TRAGHETTO IN FIAMME : SEI MANCATI CONTROLLI DIETRO LA TRAGEDIA
LE DEFICIENCIES DEL NORMAN ATLANTIC PRIMA DELLA PARTENZA, IL NODO DEL PONTE 5… L’ARMATORE: TUTTO IN REGOLA… AL VAGLIO TUTTE LE IPOTESI
Alle sette di sera, dopo una giornata di tentativi, il centralino della Visemar di Navigazione srl, l’armatore rovigino del traghetto in fiamme, cerca di spazzare via le polemiche con un comunicato.
“Il controllo del 19 dicembre — si legge – condotto dalle autorità portuali di Patrasso, aveva dato piena funzionalità alla nave. Era stato segnalato solo un lieve malfunzionamento alla porta-tagliafuoco n.112 subito recuperato e la nave aveva avuto l’ok per la navigazione”.
E poi: “Sono 160 le porte e le aperture tagliafuoco (che in caso di incendio dovrebbe fare da barriera e isolare le fiamme, ndr)”, come dire che se non ne funziona tanto bene una, ci sono le altre 159.
Il centralino dell’Agenzia Archibugi di Ancona, che della Norman Atlantic ha la gestione, sembra più disponibile nel fornire almeno le informazioni tecniche: “La nave sostituiva il traghetto Ellenic Spirit della compagnia greca Anek Lines, in rimessaggio. Era stata noleggiata dalla Anek Lines e il contratto sarebbe scaduto il 17 o 22 gennaio. A bordo, riferisce Archibugi, oltre ai passeggeri ci sono 128 camion, 90 auto, due autobus e una moto”.
Dopo 12 ore di angoscia — l’allarme è scattato di mattina intorno alle sei, quando la nave aveva da poco lasciato il porto di Igoumenitsa – e nella speranza che nonostante la notte, il vento a 50 nodi e il mare tra forza 6 e forza 8, i soccorsi riescano a portare in salvo i circa trecento passeggeri superstiti e “sospesi” sul ponte n.7 della nave circondata dalla fiamme, occorre cominciare a farsi delle domande.
A cercare i perchè di una tragedia il cui sito mentre scriviamo non è ancora scritto. Ecco che i due indirizzi di cui sopra – l’armatore Visemar di navigazione e l’operatore, l’agenzia Archibugi di Ancora — sono i primi dove andare a cercare risposte. Ma forse non gli unici.
È presto per fare ipotesi sulla cause dell’incendio che ha fatto impazzire come una palla di fuoco, legno e acciaio nel basso Adriatico.
Più probabile la causa accidentale: un incendio, dicono le prime confuse testimonianze, si sarebbe sprigionato nella zona garage dove era custodito anche un camion con un carico di olio che ha fatto da moltiplicatore alle fiamme.
Niente o nessuno, almeno fino a questo momento, può però escludere la matrice dolosa dell’incendio. Bisognerà poter salire a bordo e cercare tra quel poco che è rimasto per avere qualche indizio in più.
Conviene, al momento, restare alle cose certe.
Tra queste c’è certamente le vita tormentata di questo traghetto varato nel 2009, quindi relativamente giovane, a Rovigo dove c’è una buona tradizione cantieristica e di cui la Visemar di navigazione srl è uno dei fiori all’occhiello.
La scheda nel registro navale riporta che il Norman Atlantic, lungo 186 metri per una stazza lorda di 26.904 tonnellate e una stazza netta di 7800 tonnellate, ha una portata massima di 880 passeggeri. Ieri mattina, per fortuna, nel porto di Igoumenitsa ne ha caricati la metà .
Una vita breve ma tormentata.
In soli cinque anni la nave ha cambiato nome tre volte: Akeman Street alla nascita, poi Scintu e dal gennaio 2013 Norman Atlantic.
Se il proprietario, e quindi il responsabile di funzionalità e manutenzione, è sempre la Visemar, numerosi sono stati in questi anni gli affittuari. La nave infatti è stata noleggiata alla società T-Link, a Siremar, a Gnv e a Moby, poi LD Lines e più di recente a Caronte and Tourist.
Una nave, comunque, che ha sempre navigato e quindi sottoposta a continui controlli e ispezioni.
Come quello del 19 dicembre, nel porto di Patrasso.
Il sito dell’organizzazione internazionale Paris Mou, che ha eseguito i controlli, spiega che in quella ispezione sono state rilevate “sei carenze” (deficiencies) tali però da non portare al fermo della nave che infatti aveva ottenuto il delivered alla navigazione.
Tra le deficiencies, si segnalano “alcuni problemi alle strumentazioni dei sistemi di emergenza, luci e altro”; qualche “mancanza nella documentazione” e infine le “fire doors/openings in fire-resisting divisions” risultavano “malfunzionanti”.
Nulla però, a quanto pare, che ne abbia compromesso la navigazione.
Semmai la raccomandazione di mettersi in regola. Del resto, a giugno 2014, il Norman Atlantic aveva avuto il tagliando del RINA, il registro navale italiano.che offre servizi di classificazione navale, certificazione, verifica di conformità , ispezione e testing.
Il certificato di classe e il certificato sicurezza passeggeri sono stati rinnovati nel luglio 2014 motivo per cui la nave poteva navigare “senza prescrizioni a carico”.
Tra certificati e test sicurezza, è comunque accaduto quello che è accaduto.
Il comunicato serale dell’armatore cerca di rimettere in fila le scarse notizie della giornata sotto il profilo delle cause.
E insiste sul fatto che “la porta tagliafuoco n.112 era stata sistemata proprio per soddisfare gli organi ispettivi competenti”.
Non sfugge però che la porta n.112 sia proprio quella che divide il ponte numero 5 della nave, dove si sono sprigionate le fiamme.
Un militare della Marina che coordina i soccorsi fa notare che “se il sistema delle porte tagliafuoco non avesse funzionato nel suo complesso, dopo 16 ore di inferno di quella nave sarebbe rimasto poco più dello scheletro”.
(da “Huffingtonpost”)
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