TORTURE DIETRO LE SBARRE: A CUNEO BOTTE, INSULTI E MINACCE A SETTE DETENUTI
INDAGATI 23 AGENTI DELLA PENITENZIARIA
«Se stai zitto, buono e non fiati può andarti bene ma siccome vengono violati continuamente dei diritti, quando spieghi che non è corretto, inizi ad essere non gradito, aspettano che esplodi poi salgono in cinque o sei…. ho visto gente che, sulle scale, fino al piano terra non ha toccato con i piedi il suolo per le botte».
Dichiarazioni di Alessandro, ex detenuto del carcere di Cuneo, rilasciate a Radio Carcere, programma di Radio Radicale, in un’intervista con Riccardo Avena. La testimonianza è sul web dal 6 aprile e, ascoltata oggi, sembra fatta per unire i puntini dell’indagine intrapresa dalla Procura di Cuneo.
Una settimana fa gli inquirenti, che tengono d’occhio la casa di reclusione dal 2021, hanno notificato avvisi di garanzia a 23 agenti di polizia penitenziaria con le accuse di tortura, lesioni e abuso di autorità. Sette le presunte vittime, cinque pakistani e due nordafricani.
L’episodio giudicato più «pesante» dal procuratore Onelio Dodero, che coordina l’inchiesta con il sostituto Mario Pesucci, sarebbe avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 giugno di quest’anno.
Nella cella 417 del padiglione “Gesso” quattro detenuti avevano protestato battendo padelle sulle inferriate per sollecitare la visita medica al vicino della 416 che lamentava, invano, forti dolori a una gamba. Portato in infermeria la protesta era cessata. Per la Procura e secondo le indagini dei carabinieri, alcuni agenti decisero di fare gli straordinari e, già in abiti civili perché fuori servizio, andarono nella 417. Nel capo d’accusa una delle immagini è quella di un poliziotto seduto su una sedia che sferra un calcio con entrambi i piedi in faccia al detenuto accasciato a terra mentre, piangendo, supplica di smettere. In sottofondo gli insulti tipo «Pakistano di merda».
Anche il detenuto in infermeria, secondo le ipotesi dell’accusa, ebbe la sua «razione» di botte e insulti: «Così stanotte dormi bene… ti do io qualcosa». La scena si sarebbe conclusa con uno dei malmenati lasciato in cella di isolamento, con addosso soltanto le mutande, sanguinante e in lacrime per tutta la notte.
Qui appare un aspetto delle accuse che ricalca gli episodi già descritti dall’ex detenuto Alessandro a Radio Radicale. Sostiene il pm che, dopo aver picchiato i reclusi nella 417 gli agenti li trasportarono «di peso sino all’infermeria, continuando a colpirli con calci e pugni e a minacciarli lungo il tragitto». Una processione sino alla sala attigua a quella delle visite mediche dove si sarebbero rincarate le violenze. Dopo le botte quella notte gli agenti decisero di collocare in isolamento tutti i detenuti malmenati nonostante mostrassero evidenti lesioni. È in questo frangente che, per i pm, impedirono al medico di turno di eseguire la visita di rito.
Altro episodio, risalente, secondo le accuse, ad aprile 2022. Un detenuto doveva essere riportato nella cella di isolamento dopo che aveva chiesto e ottenuto di essere trasferito in un’altra stanza per poter praticare meglio il Ramadan. Quando si trovava nell’ufficio del casellario giudiziale alcuni agenti lo avrebbero fatto spogliare e uno di loro, mentre i colleghi assistevano, lo avrebbe colpito alla nuca con un oggetto di metallo. Risultato: una profonda ferita in testa di circa 8 centimetri. L’uomo, nonostante la lesione, sarebbe stato portato e lasciato nella cella di isolamento. Tempo dopo il collega in servizio di controllo lo trovò sanguinante e privo di sensi, chiamò urgentemente il medico che dispose il trasferimento in ospedale. Venne ricoverato e impiegò un mese a guarire. In un’altra occasione, mesi prima, un recluso che aveva compiuto atti di autolesionismo sarebbe stato picchiato al rientro dall’ospedale.
Alessandro Ferrero, avvocato di uno degli agenti, invita alla prudenza nel trarre conclusioni: «I nostri assistiti negano recisamente le condotte loro addebitate, delle quali, al di là di quanto descritto nei capi di imputazione, nulla sanno, non potendo al momento prendere visione degli atti di indagine né tanto meno del tenore delle denunce a loro carico. Siamo sicuri in ogni caso, essendo estranei ai fatti, di poter dimostrare la assoluta infondatezza degli addebiti».
«Tra gli agenti ci sono persone che umanamente sono come si deve, altri che purtroppo forse dovrebbero starci loro dall’altra parte» diceva a Radio Radicale l’ex detenuto a Cuneo descrivendo «condizioni disumane» come lo stare tutto il giorno in quattro in una cella di nove metri quadrati e usare gabinetti che «all’ottanta per cento hanno lo sciacquone rotto». Alessandro parla anche del suicidio, il 20 marzo 2021, di Pasquale Amato, 41 anni. Era stato in cella di isolamento «con cibo di 3 o 4 giorni per terra nei piatti, era visibile a tutti che aveva gravi patologie». Il mattino in cui venne trovato impiccato alle grate della finestra aveva chiesto una sigaretta che, però, non era arrivata.
(da agenzie)
Leave a Reply