SOS BANCHE VENETE, NESSUN BANCHIERE VUOLE METTERE IL MILIARDO CHE SERVE
ANCHE LE FONDAZIONI DICONO NO… IL GOVERNO PUNTA SUL SOSTEGNO PUBBLICO
Per salvare la Popolare di Vicenza e Veneto Banca serve un miliardo che deve arrivare obbligatoriamente da soggetti privati, ma nessun banchiere si fa avanti.
Dopo il no di Intesa Sanpaolo la situazione si fa più ancora più nera: le Fondazioni non intendono mettere un euro e si spengono così anche le ultime e flebili speranze di riuscire a rispettare le indicazioni prescritte da Bruxelles.
La trattativa tra il governo italiano e la Commissione europea si fa complicatissima e il Tesoro, secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, punta ora all’unica soluzione possibile: strappare uno sconto sulla cifra chiesta dall’Europa e tenere il punto sulla ricapitalizzazione precauzionale da mettere in piedi attraverso un sostegno pubblico.
Trattativa al cardiopalma: se non si raggiungerà un accordo, le due banche andranno gambe all’aria.
Per questo, spiegano le stesse fonti, i colloqui tra Roma e Bruxelles andranno avanti anche durante il week-end. L’obiettivo è capire subito se i funzionari della dg Competition apriranno o meno all’ipotesi dello sconto. “Se si scende anche fino a 700 milioni l’Europa farebbe fatica a dire di no al salvataggio”, spiega una fonte dell’esecutivo
Le condizioni dettate da Bruxelles per il salvataggio delle due banche venete sono chiare: al piano messo a punto dai due istituti, che si incentra su una ricapitalizzazione precauzionale di 6,4 miliardi sulle spalle dello Stato, bisogna aggiungere un miliardo che deve arrivare obbligatoriamente dai privati.
Ottenere uno sconto da parte di Bruxelles appare oggi l’unica via d’uscita possibile.
A spegnere anche le ultime speranze su un apporto sostanzioso al miliardo da mettere sul piatto sono arrivate le dichiarazioni perentorie di Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri: “Le Fondazioni non intendono mettere più un euro”.
Niente peli sulla lingua e una sottolineatura che rende evidente come le Fondazioni non intendono sborsare nuove risorse per salvare le due banche venete dal bail-in: “Abbiamo già messo 538 milioni” attraverso il Fondo Atlante e “vedremo che fine fanno”.
Anche la Fondazione Cariverona, che non ha partecipato alla costituzione di Atlante, si tira indietro. “Noi riteniamo di aver fatto la nostra parte. Noi abbiamo appena dato 40 milioni alla Popolare di Vicenza comprando parte della quota Cattolica, anche avendo ben chiara la finalità di dare sostegno alla banca”, ha dichiarato il presidente della Fondazione, Alessandro Mazzucco, a Radiocor Plus.
Il Governo non può quindi contare sul sostegno del sistema bancario nonostante i contatti continui tra il Tesoro e i vertici dei principali istituti per coinvolgerli nel salvataggio delle due venete. I due istituti in questione, dal canto loro, attendono l’esito della trattativa da spettatori.
“Siamo nelle mani del governo”, ha affermato il presidente della Popolare di Vicenza, Gianni Mion. La riunione dei due cda delle banche ha preso atto delle prescrizioni di Bruxelles. Il consiglio d’amministrazione di Vicenza ha confermato il piano di ristrutturazione che prevede la fusione con Veneto Banca e ha preso atto delle “rassicurazioni” fornite dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Il cavaliere bianco non è arrivato e ora l’ultima speranza è affidata alla trattativa tra il governo e l’Europa.
(da “Huffingtonpost“)
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