SIMONE CRISTICCHI, LE FOIBE, L’IGNORANZA E L’ODIO DI UNA SINISTRA CONDANNATA DALLA STORIA
“C’E’ ANCORA CHI DICE: LE FOIBE SONO APERTE PER VOI, VI CI ACCOMPAGNO IO”
Uscito dal magazzino n. 18 del porto vecchio di Trieste – dove, tutt’oggi, restano ammassate le masserizie lasciate in deposito dagli esuli dell’Istria e della Dalmazia nel 1947 – ha prevalso “la vergogna di non aver saputo”.
Questo ha spinto “il cittadino e l’artista” Simone Cristicchi a mettere in scena ‘Magazzino18’, lo spettacolo teatrale scritto con Jan Bernas (autore del libro ‘Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani) dedicato all’esodo forzato di 350.000 Italiani dalle terre rientrate definitivamente nei confini jugoslavi con la firma del trattato di pace del ’47.
Per non dimenticare loro e i quasi 10.000 Italiani di oltre adriatico morti, tra il 1943 e il 1947, infoibati per mano delle truppe partigiane titine, solo nel 2004 una legge della Repubblica e’ arrivata a stabilire, il 10 febbraio, la solenne giornata del ricordo.
“Ciò mette in luce un grandissimo gesto di umiltà da parte del popolo degli esuli: aver sopportato per decenni, in silenzio, questa dimenticanza, questo oblio. Non aver mai fatto una protesta, mai una manifestazione nelle piazze per rivendicare il proprio diritto al dolore. E questa è una cosa che tutti gli italiani dovrebbero ammirare”, afferma Cristicchi.
Eppure, nonostante gli sforzi recenti di Italia, Slovenia e Croazia per riconciliarsi all’insegna di una lettura condivisa del dolore patito da tutte le parti – le popolazioni slave, a loro volta, furono prima vittime delle atrocità fasciste – gli italiani del 21mo secolo sembrano ancora incapaci di considerare quella tragedia parte di una memoria nazionale collettiva, al di sopra di logiche di fazione.
Al netto di un successo da 20.000 spettatori, in oltre 30 repliche, non sono mancate, ad esempio, le dure contestazioni di Scandicci per sospendere la messa in scena, nè le esplicite accuse di parzialità e revisionismo storico nei confronti dell’opera.
“Succede che questa storia è stata sempre un baluardo per l’estrema destra e, di conseguenza, l’estrema sinistra ha sempre cercato di attaccare e giustificare in qualche modo le foibe, cosa che non mi trova assolutamente d’accordo”, precisa il cantautore.
“Addirittura – denuncia – oggi c’è chi va in giro con la maglietta ‘i love foiba’, gente che scrive sulla mia pagina Fb ‘le foibe sono ancora aperte per voi, ti ci accompagno io’. Insomma c’è uno scontro violentissimo su questa vicenda”.
Reazioni “che, in parte, mi aspettavo – argomenta Cristicchi – poichè con questo testo andiamo a toccare dei nervi ancora scoperti e quando si nasconde una verità , è come una pentola a pressione: prima o poi esplode. Devo dire, però, che queste accuse e queste polemiche nei miei confronti sono giunte solo dalle fazioni più estreme, sia da destra, sia da sinistra, addirittura da un’associazione di esuli. Quindi mi rifaccio a Oscar Wilde, secondo il quale quando un artista viene criticato da entrambe le parti vuol dire che sta facendo bene il suo mestiere”.
“Non si tratta – prosegue – di provocare: questo è un testo che non fa sconti a nessuno, nè a destra, nè a sinistra. Non è – sottolinea – uno spettacolo che parla delle foibe, come è stato erroneamente detto, ma si concentra molto di più su quelli che io ho definito ‘i morti di esodo’: coloro che morirono successivamente a questo sradicamento forzato. Si prendono le parti delle sole vittime”.
Nella maggioranza dei casi l’italia postbellica, in ginocchio, non seppe infatti accogliere questi connazionali strappati alle loro terre per ritrovarsi, poi, stranieri in patria.
Accadde alla piccola Marinella, uno dei personaggi dello spettacolo di Cristicchi, “morta di freddo ad un anno nel campo esuli a Padriciano (ts). Cosa c’è di politico in questa umanità ferita dagli eventi e violentata dalle ideologie?”, si interroga l’artista.
Ciononostante, parafrasando Domenico Modugno, fare musica è molto simile a fare politica: entrambe richiedono poesia e fantasia.
“Da quando ho affrontato l’argomento della malattia mentale e degli ospedali psichiatrici, in effetti – è la riflessione conclusiva di Cristicchi – ho compiuto dei gesti politici, raccontando storie che riguardano tutti noi pur avendo sempre al centro la cancellazione dell’identità della persona. Scrivo quando mi accorgo che c’è un’identità distrutta”.
Lo spettacolo di Simone Cristicchi sulla Rai nel giorno del ricordo alle 23.50: “Ringrazio la Rai per il coraggio che ha dimostrato nello sposare questo mio progetto, in particolare michele bovi, capo struttura di rai uno, che ha lottato con tenacia per far si’ che venisse messo in onda”, afferma il cantautore.
Ben venga, dunque, anche la tarda serata “che rappresenta un primo passo importante per riuscire, un giorno, a raggiungere l’obiettivo di creare un evento in diretta, sempre su Rai uno, proprio dal magazzino 18”.
(da “Huffingtopost”)
Leave a Reply