TOTI EXTRALUSSO A SINGAPORE
CHI HA PAGATO? NON SI DICE
Un weekend di lusso, con ospitata al Gran Premio e alloggio in uno dei più esclusivi hotel di Singapore. In un clima rilassato, a metà tra la visita istituzionale e la gita scolastica, fra un aperitivo e un bagno in piscina, fra il 15 e il 17 settembre scorsi, una delegazione della Regione Liguria guidata da Giovanni Toti assiste alla vittoria del ferrarista Carlos Sainz. In parallelo, lontano da occhi indiscreti, si discute dei futuri assetti pubblici del porto di Genova, vis à vis coi vertici privati di Psa, fra i più grandi operatori marittimi mondiali, che a Genova controlla mezzo porto. Ma quanto è costato quel viaggio? Chi ha pagato e perché?
A chiederlo, in un’interrogazione presentata ieri, è il consigliere Ferruccio Sansa: “Toti è andato a sostenere la Liguria o a vedere la Formula 1? Difficile dire se sia più grave che abbia visto la Ferrari con soldi pubblici o se come una figura istituzionale riceva regali gratis da operatori economici privati”.
Lo staff di Toti si è limitato a dire che si è trattato di “una visita privata”, nonostante la stessa Regione Liguria, sui canali social lo avesse definito un viaggio “istituzionale”.
La differenza non è poca cosa, la confusione crea opacità. Se a pagare è l’ente pubblico, le spese andrebbero rendicontate. Se a saldare il conto è stato il privato, ragionano dall’opposizione, dovrebbe invece esserci un riscontro del “dono”, per evitare anche l’ombra di possibili conflitti di interesse.
Ma su questo la replica dello staff di Toti è succinta: “I costi non sono andati a carico dell’ente. È stata l’occasione per incontrare partner strategici in ambito portuale e non solo. Abbiamo assistito al GP, di cui Psa è sponsor, e abbiamo pure portato fortuna alla Ferrari”.
Di quella tre giorni circolano foto fra piscine, suite e paddock. Della delegazione facevano parte alcuni fedelissimi di Toti, come il capo di gabinetto Matteo Cozzani e la portavoce Jessica Nicolini. In quegli stessi giorni a Singapore era presente anche il padre Enrico, noto ex calciatore della Sampdoria, che ha postato una foto della piscina sull’attico del Marina Sands Bay, albergo da 600 euro a notte, e un messaggio: “Bye bye Singapore”.
A fare gli onori di casa era il colosso Temasek, la holding del fondo sovrano di Singapore che attraverso Psa a Genova è concessionaria delle banchine di Pra’-Voltri e del terminal Sech. Corsi e ricorsi storici: nel 2017 una delegazione guidata da Toti andò in pellegrinaggio a Ginevra, nella tana di un altro big, Gianluigi Aponte, patron di Msc, a bordo del jet privato del petroliere Alessandro Garrone. A 5 anni di distanza a Genova è in costruzione la mega diga, finanziata con 1,3 milioni di euro pubblici, di cui, secondo un esposto, il maggior beneficiario è proprio Aponte.
Toti stesso, in modo piuttosto disinvolto, ha confidato a il Secolo XIX di aver incontrato i manager Tan Chon Meng e David Yang, vertici di Psa, e di aver discusso dei nuovi assetti portuali, dalle alleanze fra operatori privati all’allargamento del porto di Pra’. Argomenti che, accusano Cgil-Cisl e Uil, non sarebbero nemmeno di competenza di Toti, ma del presidente dell’autorità portuale, e che andrebbero affrontati in sedi istituzionali. Non al paddock, non in piscina, e nemmeno in casa dei concessionari. Lo pensano anche migliaia di cittadini del ponente, che da anni avversano qualsiasi ipotesi di allargamento delle banchine, e si vedono costretti a decifrare le veline delle vacanze totiane.
(da Il Fatto Quotidiano)
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