Ottobre 15th, 2014 Riccardo Fucile
FITTO FURIOSO, GELMINI SPIAZZATA, GASPARRI INTERDETTO: E IL PARTITO SEMBRA VIVERE UN “ROMPETE LE RIGHE”
La rivolta dentro Forza Italia rimbalza da un capannello all’altro di deputati e senatori in Transatlantico.
«Così andiamo a sbattere, la linea ora la dà Luxuria?», si inalberano in buvette.
Sono le ore in cui la transessuale Vladimir spara come una mitraglia particolari della cena ad Arcore in cui Silvio Berlusconi apre alle unioni civili alla tedesca (tra gay) e perfino alle adozioni (tra gay). «Mi ha portato pure nella sala del Bunga Bunga», rivela.
Il capo si tiene lontano dal chiacchiericcio, i suoi onorevoli ormai li ignora, diserterà Roma anche questa settimana, lasciando soli oggi i suoi parlamentari all’assemblea del gruppo destinata a trasformarsi in seduta di autocoscienza.
Chi siamo? Dove andiamo? «Sogno un partito che si riunisca, discuta, faccia proposte. Invece, su tutto, dobbiamo ogni giorno apprendere la linea da retroscena, o da conoscenti, o da persone di famiglia», attacca Raffaele Fitto dando voce ai tanti increduli.
Ma questa volta non è l’unico a uscire allo scoperto.
D’altronde, l’altra sera nel salotto di Arcore, anche Mariastella Gelmini, arrivata col marito, è rimasta spiazzata dalla svolta gayfriendly consumata al tavolo con Luxuria, Francesca Pascale e Deborah Bergamini.
Maurizio Gasparri sulla questione è assai schietto. «Ne discuteremo. Berlusconi a me lunedì ha detto che era contrario al matrimonio e alle adozioni. Bisogna stare attenti all’effetto Fini: prendi un milione di applausi e zero voti».
Michaela Biancofiore ne parla preoccupata con le colleghe: «Non ce l’ho con i gay, a me dà solo fastidio quando si autoghettizzano. Certo, non so come la prenderanno i nostri elettori…» Già , gli elettori, è il filo conduttore del panico forzista.
Ormai è il rompete le righe. «Presenterò un emendamento per estendere le adozioni ai single», rilancia Laura Ravetto.
Benzina sul fuoco la notizia che sabato la neo responsabile per i diritti civili, Mara Carfagna, accompagnata dalla Pascale, parteciperà a un convegno dell’Arcigay nazionale.
I racconti (non smentiti) del Berlusconi pensiero nella serata con Luxuria andata avanti fino a notte fonda, tra grappa al cioccolato e selfie, sono ormai sulla bocca di tutti.
Diritti degli omosessuali ma anche politica e partito.
«Angelino? Un traditore, scomparirà come Fini», si è lasciato andare il leader con la ex deputata.
E Francesca al suo fianco: «Se torna Alfano, vado via io».
Nel day after l’attivista Lgbt racconta con dovizia di particolari: «Mi hanno dato della venduta. Berlusconi su questa faccenda ha la stessa posizione di Renzi. Gli si stringe il cuore pensando ai bambini negli orfanotrofi».
Ma guai a parlare di matrimonio. Con lei il feeling è tale da aver spinto l’ex premier a “sparlare” di Forza Italia.
«Mi ha detto cose molto pesanti, chiedendomi di non rivelarle», ammicca.
E poi su Renzi: «Se avessi fatto le cose di destra che ha fatto lui, mi avrebbero massacrato». Immancabili le barzellette sui gay e la battuta di “Silvio”: «“Il vero scoop sarebbe se lei, uscendo da qui, andasse a dire che io l’ho corteggiata”. E io: “Lei è un integralista etero”».
Poi la serata è scivolata via tra un sonetto declamato di Dante e un assalto del cane Dudù. «Io ho detto: “presidente, com’è irruento, neanche un mazzo di fiori e mi lecca”.
Lui si è messo a ridere e ha letto una poesia di Madre Teresa di Calcutta sugli animali».
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 15th, 2014 Riccardo Fucile
FOTO DI BIMBA CON BAVAGLINO ANTI-IMMIGRATI, NON C’E’ LIMITE ALLO SQUALLORE RAZZISTA
Matteo Salvini utilizza ogni mezzo pur di propagandare la sua politica anti-immigrazione. 
Ma la sua ultima trovata ha sollevato una marea di proteste (più del solito).
In vista della manifestazione del 18 ottobre a Milano per dire “Stop all’invasione degli immigrati”, il leader del Carroccio ha pubblicato sul suo profilo Twitter la foto di una bimba che indossa un bavaglino con un messaggio anti-immigrazione: “Io ci sarò, stop Invasione”, si legge.
E, aggiunge Salvini: “Anche la piccola Alessia da Calavino (TN) dice #StopInvasione #iocisarò”.
Dopo la diffusione della foto, Salvini è finito nella bufera sui social.
In tanti infatti hanno letto lo scatto come un tentativo di strumentalizzare l’immagine della bambina ai fini politici.
“Ti manca ancora qualcosa da strumentalizzare ? Mi pare di no”, scrive un utente.
Un altro: “Sei l’idiozia vestita di verde! Lasciate fuori i pargoli dalle vostre nefandezze!”; “pedate nel culo ai genitori della piccola, e a te per la pubblicazione. Vergognatevi”; “Non so se mi fai più schifo te che hai postato la foto o i genitori che hanno messo quel bavaglino alla bambina!”.
Qualcuno invoca l’intervento degli assistenti sociali: “Questa è violazione dei diritti dell’infanzia! Dovrebbero intervenire gli assistenti sociali!”; “Povera creatura”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 15th, 2014 Riccardo Fucile
OGGI LA LEGGE DI STABILITà€: BONUS, SCONTI IRAP E SGRAVI PENSANDO AL VOTO
Questa è una legge di stabilità elettorale, il piano ormai è chiaro”, dice un importante dirigente del Pd che si prepara a leggere il provvedimento all’ordine del giorno oggi in Consiglio dei ministri conoscendone già lo scopo politico.
Lo schema è lineare, come spesso accade nel renzismo: una manovra da 30 miliardi che regala molto a molti, tra TFR, sgravi per le assunzioni, tagli all’Irpef, bonus fiscali.
Le coperture? Un po’ di deficit, tagli lineari e qualche misura incerta.
Quando si vedranno i buchi sarà troppo tardi.
“Il capo dello Stato Napolitano si dimetterà dopo la legge di stabilità ”, commentano dentro il governo Renzi. Chissà , forse l’annuncio sarà nel discorso di fine anno, assieme all’appello per le grandi riforme che si sono arenate complice la sessione di bilancio. L’accordo con Berlusconi e Fi lo hanno capito anche i peones del Transatlantico: il prossimo capo dello Stato va eletto con questo Parlamento, in cui il Cavaliere conta ancora qualcosa.
Va scelto qualcuno che non sia troppo ingombrante per il premier e che possa far balenare a Berlusconi l’ipotesi di una qualche riabilitazione.
E, dopo, liberi tutti.
Al voto prima che l’Europa sanzioni l’Italia come inevitabile quando sarà palese lo sfondamento del tetto del 3 per cento al rapporto deficit-Pil.
“L’Europa può andare affanculo”, riassume un super-renziano.
Ieri le Camere hanno votato la Nota di aggiornamento al Def, che sposta il pareggio di bilancio dal 2016 al 2017.
Il governo Renzi, come quello di Letta, si rifiuta di fare la correzione da quasi 15 miliardi necessaria per rispettare il ritmo di riduzione del debito prevista dal Fiscal compact.
È il primo passo della finanziaria elettorale di Renzi che ha bisogno di far salire il deficit 2015 per trovare copertura (o meglio, per emettere nuovo debito in assenza di copertura) ad alcune misure garanzia di sicuro consenso. I numeri sono noti: 30 miliardi di interventi, 18 di tagli di tasse, circa 16 di spending review (“tagli lineari”), dicono i critici.
Alla vigilia del Cdm fioccano promesse.
Il sottosegretario Graziano Delrio: “La spending review sulle Regioni si aggira intorno ai 4 miliardi come tagli di sistema ma il budget della sanità non verrà toccato, anzi si può ragionare su eventuali incrementi”.
Addirittura aumenti: i governatori fanno notare che se non si tocca la spesa sanitaria, si incide sul resto del bilancio che nel complesso vale 19 miliardi.
Quindi si parla di un taglio del 25 per cento, altro che il 3 annunciato. Il ministro Maurizio Lupi (Ncd) esulta per “la proroga sia dell’ecobonus al 65 per cento che del bonus del 50 per cento per ristrutturazioni e mobili”.
E poi ci saranno gli sgravi per chi assume a tempo indeterminato, la proroga degli 80 euro in busta paga, quasi certamente la possibilità di farsi anticipare la liquidazione in busta (tassata però con l’aliquota Irpef).
Tutte misure che — come gli 80 euro a maggio — possono forse far bene all’economia, ma aiuteranno anche la popolarità del premier e del Pd.
Al ministero del Tesoro hanno provato a contenere l’esuberanza del premier: il ministro Pier Carlo Padoan ha scritto una Nota al Def, il documento con i numeri su cui si imposta la legge di stabilità , molto prudente.
“Ma Padoan non ha toccato palla, la partita è tutta tra palazzo Chigi e la Ragioneria che va convinta delle coperture”, dicono a Palazzo Chigi. In effetti Padoan era lontano, in Lussemburgo, quando lunedì Renzi ha annunciato le ultime novità .
C’è soltanto un’incognita: la Commissione europea.
Ieri Renzi ha chiamato il presidente entrante, Jean Claude Juncker, gli ha illustrato l’impianto della legge di stabilità e ha sottolineato il giudizio tutto sommato positivo dell’agenzia di rating Moody’s che ieri si è espressa sull’Italia: “Molti anni di consolidamento hanno portato ad un significativo surplus primario. Questa solida posizione di bilancio aiuta l’Italia ad avere favorevoli costi di finanziamento, con più tempo per attuare riforme a favore della crescita”.
Tradotto: Renzi può fare quello che vuole, Moody’s benedice anche il Jobs Act (nonostante nessuno sappia che c’è dentro).
Domani sera il governo manderà il disegno di legge stabilità a Bruxelles.
Da giorni la Reuters scrive che potrebbe essere bocciato e rispedita a Roma.
A quel punto Renzi potrebbe decidere di ignorare le richieste e rischiare la procedura di infrazione.
Che, tanto, arriverebbe molto dopo un eventuale voto di primavera.
Stefano Feltri
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Ottobre 15th, 2014 Riccardo Fucile
PROTETTO DALLA SCORTA NELLA SUA CITTA’ COME UN VECCHIO POLITICANTE
Peggio di una sconfitta elettorale, peggio di un fiasco a teatro. 
La rabbia di Genova, la città che meglio conosce Grillo, non è cieca come l’acqua che infanga. Nella prima rivolta popolare contro di lui, nel primo vaffa al vaffa, la rabbia ha infatti individuato e travolto il ghigno comico dell’antipolitica: «Come gli altri», «Venite qui solo a parlare ».
E mai Grillo era apparso così poco teatrante, così fragile e vero nel suo smarrimento come quando, protetto da una cintura di braccia robuste come tronchi d’albero, ha inforcato il motorino.
In una città incollerita e impraticabile è stato come scappare in ambulanza.
Il comico del malumore è stato smascherato come l’ultima impostura della politica.
«Noi siamo dalla vostra parte», ripeteva con il disagio del leader tradito dalla folla nella quale era andato a “bagnarsi” per quel bisogno di consenso che spinse Berlusconi tra i terremotati dell’Aquila, travestì da spazzaneve il sindaco di Roma Alemanno, e in Sardegna costrinse i ministri Passera e Barca a scappare in elicottero dai minatori del Sulcis che erano andati ad abbracciare.
Per Grillo è peggio, perchè non è governo. È anzi l’opposizione antisistema.
Eppure, prima di essere contestato, andava in giro – bisogna ricordare queste immagini – carezzando sulle guance tutti quelli che incontrava, come un politicante che sogna di riempire il grande vuoto d’autorità con il rituale della propaganda, della seduzione, del patetico consolatorio.
Mai si erano viste le coccole del populista arrabbiato.
Certo, più fragile e sottile dell’argine di un ruscello è in politica la differenza tra vanità e testimonianza, tra passerella e solidarietà : «Sei qui per farti la fotina», gli hanno gridato i ragazzi che forse l’hanno votato, certamente lo avevano ascoltato nel dicembre del 2013 al terzo V-day, il più eversivo.
«Siamo qui a dare l’estrema unzione: impeachment per Giorgio Napolitano!», gridò con le braccia aperte come a volare sulla folla di piazza della Vittoria, oggi devastata dai detriti, mentre alle sue spalle faceva capolino Casaleggio. «Siamo populisti arrabbiati», era appunto lo slogan.
Nessuno avrebbe immaginato che, meno di due anni dopo, il populista arrabbiato sarebbe stato inseguito dalla rabbia del suo popolo che si aspettava braccia e pale, il grande coinvolgimento della Rete, un po’ di soldi, l’uso di Genova come scuola di formazione di una classe dirigente, perchè la politica alla fine è organizzazione e mobilitazione.
E nella storia d’Italia tutte le emergenze sono state affrontate da eserciti di ragazzi che provenivano dai più vari forni ideologici delle opposizioni.
Come Firenze e il Belice furono i laboratori del 68 così la Genova di Grillo avrebbe potuto essere la prova del nove dell’Italia a cinque stelle, e proprio perchè la polemica di strada non ha risparmiato nessun esponente dello Stato, neppure gli innocenti inadeguati come forse è il sindaco Doria.
Inevitabili e quasi naturali sono le contestazioni del governatore Burlando, del ministro Pinotti, della Protezione civile, dei vigili del fuoco, della polizia. Solo per Grillo è un passaggio d’epoca, il momento fatale.
E diventa incidente storico anche l’aver scelto il Circo Massimo per la festa del Movimento proprio mentre Genova affogava.
Sfortuna? Qualcuno ha detto che la sfortuna non cambia la politica, ma la smaschera: «Troppo tardi», gli gridavano.
Solo ieri a Genova la festa di Roma ha preso il suo definitivo senso politico, quando appunto i volontari sono usciti dalla retorica degli angeli del fango e sono entrati nella metafora degli angeli della storia.
Nei video, su Internet, in tv, l’Italia li ha visti smettere di lavorare e correre spontaneamente a contestare Beppe Grillo, giovani facce anonime di strada e di web, «gli occhi spalancati, la bocca aperta …» come nel quadro di Paul Klee che ispirò appunto la teoria dell’Angelus Novus che «dà il senso alla tempesta».
E sarà pure una vecchia pulsione semplificatoria e populista – grillina verrebbe da dire – quella della «capitale corrotta / nazione infetta», ma Roma, quando altrove infuria la sventura, incarna sempre la politica della dissipazione.
«Arrivi qui dopo cinque giorni a fare passerella », gli gridavano.
Come ha potuto il leader della rivoluzione, in quei cinque giorni di dibattito, dimenticare che «dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur»?
E com’è possibile che Grillo abbia urlato «fate spalare anche Renzi» mostrando così la sua ossessione di Palazzo, non solidarietà a Genova, ma guerra al nemico politico romano, del quale dal blog ha poi chiesto le dimissioni?
È invece ovvio che, dopo anni di sparate, iperboli, insulti fegatosi e linguaggio smodato, Grillo non sia più in grado di capire che la merda in metafora è essenza di bosco rispetto al fango di acqua, terra, spazzatura e rottami.
E che, anzi, quella finta merda oltraggia questo fango vero.
Difatti si sono offesi quando Grillo ha gridato: «I parlamentari a 5 stelle spazzano merda in Parlamento, figurati se gli fa paura un po’ di fango». E i ragazzi: «Vieni qui, ti metti un po’ di fango e ti fai fare le foto…».
Ma Grillo: «Figurati se ho problemi a spalare», ha gridato scappando su una moto che i mille vaffanculo, il referendum per uscire dall’euro, l’esercito per fermare Renzi, «la peste rossa» hanno reso più odiosa di un’auto blu.
Francesco Merlo
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 15th, 2014 Riccardo Fucile
IL RABDOMANTE DELLA RABBIA NON INTERCETTA PIU’ L’UMORE DEI DISPERATI
Tu, il rabdomante della rabbia, per anni hai intercettato l’umore dei disperati.
Poi succede che Genova, la tua città , venga sommersa dall’alluvione. La notizia ti sorprende a una kermesse romana del tuo movimento.
L’istinto fin qui infallibile dovrebbe indurti a fare la cosa giusta: tornare subito a casa per metterti a spalare in silenzio, intestandoti una campagna finalmente positiva. Invece resti al caldo di Roma a grilleggiare contro tutti, senza accorgerti che sei sempre meno efficace.
Non esalti nè spaventi più. Semplicemente annoi.
Al quinto giorno ti degni di farti vedere a Genova.
Arrivi in centro con una scorta arrogante, da mandarino della nuova Casta, e ti becchi la contestazione di ragazzi che probabilmente ti hanno pure votato.
Il distacco tra te e loro è emblematico: quelli fanno e tu parli, quelli ricostruiscono e tu continui a distruggere.
Perchè persino lì, in mezzo al dolore, non trovi di meglio che indicare bersagli contro cui sfogare il rancore.
Agli Angeli del Fango che ti danno del pagliaccio come a un Mastella qualunque, additi il solito capro espiatorio, la stampa, accusandola di avere taciuto le vere cause della tragedia.
Ma quando fai l’elenco di quelle cause si scopre che sono le stesse che ingombrano le prime pagine dei giornali.
Sei fuori forma, incoerente, confuso.
Dopo averli umiliati, ti offri ai cronisti per un’intervista in cambio di duemila euro da versare a un tuo fondo per gli alluvionati.
Tu, di grazia, quanti ne hai messi?
Dici ai ragazzi che non hai problemi a spalare il fango con loro, però poi non lo fai e ti dilegui conla tua scorta.
Hai perso il tocco, Beppe Grillo.
Che peccato, sei già ieri.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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