SCISSIONE ANCHE IN SCELTA CIVICA: I POPOLARI ABBANDONANO L’ASSEMBLEA DEL PARTITO
L’ALA CHE FA CAPO A MAURO E OLIVERO VERSO UN GRUPPO AUTONOMO
Neanche il tempo di cominciare e le premesse della vigilia sono state subito rispettate. Doveva essere la resa dei conti e lo è stata.
L’assemblea di Scelta civica, con cui s’immaginava fosse ratificato l’abbandono dell’ala popolare del partito, si è immediatamente arenata sul regolamento.
Così, all’approvazione di un documento promosso dalla componente ‘montiana’, la frangia che fa capo al ministro della Difesa, Mario Mauro, e al senatore Andrea Olivero, ex coordinatore del partito, ha lasciato la sala.
Con loro anche il capogruppo alla Camera, Lorenzo Dellai.
Immediata la risposta del presidente di Scelta civica, Alberto Bombassei, succeduto a Mario Monti alla guida del partito: “È arrivato il momento di sciogliere il patto elettorale con l’Udc – ha tuonato – è del tutto evidente che abbiamo un’idea di Paese del tutto diversa da quella che i popolari stanno proponendo”.
Vicinissima, dunque, la scissione.
È da tempo, dal giorno in cui il fondatore ha lasciato la guida della ‘sua’ creatura politica, che l’Udc e, di riflesso, i popolari chiedono un cambio di passo per evitare la lenta deriva in cui sta sprofondando il partito negli ultimi mesi.
Sulle divisioni interne ha sicuramente inciso il pessimo risultato elettorale ottenuto alle politiche di febbraio.
Per questo, l’assemblea di oggi, era stata presa a pretesto per presentare un documento programmatico. Un progetto politico, a detta dei promotori, “stabile e maturo, a larga partecipazione popolare, non elitario perchè “la politica non è tecnicismo, non è mera amministrazione”.
Tra i punti principali della proposta di riforma del regolamento si chiedeva, inoltre, un maggior radicamento nelle realtà locali, da sempre anello mancante nell’organizzazione del partito.
Il documento, esplicitamente ispirato ai valori del Partito popolare europeo, chiedeva anche d’indirizzare l’attività del partito verso alcune priorità : semplificazione amministrativa, centralità del lavoro e dell’impresa, riformismo sociale, in un quadro di “vigile fedeltà ” nei confronti del governo Letta.
Modifiche al regolamento rispedite, però, al mittente. Così, al momento di votare un testo che non recepiva le proposte ‘popolari’, una trentina di partecipanti hanno abbandonato, tra le urla e le proteste, i lavori e il nuovo regolamento è stato approvato con solo i 42 voti dei presenti.
Dura la reazione del presidente Bombassei: “Oltre ai giochi dei partiti concorrenti – ha affermato nel corso del suo intervento, pronunciato subito dopo il caos – siamo stati insidiati dalle manovre di un partito che avrebbe dovuto essere un nostro alleato e che invece non ha perso occasione per attaccare noi, il nostro movimento e la figura del nostro leader”.
L’ala ‘montiana’ di Scelta civica lamenta che, da mesi, quasi ogni giorno proviene da parte dell’Udc l’invito a superare il vecchio contenitore, a mettere da parte Mario Monti, per tornare verso i partiti tradizionali.
“Attacchi e minacce – ha proseguito Bombassei – sono venute da chi, senza il nostro aiuto, non sarebbe nemmeno entrato in parlamento”. Chiaro riferimento proprio all’Udc.
Ma, per Bombassei, la cosa ancora più grave e che ci sia stato “Chi, all’interno del partito, ha fatto da sponda a questi attacchi. Chi ha avuto da Scelta civica onori e visibilità e che tuttavia non ha perso occasione per disegnare progetti che puntavano e che puntano alla demolizione della nostra casa”. Un attacco diretto a quelli che, oggi, avrebbero voluto procedere in direzione del cambiamento.
Deluse quindi le speranze di Dellai che invece, a poche ore dall’incontro, auspicava che potesse trovarsi un punto di mediazione.
“Non ci sentiamo traditori – aveva detto – ma come coloro che sono preoccupati dal rischio del fallimento del progetto”. Mentre Olivero, pur ammettendo la presenza di divergenze, considerava la rottura tuttaltro che scontata.
Sull’ipotesi di un nuovo soggetto è intervenuto in assemblea anche lo stesso Monti: “Dobbiamo ascoltare la categoria dei superatori di Scelta civica – ha sottolineato il fondatore del partito – ma non dobbiamo sentire come una diminutio la volontà che il nostro progetto debba essere realizzato prima ancora che superato”.
Anche se, poi, rivolgendosi proprio alla componente popolare, cerca di svelenire il clima: “Tengo molto all’unità . Ma dobbiamo sforzarci perchè ciò non comporti l’incapacità di far sentire la propria voce specie sulle riforme e non porti alla distruzione dell’impostazione del partito”. Concludendo: “Ringrazio quelli che non sono qui e che sono andati via. A loro però dico che consideriamo l’unità un valore importante”.
Ma la scissione sembra ormai senza ritorno.
A parlare in rappresentanza dei popolari è il deputato Gianluigi Gigli: “La componente liberale di Scelta civica – dice – si dimostra molto illiberale e preferisce fare il circolo della canasta piuttosto che un partito di popolo. La modifica del regolamento senza preavviso e per dare deleghe non previste serviva solo a raggiungere il numero sufficiente per eleggere un nuovo presidente. Alla fine hanno votato solo in 42. Una fine squallida”.
Gli fa eco lo stesso Olivero: “Crediamo che il percorso dell’Udc sia stato utile, ma deve volgere al termine. Mi rivolgo anche ai loro aderenti per creare un nuovo soggetto politico che ambisca a costruire un grande partito popolare”.
Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, però, non ci sta a vedere il suo partito coinvolto in questa guerra intestina: “Le affermazioni di Bombassei che dichiara rotta l’alleanza con noi – si legge in una nota – suscitano una certa tenerezza. Qui l’unica cosa che si è rotta è Scelta civica”.
Ancora presto comunque per sapere se, d’ora in poi, le due anime del partito si comporteranno da ‘separate in casa’, con gruppi parlamentari distinti sia alla Camera che al Senato. Solo il voto di domani sul documento finale farà chiarezza, ratificando la rottura oppure mostrando una, oggi più improbabile, riappacificazione. Tutto lascia, infatti, intravedere all’orizzonte più nubi che sereno.
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