Gennaio 23rd, 2013 Riccardo Fucile
LA SONDAGGISTA GLISLERI NON HA FATTO RILEVAZIONI: SI SA COSA PENSA LA GENTE COMUNE
Liste pulite: le ha varate il Pd con le primarie (il cui esito è stato in parte corretto dalla commissione di garanzia interna guidata da Luigi Berlinguer); le ha imposte Mario Monti affidando la mannaia al commissario Enrico Bondi (e ci è andato di mezzo anche l’incolpevole Enzo Carra); e, alla fine, le ha adottate anche Silvio Berlusconi convinto dai suoi consiglieri (e sembra anche dai sondaggi) che non c’era un’altra strada da percorrere.
«In realtà i sondaggi non c’entrano niente nella composizione delle liste – ha detto a Omnibus su La7 Alessandra Ghisleri, sondaggista di Euromedia Research molto ascoltata dal Cavaliere – anche se è vero che chiunque faccia rilevazioni sa una cosa. E cioè che l’80% degli intervistati chiede che i suoi rappresentanti politici siano persone per bene, sappiano rappresentare gli interessi degli elettori, abbiano quindi un contatto diretto con la realtà »
Ma quanto vale in termini percentuali nell’urna l’assenza di candidati discussi, inquisiti e imputati nelle liste?
Sui tavoli di Palazzo Grazioli negli ultimi giorni sono circolate alcune cifre che indicavano uno scarto del 2% dei voti in più per la lista del Pdl ripulita dai nomi di Dell’Utri, Cosentino, Papa, Scajola.
Oggi però, quando quella decisione sofferta è stata presa, nessuno vuole confermare quella previsione.
Tantomeno lo fa Ghisleri che addirittura non riconosce come sua quella stima
La controprova, tuttavia, arriverà con il prossimo report consegnato sulla scrivania di Berlusconi.
Si vedrà , dunque, se le liste pulite riusciranno a muovere verso l’alto il dato del Pdl accreditato la settimana scorsa tra il 19 e il 22 per cento: «Certo la candidature porteranno delle novità », ha osservato Ghisleri rispondendo a una domanda della conduttrice di Omnibus, Alessandra Sardoni.
E sarà da aggiornare anche il dato della Lega (5-7%) che comunque già è stato influenzato dalle recenti vicende giudiziarie sulle quote latte culminate con le perquisizioni nelle sedi del Carroccio
Tra i sondaggisti, solo Nicola Piepoli ritiene che la cacciata degli impresentabili dalle liste «non varrà molto in termini di voti»
Certo, insiste Piepoli, «a Berlusconi questa mossa porta un beneficio in termini di immagine che certo non guasta». Per Renato Mannheimer uno scarto dell’1-2% «può starci tutto» grazie all’adozione di liste pulite anche in casa Pdl.
Eppure il metodo della rilevazione delle opinioni – soprattutto in materia di candidati presentabili – prevede anche tempi più lunghi. Marco Bocconi – ex Metacomunicazioni ora battitore libero – dice che una rilevazione seria si può fare solo ora che si conosce, con le candidature, l’intera offerta politica dei partiti: «Stavamo aspettando di conoscere le scelte di Berlusconi sul tipo di ceto politico da inserire nelle liste»
Concorda Roberto Weber della Swg di Trieste: «La dinamica multifattoriale che ha determinato, fin qui, il crollo del Pdl rispetto ai dati delle politiche del 2008 passa anche attraverso l’erosione dovuta a un ceto politico impresentabile. Per esempio in Friuli Venezia Giulia – contrariamente a Lazio, Campania e Lombardia – i politici del Pdl non hanno fatto grandi danni da un punto di vista dell’immagine legata alla loro integrità e, dunque, hanno rallentato quell’erosione di voti». Bocconi però aggiunge che l’elettorato di centrodestra è «certamente presidenzialista»: vale a dire che «guarda soprattutto al leader senza curasi troppo dei dettagli». §
In ogni caso sarà interessante verificare in che misura, nel prosieguo della campagna elettorale, «Berlusconi insisterà sul concetto di liste pulite» in casa del Pdl.
Una riposta che invece i sondaggisti non riescono a mettere a fuoco è la perdita netta di voti subita da partiti che, cancellando dalle liste i candidati non immacolati, accettano il rischio di rinunciare a consistenti pacchetti di voti organizzati e clientelari.
Questo calcolo si potrà fare solo dopo il voto, analizzando i risultati nelle singole circoscrizioni.
Dino Martirano
(da “Corriere della Sera“)
argomento: elezioni | Commenta »
Gennaio 23rd, 2013 Riccardo Fucile
IL PRIMO SPIEGO’ COSI’ LA SUA SVOLTA: “SE NO, PER 10 GIORNI PERDEVO I SOLDI”
«Non sono Pietro Micca che gettò la stampella contro il nemico», scrisse l’«onorevole» Antonio
Razzi, scambiando l’eroe sabaudo del 1706 con Enrico Toti, per spiegare la sua scelta di tradire Di Pietro per Berlusconi.
«Io stò con gli italiani», tuonò sul suo sito Mimmo Scilipoti calcando la scelta con un bell’accento su «stò».
Somari, ma patrioti.
Non è questo il motivo, però, per cui dovevano essere esclusi dalle liste Pdl.
Men che meno per essere passati da una trincea all’altra.
Ciò che sconcerta è l’aria di riscossione dei trenta denari.
Tanto più dopo il modo con cui Razzi spiegò la sua scelta: «Io penso ai cazzi miei»
Il primo dei voltagabbana, rideva Francesco Cossiga, «fu san Paolo che prima di diventare santo era un persecutore di cristiani».
Per non dire di Martin Lutero, che prima di ribellarsi al Papa era un monaco agostiniano. O Winston Churchill, che entrò ai Comuni come conservatore e poi traslocò tra i liberali per tornare infine di nuovo tra i Tories.
O Gabriele D’Annunzio che eletto dalla destra si spostò a sinistra. E potremmo andare avanti con Amintore Fanfani, Davide Lajolo o Norberto Bobbio che da giovani fascisti diventarono democristiani e comunisti e azionisti o Lucio Colletti che da comunista finì forzista o Mario Melloni che da democristiano diventò comunista e s’impose come un genio dello sfottò elegante col nome di Fortebraccio.
Insomma, cambiare idea, piaccia o no ai guardiani della fedeltà cieca e assoluta alla prima casacca, è legittimo.
Maurizio Ferrara, il cuore sanguinante per la scelta di Giuliano di abbandonare il Pci per avviarsi sul percorso che lo avrebbe portato a destra, scrisse sul tema un sonetto bellissimo: «Quanno li fiji imboccheno la svorta / e pijeno ‘na via che t’è negata / puro si dentro ciai ‘na cortellata / è guera perza a piagne su la porta».
E a chi rinfacciava al figlio di avere tradito rispose a brutto muso: «Se Giuliano ha tradito, ha tradito qualcosa che doveva essere tradito».
Ma come lo stesso Giuliano Ferrara disse una volta, «occorre essere all’altezza del tradimento».
C’è modo e modo di vivere la svolta.
Come osservò Claudio Magris, «dipende dalla qualità della conversione: la Maddalena non disse mai parole contro le sue ex colleghe nè pretese di presiedere un’associazione di vergini».
Ed è lì che Scilipoti e Razzi, al di là del loro destino personale di cui ci importa un fico secco, sono un simbolo del mestierismo politico che non ha nulla a che fare con la sofferta nobiltà del cambiare opinione.
E avevano ragione, contestando la loro candidatura in Abruzzo, il governatore berlusconiano Giovanni Chiodi e tanti altri pidiellini schifati dalla scelta calata dall’alto.
E chi lo dimentica Mimmo Scilipoti mentre ospite a «Un giorno da pecora» strillava «portate una Bibbia, voglio giurare! Giuro davanti al popolo italiano che nessuno mai mi ha pagato!»?
O il congresso di fondazione del suo micro partitino con l’arrivo di una limousine bianca che traboccava di «ragazze in minigonna inguinale su tacco 13»?
O le sue sviolinate al Cavaliere che poco prima aveva attaccato come «un dittatore» e un lacchè della Libia, «Paese dove vige il regime dittatoriale e i diritti umani vengono annullati, proprio come sta succedendo in Italia»?
E vogliamo ricordare come il deputato Razzi, emigrato in Svizzera, eletto con l’Idv dopo una campagna tutta contro Berlusconi motivò il suo salto della quaglia fornendo con Scilipoti all’ex odiato Cavaliere i voti indispensabili a sopravvivere nel voto di sfiducia del 14 dicembre 2010?
Lo motivò così: «Io avevo già deciso da un mese prima. Mica avevo deciso, figurati, tre giorni prima».
«Ma come, tre giorni prima avevi detto male di Berlusconi!», gli ribattè il dipietrista Francesco Barbato.
E lui: «L’ho detto apposta. Avevo già deciso».
Perchè? Per non mettere a rischio il vitalizio se fosse finita subito la legislatura: «Io non avevo la pensione ancora. Dieci giorni mi mancavano. E per 10 giorni mi inculavano». «Ah, lì, il 14 dicembre…»
«Sì. Perchè se si votava il 28 marzo com’era in programma, io per 10 giorni non pigliavo la pensione. Hai capito? Io ho detto: chè, se c’ho 63 anni, giustamente, dove vado a lavorare io? In Italia non ho mai lavorato. Che lavoro vado a fare? Mi spiego? Io penso anche per i cazzi miei. Io ho pensato anche ai cazzi miei. Non me ne frega. Perchè Di Pietro pensa anche ai cazzi suoi… Mica pensa a me. Perciò fatti un po’ i cazzi tua e non rompere più i coglioni. E andiamo avanti. Così anche te ti manca un anno e poi entra il vitalizio. A te non ti pensa nessuno, te lo dico io, caro amico, te lo dico da amico, che questi, se ti possono inculare, ti inculano senza vaselina nemmeno».
Si sfogherà poi il cotonato gentiluomo, quando gli rinfacceranno la volgarità del linguaggio e del ragionamento, che quella confidenza l’aveva fatta senza sapere che Barbato lo filmava con una mini telecamera nascosta.
E che quella del collega era stata proprio una scorrettezza.
Vero: non fu un bel gesto filmare quel dialogo ed altri ancora, come quello di un ex leghista in trattativa: «Ormai è tutto una tariffa, qua. È solo tariffa»
«La tariffa tua quant’è?» «Al vostro buon cuore».
«No, no, la tariffa la devi fare tu» «Al vostro buon cuore…».
Resta il fatto che le candidature in Calabria e in Abruzzo di Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, il Bibì e il Bibò dei «Responsabili», dopo tutte le polemiche intorno alla «nobiltà del loro gesto» e alla «politica disinteressata» eccetera eccetera, sembrano studiate apposta per restituire ai cittadini, si fa per dire, la fiducia in certi partiti.
Quelli che in Parlamento, in altri tempi, strillavano contro «i puttani voltagabbana».
E torniamo alla solita domanda: chi lo eccita, il qualunquismo?
Gian Antonio Stella
(da “Corriere della Sera”)
argomento: Costume | Commenta »
Gennaio 23rd, 2013 Riccardo Fucile
RAPPORTO HUMAN RIGHTS WATCH: I BAMBINI NON ACCOMPAGNATI E I RICHIEDENTI ASILO NON DEVONO ESSERE RISPEDITI AL MITTENTE
L’Italia rimanda sommariamente indietro i bambini migranti non accompagnati e i richiedenti asilo adulti verso la Grecia, dove essi si trovano ad affrontare un sistema di asilo che non funziona e condizioni detentive inumane, afferma Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato oggi.
Migranti scoperti dopo avere viaggiato clandestinamente sui traghetti che arrivano dalla Grecia, fra cui bambini appena tredicenni, sono stati rispediti indietro dalle autorità italiane nel giro di poche ore senza che ne vengano presi in adeguata considerazione i particolari bisogni in qualità di bambini o di richiedenti asilo.
Il rapporto di 45 pagine “Restituiti al mittente: Le riconsegne sommarie dall’Italia alla Grecia dei minori stranieri non accompagnati e degli adulti richiedenti asilo” documenta la mancanza di screening appropriati a identificare le persone bisognose di protezione nelle procedure della Polizia di frontiera italiana nei porti adriatici di Ancona, Bari, Brindisi, Venezia, in violazione degli obblighi giuridici dell’Italia. Human Rights Watch ha condotto interviste con 29 bambini e adulti che dai porti italiani sono stati rispediti sommariamente verso la Grecia, 20 dei quali nel 2012.
Quei viaggi nascosti sotto i camion.
“Ogni anno centinaia di persone rischiano la morte o menomazioni nascondendosi sotto camion e macchine imbarcate sui traghetti che attraversano l’Adriatico”, ha detto Judith Sunderland, ricercatrice senior per l’Europa occidentale di Human Rights Watch.
“Troppo spesso l’Italia li rispedisce immediatamente verso la Grecia, ignorando le condizioni spaventose che i migranti incontreranno là “.
Affidati ai capitani dei traghetti commerciali, adulti e anche bambini vengono detenuti in celle improvvisate o nelle sale macchine delle navi durante il viaggio di ritorno in Grecia, a volte senza ricevere cibo decente.
Gli abusi delle forze dell’ordine.
Una volta ritornati in Grecia, i bambini migranti non accompagnati e i richiedenti asilo, come tutti i migranti, sono esposti agli abusi delle forze dell’ordine, a condizioni di detenzione degradanti, e a un ambiente ostile pervaso di violenza xenophoba, afferma Human Rights Watch.
Ali M., un ragazzo afgano che aveva 15 anni quando è stato rispedito dall’Italia al porto greco di Igoumenitsa nel marzo 2012, ha raccontato che la polizia greca lo ha portato in un luogo di detenzione nei pressi del porto dove lo ha tenuto rinchiuso in condizioni squallide senza cibo decente per oltre due settimane insieme ad adulti sconosciuti.
Senza tutele e rimpatri indiscriminati.
Le leggi italiane e internazionali proibiscono l’allontanamento dei bambini migranti non accompagnati a meno che si determini che sia nel loro migliore interesse. Ciononostante, Human Rights Watch ha incontrato 13 bambini di età comprese fra 13 e 17 anni che sono stati rimpatriati sommariamente verso la Grecia.
A nessuno di loro era stato concesso un tutore o l’assistenza dei servizi sociali, come invece previsto dalle leggi italiane e internazionali.
Sebbene la politica ufficiale del governo italiano sia di concedere il beneficio del dubbio a chi affermi di essere un minore non accompagnato, la ricerca di Human Rights Watch indica che tale politica non viene sempre applicata.
Solo uno dei ragazzi intervistati da Human Rights Watch ha detto che era stato sottoposto a una qualche forma di procedura di determinazione dell’età , che nel suo caso si era limitata a una radiografia del polso.
Ali M., per esempio, è stato rimpatriato senza che ne venisse determinata l’età : “ho detto loro che avevo 15 anni, non mi hanno ascoltato. Mi hanno messo in biglietteria e poi sulla nave”.
Sono soprattutto ragazzi afgani.
Le migliori pratiche di determinazione dell’età sono multidisciplinari, e richiedono che qualsiasi esame medico eseguito sia non-invasivo, afferma Human Rights Watch. L’assegnazione a un tutore o all’assistenza dei servizi sociali o le pratiche di determinazione dell’età possono avvenire solo qualora i bambini vengano effettivamente accolti nel Paese.
“La maggior parte di quelli che abbiamo incontrato sono ragazzi afgani in fuga dai pericoli, dal conflitto, dalla povertà “, ha dichiarato Alice Farmer, ricercatrice sui diritti dei bambini di Human Rights Watch.
“L’Italia deve comportarsi responsabilmente verso questi bambini e garantirgli tutele adeguate, a cui hanno diritto”.
Almeno il diritto di fare domanda d’asilo. Anche le riconsegne sommarie dall’Italia alla Grecia dei migranti adulti senza dargli la possibilità di richiedere asilo violano le leggi italiane e internazionali, afferma Human Rights Watch.
L’Italia ha senza dubbio il diritto di applicare le proprie leggi sull’immigrazione ma ai richiedenti asilo si deve concedere di potere esercitare il loro diritto di avanzare domanda di asilo, e nessuno dei respinti deve essere messo in condizioni dove possa subire abusi.
Le scelte di Italia e Grecia condannate dall’UE.
Prove schiaccianti dei problemi cronici del sistema di asilo e delle condizioni nei luoghi di detenzione in Grecia hanno portato a sentenze storiche delle corti europei per ostacolarele riconsegne a quel Paese eseguite in base al regolamento Dublino II, che in generale prevede che ogni domanda di asilo venga esaminata dal primo Paese di ingresso nell’Unione Europea.
Numerosi Paesi dell’UE hanno conseguentemente sospeso i ritorni verso la Grecia. L’Italia non ha sospeso i “trasferimenti Dublino” verso la Grecia ma afferma di prendere in considerazione il rischio di abusi quando ne contempla la possibilità , però le le riconsegne sommarie eseguite nei porti contraddicono questa politica, dice Human Rights Watch.
Chi chiede asilo non deve essere “rispedito al mittente”.
La maggioranza delle persone intervistate hanno detto di non avere potuto esprimere il loro desiderio di avanzare domanda di asilo, e cinque di loro che lo hanno potuto fare nei porti hanno raccontato di avere visto la loro richiesta ignorata dai funzionari della Polizia di frontiera.
Secondo la Polizia di frontiera di Bari, solo a 12 dei quasi 900 migranti irregolari scoperti al porto fra il gennaio 2011 e il giugno 2012 è stato concesso di rimanere in Italia.
“Alcuni richiedenti asilo possono scegliere di non richiedere asilo, una volta in Italia, anche se gliene venisse data la possibilità , perchè vogliono viaggiare verso altri Paesi dove credono che le prospettive di integrazione e di ottenere protezione siano migliori”, afferma Sunderland, “ma quelli che sì vogliono avanzare domanda di asilo non devono essere rispediti al mittente”.
Negato l’accesso alle Ong per essere informati
Le organizzazioni non governative sotto contratto per la fornitura di servizi e informazioni ai migranti irregolari scoperti nei porti sono regolarmente impedite a farlo, perchè la decisione di concedere di rimanere in Italia è tenuta nelle mani della Polizia di frontiera, dichiara Human Rights Watch.
A nessuna delle persone intervistate era stato concesso l’accesso alle organizzazioni non governative e nemmeno informazioni sul loro diritto di avanzare domanda di asilo. Solo sette di loro avevano ricevuto il beneficio dell’assistenza di un interprete. “Tutto il punto di mettere organizzazioni non governative sotto contratto per fornire servizi nei porti è di assicurare che i diritti dei migranti vengano rispettati” dice ancora Sunderland.
“Ma queste non possono fare il loro lavoro se non gli viene permesso di avere completo accesso ai migranti in arrivo, e la realtà è che quelli che hanno bisogno di assistenza si perdono nel sistema vigente”.
L’imminente sentenza della Corte Europea.
La Corte europea dei diritti umani dovrebbe presto emettere una sentenza sul caso Sharife et al. contro l’Italia e la Grecia, riguardante la riconsegna sommaria, avvenuto nel 2009, di 25 adulti e 10 bambini che sostengono che il ritorno fosse in violazione del loro diritto alla vita e alla protezione contro la tortura e i maltrattamenti e a un ricorso effettivo.
Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks e il Relatore speciale dell’ONU per i diritti dei migranti Franà§ois Crèpeau, hanno raccomandato all’Italia di sospendere con urgenza i rimpatri sommari verso la Grecia.
Le raccomandazioni all’Italia di HRW. Human Rights Watch ha raccomandato all’Italia di intraprendere il cambiamento di numerose procedure, fra le quali:
1) Sospendere immediatamente le riconsegne sommarie verso la Grecia;
2) Assicurarsi che chiunque, raggiunta l’Italia, affermi di essere un minore non accompagnato venga accolto sul territorio italiano, gli siano dati accesso a un adeguato processo di determinazione dell’età e le adeguate tutele;
3) Condurre screening degli adulti appropriati, atti a identificare tutti quelli che abbiano bisogni speciali di protezione, siano in particolare condizione di debolezza o esprimano il desiderio di chiedere asilo;
4) Assicurarsi che le organizzazioni non governative autorizzate abbiano accesso completo e senza limiti a tutti i migranti, in modo che esse possano fornire tutela legale e assistenza ai migranti;
5) Garantire che a tutte le compagnie di navigazione che operano tra la Grecia e l’Italia abbiano delle chiare linee guida per il trattamento umano e sicuro dei clandestini scoperti a bordo e di quelli riportati in Grecia.
(da “La Repubblica“)
argomento: denuncia, Giustizia, Immigrazione | Commenta »
Gennaio 23rd, 2013 Riccardo Fucile
FECONDAZIONE, FINE VITA E UNIONI GAY, PARTITI AGLI ANTIPODI SUI TEMI ETICI
Scomparsi o relegati in fondo alla lista. È una campagna elettorale che vira tutta su lavoro,
Imu, fisco e integrazione europea per le emergenze economiche.
Di unioni gay (la legge sulle coppie di fatto, i Dico, è naufragata con la caduta del governo Prodi nel 2008), di norme sul fine vita (l’ultimo tentativo nei mesi del “caso Englaro” nel 2009), di come cambiare la legge sulla fecondazione assistita (già modificata di fatto dalla sentenze della Consulta) si parla poco o niente.
Solo per qualche polemica tra i leader. Eppure sono la cartina di tornasole dell’arretratezza italiana, che ci allontana dall’Europa.
Monti intende lasciarli al Parlamento e al voto secondo coscienza.
Berlusconi e il Pdl chiudono. Il centrosinistra di Bersani ne fa però una bandiera.
Soprattutto della legge sulla cittadinanza ai figli di immigrati.
Su questo sono d’accordo i montiani.
IL CENTROSINISTRA
Coppie di fatto e nazionalità già nei primi cento giorni di governo
Vendola ha assicurato che non tirerà per la giacca Bersani, candidato premier del centrosinistra e capo della coalizione dei Progressisti.
Anche se il leader di Sel vorrebbe i matrimoni gay e le adozioni, e l’ha raccontato partendo dalla sua storia personale, la mediazione raggiunta nel centrosinistra è: partnership modello tedesco, no alle adozioni per le coppie omosessuali.
Paola Concia, leader lesbo-gay, parlamentare democratica ricandidata, ironizza: «Voglio vedere Monti non votare il modello tedesco, lo faccio chiamare dalla sua amica Merkel…».
Bersani ha anche detto che nei primi cento giorni del governo di centrosinistra i provvedimenti riguarderanno lavoro, norme anticorruzione e conflitto d’interessi, ma anche ai bimbi figli di immigrati e coppie di fatto.
Il centrosinistra ha dedicato un capitolo del suo programma proprio al tema dei diritti civili.
E il riferimento è alla Carta dei diritti fondamentali dell’Europa e al Piano Ue contro le discriminazioni.
Sono previste, tra l’altro, modifiche alla legge sulla fecondazione assistita; una legge sul fine vita. Sono piuttosto gli ingroiani di “Rivoluzione civile” a proporre matrimonio gay e adozioni, la pillola del giorno dopo, piena libertà di ricerca scientifica.
Attenzione a parte, va al capitolo carceri. Il centrosinistra di Bersani non è per l’amnistia, ma per svuotare le carceri rilanciando le pene alternative, abolendo l’ex Cirielli, modificando la Fini-Giovanardi sui tossicodipendenti in carcere.
IL CENTRO
I cattolici dell’Udc frenano pesa “l’infortunio” De Giorgi
Nell’agensa Monti non c’è un capitolo sui diritti civili, si parla solo della ai bimbi figli di immigrati, che è del resto una delle battaglie della Comunità di Sant’Egidio, fondata dal ministro Andrea Riccardi e il cui portavoce Mario Marazziti è capolista dei montiani nel Lazio.
Andrea Olivero, ex presidente Acli, candidato in Piemonte da “Scelta civica”, spiega che «non sono del resto questi i temi rispetto ai quali ci siamo ritrovati come lista».
Il professor Monti è un credente che ha sempre rivendicato la propria laicità . Ma nella sua coalizione ci sono i cattolici dell’Udc di Casini che di aperture alle coppie gay e alle unioni civili non vogliono sentire parlare, sono disposti a riconoscere diritti individuali delle coppie di fatto. Nella lista montiana era stato candidato Alessio De Giorgi, gay, cooptato dall’ex democratico Pietro Ichino.
Ma per ragioni di «opportunità », dopo alcune foto e riferimenti a siti hard, De Giorgi è stato convinto a ritirarsi.
Olivero ammette che era in lista proprio per indicare il segnale di apertura. Monti ha dichiarato che «il matrimonio è tra uomo e donna, no ai matrimoni gay».
Di testamento biologico, modifiche alla legge sulla provetta sarà il nuovo Parlamento a occuparsi.
Sull’amnistia: il Professore ha riconosciuto l’importanza della battaglia per le carceri dei Radicali e di Pannella, però solo dopo una riforma della giustizia i montiani pensano a una discussione su un provvedimento di clemenza.È l’unico punto nell’agenda di Monti. Marazziti (comunità Sant’Egidio) ne è testimonial.
IL CENTRODESTRA
Il Cavaliere chiude su tutto ha vinto la linea dei falchi
Berlusconi sembrava disposto a un’apertura sulle coppie di fatto incluse quelle gay.
Ma sotto il fuoco di fila di Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e altri pidiellini è corso subito ai ripari: «No, niente nozze gay assolutamente. C’è stato un fraintendimento. Ho ricordato solo che abbiamo presentato un disegno di legge, a prima firma Giovanardi, per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto anche quelle tra fratello e sorella oppure parroco e perpetua».
Niente da fare quindi nel programma del centrodestra.
Non previsto il testamento biologico su cui, nei giorni della morte di Eluana Englaro, il 9 febbraio 2009, il Pdl sferrò un attacco furibondo in Senato contro il centrosinistra.
Chiusura totale alle modifiche della legge sulla fecondazione assistita. Roccella, sottosegretario alla Salute del governo Berlusconi, ha rivendicato la piena sintonia solo del Pdl con Benedetto XVI.
Sulle carceri: negli ultimi mesi di governo Berlusconi era stato varato un piano per aumentare la capienza delle carceri, e istruiti alcuni appalti per trasformare gli ambienti comuni in aree di reclusione.
Era stato anche ipotizzato dal centrodestra un fine pena ai domiciliari.
No anche sullo “ius soli” (al posto del vigente “ius sanguinis”), per la ai bambini figli di immigrati nati in Italia, la Lega non ne vuole sentire parlare.
Chiusura sui diritti agli immigrati. Berlusconi: “La sinistra vuole aprire le frontiere agli immigrati irregolari”
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)
argomento: elezioni | Commenta »
Gennaio 23rd, 2013 Riccardo Fucile
IN UNA CASSAFORTE L’ACCORDO TRA MUSSARI E NOMURA… LA PERDITA CI COSTERà€ MEZZO MILIARDO DI MONTI-BOND IN PIÙ
Il Monte dei Paschi di Siena nel 2009 durante la gestione di Giuseppe Mussari ha truccato i conti con un’operazione di ristrutturazione del debito per centinaia di milioni di euro, di cui oggi i contribuenti italiani pagano il conto.
L’operazione è denominata Alexandria, dal nome di un contratto derivato simile a quel Santorini, del quale si è parlato tanto nei giorni scorsi e che scolora di fronte all’ultimo cadavere trovato nelle casseforti di Rocca Salimbeni.
L’amministratore delegato, Fabrizio Viola, e il presidente, Alessandro Profumo, hanno scoperto solo il 10 ottobre 2012 un contratto segreto risalente al luglio 2009 con la banca Nomura relativo al derivato Alexandria.
Quel contratto impone subito una correzione nel bilancio 2012 da 220 milioni, ma i consulenti di Pricewaterhouse ed Eidos stanno studiando per quantificare il buco reale che è certamente più alto: un autorevole ‘uomo del Monte’, sotto garanzia di anonimato, parla al Fatto di 740 milioni di euro.
Il contratto (Mandate agreement) di 49 pagine in inglese è rimasto nascosto per tre anni e mezzo in una cassaforte del direttore generale Antonio Vigni, che lo firmò assieme all’ex capo della finanza Gianluca Baldessarri.
Nomura, quando si è vista contestare l’accordo, ha sventolato sotto il naso di Viola e Profumo la trascrizione di una telefonata del luglio 2009 nella quale il presidente di Nomura in Europa, Sadeq Sayed, chiedeva espressamente all’allora numero uno Giuseppe Mussari se i contratti legati all’operazione erano stati correttamente comunicati ai revisori dei conti della Kpmg.
Il punto è che due operazioni apparentemente slegate tra loro in realtà erano connesse proprio dal contratto segreto e l’una era il rimborso dell’altra.
La prima operazione permetteva a Mps di scaricare su Nomura la perdita di Alexandria e così di abbellire il bilancio 2009.
La seconda “rimborsava” i giapponesi in quanto, come si dice nella telefonata, il Monte Paschi “entrerà in un asset swap e due operazioni pronti contro termine a 30 anni legate a tale swap”. Mussari, registrato a sua insaputa, conferma al capo di Nomura che le due operazioni sono legate.
Poi risponde che “Kpmg è stata messa al corrente” ma poi aggiunge che non aveva ritenuto di inviare ai revisori di Kpmg il contratto segreto “in quanto non si tratta di un documento relativo alla transazione”.
Il consiglio presieduto da Alessandro Profumo ha già ricevuto una relazione dettagliata di otto pagine dal titolo “Alexandria” (che il Fatto ha visionato) e una pagina è dedicata anche alle operazioni Santorini e Nota Italia.
Alla relazione sono allegate la trascrizione e la traduzione della conversazione Mussari-Sayed su carta intestata Nomura.
I consiglieri ne discuteranno il prossimo 24 gennaio, un giorno prima dell’assemblea dei soci che si annuncia infuocata. La storia sembra presa da un libro di John Grisham, ma il giallo finanziario ha una ricaduta immediata sui bilanci dello Stato italiano che ha messo a disposizione i 3,9 miliardi per sottoscrivere i Monti-bond con i quali Mps farà fronte alle sue perdite.
Nella sua relazione al Cda, Viola scrive: “A fronte dei possibili impatti patrimoniali derivanti dagli esiti delle analisi relative a tali operazioni strutturate, codesto Consiglio ha deliberato di incrementare di euro 500 milioni (da 3,4 a 3,9 miliardi, ndr) la richiesta al ministero dell’Economia di sottoscrizione dei Monti bonds”.
La relazione prosegue aggiornando il consiglio riguardo “alle attività intraprese (…) in considerazione delle richieste di chiarimento avanzate dalla Banca d’Italia con lettera del 20 novembre”.
Richieste preoccupate perchè, spiega Viola, “hanno fatto seguito all’inoltro alla Banca d’Italia in data 15 ottobre 2012 di un contratto rinvenuto il 10 ottobre 2012 e sottoscritto già il 31 luglio 2009 tra Mps e Nomura, relativo alla ristrutturazione del titolo Alexandria… (mandate agreement) in proposito si segnala che il Mandate agreement non era presente tra la documentazione consegnata alla Banca d’Italia (…) nè ai revisori contabili”.
L’amministratore Viola in pratica segnala l’omessa comunicazione all’Autorità di vigilanza commessa dai suoi predecessori e poi spara: nanza, Gianluca Baldassarri e contabilità Daniele Bigi, l’unico tuttora rimasto nella sua posizione al Monte dei Paschi.
A Londra c’è il presidente di No-mura Europa con quattro dirigenti, due dei quali italiani.
I Pm senesi Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso, che indagano già sull’acquisizione di Antonveneta nel 2008, stanno cercando di capire se e quali reati siano stati commessi.
“Tale verbale — scrive Viola — è stato già acquisito dalla Procura della Repubblica” e anche da Bankitalia e Consob. Viola prosegue spiegando perchè il contratto e la telefonata impongono di contabilizzare subito una perdita maggiore di 220 milioni di euro. La ragione del restatement, cioè della correzione contabile è che l’errore era “determinabile sulla base di informazioni esistenti al tempo”.
Poi Viola ripercorre la storia del contratto segreto: “Mps decide di migliorare la tipologia del rischio finanziario cui era esposta con il note Alexandria”, un derivato basato sui rischiosi mutui ipotecari. Incredibilmente Nomura, prosegue Viola, “si è resa disponibile a scambiare” questo pessimo investimento “con una credit linked note con sottostante titoli subordinati bancari e garantita da obbligazioni emesse da GE Capital European Fund (più sicure dei mutui ipotecari, ndr) ed è questo scambio a realizzare il miglioramento del profilo di rischio”.
Nomura insomma accettava un baratto tra spazzatura e oro (che permetteva a Mussari di chiudere in utile) perchè in cambio il Monte comprava i rischiosi derivati di Nomura.
Proprio quelli descritti nel contratto segreto.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: denuncia, economia | Commenta »