SUPERTASSA SUI BOT: SU DIECIMILA EURO SI PERDE IL 75% DEL REDDITO
QUESTO E’ L’EFFETTO DELL’AUMENTO DELL’IMPOSTA DI BOLLO SUI CONTI TITOLI….COLPITI I PICCOLI RISPARMIATORI…ALLARME DEGLI OPERATORI: SI RISCHIA LA FUGA DAI TITOLI DI STATO
Fuga dai titoli di Stato.
Più che il remake di “Fuga da Alcatraz”, rischia di essere l’effetto della manovra 2011-2014 che ridurrà al minimo la rendita di Bot, Cct e Btp, soprattutto per i piccoli risparmiatori.
Un’operazione “miope, di breve periodo” secondo gli addetti ai lavori perchè “a queste cifre – spiega un operatore – gli italiani dovrebbero preferire i fondi comuni aperti sperando in rendimenti migliori.
E, in effetti, fare peggio sarebbe difficile”.
Soprattutto se il capitale del piccolo risparmiatore non supera i 10mila euro.
Una cifra che se investita oggi in Bot rende 152,5 euro netti l’anno (il rendimento lordo è al 2,14%), ma che dopo il decreto scenderà a 66,7 euro (con una perdita del 56,3%). E nel 2013 calerà addirittura a 36,7 euro (-76%).
Un effetto legato al progressivo aumento del bollo d’imposta sul dossier titoli, che aumenterà subito da 34,2 a 120 euro per arrivare a 150 nel 2013.
Con il paradosso che a rimetterci sarebbero proprio i piccoli risparmiatori, perchè con l’aumentare dell’esposizione finanziaria l’impatto dell’imposta si diluisce.
E così 25mila euro investito che oggi valgono 432,3 euro netti, sono pronti a scendere 346,5 dopo la manovra (-20%) e a 316,5 euro nel 2013 (-27%).
Sopra 50mila euro, poi, nei piani dell’esecutivo, c’è un nuovo scoglio: la tassazione sale a 120 euro subito dopo l’approvazione del decreto e a 380 euro dal 2013.
Con un’evidente sperequazione tra chi può investire tanto e chi no. Più si sale, meno è forte l’incidenza dell’imposta.
E così la mossa del governo rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio perchè i titoli di Stato sono lo strumento principe per finanziare il proprio debito. In questo modo, invece, il rischio è proprio quello di allontanare i propri finanziatori.
Ecco perchè – a giudizio di molti – la proposta del governo pare una mossa ancorata esclusivamente al breve periodo.
Anche perchè autorevoli fonti bancarie contestano i numeri presentati nella relazione tecnica della manovra.
Secondo il ministero dell’Economia, che cita una ricerca Eurisko, il 26% dei correntisti avrebbe un conto titoli con una cifra che si aggirerebbe oltre i 10 milioni di clienti.
A queste cifre l’incremento dell’imposta di bollo a 120 euro per il 2011 e il 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50mila euro dal 2013 (380 euro per i depositi con valore superiore), determinerebbe un incremento del gettito nell’arco dei prossimi quattro anni di 8,8 miliardi.
Eppure sono proprio le fonti bancarie a spiegare che i conti titoli sono meno, circa 8 milioni dove sono depositati 236 miliardi di euro in titoli di Stato per un ammontare medio di 29mila euro.
A queste cifre lo sforzo richiesto ai piccoli risparmiatori arriverebbe, a regime, un miliardo di euro solo per Bot, Btp e Cct.
A meno che la stretta non spinga le famiglie verso altre scelte.
L’ultima incognita è legata alla tassazione delle rendite fiscali. La finanziaria non le tocca, ma la legge delega non esclude di portare l’aliquota dal 12,5 al 20% nel prossimo triennio.
Senza alcuna distinzione tra chi specula in Borsa e chi investe i propri risparmi nell’acquisto del debito dello Stato.
Giuliano Balestreri
(da “La Repubblica“)
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