SMARTPHONE VIETATI AGLI UNDER 14: 7 ITALIANI SU 10 SONO FAVOREVOLI
OLTRE L’80% CREDE CHE L’ABUSO DEI SOCIAL SIA TRA LE CAUSE DI VIOLENZA E ISOLAMENTO.. MA SONOGòLI STESSI CHE COMPRANO LO SMARTPHONE AI LORO FIGLI
Il tema del rapporto tra adolescenti e tecnologia, in particolare l’uso dei cellulari e dei social network, è diventato centrale nel dibattito pubblico e scolastico. Sono molti i Paesi in Europa che stanno mettendo allo studio delle contromisure per limitare la vita on line dei minorenni. Francia, Austria, Spagna, Svezia, Regno Unito e Repubblica Ceca hanno già adottato una serie di provvedimenti per limitare l’utilizzo dei cellulari nelle scuole. In Italia, una circolare del Ministro Valditara dei giorni scorsi, ha esteso il divieto di utilizzare i cellulari in classe a tutti i livelli fino all’istruzione superiore. Nei due rami del Parlamento sono già state depositate due proposte di legge per portare a 15 anni l’età minima di accesso ai social, rendendo obbligatoria la verifica dell’età da parte delle piattaforme. A 12-13 anni il cervello è ancora in fase di sviluppo, l’uso eccessivo di smartphone e social può interferire con la capacità di concentrazione, con il sonno, con lo sviluppo delle competenze sociali reali e con l’equilibrio emotivo.
Sono molti gli studi che collegano un uso intensivo dei social network a un aumento di ansia, depressione e bassa autostima nei giovani, soprattutto a causa di confronti sociali e cyberbullismo. È evidente che senza una guida adulta costante, i minori rischiano
anche di imbattersi in contenuti violenti, sessuali o fuorvianti, non sempre adatti alla loro età. Ecco perché la Fondazione Marisa Bellisario con Only Numbers, entrambe con all’attivo diversi osservatori permanenti sulle questioni sociali, economiche e politiche, hanno concretizzato una ricerca che facesse luce su quello che pensano gli italiani nel merito. Nel sondaggio il campione di cittadini maggiorenni è stato messo a confronto con un target di circa 800 donne manager e imprenditrici amiche della Fondazione che fa capo a Lella Golfo.
La posizione generale emersa è quella di una forte volontà a proteggere i ragazzi da un utilizzo precoce e potenzialmente dannoso degli smartphone, promuovendo un equilibrio tra la tecnologia e le esperienze di vita reale. Il 67.1% del campione nazionale e il 68.1% del target di manager e imprenditrici è favorevole all’introduzione di una legge che vieti l’uso dei cellulari per i ragazzi minori di 14 anni. Uno su due si dichiara –addirittura- totalmente favorevole senza eccezioni. Risulta chiaro il ruolo fondamentale dei genitori. La loro responsabilità nel monitorare e gestire l’uso degli smartphone da parte dei figli è indispensabile, non solo per proteggere il loro benessere psicofisico, ma anche per educarli a un utilizzo consapevole e sano. Le principali preoccupazioni indicate riportano ad una riduzione della socialità (50.9% campione nazionale – 83.0% target donne manager e imprenditrici) e una vulnerabilità per la salute mentale che a sua volta potrebbe portare a stati di ansia e depressione (49.1% campione nazionale – 64.2% target donne manager e imprenditrici). Secondo gli intervistati l’utilizzo senza controllo può creare forme di dipendenze tecnologiche (48.3% campione nazionale – 62.4% target donne manager e imprenditrici), possibilità di subire atti di cyber bullismo (35.2% campione
nazionale – 54.7% target donne manager e imprenditrici), nonché essere facilmente vulnerabili nella tutela dei dati personali (26.0% campione nazionale – 41.1% target donne manager e imprenditrici). Non con meno polarizzazioni appaiono nell’elenco le apprensioni per lo sviluppo cognitivo (39.0% campione nazionale – 53.0% target donne manager e imprenditrici), per la distrazione dallo studio (36.6% campione nazionale – 43.8% target donne manager e imprenditrici), per i possibili disturbi del sonno (24.5% campione nazionale – 40.1% target donne manager e imprenditrici) e per eventuali danni alla salute fisica (29.0% campione nazionale – 36.2% target donne manager e imprenditrici).
Per il 93.1% delle associate l’utilizzo dei social network ha un ruolo considerevole nei fenomeni che vanno dalla violenza all’isolamento dei ragazzi, l’82.6% per il campione nazionale. L’opinione pubblica, invece si divide sul ruolo che dovrebbe svolgere la scuola nell’educazione digitale: per il 44.6% dei cittadini è compito della scuola formare i ragazzi mentre per un altro 40.5% la formazione andrebbe fatta in collaborazione con le famiglie. Più polarizzata invece la propensione delle associate alla Fondazione, dove il 63.1% affiderebbe alle istituzioni scolastiche la preparazione in questo campo. È comprensibile voler proteggere i più giovani dai rischi del digitale, ma un divieto assoluto sotto i 14 anni potrebbe risultare inefficace e persino controproducente.
Vietare non sempre aiuta. È spesso più utile educare ad un uso consapevole della tecnologia, cercando di insegnare fin da piccoli ai ragazzi come comportarsi on line e come proteggersi on line. Se è vero, come dimostrano molti studi, che l’utilizzo incontrollato degli smartphone per ragazzi under 14 anni può abituare a forme di dipendenza che potrebbero compromettere il rendimento scolastico
la capacità di vivere esperienze reali, come lo sport o l’amicizia dal vivo…, è altresì vero che il cellulare è diventato ormai un mezzo importante per mantenere i contatti con la famiglia, con la scuola soprattutto per motivi di sicurezza e organizzativi: uscite, emergenze, spostamenti, … Dalla ricerca emerge che sarebbe meglio puntare su un approccio educativo e graduale: accompagnando i ragazzi nell’uso dei dispositivi, stabilendo regole condivise, coinvolgendo la scuola e la famiglia per costruire una cultura digitale consapevole… Anche perché, vietare senza portare a compimento l’educazione, non garantisce che il divieto venga rispettato. Alla fine, consapevolmente o meno, siamo tutti “dipendenti” dai nostri smartphone (51.4% campione nazionale – 68.1% target donne manager e imprenditrici), tuttavia dare l’esempio rimane uno degli strumenti educativi più potenti. L’onestà, il rispetto, la responsabilità… sono concetti astratti finché non vengono vissuti e mostrati nella realtà quotidiana.
Alessandra Ghisleri
(da lastampa.it)
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