Gennaio 3rd, 2013 Riccardo Fucile
SI INIZIA CON TESTIMONI, SI DIVENTA ARTEFICI, SI PUO’ ARRIVARE A DIVENTARE ALFIERI E PORTABANDIERA: QUESTA LA TRAFILA PER DIVENTARE “PALADINO” DI MONTI
Neanche Grillo ha fatto mai qualcosa del genere!”.
Nel quartier generale della lista civica per Mario Monti, l’euforia è alle stelle.
Dicono che in due giorni 12mila persone hanno cliccato su peragendamonti.it, che ci sono già 200 proposte, 300 commenti e 600 voti.
E la campagna elettorale su Internet è appena cominciata.
A Grillo non è venuto in mente, a Berlusconi invece sì. Ma i suoi ‘promotori della libertà ‘, il salto di carriera potevano farlo solo a campagna elettorale finita.
Qui invece la corsa parte da lontano.
Si inizia come “Testimoni“, si diventa “Artefici“, si può arrivare a diventare “Alfieri” e perfino “Portabandiera“.
È questa la trafila per diventare paladino della “montietà ”: da uomo senza bocca e con le mani legate “stufo di stare a guardare” fino alla salita in politica: “Libera le tue energie”.
Funziona così.
Chi vuole contribuire alla nascita della ‘Terza Repubblica’ si iscrive al sito: nome, cognome, e-mail.
Basta questo per diventare un “Testimone”, che potrà votare e commentare le proposte altrui.
L’obiettivo però è partecipare o, come dicono loro, “metterci le mani e la testa”.
Si fa in fretta: alla prima proposta si è già “Artefice”.
Se poi quella proposta la leggono in 200 e viene votata da 50, l’insegna cambia: “Alfiere”.
Giusto per impratichirsi con le questioni future, anche fondare un gruppo e trovare 20 persone vale lo stesso titolo. Come alla Camera.
Tanti piccoli capigruppo crescono: gli “Alfieri” hanno già il potere di “organizzare eventi e incontri sul territorio”. Per adesso, a spese loro.
Ma quelli sono solo incontri informali. Gli eventi ufficiali possono intestarseli solo i “Portabandiera”.
E per diventarlo, bisogna che la propria proposta venga letta da almeno 500 persone e votata da 251. Se si fonda un gruppo servono 100 adesioni. Se si fa un incontro devo partecipare almeno in 200.
Dietro la campagna ci sono Stefano Ceci, Andrea Romano e Carlo Toscan, tutti e tre della montezemoliana Italia Futura.
Hanno registrato tutte le declinazioni possibili dell’agenda del professore (a parte il più semplice agendamonti.it, che si è aggiudicato Aldo Torchiaro, portavoce di Oscar Giannino e di “Fermare il declino”).
E mentre il sito ufficiale del premier (www.agenda-monti.it  by Betty Olivi) funziona come vetrina, piuttosto scarna, dei discorsi di super Mario, qui l’interazione è al primo punto.
Via Twitter Monti ha avvertito i giornalisti della conferenza stampa in cui ha annunciato la candidatura. Con questo nuovo sito comincia ad assemblare la rete che potrebbe riportarlo a palazzo Chigi.
Prima però, i paladini della montietà devono vedersela con la raccolta firme per presentare liste alla Camera.
Ne servono solo 30mila ma il tempo è pochissimo. Per questo su puoicontarci.org sono partite le “pre-firme”: si dà la propria disponibilità a firmare e poi si viene avvertiti su dov’è il banchetto più vicino.
Monti nel frattempo si allena a a fare il candidato.
Stamattina è ospite di Radio anch’io, ieri invece ha diffuso i dati dell’analisi di un anno di governo: dallo spread ai tagli ai costi della politica, tutto quello che i tecnici hanno fatto o avrebbero voluto fare se non ci fosse stata la politica a mettersi di traverso.
Ma ormai il muro è saltato.
E Monti è nel mirino come gli altri. “Ha trasformato l’ufficio stampa di palazzo Chigi nell’ufficio propaganda della sua campagna elettorale”, lo accusa la Pdl Annamaria Bernini.
Paola Zanca
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 3rd, 2013 Riccardo Fucile
SI CHIAMA PINI E A SORPRESA HA SBARAGLIATO GLI AVVERSARI ALLE PRIMARIE… “VENGO DAL MONDO DEL PRECARIATO, HO FATTO ANCHE LA CAMERIERA”
“Ho appena terminato uno stage non retribuito e ora sto per prendere la seconda
laurea. Finora ho fatto solo lavoretti, non pagati o in nero, sai come funziona per noi giovani. Ho fatto anche la cameriera”.
La foto su Facebook e la voce al telefono sembrano quelle di una liceale, eppure Giuditta Pini di Modena, 28 anni, fra poche settimane la dovremo chiamare Onorevole, visti i suoi oltre 7 mila voti alle parlamentarie del Partito democratico.
Quello a Montecitorio sarà il suo primo vero lavoro, visto che finora, nonostante sia già dottoressa in Mediazione culturale, non è mai stata assunta da nessuno, proprio come milioni di giovani suoi coetanei.
“Riformare a fondo la legge 30 (la legge Biagi, ndr) sul mercato del lavoro sarà una delle mie prime battaglie in Parlamento”.
Col suo risultato ha messo fuori molti big del partito a Modena. Se lo aspettava?
“Siamo ancora un po’ rintronati, ma molto soddisfatti. Non ce lo aspettavamo”.
Lei è segretaria provinciale dei Giovani Democratici e alle primarie di novembre ha appoggiato Pierluigi Bersani. Che cosa pensa di Matteo Renzi?
“Io credo che questo risultato dei Giovani democratici (otto di noi andranno in Parlamento), sia dovuto al dibattito nato durante queste primarie: sia Renzi sia Bersani hanno portato avanti il tema del rinnovamento”.
Una sua opinione su Massimo D’Alema e Rosi Bindi.
“D’Alema è stato di parola e ha fatto benissimo a fare un passo indietro e a mettersi a disposizione del partito. Anche Bindi si è messa in discussione facendosi votare alle primarie. Sono stati coerenti e non è cosa da poco di questi tempi”.
E il Movimento 5 stelle? Del resto loro rappresentano davvero un rinnovamento totale.
“I grillini hanno avuto la capacità , attraverso internet e le assemblee aperte, di riattivare il civismo che in molti casi si era perso. Tuttavia nel nostro territorio dove noi Giovani democratici eravamo presenti, non hanno attecchito. Molti elettori di Beppe Grillo, nonostante ciò che lui dice, sono di sinistra e quindi hanno semplicemente necessità di vedere partecipazione, di sentirsi ascoltati e di poter proporre, all’interno di un progetto. E dove il Pd fa questo, aprendo i circoli, organizzando assemblee, discutendo e risolvendo problemi, il risultato è stato notevole ””
A parte la carica di segretario provinciale e un passato nell’Onda studentesca, lei ha mai ricoperto una carica amministrativa?
“No. Non ho alcuna esperienza amministrativa”.
E non ha paura di non essere all’altezza del futuro seggio? Del resto scorrendo la sua pagina Facebook tra i suoi idoli ci sono personaggi del calibro di Nilde Iotti, Enrico Berlinguer.
“Abbiamo deciso di correre alle primarie proprio per questo. C’è bisogno di persone preparate e di persone che invece hanno un nuovo sguardo. Dentro un partito si hanno entrambe le cose. Nel Pd ci sono persone di altissimo livello in tutti gli ambiti che ti possono dare una mano e, d’altro canto, io posso portare una visione che loro non hanno. L’esperienza da sola non basta, proprio come la freschezza”.
C’è un parlamentare a cui lei ‘si affiderà ‘ per un consiglio, una parola d’aiuto, una volta a Montecitorio?
“Ci saranno Matteo Orfini e Stefano Fassina, che conosco perchè spesso li abbiamo invitati a Modena. Io vengo da quell’area lì, Rifare l’Italia, detti anche ‘Giovani Turchi’”.
Oltre alla legge 30 che cosa farà una volta approdata alla Camera dei deputati?
“Voglio che rimangano accese le luci sulle zone terremotate della mia provincia. Poi lotterò per i diritti civili: quello per decidere del proprio fine vita, il diritto per le coppie di fatto. Se uno non si sente tutelato nei propri diritti, non può neppure sentirsi libero e neppure cittadino. Per questo c’è il distacco tra la gente e la Casta”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 3rd, 2013 Riccardo Fucile
NESSUN VERTICE IN PROGRAMMA: DOPO TANTI ULTIMATUM, MARONI ORA ASPETTA LA CALZA DELLA BEFANA
Mancano dieci giorni alla presentazione delle liste e Pdl e Lega sono d’accordo su nulla. Nemmeno su Giorgio Gaber, tanto per capirci.
«Un gran lombardo», twitta Roberto Maroni, a dieci anni dalla morte.
Ma Silvio Berlusconi che pure volle Ombretta Colli al vertice del partito in Lombardia, si beccò da Gaber una di quelle frasi che lasciano il segno: «Non temo Berlusconi in sè, lo temo in me».
Ecco, Pdl e Lega sono ancora lì a guardarsi in cagnesco, mostrando i muscoli a parole ma temendo che il mancato accordo elettorale possa essere disastroso a Roma come in Lombardia.
In agenda non ci sono incontri previsti per accorciare le distanze.
La Lega promette di sciogliere le sue riserve dopo l’Epifania.
Ma intanto spinge perchè a Roma il candidato premier sia il sindaco di Verona Flavio Tosi e al Pirellone in Lombardia ci vada Roberto Maroni.
Matteo Salvini, segretario del movimento sotto il Duomo insiste: «Con Maroni governatore ridurremo le tasse regionali a cominciare dai ticket sanitari nei primi sei mesi. Ma per farlo il 75% delle tasse deve rimanere qui. Chiunque voglia sostenere Maroni dovrà sottoscrivere questo impegno».
Della serie, prendere o lasciare come twitta pure Maroni: «E’ un punto essenziale del programma della Lega».
Il Governatore della Campania Stefano Caldoro del Pdl è l’unico a replicare: «Quella proposta è uno spreco improduttivo. Si premi il più bravo e non il più ricco». Controreplica del Governatore del Veneto Luca Zaia: «È il Veneto che ha le tasche piene di pagare per chi spreca, per tutti gli sprechi che sono la rovina dell’Italia e che hanno prodotto come unico risultato di avere duemila miliardi di debito pubblico e il pagamento di 80 miliardi di interessi».
Alla fine le distanze rimangono chilometriche.
Pure sul discorso di fine anno del presidente Napolitano che al Pdl è piaciuto e a Roberto Maroni fa dire: «Angelino Alfano che critica Monti è lo stesso Alfano che elogia Napolitano che nel discorso di fine anno elogia Monti?».
Un’iperbole verbale quasi da niente, di fronte alle esternazioni di Silvio Berlusconi che nelle ultime 48 ore sui rapporti con la Lega dice tutto e il suo contrario: «Con la Lega non c’è un problema sul candidato premier», «Ho fiducia su una possibile alleanza con la Lega», «Se Lega va da sola cadranno Piemonte e Veneto», «Al Veneto ho chiesto di non staccare la spina», «Ceduto alla Lega posizione di privilegio» fino all’ultimatum secondo cui «o con la Lega c’è un accordo globale altrimenti non c’è alcuna ragione di sostenere un loro candidato in Lombardia».
Il sindaco di Verona Flavio Tosi gli risponde per le rime: «Gli italiani vogliono il cambiamento. Silvio Berlusconi, che tanto ha fatto di positivo in passato, oggi non rappresenta il cambiamento».
E il cambiamento sarebbe ovviamente Maroni, in politica da oltre venti anni…
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Gennaio 3rd, 2013 Riccardo Fucile
DA FASSINA A DAMIANO, SUCCESSO DEI “LABURISTI” CONTRARI ALL’AGENDA MONTI… MALE I RENZIANI
I risultati ufficiali delle primarie che hanno avuto luogo lo scorso weekend per
scegliere i prossimi candidati parlamentari del Pd saranno, con tutta probabilità , resi noti oggi.
Però nel partito si fanno già i bilanci del peso conquistato dalle diverse correnti.
Certo, tra chi ha avuto sufficienti consensi per partecipare alle Politiche di febbraio, ci sono tanti nomi nuovi che anche lo staff del Pd nazionale fa fatica a collocare.
Ma nessuno discute sul fatto che – non a sorpresa – la maggioranza di Pier Luigi Bersani abbia avuto la meglio, uscendo sostanzialmente rafforzata dalla consultazione. Così come viene dato per acquisito che l’ex principale rivale del segretario, il rottamatore Matteo Renzi, non è riuscito a conquistare molti posti nelle future liste: persino nella sua Toscana sfiora appena un quasi-pareggio, e a Roma si salvano in extremis Roberto Giachetti e Lorenza Bonaccorsi.
In Veneto poi, dove è stata eliminata la veterana Maria Pia Garavaglia e resta in bilico la bindiana di ferro Margherita Miotto, la corsa è finita 12 a 2 a favore dei bersaniani.
Ciò che invece potrebbe comportare una variazione degli equilibri interni è il «raccolto» fatto dalla sinistra pd, che trasforma Roma e Torino nelle nuove roccaforti di opposizione all’agenda Monti.
Nella capitale infatti stravince Stefano Fassina: il responsabile Economia e lavoro del Partito democratico ha accentrato su di sè 11.762 preferenze, il che equivale a oltre un quarto dei votanti.
E, con oltre la metà dei suoi voti, lo segue Ileana Argentin: «Lo straordinario consenso intorno alla mia candidatura – dichiara – è un importante riconoscimento che non sarebbe stato possibile senza un popolo, il nostro, che orgogliosamente rivendica i valori e la cultura di sinistra».
Per quanto riguarda il capoluogo piemontese, il vincitore è Cesare Damiano: le sue radici affondano nella Cgil e nella Fiom, è stato ministro del Lavoro con Romano Prodi e oggi è deputato uscente.
Anche se viene ormai dato per certo che Guglielmo Epifani farà parte del centinaio di candidati scelti da Bersani, che non hanno dovuto affrontare le primarie, Damiano è l’unico di provenienza Cgil ad avere riportato una forte affermazione: persino Paolo Nerozzi, parlamentare uscente e forte dell’endorsement della Cgil, è stato silurato a Bologna.
Che ha lasciato lontano dagli scranni anche l’ex veltroniano e poi montiano Salvatore Vassallo.
Mentre, per restare nell’ambito sindacale, l’ex leader della Cisl e deputato uscente Sergio D’Antoni ha incassato la bocciatura dell’elettorato siciliano e viene considerato altamente improbabile un suo eventuale recupero.
Alla crescita della sinistra corrisponde – anche se non in misura proporzionale – un calo dell’area di Dario Franceschini, componente e sostegno della maggioranza bersaniana ma con connotazione ex ppi.
Alcuni dei suoi imputano la cosa alle divisioni interne che hanno prodotto troppe candidature e al successo dei tanti nuovi giovani e donne che si sono presentati, facendo così salire il quorum.
Fatto sta che, pur avendo incassato buone posizioni in diverse città compresa Milano con Franco Mirabelli ed Emanuele Fiano, a Roma nessuno dei tre possibili candidati di quest’area ce l’ha fatta a entrare in lista.
E farà una gran fatica a rientrare in Parlamento anche la senatrice uscente Vittoria Franco.
Tra promossi e trombati, l’esito delle primarie viene comunque generalmente accolto senza contestazioni.
Fa eccezione la Sicilia, dove la parlamentare uscente e a rischio esclusione Alessandra Siragusa ha presentato ricorso al partito; e dove l’ex presidente dell’Antimafia regionale Lillo Speziale ha segnalato anomalie ai carabinieri durante il riconteggio delle schede.
Fra le curiosità , infine, a Pesaro è sì passato il segretario provinciale (e bersaniano) Marco Marchetti, ma è rimasto fuori Oriano Giovannelli, che è stato il tesoriere del Comitato Bersani delle primarie di novembre per la scelta del candidato di centrosinistra alla presidenza del Consiglio.
A Cesena, invece, ha stravinto il più giovane candidato pd d’Italia: Enzo Lattuca, che compirà 25 anni il mese prossimo.
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