Marzo 13th, 2012 Riccardo Fucile
L’ESITO DELLA RICERCA CENSIS RIVELA CHE GLI ITALIANI PONGONO AL PRIMO GRADINO LA FAMIGLIA, ANCHE SE CON FORMAT DIVERSI DAL MATRIMONIO… INDIVIDUALISMO IN CRISI, AUMENTA LA SOLIDARIETA’
Al primo posto, la famiglia.
Poi il luogo – l’Italia – dove più si è affinata la qualità della vita e il culto della bellezza.
A seguire la fede anche nelle vesti della tradizione religiosa.
È questa, secondo un’indagine realizzata dal Censis nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la ‘scala’ dei valori in cui credono gli italiani.
Gli abitanti del Belpaese indicano al 65% il senso della famiglia, al 25% il gusto per la qualità della vita, al 21% la tradizione religiosa e al 20% l’amore per il bello.
“Per il futuro – osserva il Censis – i valori che ‘faranno’ l’Italia e gli italiani sembrano poggiare sempre meno sulla rivendicazione dell’autonomia personale e sempre più sulla riscoperta dell’altro, sulla relazione e la responsabilità . Sono valori che in questa fase fanno emergere scintille di speranza che vanno però alimentate e potenziate, affinchè possano diventare un nuovo motore di crescita sociale, economica e civile del Paese”.
Intanto, “la crisi del soggettivismo ha generato due pulsioni. La prima è l’apertura all’altro, la riscoperta del valore delle relazioni, convinti che ci possiamo salvare solo tutti insieme. La seconda è un emotivo approccio restrittivo verso le passate sregolatezze dell’individualismo. Ma nessuna pedagogia calata dall’alto – sottolinea ancora il Censis – potrà ‘fare’ i nuovi italiani: nessuna etica eterodiretta, tesa a rieducare i cittadini a comportamenti virtuosi, innescherà un nuovo ciclo di sviluppo civile e sociale”.
Tanti format familiari.
Perno della comunità nazionale resta la famiglia, “anzi i diversi ‘format’ familiari”, come precisa la ricerca del Censis, visto che nel periodo 2000-2010 sono diminuite le coppie coniugate con figli (-739.000), mentre sono aumentate le coppie non sposate con figli (+274.000) e le famiglie con un solo genitore (+345.000).
Nel periodo 1998-2009 sono aumentate le unioni libere (+541.000, arrivando in totale a 881.000) che, inclusi i figli, coinvolgono oltre 2,5 milioni di persone.
Complessivamente, sono 5,9 milioni gli italiani che hanno “sperimentato nella loro vita una forma di convivenza libera”.
Le famiglie ‘ricostituite’, formate da partner con un matrimonio alle spalle, sono diventate 1.070.000.
Quelle ricostituite coniugate sono aumentate di 252.000 unità , arrivando in totale a 629.000. “Le diverse modalità concrete di essere famiglia – commentano al Censis – rispondono al bisogno crescente di avere una relazionalità significativa”.
Più del 90% degli italiani si dichiara soddisfatto delle relazioni familiari. Anche se ci si sposa meno (tra il 2000 e il 2010 i matrimoni sono diminuiti del 23,7%: 67.334 in meno), all’unione matrimoniale è ancora riconosciuto un valore importante: il 76% degli italiani è convinto che sia una regola da rispettare e il 54% ritiene che garantisca maggiore solidità alla coppia.
Qualità della vita.
Il gusto per la qualità della vita resta “una forza che genera coesione nell’individualismo italiano”, osserva il Censis nella sua ricerca sui valori degli italiani, che dimostrano di sentire l’orgoglio di appartenere al Paese del buon vivere.
Il 56% dei cittadini è infatti convinto che l’Italia sia il Paese al mondo dove si vive complessivamente meglio.
E anche se in futuro avessero la possibilità di andarsene via dal Paese d’origine, due terzi dei cittadini (66%) non lo farebbero in nessun caso.
Fede.
Per quanto riguarda la fede, l’82% degli italiani pensa che esista una sfera trascendente o spirituale che va oltre la realtà materiale: il 66% si dichiara credente, cui va aggiunto il 16% di coloro che credono ma si dichiarano non osservanti.
Anche se in realtà i due terzi degli italiani di fatto non entrano mai nei luoghi di culto e solo un terzo vi si reca, una o più volte alla settimana, per partecipare alle funzioni religiose.
Il ‘bello’.
Se il 70% degli italiani è convinto che vivere in un posto bello aiuti a diventare persone migliori e che ci sia un legame tra etica ed estetica, riconoscendo alla bellezza anche una funzione educativa, il 41% ritiene che le meraviglie del nostro Paese possano essere la molla che ci farà ripartire.
Calano i consumi.
Con la crisi dell’individualismo anche il consumismo attrae meno: il 57% degli italiani pensa che, al di là di problemi di reddito, nella propria famiglia il desiderio di consumare è meno sentito rispetto a qualche anno fa. Il 51% degli intervistati crede che nella propria famiglia si potrebbe consumare meno tagliando eccessi e sprechi; il 45% pensa che si dovrebbe conservare quello che si ha piuttosto che puntare ad avere di più (29%).
La quota degli italiani che sostiene di volere consumare meno sale a oltre il 61% nel Nordovest d’Italia e a oltre il 55% al Centro, è maggioritaria tra i giovani e gli adulti.
Chi è convinto che gli italiani abbiano le cose importanti afferma anche di avere – di tanto in tanto – il desiderio per nuovi beni o servizi: su un totale del campione che si è così espresso, pari al 31,8%, nei giovani fra i 18 e i 29 anni la percentuale è del 35,2%, del 30,7% negli italiani tra i 30 e i 44 anni, sale al 34,2% tra chi ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni ed è del 27,8% per chi ha 65 anni e oltre.
Solidarietà e onestà .
Valori considerati necessari per migliorare la convivenza sociale in Italia sono sicuramente moralità e onestà (55,5%), rispetto per gli altri (53,5%) e solidarietà (33,5%): “Non è un generico richiamo al merito o all’autonomia individuale – osserva il Censis – ma il lento, difficile, sofferto, condiviso impegno collettivo in una diversa quotidianità dei rapporti fatta di maggiore rispetto e attenzione per gli altri”.
Legalità .
Infine, “stanchi delle forme più estreme e sregolate di individualismo e trasgressione, negli italiani è scattato il riflesso law and order”.
Ecco allora che l’89% dei cittadini vorrebbe misure più severe contro le droghe pesanti, l’87% le ritiene auspicabili per contrastare i fenomeni legati alla guida pericolosa, il 76% nei confronti dell’abuso di alcol, il 74% verso le droghe leggere, il 71,5% nei confronti della prostituzione, il 52% verso i fumatori e un 47% anche per chi mangia cibi ipercalorici che causano l’obesità .
(da “La Repubblica“)
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Marzo 13th, 2012 Riccardo Fucile
DAL PIEMONTE ALL’EMILIA, DALLA LIGURIA AL VENETO: ECCO DOVE IL CARROCCIO E IL PDL RISCHIANO DI PERDERE POTERE E POLTRONE
La Lega va da sola alle amministrative e in tutta la Padania, da Cuneo a Gorizia, il prossimo appuntamento con le urne per il centrodestra potrebbe trasformarsi in un autentico bagno di sangue.
Numeri alla mano il Carroccio e il Pdl rischiano infatti di perdere molte delle amministrazioni importanti che da anni guidano in tandem, a meno che l’operazione della corsa solitaria non preveda un riavvicinamento tattico in caso di ballottaggio.
Con il centrodestra diviso, il secondo turno sembra infatti scontato in molte realtà maggiori.
Sono 402 i comuni del centro nord in cui la Lega potrebbe presentarsi con un proprio candidato, 334 hanno meno di 15 mila abitanti, mentre sono 68 le amministrazioni al rinnovo che contano più di 15 mila anime e in molti casi la Lega ha scelto di presentare un parlamentare. La soglia dei 15 mila residenti è importante in via Bellerio perchè Umberto Bossi e la segreteria federale hanno dato la possibilità , in questi comuni, di potersi alleare a eventuali liste civiche.
In Lombardia tra le 122 amministrazioni al rinnovo, 22 sono quelle guidate attualmente dal Carroccio, mentre sono 23 quelle con più di 15 mila abitanti.
Tra queste ci sono città del calibro di Monza e Como, ma anche altri centri di rilievo come Cantù, Erba, Legnano o la città natale del Senatùr, Cassano Magnago.
A Como si esce da un’esperienza di governo cittadino di centrodestra molto travagliata.
Nella città lariana le candidature dei partiti principali sono già state ufficializzate da qualche settimana e la Lega punta tutto su Alberto Mascetti, un uomo di partito fuori dai giochi dell’ultima amministrazione.
Il Pdl comasco ha commissionato anche un sondaggio (Euromedia Research) che ha dato vincente il candidato del centro sinistra Mario Lucini (al 37,6%), seguito dalla candidata azzurra Laura Bordoli (al 32%) mentre al leghista Mascetti sono andati solo un 13,6% delle preferenze. Un esito che, se dovesse essere confermato il prossimo 6 e 7 maggio, avrebbe una portata storica.
Nel 2007 aveva vinto Stefano Bruni con il 56,2%, il partito più votato era stato Forza Italia (31,9%) seguito da An (11,5%), la Lega aveva ottenuto solo il 10,8%.
Alle politiche del 2008 il Pdl a Como aveva raccolto il 35% dei voti, contro il 19,3% della Lega. Insomma, lo scenario prospettato dal sondaggio potrebbe non essere tanto lontano dalla realtà .
A Cantù è stata ufficializzata la scorsa settimana la candidatura del deputato leghista Nicola Molteni, trentaseienne avvocato, che correrà da solo contro il candidato del Pdl Attilio Marcantonio, farmacista, presidente di Federfarma Como oltre che vicepresidente di quella lombarda.
Nel 2007 aveva vinto il centro destra con Tiziana Sala, a lei è servito il turno di ballottaggio per portarsi a casa il 53% delle preferenze.
Qui la scorsa tornata elettorale il partito più votato era stato Forza Italia, con il 26,1%, la Lega si è fermata al 14,6%.
Alle politiche del 2008 il Pdl aveva preso il 35,1 mentre la Lega aveva portato a casa il 26%. Inutile dire come Molteni sia un personaggio conosciuto e che voglia fare bella figura: “La prima cosa che farò in caso di vittoria — ha annunciato Molteni — sarà dimettermi dalla carica di deputato. Scelgo Cantù rispetto a Roma”.
A Erba la Lega potrebbe far correre un’altra deputata.
Da qualche giorno circola il nome di Erica Rivolta, che dovrebbe vedersela con il sindaco uscente Marcella Tili, candidata dal Pdl, un’autentica macchina da guerra che alle elezioni del 2007 aveva vinto con il 63,1% dei voti, sostenuta da un risultato strabiliante di Forza Italia (40,6%), mentre la Lega Nord allora prese appena il 9,9%.
I dati delle politiche del 2008 danno un quadro diverso: 34,4 per il Pdl e 25,5% per la Lega.
Da queste parti la statistica dice che il Pdl potrebbe anche farcela senza il sostegno della Lega.
In territorio lombardo Monza è decisamente la piazza più importante in vista delle prossime elezioni.
Qui il candidato leghista è il sindaco uscente Marco Mariani, che cinque anni fa vinse con il 53,5% dei voti, sostenuto da un’ampia coalizione di centro destra che includeva Forza Italia (29,1%), Lega (8,7%), An (7,4%), Udc (3,4%) e altre otto liste minori.
Il Pdl non ha ancora sciolto le riserve, sperando forse in una marcia indietro dell’ultima ora. In ogni caso il clima è frizzantissimo e hanno già annunciato la loro candidatura Anna Martinetti (Api e Udc), Anna Maria Mancuso per Fli e Ilona Staller, alias Cicciolina, che correrà con la sua lista Democrazia Natura Amore.
Restando in provincia di Monza e Brianza, a Lissone la Lega Nord punta al quinto mandato consecutivo candidando Daniela Ronchi, moglie del deputato Fabio Meroni, che in passato era già stato sindaco in città .
Le elezioni del 2007 vennero vinte da Ambrogio Fossati a capo di una coalizione di centro destra (Forza Italia al 30,7%, Lega Nord al 16,8%, An al 6,4% e Udc al 4,7%).
I numeri dicono che per i partiti di centro destra la gara sarà tutta in salita.
A Legnano, la città del Carroccio, il candidato della Lega Nord sarà Giambattista Fratus, attuale vicesindaco, che si è detto consapevole di avere di fronte una sfida difficile (la Lega parte dall’11,7% delle passate amministrative).
Si vota anche a Crema, dove la Lega candida il deputato Alberto Torazzi che correrà contro Antonio Agazzi, attuale presidente del consiglio comunale in quota Pdl e la candidata del Pd Stefania Bonaldi.
Al contrario di quanto sta avvenendo altrove, in terra cremasca sembrano trovare un riscontro le frizioni che stanno segnando il rapporto tra Lega e Pdl a livello nazionale e si esclude quindi un riavvicinamento tra le parti in fase di ballottaggio.
In coalizione nel 2007 la Lega si era fermata al 7,4%.
In Piemonte si vota ad Alessandria, Asti e Cuneo.
Tra le realtà con più di 15 mila abitanti vanno al rinnovo anche Acqui Terme, Mondovì, Borgomanero, Castello Torinese, Grugliasco, Rivalta di Torino e Omegna.
Proprio ad Acqui Terme, nel 2007, la Lega anticipò i tempi, presentandosi separata dal resto del centro destra.
Il candidato Bernardino Dino Bosio arrivò al 21,1%, ma di certo non grazie ai voti della Lega (4,6%), quanto a quelli della sua lista civica che ottenne il 15,1%.
A vincere fu il candidato di Forza Italia Danilo Rapetti, sostenuto da tutto il centro destra.
Lo scenario chiaramente non è più lo stesso, ma qui la Lega solitaria ha già dimostrato di non saper vincere.
Ad Alessandria il candidato leghista è Roberto Sarti, incoronato da Roberto Maroni.
Attuale capogruppo in consiglio comunale dovrà correre contro il sindaco uscente Piercarlo Fabbio, eletto nel 2007 da una coalizione che comprendeva tutto il centro destra: Forza Italia (27,9%), An (11,9%), Lega (11%), lista civica (4,3%) e Udc (al 3,9%).
Anche in questo caso l’ago della bilancia pende verso il candidato del Pdl, che con ogni probabilità andrà al ballottaggio contro il centrosinistra e, a quel punto, la Lega potrebbe far pesare il proprio sostegno.
Per il Carroccio sarà una partita dura anche ad Asti, dove scenderà in campo con Pier Franco Verrua, attuale assessore ai servizi sociali.
Qui il Carroccio parte da un poco confortante 3,1% (10,2 alle politiche del 2008).
A Cuneo attualmente governa il centrosinistra e la corsa in solitaria del partito di Bossi (che parte dal 5,2% del 2007) certo non favorirà il recupero.
In Veneto si vota in 85 comuni, 12 quelli sopra ai 15 mila abitanti.
Oltre alla super sfida di Verona, la Lega si giocherà il tutto per tutto anche a Belluno, Feltre, Cittadella, Vigonza, Conegliano, Iesolo, Mira, Mirano, Thiene, Cerea e San Giovanni Lupatoto. A Verona le passate elezioni sono state vinte da Flavio Tosi con il 60,7% dei consensi.
Già nel 2007 il sindaco super star aveva fatto la differenza grazie alla sua lista civica personale (16,4%) più che con i voti dei singoli partiti: Forza Italia aveva preso il 15,1%, An il 13%, la Lega il 12%, l’Udc il 4,6%.
Bastano questi dati per prevedere che, nonostante le bizze di Bossi, la lista civica di Tosi dovrà essere presentata se il Carroccio vuole puntare a mantenere il controllo della città scaligera.
A Cittadella la Lega aveva già vinto senza il Pdl, ma ci era riuscita grazie ad un candidato forte come il deputato leghista Massimo Bitonci, che è al termine del suo secondo mandato.
Nel 2007 Bitonci era stato eletto grazie ai voti della Lega (18,8%) e ad una cordata di liste civiche, ben tre, che lo portarono a vincere al primo turno.
Contro di lui Forza Italia arrivò appena al 10,5%.
A Feltre la Lega si presenta con Gilberto Signoretti, ex assessore della prima giunta retta da Gianvittore Vaccari, il sindaco-senatore che termina quest’anno il suo secondo mandato. Vaccari era stato sostenuto da una coalizione composta da Forza Italia (24,6%), Lega Nord (17,6%), lista civica (8,6%), Udc (6%) e An (3,9%).
Per affrontare la sfida al meglio Signoretti sarà sostenuto dalla lista con il simbolo di partito e da una civica composta da non tesserati.
A Belluno il candidato della Lega è Leonardo Colle, che ha ottenuto l’imprimatur di Giampaolo Gobbo proprio alcuni giorni fa.
Si tratta dell’attuale vicesindaco della città veneta, che dovrà vedersela con il sindaco uscente Bruno Prade (Pdl), eletto nel 2007 con il 53,6% delle preferenze da una coalizione che comprendeva Forza Italia (25,8%), An (6,6%), Udc (3,9), due civiche e la Lega Nord, che si era fermata al 7,5% (20,1% alle politiche del 2008).
In Emilia Romagna si vota a Parma e Piacenza.
In Friuli si vota a Gorizia mentre in Liguria c’è l’altro big match di questa tornata elettorale: Genova, dove la Lega Nord schiera Edoardo Rixi, capogruppo leghista in regione che sarà sostenuto anche dalla lista civica “La nostra Genova”.
Rixi dovrà vedersela con il candidato del centro sinistra Marco Doria e Pier Luigi Vinai, l’indipendente candidato per il Pdl.
Per il resto sono da seguire La Spezia, Rapallo, Chiavari e Ventimiglia.
Alessandro Madron
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 13th, 2012 Riccardo Fucile
DICHIARATA INAMMISSIBILE LA MOZIONE DELLE OPPOSIZIONI CHE CHIEDEVA LE DIMISSIONI DELL’ESPONENTE LEGHISTA CHE SI AUTOASSOLVE DA SOLO
Dario Ghezzi, capo della segretaria del presidente del consiglio regionale Davide Boni, si è dimesso dal suo incarico.
Lo si apprende da fonti vicine alla presidenza.
Ghezzi è indagato assieme a Boni nell’inchiesta per presunte tangenti.
Intanto il presidente del Consiglio regionale ha ribadito a margine della seduta la sua intenzione di non dimettersi.
Nessun passo indietro, ha detto, mentre la riunione dell’assemblea è sospesa per un incontro tra i capigruppo, «perchè sono innocente».
Più volte, negli scorsi giorni, Davide Boni aveva dichiarato di voler prendere la parola nel dibattito in aula sul caso che lo riguarda.
E’ probabile invece che non lo farà .
Letteralmente assediato dalle telecamere, Boni a fatica è riuscito a raggiungere il suo ufficio dietro l’Aula scortato da numerosi commessi.
Intanto ha inviato una lettera a tutti i consiglieri: «Ho svolto sino ad ora il mandato affidatomi dall’aula nel rispetto dello Statuti e del Regolamento; intendo proseguire su questa strada, dal momento che nessuna delle accuse che mi vengono rivolte può avere la minima influenza sul ruolo di rappresentanza che attualmente esercito».
La mozione delle opposizioni che chiedeva le dimissione del presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, indagato per corruzione, è stata dichiarata inammissibile.
Con questo colpo di scena si è aperta l’assemblea al Pirellone sul caso tangenti.
Il centrosinistra ha protestato per la decisione della maggioranza.
Ora si attende la decisione dei capigruppo.
In difesa di Boni è intervenuto Renzo Bossi, il figlio del Senatùr eletto in consiglio regionale nel 2010. “Io le prove non le ho viste”, ha detto il Trota, come lo ha soprannominato il padre. “Conosco comunque i principi della Lega e non sono quelli, sono altri” rispetto al quadro che emerge sui giornali in questi giorni.
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Marzo 13th, 2012 Riccardo Fucile
TRAGICHE SEDUTE DI COMMISSIONE: C’E’ CHI NON SI TOGLIE NEANCHE IL CASCO, FIRMA LA PRESENZA E SE NE VA… TRA GLI ARTISTI DELLA “TOCCATA E FUGA” PRATICO’ E CENTANARO (PDL), VACALEBRE (UDC), PIANA (LEGA), PROTO E DE BENEDICTIS (IDV)
Mercoledì scorso, a Genova, c’era un bel sole primaverile.
Così il consigliere comunale Aldo Praticò, del Pdl, si è presentato alla seduta della commissione alle 14.48 e ne è uscito alle 14.49, un minuto dopo.
Senza neppure togliersi il casco della moto, per fare più in fretta.
Per quel minuto di “lavoro” – ha risposto “presente” alla domanda “Praticò?” – riceverà a fine mese 97 euro e 61 centesimi.
Il 16 febbraio aveva fatto la stessa identica cosa, il 15 febbraio era rimasto due minuti, il 23 gennaio tre e il 18 gennaio addirittura quattro.
Ogni volta che gli dicono “Praticò” e lui risponde “presente” fanno 97 euro e 61 centesimi.
Nelle ultime diciotto commissioni consiliari, Praticò ha vinto per nove volte il Trofeo “Prendi i soldi e scappa”: sei minuti, otto minuti, una volta addirittura quindici.
Non è il solo, naturalmente: Vincenzo Vacalebre, dell’Udc, alla vigilia di San Valentino, è rimasto in aula centottanta secondi, Andrea Proto dell’Italia dei Valori il 9 febbraio lo ha superato di pochi attimi.
E ogni volta, nelle loro tasche e in quelle di tutti gli altri consiglieri comunali che rispondono all’appello del presidente di una commissione, arrivano i 97 euro e 61 centesimi (lordi) previsti dal regolamento del consiglio comunale.
Repubblica ha monitorato per quasi due mesi – dal 17 gennaio al 7 marzo – l’andamento delle nove commissioni consiliari operanti nel Comune di Genova, citt�
dove a inizio maggio si andrà alle urne.
La logica vorrebbe che alla vigilia dell’appuntamento elettorale i consiglieri uscenti dessero il meglio, per meritarsi la riconferma.
Ecco, allora, il capogruppo della Lega Nord, Alessio Piana, per qualche tempo in lizza per essere anche il candidato sindaco del Caroccio, uscire – per nove volte su diciotto – ancora prima che scatti la “mezz’ora di decenza”: una volta resta otto minuti, due volte dieci, una quindici, una sedici.
La coppia di consiglieri dell’Italia dei Valori – sempre per restare tra i partiti che fanno del buon governo la loro bandiera – lo straccia ampiamente: Andrea Proto vince tre tappe (rispettivamente cinque, tre e dieci minuti) in tredici riunioni, mentre Francesco De Benedictis è il più veloce il primo febbraio (cinque minuti scarsi) ma se ne va repentino altre sette volte.
Non tutti sono uguali in questa hit parade della “Toccata e fuga”: più si va a sinistra, migliore è il comportamento.
I tre consiglieri di Rifondazione e Sel (Antonio Bruno, Arcadio Nacini e Angela Burlando) non compaiono mai in classifica, mentre il pattuglione del Pd (che è il gruppo consiliare più numeroso) ha soltanto qualche pecora nera.
“È una vera schifezza – tuona il presidente del consiglio comunale genovese Giorgio Guerello – questi signori sviliscono il senso della democrazia. Ad inizio del ciclo amministrativo abbiamo provato a cambiare le regole, senza riuscirci. Sono certo che il nuovo consiglio comunale si autoemenderà “.
In fondo basterebbe il “contrappello”, come al militare: basta un comma di due righe, che reciti “il gettone di presenza viene assegnato solo a chi è presente sia all’inizio che alla fine della seduta”.
Anche perchè ogni singola commissione costa 5.500 euro e se ne fanno una ventina al mese.
Il problema, infatti, è assicurare a ogni consigliere il massimo dei gettoni previsti, cioè diciotto: 1.800 euro lordi che sono – secondo quanto previsto dall’ultima Finanziaria – un terzo dello stipendio che si è assegnato il sindaco.
E dato che Marta Vincenzi, fin dall’inizio del suo mandato, ha deciso di riconoscersi lo stipendio più basso possibile per una città oltre il mezzo milione di abitanti, anche i consiglieri devono “accontentarsi” di 1.800 euro.
A volte sono denari più sprecati del solito.
Il 15 febbraio la quarta commissione doveva discutere una pratica urbanistica: all’appello alle 9,40 hanno risposto in trenta (97 euro per trenta), ma un’ora dopo, i nove che erano rimasti si sono accorti che mancava un documento.
Niente paura, basta una nuova riunione.
Della commissione fanno parte 48 dei 50 consiglieri comunali e – si può star certi – accorreranno in tanti.
Raffaele Niri
(da “La Repubblica“)
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Marzo 13th, 2012 Riccardo Fucile
HA 32 ANNI E RACCONTA LA SUA STORIA DI DONNA “MOLTO QUALIFICATA” MA PRIVA NON SOLO DI UN IMPIEGO, MA ANCHE DI UNA PROSPETTIVA DI VITA
Sono una laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche, ho 32 anni, mi sono laureata a Pavia, parlo tre lingue…e sono esausta.
Ho lavorato in ospedale, due anni, a gratis, per la tesi di laurea. Due anni della mia vita!
Più uno in farmacia, sempre gratis (per il tirocinio).
Ho lavorato in un’azienda farmaceutica. Prima in stage, 400 euro al mese, poi assunta come operaia addetta al campionamento categoria E4, nemmeno 1000 euro di stipendio per lavorare a turni.
Lavoro effettivo: convalide metodi di produzione e dei processi di analisi.
Ho visto ogni forma di porcheria.
Contavano anche il numero di volte che la gente andava in bagno.
Seconda azienda, contratto a tempo determinato, 1100 euro al mese, assicurazione qualità . Lavoro effettivo: controllare l’incontrollabile e mettere firme su fogli, firme che sarebbero servite a scaricare la responsabilità su di me se e quando fosse successo qualcosa.
Ricatti continui: “Tu non sei nella posizione di dire di no”.
Mio padre è morto e io mi sono ammalata di psoriasi.
Difficile continuare a lavorare in una azienda chimica.
Insegno chimica nelle scuole superiori ora, precaria da 5 anni, in attesa dell’abilitazione.
Ho insegnato anche in centri che ti preparano agli esami universitari: 10 euro lorde all’ora .
Le donne delle pulizie (con tutto il rispetto) prendono più soldi.
Mi sono informata e ho scoperto che biologi, chimici puri, chimici industriali, biotecnologi, tutti possono insegnare matematica alle medie, io no.
Ho scoperto che i biologi insegnano biologia ma anche chimica nei licei, io non posso insegnare biologia.
Ho scoperto che ora i biologi insegneranno le chimiche tecniche nei licei delle scienze applicate ma io, laureata in chimica, non lo potrò più fare.
Ho una laurea considerata importante che viene presa per i fondelli dalle graduatorie di insegnamento che stanno riformando per farle diventare ancora più assurde.
Mi sento derisa e presa in giro. Io sono esausta, ho 32 anni e sono incastrata a casa di mia madre senza potermene andare perchè non posso affittare casa senza sapere dove lavorerò e se lavorerò il mese prossimo, senza sapere se la potrò pagare.
Non posso avere una vita mia, una famiglia mia, non posso sposarmi nè tanto meno posso avere dei bambini, perchè non si può essere cosi folli da mettere al mondo un bambino senza un lavoro stabile.
Non posso nemmeno comprare un frigorifero a rate; non me lo fanno il finanziamento, non ho un contratto a tempo indeterminato, figuriamoci un mutuo o un prestito.
Ho una forma di psoriasi che non mi permette di svolgere un normale lavoro da chimica a causa dei prodotti con cui verrei a contatto.
Una laurea buttata, una laurea sudata di cui non me faccio niente e pare che ora non potrò più nemmeno insegnare visto che il miraggio di un posto si allontana per i tagli e per le assurde riforme senza senso delle classi di concorso.
Ora che mi ero anche iscritta ad un corso in Canada (10 settimane) per ottenere il livello C1 di inglese e poter sperare nell’immissione in ruolo, corso in cui ho impegnato i miei pochissimi risparmi, invece di mettere via i soldi per me.
Io sono esausta e ho finito le idee.
Lo chiedo a voi: cosa devo fare per poter vivere?
A me va bene anche mettere l’Infasil sugli scaffali alla Bennet, ma sono troppo qualificata, non mi assumono.
Ho già provato a vivere all’estero ma sono tornata in Italia perchè mi mancava il mio paese, volevo vivere qui dove sono nata, ma il mio paese mi ha tradito e mi ha tolto la possibilità di avere una vita normale.
Come me ce ne sono tante di persone, vi prego, ridatemi la speranza di poter avere una vita. Io non sono libera, non posso scegliere di fare dei sacrifici per costruire un futuro perchè per me sarebbero già un lusso.
Non ho più la speranza che le cose migliorino, vivo nella consapevolezza che peggioreranno e mi inquieta vedere che le persone che stanno decidendo della mia vita, nonostante abbiano sulle spalle il peso della devastazione di almeno una generazione, continuano imperterrite a fare tutto quello che ci ha portato qui, dimenticandosi il principio dei vasi comunicanti: se io affogo, l’acqua prima o poi arriva anche da te.
Un gruppo su Facebook dice: “L’unica soluzione è iniziare a sparare”. Io sono troppo stanca anche per questo e se mai sparerò un colpo sarà autoinflitto.
Ma qualcuno potrebbe leggere in quella frase l’unica reale soluzione e forse non ha nemmeno tutti i torti.
Con immensa tristezza,
un’italiana.
Marcella
La lettera è firmata con nome e cognome ma abbiamo scelto di non pubblicarlo per intero per la delicatezza dell’argomento trattato.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 13th, 2012 Riccardo Fucile
SQUALLIDA POLEMICA DELL’EX MINISTRO PATACCA MARONI: “HANNO VINTO LE TIFOSERIE ULTRAS VIOLENTE E QUELLE SOCIETA’ COME LA ROMA CHE ERANO CONTRARIE E DI CUI LA CANCELLIERI E’ TIFOSA”:.. MAI VISTO UN MINISTRO DEGLI INTERNI , PER QUANTO INCAPACE COME MARONI, ACCUSARE IL SUCCESSORE DI ESSERE A FIANCO DEI VIOLENTI.
Addio alla famigerata Tessera del Tifoso. Sparisce il contestatissimo strumento di prevenzione e controllo voluto dall’allora ministro dell’Interno Maroni nell’agosto del 2009 ed entrato in vigore nella stagione 2010-2011.
Dopo soli due anni, dalla stagione 2012-2013, la tessera sarà sostituita da una vera e propria ‘fidelity card’.
La nuova tessera “sarà meno di controllo e più legata alla responsabilità dei tifosi e dei club, con procedure snellite e molti servizi per chi se ne dota”, dice Antonello Valentini, direttore generale della Figc.
Mentre il capo della polizia, Antonio Manganelli, spiega che “manterrà inalterate le sue caratteristiche fondamentali già evidenziate negli ultimi due campionati, a cominciare dalla necessità del suo possesso per le trasferte e gli abbonamenti”.
Fra i punti in discontinuità con la precedente tessera invece il fatto che non ci possa essere alcun collegamento bancario, in altre parole il motivo per cui la vecchia tessera è stata considerata illegittima dal Consiglio di Stato.
E poi il principio della circolarità della carta, che varrà in tutti gli stadi italiani; la possibilità di utilizzo anche per l’acquisto di biglietti per altre persone e la possibilità di cessione a terzi. Inoltre, è allo studio anche l’abolizione del divieto di vendita dei tagliandi per il settore ospiti il giorno stesso della gara ai botteghini dello stadio.
Nonostante dal Viminale facciano sapere che “ha dato grandi risultati”, in realtà la vecchia Tessera del Tifoso per come era strutturata non poteva sopravvivere.
Rilasciata dalle società sportive solamente ai loro abbonati e previo nulla osta della questura competente (che comunicava l’eventuale presenza di motivi ostativi, come un Daspo in corso o condanne, anche in primo grado, per reati da stadio negli ultimi 5 anni), la tessera era l’unico modo per seguire la partita in trasferta nel settore ospiti, ma non solo.
Chi ne era in possesso infatti, “poteva” usufruire di determinati benefici di natura commerciale stabiliti dal club di appartenenza, oltre a convenzioni a livello nazionale con società private come Ferrovie dello Stato e Autogrill. E questo è il punto.
Presentata come un sistema di prevenzione e controllo della violenza negli stadi, in realtà la vecchia tessera si è rivelata essere una vera e propria carta commerciale imposta.
Rilasciata solo ai titolari di carte di credito, la tessera conteneva un microchip di tecnologia RFID, attraverso il quale appositi macchinari sono in grado di rilevarne i dati a distanza. Contrariamente al parere espresso dal Garante della Privacy poi, sulla vecchia Tessera del Tifoso era obbligatoria la fototessera.
Oltre a ciò, al tifoso non era permessa libertà di scelta, perchè per seguire la sua squadra era costretto a “compiere un’operazione commerciale che non avrebbe altrimenti compiuto”. Come spiega nelle motivazioni del suo pronunciamento il Consiglio di Stato, che a dicembre ha stabilito l’illegittimità della tessera.
“Brutta notizia per i tifosi che vanno allo stadio solo per divertirsi e non per menare le mani. Hanno vinto le tifoserie ultras e violente, hanno vinto quelle società di calcio come la Roma (di cui è tifosissima la ministra Cancellieri) che mai avevano accettato le regole”.
Così scrive l’ex ministro Maroni sulla sua pagina facebook cercando la polemica politica. Quando è stato ampiamente dimostrato che il rilascio di questa famigerata tessera non solo non ha contrastato la violenza (i tifosi in trasferta, non potendo entrare nel settore ospiti, si infilavano nelle altre zone causando ulteriori problemi), ma aveva solo finalità commerciali. Più realistico il commento del vicecapo dell’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, Roberto Massucci: “La tessera del tifoso ha dato risultati straordinari (…) ora però spetterà ai club valorizzare la funzione di fidelity card con sconti, agevolazioni e tutto ciò che riterranno necessario per aumentare il senso di appartenenza”.
E così la nuova tessera in vigore dall’anno prossimo, anche nel nome di ‘fidelity card’ si presenta per quello che è: non un argine alla violenza ma una carta commerciale a punti, tipo quella dei supermercati.
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