SPESE PAZZE IN EMILIA: 41 AVVISI DI FINE INDAGINE, CONTESTATI OLTRE 2 MILIONI
L’ACCUSA E’ PECULATO, COINVOLTI TUTTI I GRUPPI POLITICI
Sono 41 gli avvisi di fine indagine per la maxi inchiesta sulle spese pazze nel consiglio regionale (ora uscente) dell’Emilia Romagna.
Arrivano a meno di due settimane dalle elezioni regionali del prossimo 23 novembre. L’accusa è principalmente quella di peculato (e truffa in pochissimi casi).
I primi a ricevere le contestazioni sarebbero stati già gli otto capigruppo in carica tra il 2010 e il 2011, il periodo che era stato preso di mira dalla magistratura.
Gli otto presidenti dei gruppi erano finiti nel registro degli indagati già un anno fa in quanto ritenuti, ognuno per il proprio partito, responsabili per l’intero ammontare di quelle spese dei loro colleghi di partito: questi sono Marco Monari del Partito democratico, Luigi Giuseppe Villani del Popolo delle libertà , Silvia Noè dell’Unione di centro, Gian Guido Naldi di Sinistra ecologia e libertà , Roberto Sconciaforni della Federazione della sinistra, Matteo Riva del Gruppo Misto, Andrea Defranceschi ex del Movimento 5 stelle, Liana Barbati dell’Italia dei valori, mentre l’allora capogruppo della Lega nord, Mauro Manfredini è scomparso di recente.
In totale la somma contestata a tutti i 41 consiglieri è pari a oltre 2 milioni di euro, che sarebbero così suddivisi: 940 mila euro al Pd (con 18 indagati su 24 consiglieri totali nel periodo a cui si riferisce l’inchiesta); 205 mila al Pdl (11 indagati su 11); 423 mila euro all’Idv (2 indagati su 3); 151 mila euro alla Fds (1 indagato su 2); 77 mila a Sel (2 indagati su 2); 135 mila alla Lega nord (3 indagati su 4); 31 mila euro all’Udc (1 indagato su uu consigliere); 98 mila euro al M5s (2 indagati su 2); 27 mila euro al gruppo misto (1 indagato su 1).
Oltre ai 41 politici tra gli indagati ci sarebbe anche una collaboratrice di Matteo Riva del gruppo misto.
Ora, con la chiusura dell’inchiesta partita nel 2012, quando i furgoni della Guardia di Finanza fecero visita ai palazzi di Viale Aldo Moro per sequestrare centinaia di faldoni, si aggiungono ai capigruppo anche una trentina di nuovi indagati tra i colleghi consiglieri.
Il maggior numero appartiene al Partito Democratico, che però era di gran lunga anche il gruppo più numeroso all’interno della assemblea uscente.
L’inchiesta è delle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, coordinate dal procuratore capo Roberto Alfonso assieme all’aggiunto Valter Giovannini.
Questa la lista completa degli indagati del Partito democratico: Marco Monari, Marco Barbieri, Marco Carini, Thomas Casadei, Gabriele Ferrari, Vladimiro Fiammenghi, Roberto Garbi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Roberto Montanari, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Giuseppe Pagani, Anna Pariani, Roberto Piva, Luciano Vecchi, Damiano Zoffoli, Matteo Richetti. Del Pdl: Luigi Villani, Enrico Aimi, Luca Bartolini, Gian Guido Bazzoni, Galeazzo Bignami, Fabio Filippi, Andrea Leoni, Marco Lombardi, Andrea Pollastri, Mauro Malaguti, Alberto Vecchi.
Del gruppo misto: Matteo Riva (ex Idv). In concorso con lui risponde la segretaria del gruppo Rossella Bolino.
Della Lega Nord: Manes Bernardini, Stefano Cavalli, Stefano Corradi. Con loro c’era Mauro Manfredini, nel frattempo deceduto.
Di Sel: Gian Guido Naldi e Gabriella Meo. Della Federazione della Sinistra: Roberto Sconciaforni.
Dell’Idv: Liana Barbati e Sandro Mandini.
Del M5s: Andrea De Franceschi e Giovanni Favia, entrambi espulsi nel frattempo dal movimento.
Dell’Udc: Silvia Noè.
Già diversi nomi erano usciti in questi lunghi mesi di indagini su scontrini e ricevute sequestrati, e l’inchiesta aveva portato le sue conseguenze anche sulla campagna elettorale in corso.
Tra i politici sotto inchiesta, ai primi di settembre, comparvero anche Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, entrambi accusati di peculato.
Il primo, allora in corsa nelle primarie per la corsa a governatore, si ritirò dalla competizione: la procura della Repubblica gli contestava poche migliaia di euro, soprattutto pernottamenti in hotel in occasione di manifestazioni politiche.
Bonaccini rimase invece in corsa per le primarie Pd (poi vinte), e dopo essersi fatto interrogare, i magistrati hanno chiesto per lui l’archiviazione.
Andrea Defranceschi, capogruppo uscente del Movimento 5 stelle, si è visto escluso dalle primarie per le regionali, proprio per il fatto di essere stato indagato in questa maxi-inchiesta.
Tra le spese contestate a una delle consigliere indagate è spuntato addirittura un sex toy.
Poi regali di compleanno e anche molti costi per le cosiddette interviste a pagamento. In questi ultimi 12 mesi erano state alcuni dei rimborsi richiesti dai consiglieri, e venuti a galla nelle indagini, a far discutere.
Thomas Casadei del Pd aveva chiesto rimborso per due scontrini da 50 centesimi per i wc pubblici. “Se è successo è stata certamente una svista”, si era difeso.
Sulla carta di credito di Marco Monari, capogruppo del Pd, nei 19 mesi che vanno da marzo 2010 a fine 2011 furono rintracciate spese per 30 mila euro in cene.
Anche se in questo caso, essendo Monari capogruppo, non è chiaro se alle cene partecipasse lui o altri suoi colleghi del gruppo.
Stesso discorso vale per Luigi Giuseppe Villani: sul conto del capogruppo Pdl, in quello stesso periodo di tempo, i pasti in ristorante ammontavano a 43 mila euro.
A Natale 2010 tra i rimborsi dei consiglieri regionali Pdl fu trovato persino un gioiello di Tiffany. Silvia Noè dell’Udc, cognata di Pierferdinando Casini, mise a rimborso le ricevute di due cene di beneficenza.
“Se alcune centinaia di euro sono state finalizzate in questi dieci anni per sostenere attività benefiche o di solidarietà , francamente non lo ritengo così deplorevole”, era stata la sua difesa. Su queste stesse spese anche la procura della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna sta indagando e presto, per molti consiglieri, potrebbero partire gli atti di citazione davanti ai giudici.
Tra le spese contestate ai consiglieri regionali ci sono anche quelle per manifestazioni politiche di carattere nazionale che secondo le pm non sarebbero state inerenti alla funzione di consiglieri regionali.
Su questi pagamenti anche la procura della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna sta indagando e presto, per molti consiglieri, potrebbero partire gli atti di citazione davanti ai giudici.
David Marceddu
(da “il Fatto Quotidiano”)
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