Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
ERA IL 28 MARZO QUANDO SONO STATI LIBERATI 70 CANI DESTINATI ALLA VIVISEZIONE NELL’ALLEVAMENTO LAGER DI MONTICHIARI…I CUCCIOLI STAVANO MALE, ADESSO SONO RINATI
Forse, di questa specie bipede, non hanno capito poi tanto.
Prima li ignora, li chiude in gabbia, e a un certo punto li spedisce in blocchi a scoprire mezza Europa.
Poi, improvvisamente, se li coccola, si preoccupa, non li lascia soli.
Cerca pure di insegnare loro cosa sia una… palla?
Non parliamo dell’erba poi, ci si può correre, giocare, riposare. Su quei tavoli con i lenzuoli verdi ce li porta ancora, il bipede, eppure, che strano, resta pure lui, e alla fine si torna a casa insieme.
Già , forse, di questa specie bipede, i beagle destinati alla sperimentazione «liberati» da Green Hill nel corso del blitz animalista del 28 marzo scorso organizzato da «Occupy Green Hill», non hanno capito poi molto.
Chissà che le idee, dopo oltre un mese, questi cuccioli, così come le fattrici, non le abbiano un po’ più chiare.
Stanno bene, ma non per tutti, una settantina di cani, è stato facile.
Una delle femmine da riproduzione, probabilmente una delle più anziane, è stata curata a causa di una mastite piuttosto pronunciata.
Sta imparando a masticare, e quella cosa chiamata «gioco» inizia a piacerle parecchio. Ecco perchè, anche se forse questa specie bipede resta misteriosa, di lei, sta iniziando a fidarsi.
Quel giorno, il 28 marzo, è stato il caos.
Un delirio che si nutriva della tensione generata dall’irruzione nell’allevamento, e dal giubilo alla vista di quei cuccioli così indifesi. Non solo.
Perchè protagonista è stata anche la solidarietà silenziosa di una cittadina, Montichiari, che c’ha messo la faccia e il cuore.
E gli attivisti giurano che non dimenticheranno: di chi ha preso l’auto di corsa per dare loro un passaggio e portare i cagnolini in salvo, o chi la macchina l’ha fermata seduta stante, per stravolgere la tabella di marcia e caricarseli a bordo.
Lo sa bene chi, i beagle di 40 giorni, se li è infilati nello zaino.
E chi ha adottato un cucciolo che all’inizio non mangiava, non beveva, non viveva: le difese immunitarie a terra, molto probabilmente, secondo gli esperti, a causa di un trattamento mirato al tipo di sperimentazione in programma.
L’anemia sta passando, e lui non ha alcuna intenzione di poltrire tutto il giorno.
«Li hanno liberati, guarda!» aveva urlato una bimba.
E quella voce resta, certo, insieme a 13 denunce in attesa del processo.
Intanto, sabato prossimo alle 15 è fissata una manifestazione nazionale a Roma, contro la vivisezione, in attesa che la legge cambi: il corteo si muoverà da piazza Repubblica a piazza San Giovanni.
Mara Rodella
(da “Il Corriere della Sera”)
argomento: Animali, denuncia, radici e valori | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
E’ UNA SOCIETA’ PARTECIPATA AL 100% DAL MINISTERO MA NON SONO PREVISTI TAGLI…34 DIPENDENTI E 4 DIRIGENTI: L’AMMINISTRATORE DELEGATO E’ ANNALISA VESSELLA, CONSIGLIERA REGIONALE E MOGLIE DEL DEPUTATO PISACANE
Trentasei pratiche di finanziamento in sette anni. 
È questo il risultato del lavoro dell’Istituto per lo sviluppo Agroalimentare, società finanziaria partecipata al 100% dal ministero delle Politiche agricole. Difficile non catalogarlo tra gli enti inutili.
Eppure è sopravvissuto anche all’ultima sforbiciata del governo di Mario Monti.
Una resistenza difficile da giustificare in tempi di spending review per una mole di lavoro che potrebbe essere smaltita da un ufficio del ministero.
All’Isa, infatti, ci sono 34 dipendenti (4 dirigenti, 16 quadri e 13 impiegati) e per i loro stipendi, più quelli di 7 collaboratori a progetto e dei vertici dell’Istituto, lo Stato paga ogni anno 5 milioni e 721 mila euro.
Cioè una media di oltre 100 mila euro l’anno a compenso.
L’obiettivo della società , con un capitale di 300 milioni, è quello di promuovere lo sviluppo agroindustriale con prestiti a tassi vantaggiosi per le imprese che possono restituirli in 10 anni.
Una volta questo compito era svolto da Sviluppo Italia ma per volontà dell’allora ministro Gianni Alemanno poteri e soldi furono trasferiti sotto il controllo diretto del ministero di via Cristoforo Colombo.
Che però finanzia una media di 20 milioni l’anno a una platea evidentemente ristretta di fruitori.
“Le aziende che avrebbero bisogno di questo tipo di incentivi sono almeno 2500 — spiega il responsabile Agricoltura dell’Idv, Ignazio Messina — ma fonti interne all’istituto mi hanno confermato che quest’anno per ora gli interventi finanziati sono solo 3. Una situazione che grida vendetta”.
Agli agricoltori, quindi, i soldi non arrivano ma c’è chi invece grazie all’Isa ne guadagna molti.
Da luglio 2011 l’amministratore delegato della società è Annalisa Vessella, 140mila euro l’anno di stipendio base.
Compenso che va ad aggiungersi a quello di consigliere regionale della Campania (che porta nelle sue tasche altri 115mila euro).
Ma non si può notare un’altra coincidenza: la Vessella è moglie dell’onorevole Michele Pisacane, passato dall’Udeur di Clemente Mastella all’Udc di Pierferdinando Casini fino al Pid con Saverio Romano.
Proprio quel Romano — imputato per concorso esterno in associazione mafiosa — che a luglio scorso era ministro delle Politiche Agricole e che ha nominato amministratore delegato dell’Isa la Vessella.
Ruolo fino a quel momento coperto dallo stesso presidente dell’Istituto, Nicola Cecconato, commercialista in quota Lega.
Raggiungere l’amministratrice telefonicamente è stato impossibile.
Bocche cucite anche tra i funzionari che hanno rivelato alle telecamere di La7 di aver ricevuto un’e-mail che li obbligava al silenzio.
Ma il doppio stipendio della signora Vessella Pisacane non è l’unico a essere lievitato: nel 2011, prima del rinnovo estivo del Cda, il compenso spettante ai consiglieri uscenti dell’Isa ammontava a 25mila euro su base annua, tranne un’indennità aggiuntiva al presidente e all’amministratore delegato.
In base a un decreto legge del 2010 le indennità dei Cda delle società interamente pubbliche dovevano essere ridotte del 10%, in questo caso a 22.500 euro.
All’Isa è successo il contrario: l’assemblea ha “rideterminato i compensi su base annua prevedendo per i consiglieri uno stipendio da 80 mila euro”. Come se non bastasse, il Cda successivo ha attribuito a presidente e amministratore delegato indennità aggiuntive: 137.500 euro per il primo e 117.500 per la seconda “oltre al riconoscimento di un rimborso spese forfettario per alloggio ed auto pari a euro 55mila annui ciascuno”.
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume, denuncia, economia, la casta | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
TANTE IDEE PER RECUPERARE CREDIBILITA’: BERLUSCONI VUOLE CAMBIARE NOME, SIMBOLO E FARSI UNA PLASTICA FACCIALE…I CATTOLICI ORDINANO DUECENTO STATUE DI MADONNE PIANGENTI… DIBATTITO NELLA COMPONENTE BUDDISTA: IN COSA SI REINCARNERA’ CAPEZZONE?
Seicentootto dirigenti in cassa integrazione e almeno mille in mobilità . Prepensionamenti incentivati e molti licenziamenti.
E’ l’impietosa fotografia di una delle aziende di Silvio Berlusconi, il PdL, che attraversa una crisi profonda.
La ristrutturazione è ora una scelta obbligata, ma presenta alcune serie difficoltà .
Per esempio la scelta del nome per la nuova azienda.
“Ci vuole qualcosa di evocativo a cui non abbia pensato nessuno — dice un sondaggista dell’ufficio propaganda — che ne dite di A me gli occhi?”. Proposta bocciata in serata da Berlusconi in persona: “Come sapete, non sono gli occhi che mi interessano”.
“L’idea non era male — dice un depresso Bonaiuti — ma abbiamo detto che vogliamo cose nuove, e dopo vent’anni di un partito guidato da un comico non credo che un mago risolverà il problema”.
Intanto, nelle riunioni dei dirigenti emergono varie spaccature.
Gasparri, La Russa e Santanchè: invadere la Polonia.
Più riflessiva la componente Alfano, che punta a unire i moderati.
Perplesso Cicchitto: “Una volta che abbiamo unito i moderati bisogna decidere cosa fare: fucilarli? Mandarli al confino? Oppure avvelenarli con un finto suicidio di massa?”.
Secondo indiscrezioni, Berlusconi starebbe pensando a un nuovo nome “Pulizia Italia”, ma l’ala creativa del partito storce il naso “E poi come ci chiameranno, puliziotti? E le nostre deputate cosa saranno, le donne della Pulizia?”.
Tramonta intanto la candidatura Gerry Scotti, anche perchè in tempi di crisi chiamare un nuovo partito “Il milionario” potrebbe destare sospetti.
Si valuta invece l’idea delle primarie, che si terranno in diretta su Canale 5, presentate da Maria De Filippi: titolo provvisorio Amici d’Italia.
Ma nel partito serpeggia comunque molta preoccupazione.
Si dice che Berlusconi voglia punire severamente i dirigenti e questo genera risentimenti e proteste. “Dica quello che vuole ma io non mi vestirò da Ronaldinho con le chiappe di fuori”, tuona Denis Verdini.
Più possibilista Maurizio Lupi: “Noi cattolici del PdL conosciamo il sacrificio, ma preferirei vestirmi da suora”.
Alessandro Robecchi
(da “Il Misfatto”)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
NELLA LISTA DEI PAPABILI ANCHE STRACQUADANIO, QUALCHE ROTTAMATORE E SGARBI
Una nemesi disperata e un po’ malinconica, per il solingo Cavaliere non più premier e
retrocesso ad ambiguo allenatore nel pallone del Pdl e delle liste civiche movimentiste.
Ossia copiare la sinistra per sopravvivere.
Non solo per le “primarie nel Pdl” che campeggiavano a caratteri cubitali sul “Giornale” di Alessandro Sallusti (poco amato ultimamente da Palazzo Grazioli), agganciate a un solenne: “La svolta di Berlusconi”.
Vaticina Gianfranco Rotondi, ex ministro: “Faremo le primarie aperte come il Pd. Cioè vota il primo che passa. Io appoggerò Alfano che è un democristiano come me, ma stimo anche la Santanchè che è stata un mio sottosegretario”.
All’Attuazione del programma, per la precisione.
Copiare la sinistra non solo per le primarie, dicevamo.
Ma anche per l’ossessione dell’unità , aggravata dal progressivo spavento per i sondaggi.
Ecco che cosa scrive il Mattinale di B., che dà la Linea a parlamentari ed esponenti di partito: “Preziosa e irrinunciabile è l’unità del partito. Bisogna ricordare che il vecchio Pci è riuscito a superare la crisi del comunismo, tangentopoli, le cocenti sconfitte subite ad opera di Berlusconi, il sostegno all’attuale governo tecnico, proprio facendo ricorso all’unità del partito. Anche il Pdl può sperare di uscire dalle attuali difficoltà se non smarrirà la bussola della propria unità ”.
Un esempio di contemporaneo centralismo democratico. Commovente.
E surreale, vista la grottesca cornice da Circo Barnum costruita all’ultimo ufficio di presidenza del Pdl.
Ai punti, seppur di pochissimo, ha vinto la nomenklatura-zavorra di Alfano (e Cicchitto, Gasparri, La Russa ecc.) contro le liste civiche similgrilline ma adesso l’attenzione è tutta spostata sulla novità delle primarie per scegliere il candidato-premier dell’ignoto centrodestra del futuro.
Per capirlo basta guardare Daniela Santanchè, campione di quel “marketing elettorale” coniato da Gaetano Quagliariello sul “Foglio”.
Fino all’altro ieri il tormentone erano le liste civiche dell’aspirante Marine Le Pen italica.
Da ieri, invece, la Santanchè è indicata come la competitor più pericolosa di Alfano alle primarie previste per settembre.
Il segretario del Pdl sarà infatti il candidato ufficiale del partito, sostenuto soprattutto dagli ex An di La Russa e Gasparri.
La “svolta” è stata salutata con spirito guerriero ed epico dal “Secolo d’Italia” di Marcello de Angelis, che da un po’ di giorni cullava il sogno di una nuova destra staccata dal Pdl: “Abbiamo oltrepassato le colonne d’Ercole. Itaca può attendere ancora un po’”. Itaca, appunto, era rifare An.
Da ieri c’è la retromarcia. Todos caballeros con il neoulisside Alfano versus la sirena Santanchè e chissà il “Giornale” di Omero-Sallusti come racconterà questa imperdibile Odissea.
A patto però che siano primarie vere ed aperte e non di apparato per celebrare nei gazebo l’investitura del segretario ritornato delfino a furor di oligarchia.
Questa condizione non vale solo per l’aspirante pasionaria nera (che continua a lavorare sul fronte delle civiche) ma anche per un altro ex falco berlusconiano che vuole candidarsi: Giorgio Stracquadanio.
Dice: “Mi candido? Dipende dalle regole. Io e il mio gruppo ‘Altra Italia’ proporremo primarie all’americana, cioè aperte e sequenziali. Nel senso che si possono tenere regione per regione e durare per cinque mesi. Infine si celebra la convention nazionale. Questo Circo Barnum sarebbe la campagna elettorale ideale per le politiche. Se invece saranno primarie di partito non mi interessano. Una partecipazione del genere serve solo a intestarsi una minoranza negoziale” .
In via dell’Umiltà , però, la sensazione è che si vada proprio a primarie doppiamente aperte.
Aperte alla coalizione. Aperte a tutti.
Lo schema di Alfano punta a mettere spalle al muro il tatticismo moderato di Casini e Montezemolo e a stanare la Lega di Maroni.
Se poi il disegno riuscirà , questa è un’altra storia.
Per il momento la griglia dei candidati alle primarie prevede Alfano, la Santanchè, Stracquadanio, qualche rottamatore alla Renzi, forse Sgarbi (sempre in cerca di visibilità ).
Renata Polverini, governatore del Lazio, ha annunciato invece che non ci sarà .
Un autorevole parlamentare vicino al Capo azzarda una “sorpresa impensabile” che potrebbe ridare entusiasmo allo stesso Cavaliere.
Perchè questo è il vero problema della destra oggi, carente del carisma e dei voti di un Berlusconi ormai al tramonto una volta per tutte.
Spiega un attento deputato che ha partecipato all’ufficio di presidenza: “Il presidente non ha voglia, questo è sempre più evidente. A meno che le primarie non producano una novità ”.
Appunto.
Nel frattempo l’ossessione comunista per l’unità del partito è il nuovo imperativo insieme con le primarie copiate dal centrosinistra.
Che nemesi per il berlusconismo.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: PdL, Politica | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
SEGNALATI DALL’AGENZIA BNL DI PALAZZO MADAMA A BANKITALIA…. CI SAREBBERO ANOMALIE ANCHE SUI FONDI PUBBLICI DI LEGA E UDC
Segui quel che fa l’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi e troverai un tesoro.
Anzi, più che un tesoro, una nuova ipotesi di riciclaggio di denaro. Pubblico.
Già , perchè l’agenzia della Bnl del Senato ha segnalato all’unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia una serie di operazioni “sospette” che sarebbero state fatte attraverso una decina di conti correnti, variamente titolati, proprio da Luigi Lusi. La ricostruzione dei movimenti di denaro, però, ha scoperchiato un ennesimo vaso di Pandora, ovvero il modo — talvolta molto disinvolto — con cui i capigruppo e i tesorieri di vari partiti gestirebbero i cosiddetti “fondi dei gruppi parlamentari”, 40 milioni di euro di denaro pubblico che finisce nelle casse dei partiti e che non sempre viene speso per ragioni di attività politica.
Nel mirino del Nucleo speciale di polizia tributaria della Finanza e della Dia ci sarebbero anche una serie di operazioni compiute dai gruppi del Senato di Lega e Udc, ma le indagini sono in pieno svolgimento e chissà che a questi non possa aggiungersi qualche altro partito di qui a breve.
Intanto, la lente delle Fiamme Gialle ha ricostruito l’ennesimo reticolo di affari non chiari che faceva capo a Lusi, unico gestore dei conti intitolati anche ai “terremotati dell’Abruzzo”, piuttosto che a “Uniti nell’Ulivo per l’Europa”.
Chiaramente, si tratta di un filone di indagine tributaria che nulla ha a che vedere con quanto già emerso a carico di Lusi e su cui è stato richiesto l’arresto da parte della Procura di Roma, misura cautelare che dovrà essere votata la prossima settimana (martedì 12) dalla Giunta per le immunità di Palazzo Madama.
Però, a questo punto è chiaro che il fascicolo su Lusi è destinato inevitabilmente ad appesantirsi.
Eppure, è stato scoperto tutto per caso, il 3 febbraio scorso, quando un funzionario della Bnl del Senato ha voluto vederci chiaro su un assegno di mille euro firmato da Lusi ed intestato a un altro funzionario della stessa banca.
L’assegno è stato oggetto di un’inchiesta interna alla filiale dove è stato scoperto che Lusi aveva a libro paga il funzionario della banca, ma che questo stesso funzionario svolgeva attività simili anche verso altri senatori che avrebbero a loro volta aiutato il figlio del responsabile dei servizi Clientela dell’agenzia ad essere assunto da una società , “Milano 90”, ritrovata persino tra i beneficiari dei bonifici firmati la Lusi.
A chi indaga, è apparso chiaro che molta dell’attività illecita svolta da Lusi con i soldi della Margherita è stata quindi possibile grazie ai rapporti con i funzionari dell’agenzia bancaria interna al Senato che, ovviamente, nel frattempo sono stati tutti rimossi.
D’altra parte, Lusi risulterebbe procuratore di oltre dieci conti correnti (a quanto viene riferito da alcuni senatori della Giunta delle Immunità ) dove non mancavano quelli intestati alla famiglia, alla moglie Giovanna Petricone, ma anche al fratello Antonino Lusi e alla figlia Sara. Su uno di quelli del fratello Antonino, a quanto riportato anche da alcuni senatori agli organi di stampa, sarebbero poi state rilevate alcune operazioni anomale, ovvero 39 bonifici “a credito” per complessivi 535 mila euro; 20 giro-conti e due bonifici “a debito” per un totale di 546 mila euro.
Nel triennio 2009-2011 Lusi ha emesso assegni per 5 milioni e 740 mila euro, bonifici per 25 milioni e 467 mila euro, incassato contante per 893 mila euro .
Alla moglie sarebbero finiti, poi, un milione 169 mila euro.
Per non parlare delle società , dove i beneficiari sono molti ma in particolare la società TTT Unipersonale, di Luigi Lusi, con 6 milioni 760 mila euro, il quotidiano della Margherita, ora del Pd, Europa, con 2 milioni 357 mila, la società Milano 90 con 2 milioni e 142 mila euro, la fondazione Centro per un futuro sostenibile di Francesco Rutelli, che ha incassato poco più di un milione di euro.
L’indagine continua, soprattutto sul fronte degli altri partiti che avrebbero utilizzato per motivi diversi dall’attività politica (anche cene conviviali con ospiti illustri) i soldi dei gruppi.
Pare che gli ultimi accertamenti puntino sul gruppo del Carroccio e sui senatori Piergiorgio Stiffoni, Rosi Mauro e Roberto Calderoli.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: denuncia, la casta, Parlamento | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
VOLTAGABBANA E VOLTAMUTANDE… DAGLI ANTE MARCIA AI RETROMARCIA, L’ITALIA E’ PIENA DI MILLANTATORI
Marco Travaglio raccontava qualche giorno fa degli ‘antemarcia’ cioè, flaianamente
parlando, degli specialisti nel salire, all’ultimo momento, sul carro del vincitore.
Fenomeno che da noi ha una lunghissima tradizione che risale alla nascita dell’Italia unitaria. Si cominciò col garibaldinismo. Se tutti quelli che dicevano di aver partecipato alla spedizione dei Mille l’avessero fatta, i Mille non sarebbero stati mille, ma qualche milione.
Si è continuato con gli ‘antemarcia’ propriamente detti, i fascisti che millantavano di aver partecipato alla ‘Marcia su Roma’.
Il 25 aprile 1945 si assistette al miracolo gaudioso: gli italiani da tutti fascisti, o quasi, che erano stati, erano diventati, in un sol giorno, tutti antifascisti.
Arturo Tofanelli, il fondatore di “Tempo illustrato”, il primo rotocalco italiano, mi raccontò che quel giorno stava tornando in treno da Torino a Milano.
Affacciato al finestrino vedeva brillare, a centinaia, dei cerchietti ma, a causa del riflesso, non capiva cosa fossero.
A una sosta del treno ne raccolse uno: era il distintivo del Pnf di cui gli italiani si stavano sbarazzando.
I ‘retromarcia’ sono una variante degli ‘antemarcia’.
È gente troppo pubblicamente compromessa con l’antico regime per poter salire subito sul carro del vincitore.
Hanno bisogno di fare prima un po’ di retromarcia che consiste nello sparare sul Capo che hanno caninamente servito per anni, ricavandone ogni sorta di prebende.
Martelli adversus Craxi. Adesso è l’ora di Berlusconi.
Il 23 maggio ho aperto il Corriere e ho letto questa dichiarazione: “Il Cavaliere è un leader finito”. Di chi era? Di Di Pietro, di Vendola o almeno di Bersani? Era di Marcello Pera. Berlusconi sarà anche un uomo finito, ma Pera non è mai esistito.
Presidente del Senato dal 2001 al 2006 di lui si ricorda solo una memorabile confessione: “In casa mi piace stare in mutande” (davanti a Berlusconi invece se le calava).
Pera fa parte di quel gruppo di ‘professori’, si fa per dire, di cui il Cavaliere, ignorante come una scarpa, amò circondarsi all’inizio della sua avventura politica (sbagliando perchè gli intellettuali sono i più infìdi, i primi a lasciare la nave che affonda e non per nulla Bossi non ne ha mai voluto sapere).
Nelle riunioni di Forza Italia poi Pdl, i ‘professori’ si distinguevano più degli altri, ed è tutto dire, negli applausi scroscianti a ogni cazzata che diceva il Capo.
La cosa era talmente bulgara che una volta che Saverio Vertone si dimenticò di battere le mani fu preso da Berlusconi letteralmente per le orecchie, che divennero rosse di vergogna. Adesso è la volta di Schifani, un’altra ameba: “Il governo di Berlusconi è caduto per gli errori del Pdl”. Ho l’impressione che fra poco dovremo cominciare a difendere il nano di Arcore. Perchè Berlusconi è quello che è, ma in quello che fa ci mette tutta la sua enorme energia. Alla fine degli anni 80 lo intervistai ad Arcore sul calcio (Fu una cosa divertente. A un certo punto il Berlusca si indispettì per le mie domande e pretendeva di farsele lui — come dopo la sua ‘discesa in campo’ sarebbe regolarmente avvenuto. Gli risposi: “Presidente, le domande spettano a me, a lei le risposte”).
Comunque in quell’intervista mi raccontò che quando, ragazzo, aveva messo su, con Confalonieri e altri amici di gioventù, una squadretta di calcio, era lui, alle nove di mattina, a tracciare col gesso le linee del campo, dell’area di rigore, di quella del portiere, eccetera.
Gli altri, per questi lavori di bassa manovalanza, se la squagliavano.
Credo fosse sincero. Berlusconi è quello che è.
Ma i Pera, gli Schifani, i Cicchitto, i Bonaiuti e gli infiniti altri sono dei saprofiti, dei parassiti, delle zecche che gli hanno succhiato il sangue.
E se Berlusconi può fare, o aver fatto paura, questi fanno solo schifo.
Massimo Fini
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume, denuncia | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
UNO STUDIO DELLA UIL PER UN APPARTAMENTO MEDIO DI 90 MQ… MENO CARE SAVONA E LA SPEZIA…PRESI D’ASSALTO I CAF
Trecento euro per la prima casa; mille e cento per la seconda casa.
E’ la media che ogni famiglia genovese dovrà pagare per la casa in un anno. L’ufficio studio della Uil ha preso in esame un appartamento di 5 vani, più o meno distribuito su una superficie di 90 metri quadrati e ad esso ha applicato una rendita catastale a metà tra quella per appartamenti di categoria A3 e quelli di categoria A2.
Ha tenuto conto pure delle detrazioni per i figli, dell’aggiornamento recente delle rendite catastali e delle aliquote al 5 per mille (10,6 per mille per la seconda casa) decise ieri dalla giunta di Tursi.
Alla fine ha tirato le somme.
Una famiglia che ha solo una casa pagherà in un anno, 295 euro; mentre per la seconda casa 1.092.
A Savona (aliquote 4 e 9 per mille): 158 per la prima casa, 1.000 per la seconda.
A La Spezia , stesse aliquote, 123, e 839 euro.
Secondo lo studio Uil, Genova è al settimo posto tra i 50 comuni presi in considerazione.
Roma spicca in vetta alla classifica: 639 euro il costo stimato per la prima casa; 1.880 per la seconda.
Poi Milano e Bologna che per la prima casa applicano una aliquota inferiore, 4 per mille, ma chiederanno un versamento Imu di poco più di 400 euro per la prima casa e di 1.700 per la seconda.
E poi Torino, Napoli e Pavia.
Presi d’assalto i Caf già impegnati nella compilazione dei 730.
Le date di pagamento restano per ora il 18 giugno per l’acconto della prima rata e il 17 dicembre per il conguaglio, ma esiste anche la possibilità di pagare l’Imu in tre rate a giugno, il 17 settembre e a dicembre.
Per rendere più veloce il pagamento dell’imposta agli sportelli delle Poste, l’azienda ha attivato sul sito www. poste. it una finestrella da cui è possibile compilare e scaricare il modello F24 da consegnare agli sportelli.
Oppure , dopo la registrazione sul sito, pagare online con addebito in conto corrente o con carta di credito.
Inoltre, sempre allo scopo di agevolare i cittadini, negli uffici postali più grandi, Poste Italiane metterà a disposizione uno sportello dedicato al pagamento dell’Imposta sugli immobili.
Bruno Persano
(da “la Repubblica”)
argomento: casa, economia | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
SOLCAVA A I MARI SENZA PAGARE UN EURO DI IMPOSTE DA SEI ANNI….LA GDF DI BUSTO ARSIZIO SI E’ “RIPRESA” LA BARCA TRASFORMATA IN BARCA DI LUSSO
Girava con un’ex motovedetta della Guardia di finanza trasformata in un lussuoso yacht,
ma non pagava le tasse dal 2006.
Un evasore totale è stato scoperto e denunciato dagli uomini delle fiamme gialle di Busto Arsizio che hanno stimato in oltre 1 milione di euro l’ammontare dei tributi non versati dall’imprenditore.
I finanzieri si sono così ripresi la “loro” imbarcazione, che è stata posta sotto sequestro.
Ma andiamo con ordine.
L’imprenditore, attivo nel settore della fabbricazione di articoli e materie plastiche, è finito sotto la lente della Gdf di Busto Arsizio, che lo hanno sottoposto ad un rigido controllo fiscale. I militari hanno riscontrato che l’uomo non ha presentato le dichiarazioni dei redditi ed Iva fin dal 2006, sottraendosi così al pagamento delle imposte negli ultimi sei anni.
Si parla di cifre importanti.
Le attività di ricostruzione del volume d’affari, particolarmente laboriose anche per la mancanza della contabilità e dei documenti di natura fiscale, hanno permesso alle fiamme gialle di accertare redditi occultati per circa 1,3 milioni di euro, nonchè imposte evase per oltre 1 milione di euro.
Inoltre, i militari hanno accertato che l’imprenditore aveva emesso almeno 1,2 milioni di euro di fatture false per operazioni inesistenti, a beneficio di sei società compiacenti, sempre attive settore della trasformazione delle materie plastiche.
Nel corso delle operazioni di verifica, gli uomini della Guardia di Finanza hanno scoperto ulteriori due società evasori totali, riconducibili allo stesso amministratore e, a garanzia dei debiti col fisco, hanno quindi sequestrato un’imbarcazione da diporto di 20 metri.
Non una barca qualsiasi, ma un natante che era stato messo all’asta proprio dalla Guardia di Finanza alcuni anni prima, poi acquistato dall’amministratore evasore che nel tempo lo ha sapientemente riparato, ristrutturato e dotato delle migliori strumentazioni di bordo, fino a renderlo un lussuoso yacht, con i proventi occultati al fisco.
La vecchia imbarcazione, classe “Meattini”, che pattugliava le coste con la livrea della Guardia di Finanza è quindi tornata allo Stato, pur con una diversa veste.
L’amministratore della società sottoposta al controllo fiscale e i legali rappresentati delle società utilizzatrici delle fatture false sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per distruzione ed occultamento dei documenti contabili, evasione e frode fiscale.
Alessandro Madron
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume, denuncia | Commenta »
Giugno 10th, 2012 Riccardo Fucile
LA VERSIONE DI MANCINO MOSTRA DISCREPANZE CON QUANTO HANNO INVECE DICHIARATO AI GIUDICI PALERMITANI GLI EX MINISTRI SCOTTI E MARTELLI
L’ultimo indagato nell’inchiesta sulla Trattativa tra Cosa Nostra e pezzi delle Stato è un membro di spicco delle istituzioni.
L’ex presidente del Senato Nicola Mancino è infatti accusato dalla procura di Palermo di aver rilasciato false dichiarazioni durante le sue audizioni davanti ai magistrati. “Emergono evidentemente delle contraddizioni nelle cose dette, dai diversi esponenti delle istituzioni sentiti: quindi qualcuno mente. Ora è compito della procura e del tribunale capire come sono andate veramente le cose” aveva detto perentorio il sostituto procuratore Nino Matteo subito dopo l’audizione di Mancino davanti la quarta sezione penale di Palermo durante il processo contro gli ex alti ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu.
Oggi proprio per Mancino è scattato l’avviso di garanzia per falsa testimonianza.
Ad inguaiare l’ex dirigente della Democrazia Cristiana sono state le varie discrepanze emerse durante i confronti con altri esponenti politici , come Vincenzo Scotti e Claudio Martelli, che come lui erano in carica nel periodo 1992 — 93, ovvero durante il governo guidato da Giuliano Amato. Mancino, Scotti e Martelli sono stati sentiti a più riprese dagli inquirenti palermitani ma i loro ricordi sulle dinamiche politiche dell’epoca sono apparsi in certi casi assolutamente inconciliabili.
La discrepanza più evidente è emersa in merito all’avvicendamento tra Scotti e lo stesso Mancino alla guida del Ministero dell’Interno il 28 giugno del 1992.
Scotti, sentito per l’ultima volta nei giorni scorsi dalla procura di Palermo, aveva raccontato come fosse all’epoca intenzionato a rimanere al Viminale anche nel nuovo governo Amato. All’improvviso però erano sorte delle complicazioni riguardo alla sua riconferma. Complicazioni che avevano portato alla sua nomina al vertice del ministero degli Esteri e alla conseguente designazione di Mancino come ministro degli Interni.
“Sono andato a letto credendo di essere nominato il giorno dopo ministro dell’Interno e invece mi sono svegliato Ministro degli Esteri” aveva raccontato Scotti ai magistrati palermitani.
Molto diversa invece la ricostruzione di Mancino.
Completamente diversa in effetti. “Chiamai Scotti per convincerlo ad accettare il ruolo di Ministro dell’Interno” ha detto l’ex presidente del Senato nella sua deposizione al processo Mori, raccontando anche che fu lo stesso Scotti “a non volere più ricoprire l’incarico di ministro, dato che nella Democrazia cristiana avevamo deciso che chi entrava nel governo doveva dimettersi da deputato”.
I magistrati palermitani hanno registrato gravi differenze anche nel confronto tra Mancino e l’allora guardasigilli Claudio Martelli.
L’ex numero due di Bettino Craxi ha raccontato agl’inquirenti di un suo incontro con Mancino nel luglio del 1992, in cui si sarebbe lamentato per le attività non autorizzate dei Ros. Secondo la procura palermitana proprio in quei giorni il capo dei Ros Mario Mori e il suo braccio destro Giuseppe De Donno (entrambi indagati nella trattativa) incontravano in segreto don Vito Ciancimino.
Mancino però ha negato nettamente che quei colloqui tra il Ros e Ciancimino siano stati oggetti di discussione con Martelli: “Abbiamo parlato di altro e in particolare dell’opportunità di lavorare in sintonia”.
Un altro nodo da sciogliere per l’ex ministro dell’Interno è rappresentato anche dall’incontro che avrebbe avuto con Paolo Borsellino il primo luglio del 1992, il giorno del suo insediamento al Viminale.
Prima di una parziale ammissione durante le deposizione al processo Mori, Mancino aveva negato a più riprese l’incontro con Borsellino, arrivando a sostenere di non ricordare di aver stretto o meno la mano al giudice che sarebbe poi stato assassinato in via d’Amelio il 19 luglio seguente.
Dopo la notizia dell’indagine a suo carico per falsa testimonianza Mancino, che è stato di recente anche vice presidente del Csm, ha reagito con tranquillità “Non mi sorprende la notizia della mia iscrizione nel registro degli indagati. Il teorema che lo Stato, e non pezzi o uomini dello Stato, abbia trattato con la mafia è vecchio di almeno venti anni, ma non c’è ancora straccio di prova che possa confortarlo di solidi argomenti. Per quanto mi riguarda, sono stato ministro dell’Interno e ho difeso lo Stato dagli attacchi della mafia, che ho combattuto con fermezza e determinazione”.
Giuseppe Pipitone
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: governo, mafia | Commenta »