”.
L’esegesi fa emergere tre elementi.
Il tirarsi fuori fuori da qualsivoglia polemica politica; la non smentita dell’irritazione trapelata a mezzo stampa; il richiamo alla catena di comando, che salendo porta al ministro della Difesa Elisabetta Trenta e su su fino al capo dello Stato Sergio Mattarella.
Proprio mentre Salvini provava a contrattaccare così: “Si dice, pare, sembra. Io dialogo quotidianamente con i vertici delle forze di sicurezza e non mi risulta alcuna irritazione di alcun vertice militare”.
È qui che lo scontro si stratifica e si ingarbuglia. Perchè il ministro della Difesa, dopo aver duramente polemizzato con il Carroccio negli scorsi giorni, si sfila per ventiquattrore da una polemica che in qualche modo potrebbe cavalcare.
E insieme a lei tutto il Movimento 5 stelle adotta un silenzio radio sulla vicenda.
Salvini è furioso. “Sappiamo benissimo che quello è un ministero grillino — spiega un fedelissimo del ministro dell’Interno — e che quello che è filtrato ieri ha una matrice ben precisa, è stato coordinato”. Anche per questo i pentastellati si tirano fuori: il problema è tutto del leader del Carroccio, e si colloca su un piano puramente istituzionale.
Una fonte di governo lascia filtrare che effettivamente lo spaventoso conflitto di competenze tra i due ministeri investe i sacri Palazzi della politica italiana. E che oltre allo sgarbo di una direttiva non concordata che investe in parte anche le attribuzioni dei militari, sia a Palazzo Chigi sia al Quirinale sarebbero in corso verifiche sulla legittimità del documento di Salvini che dispone, in sostanza, la
potestà del Viminale sulle imbarcazioni con migranti che fanno ingresso nelle nostre acque. Una direttiva contenente un verbo, “il ministro dispone”, che, indirizzata anche al capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e al capo di Stato maggiore della Marina, Walter Girardelli, è suonata come un’ingerenza indebita.
La Trenta si tiene fuori dallo scontro: “Se ci siamo chiariti? No eravamo entrambi impegnati”. I due si incrociano al question time alla Camera, e non si degnano di uno sguardo.
Luigi Di Maio parla a suocera perchè nuora intenda e tira una stoccata su un altro versante: “La nuova direttiva firmata da Salvini? Ho letto che attribuisce più poteri ai prefetti che ai sindaci in alcuni casi — dice, riguardo a un altro atto diffuso dal Viminale sul governo delle città – Non saprei dire, io sono dell’opinione che chi governa lo scelgono i cittadini. È l’abc della democrazia”.
Il punto di caduta reale dello scontro ancora non è chiaro, ma forse mai la tensione tra i due alleati di governo aveva tirato dentro così pesantemente altri poteri dello stato, innescando una miccia di un potenziale conflitto istituzionale dall’orizzonte incerto.
Da qui a venerdì, quel che si vede è che il vicepremier che in campagna elettorale brandiva il rosario si ritroverà in minoranza, almeno dalle parti del Vaticano.
“Sono troppi i calvari sparsi per il mondo — dirà Papa Francesco nelle sue meditazioni per la via crucis del venerdì santo – tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali”. Amen.
(da “Huffingtonpost”)
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