Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
SPARI IN PARLAMENTO E DAVANTI AL MEMORIALWAR, FORSE IN AZIONE UN COMMANDO….L’AGGRESSORE E’ UN CANADESE CONVERTITO ALL’ISLAM
L’incubo terrorismo irrompe in Canada. Ottawa vive una giornata di sangue.
Ad essere presa di mira la sede del Parlamento federale, al cui interno sono stati esplosi diversi colpi d’arma da fuoco.
Mentre all’esterno, davanti al National War Memorial, un soldato di guardia, Nathan Cirillo, 24 anni, è stato colpito ed ucciso.
«Un attacco spregevole», ha tuonato il premier Stephen Harper.
LUPO SOLITARIO O COMMANDO?
Nessuno parla ancora ufficialmente di terrorismo. Ma più passano le ore più si rafforza l’ipotesi che ad entrare in azione non sia stato un “lupo solitario”, come era sembrato all’inizio, ma un vero e proprio commando composto almeno da due-tre uomini.
Uno di questi, quello che ha sparato al militare ucciso, è a sua volta morto in seguito allo scontro con la polizia.
Si chiamava Michael Zehaf-Bibeau, cittadino canadese nato nel 1982.
Secondo le prime ricostruzioni era armato con un fucile da caccia, vestito in abiti civili e con capelli scuri e lunghi.
Secondo fonti statunitensi, sarebbe un canadese del Quebec convertito all’Islam.
Secondo quanto riportano alcuni siti americani, appena diffuso il nome di Zehaf-Bibeau su alcuni social media si è speculato su una sua presunta origine algerina dell’uomo. Ma al momento non vi è alcuna conferma di questo tipo.
L’account Twitter “Islamic State”, invece, pubblica quella che sarebbe la foto del killer rimasto ucciso: si vede un giovane con i capelli lunghi e neri (così lo sparatore era stato descritto fin dalle prime testimonianze) con una parte del viso coperta da una kefiah e mentre imbraccia un fucile.
Sempre secondo quanto si legge su alcuni siti, “Islamic State” sarebbe lo stesso account Twitter seguito da Martin Couture-Rouleau, il giovane fanatico dell’Islam che ieri ha ucciso un altro soldato canadese investendolo con l’auto.
Il nome di Zehaf-Bibeau sarebbe nella banca dati criminale della polizia di Montreal.
CACCIA ALL’UOMO
Per tutta Ottawa è caccia all’uomo per scovare i possibili complici in fuga. «L’operazione è ancora in corso», ha affermato la polizia a oltre quattro ore dalle sparatorie – che hanno provocato almeno altri quattro feriti – invitando i testimoni e la popolazione a fornire ogni informazione utile per catturare eventuali uomini armati in fuga.
Il clima in città , soprattutto nell’area di Downtown, è surreale, con uomini della polizia e delle forze speciali che fermano ogni auto in uscita dal centro e controllano a tappeto ogni abitazione sospetta.
LA CAPITALE BLINDATA
Tutta l’area in cui sorge il Parlamento è in stato di assedio. Le scuole, gli uffici e le ambasciate presenti – tra cui quella americana e quella italiana – sono state messi in “lockdown”: nessuno può entrare od uscire. E tutti vengono invitati dalle autorità a stare alla larga da porte, tetti e finestre.
All’interno dell’edificio principale del Parlamento si sono vissuti momenti di vero e proprio terrore, come mostrano le immagini diffuse sui media e sui social network, con parlamentari, impiegati e visitatori in fuga nella hall principale in cui si sentono echeggiare gli spari. Il tutto mentre in una delle stanze era in corso una riunione di maggioranza.
IL PREMIER FATTO EVACUARE
Il premier Harper, a capo del partito conservatore, e i leader degli altri due principali partiti canadesi (il democratico Thomas Mulclair e il liberale Justin Trudeau) sono stati immediatamente fatti evacuare. Mentre fonti della polizia hanno parlato anche di spari provenienti dal tetto dell’edificio, sul quale avrebbero potuto esserci alcuni componenti del commando. Ma nessuna di queste informazioni è stata confermata ufficialmente.
LA TELEFONATA DI OBAMA
In breve tempo, mentre la situazione attorno agli edifici del Parlamento appariva ancora poco chiara e caotica, è scattata la massima allerta a livello nazionale, ma anche in seno al Comando di Difesa Aerospaziale del Nord America (Norad): «Abbiamo preso tutte le misure adeguate per essere pronti a rispondere velocemente a qualsiasi emergenza», ha confermato il portavoce dell’organizzazione. E anche negli Stati Uniti l’Fbi ha alzato il livello di allerta, mentre il presidente Barack Obama, appena informato dei fatti, si è intrattenuto telefonicamente col premier canadese. In particolare, a Washington sarebbero state rafforzate le misure di sicurezza attorno all’ambasciata canadese e attorno al cimitero monumentale di Arlington, dove sono sepolti i reduci di tutte le guerre.
(da “La Stampa”)
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
“QUANDO UN PARTITO AGGREGA NUOVI CONSENSI RISCHIA DI PERDERE ELETTORI STORICI”
Un partito che dia “piena cittadinanza” ai transfughi di Sel, ma anche a ciò che è rimasto di Scelta Civica.
Un contenitore, per dirla con il premier-segretario Matteo Renzi, che un giorno potrebbe addirittura cambiare volto e nome, e arrivare a chiamarsi “Partito della Nazione”.
Ecco, in poche parole, la sintesi della mutazione genetica del Pd nell’era del renzismo dilagante.
Proprio ieri alla direzione dei democrat, il capo del governo l’ha scandito senza mezzi termini: “Se il Pd pensa di essere il partito della nazione deve avere strumenti elettorali in grado di contenere anche realtà diverse. Spero che per Gennaro Migliore, con l’esperienza di Led, fino ad Andrea Romano e a quella parte di Scelta Civica o Italia Popolare che vuole stare a sinistra, ci sia spazio di piena cittadinanza”.
Ma in politica la mera somma algebrica non vale.
“Non è sommando le desinenze che si arriva ad un monocolore”, spiega Alessandra Ghisleri, sondaggista autorevole di Euromedia Research, molto vicina a Silvio Berlusconi.
E se sommare non basta, quanto vale un’operazione del genere?
“Quello che può cambiare è in termini di posizionamento — risponde Antonio Noto di Ipr Marketing -. Quando un partito da una parte aggrega nuovo consensi , dall’altra rischia di perdere il proprio elettorato storicizzato. Quindi, solo il saldo finale dei due flussi potrà farci comprendere il risultato di questa operazione”.
Un’operazione che fra Palazzo Chigi e Largo del Nazareno studiano da settimane. Perchè il rischio elezioni anticipate è sempre dietro l’angolo, ed è necessario farsi trovare pronti all’appuntamento, qualunque sia il sistema elettorale con cui si tornerà al voto.
Consultellum, Italicum o Renzellum, l’ex sindaco di Firenze punta a sfondare il 40%, convinto che il 51% sia un numero “alla nostra portata”.
In un’operazione che porta al partito della “Nazione”, un tempo sognato dai terzopolisti come Pier Ferdinando Casini.
Infatti, annota il direttore di Ipr Marketing, “l’elemento di comunicazione, fatto che oggi vedo sottovalutato dai principali media, non è tanto che Renzi abbia chiesto di allargare il fronte a Migliore e Romano, ma quanto il fatto che ha detto che il Pd sia destinato a cambiare nome e si chiamerà partito della Nazione. Un partito della Nazione diventa una sorta di coalizione nel partito che aggregherebbe sì l’ala sinistra di Migliore, ma anche l’ala destra di Angelino Alfano”.
Eppure la strategia di comunicazione passa anche da quello che Alessandra Ghisleri definisce “un modo più friendly di veicolare il suo messaggio politico, come è successo domenica dalla D’Urso”.
“Negli ultimi dieci giorni — continua la sondaggista di Euromedia Research — Renzi ha scelto un pubblico diverso (è stato da Del Debbio, da Porro e dalla D’Urso), provando a comunicare con quell’elettorato di centrodestra che si è allontanato alle ultime politiche e alle recenti europee, e cercandolo di interessare alla sua politica. Ad esempio, il bonus bebè di 80 euro, non mi chiedete di quale governo, ma fu uno dei cavalli dei battaglia di Silvio Berlusconi”.
A ciò si aggiunge un altro elemento: ad oggi il primo partito in Italia è quello del non voto, che si aggira tra il 30 e il 35%.
Ed è anche a questo contenitore, aggiunge Ghisleri, che si starebbe rivolgendo Matteo Renzi: “Una fetta di elettorato rimasta lontano dalle urne perchè alle precedenti consultazioni non aveva trovato un riferimento forte”.
Uno scenario, questo, che potrebbe presentarsi alle prossime elezioni.
Con un centrodestra in disfacimento e che perde consensi giorno dopo giorno, il potenziale elettorato moderato potrebbe prendere in considerazione il Pd di Renzi. Spiega Fabrizio Masia di Emg: “Bisognerà capire cosa faranno le forze di opposizioni: quale sarà la tavola programmatica del centrodestra? In che modo si coalizzerà il centrodestra? Può anche succedere, infatti, che il suo elettorato si trovi spaesato, non essendoci una proposta forte, e che quindi possa presentarsi una forte astensione del popolo di centrodestra”.
E non finisce qui.
Perchè il partito “totale” di Renzi aprirebbe uno spazio anche a sinistra.
“Secondo i nostri studi”, conclude sempre Ghisleri, “gran parte dell’elettorato del Pd si pone delle domande su determinate questioni e si riconosce maggiormente sulle posizioni di Sel, Ferrero e Landini che in quelle di Renzi. Stia attento, le ho detto Landini, non il sindacato. Il 25% è il partito che ha votato per Bersani. Il rischio del premier è di perdere una forza propulsiva che gli ha permesso di scalare il partito”.
La scissione da parte della sinistra interna è dietro l’angolo?
Giuseppe Alberto Falci
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
BERLUSCONI RASSICURA FORZA ITALIA E PRENDE TEMPO CON RENZI SULLA LEGGE ELETTORALE PER PAURA DEL VOTO
Pompiere (coi suoi) e temporeggiatore (con Renzi). Quando Silvio Berlusconi prende la parola alla riunione dei gruppi parlamentari, il suo obiettivo principale è placare gli animi di un partito in rivolta: “Sono qui per rassicurarvi…” dice proprio all’inizio del discorso.
Per fugare cioè i dubbi di uno scambio tra eutanasia di Forza Italia e garanzie sulle aziende. Dubbi alimentati dall’atteggiamento supino verso il governo, su molti dossier, ma alimentati anche dal disinteresse del Capo del verso il partito e dalla paura di una legge elettorale — quella proposta da Renzi — che terrebbe a casa il grosso del gruppo di Forza Italia.
“Tutte maldicenze”, dice il Cavaliere. Che prova a infondere buon umore assicurando che “fino al 2018 non si voterà ”, che sarà in “campo” come prima più di prima e che non ha intenzione di chiudere Forza Italia, ma di “rilanciarla”: “Uso la frase di Plutarco: bisogna combattere e vincere le battaglie con le lance dei giovani e con l’esperienza dei vecchi. Io non ho mai rottamato nessuno”.
“Maldicenza” anche lo scambio in nome degli interessi aziendali: “Non saprei come Renzi potrebbe tutelare le aziende. Sono società quotate in borsa su cui un governo in carica può fare poco. I danni imprenditoriali me li hanno già fatti, mi hanno fatto spendere milioni in avvocati. Dopo tutto quello che mi hanno fatto…”
Ma soprattutto assicura che sulla legge elettorale è ancora tutto aperto.
Proprio il passaggio sulla legge elettorale è al centro di un piccolo giallo, rivelatore del clima. Berlusconi scandisce: “Il patto del Nazareno si compone di due elementi, legge elettorale e riforme. Io ho già detto a Renzi che non do il mio assenso e ne devo discutere visto che non accettiamo decisioni preconfezionate”.
Tradotto, sul premio di lista la trattativa è aperta.
Nel frattempo sulle agenzie compare una frase, attribuita al Cavaliere: “Proposta Renzi pessima”.
Avvalorata anche dalle dichiarazioni di Paolo Romani di assoluta “contrarietà ”.
Occorre una nota diramata da palazzo Grazioli per ritornare alla versione autentica. Questa: “L’accordo è quello del Nazareno e che ogni eventuale modifica deve essere discussa fra le parti”.
Perchè Berlusconi non ha alcuna intenzione di fuoriuscire dai confini del Nazareno, rompendo il patto. L’obiettivo è altro. È tenere la trattativa aperta con palazzo Chigi, arrivando a modifiche concordate. E, soprattutto, guadagnando tempo.
Il tempo che consente di chiudere la finestra elettorale del voto di marzo. Già , è questo il retropensiero del Cavaliere, mettendo in fila le mosse del premier.
E cioè che Renzi stia accarezzando la tentazione di uno show down per andare al voto in primavera e che comunque voglia una pistola sul tavolo per ricondurre all’ordine i suoi riottosi parlamentari.
Qualora però dalla pistola partisse il colpo, non colpirebbe solo gli avversari interni di Renzi, ma anche la sua pelle, cosa che sta a cuore al Cavaliere, visto che Forza Italia non è pronta al voto. Quindi, poichè a pensar male si fa peccato ma certe volte ci si indovina, meglio tirarla per le lunghe. Senza rompere però.
Anzi, fonti degne di questo nome assicurano che l’incontro con Renzi ci sarà a breve per arrivare a un nuovo accordo sulle modifiche all’Italicum.
Oltre alla trattativa con Renzi il tempo serve anche a placare gli animi all’interno del partito. Non solo a livello di gruppi.
Non è un caso che da giorni le critiche più severe verso il premier siano arrivate da Giovanni Toti, il suo consigliere politico.
E non è un caso che nelle dichiarazioni si è passati dal tormentone “opposizione responsabile” a opposizione a un governo “delle tasse che con una mano dà e l’altra prende”.
Proprio il cerchio attorno a Berlusconi ha messo in atto una specie di lavaggio del cervello su Renzi, per rendere meno supino il modo di stare nel Nazareno.
Una correzione tesa soprattutto a contenere lo strapotere di Denis Verdini, grande nemico del cerchio. Quel Verdini che, invece, va ripetendo al Cavaliere: “Te lo assicuro, Matteo non vuole votare”.
Nel dubbio e per tenere assieme tutto Berlusconi indossa i panni del pompiere (coi suoi) e temporeggiatore (con Renzi). Con l’obiettivo però di chiudere l’accordo. Dopo l’ennesimo faccia a faccia con Matteo.
Il sesto, nell’era del Nazareno.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
“FARAGE E GRILLO SONO DEGLI OPPORTUNISTI, CERCANO SOLO I VANTAGGI CHE GARANTISCE UN GRUPPO”
Continuano le polemiche sull’entrata del deputato polacco conservatore Robert Jaroslaw Iwaszkiewicz nel gruppo Efdd del M5S di Beppe Grillo e dell’Ukip di Nigel Farage al Parlamento europeo.
Perfino il Front National di Marine Le Pen si era rifiutato di negoziare con il partito polacco del Congresso della Nuova Destra (Knp).
Il vicepresidente del Front National ed europarlamentare, Louis Aliot, spiega come alcune posizioni del partito polacco di estrema destra siano inaccettabili: “Noi del Front National crediamo in alcuni valori democratici di base come il suffragio universale e i diritti delle donne. Allearsi con loro — aggiunge — avrebbe relegato il Front National tra le forze estremiste e noi ci teniamo alla nostra reputazione”.
Insomma, secondo l’eurodeputato del FN si tratta di “mero opportunismo politico” l’entrata del polacco nel gruppo Efdd.
“Farage e Grillo — continua Aliot — hanno come interesse comune la costituzione di un gruppo e i relativi vantaggi, ma nessuna politica in comune. Noi, di fronte alla possibilità di costituire un gruppo politico con loro, abbiamo rifiutato di trattare”
(da “il Fatto Quotidiano)
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
SABATO IL DOPPIO APPUNTAMENTO: LA MANIFESTAZIONE DEL SINDACATO A ROMA E LA KERMESSE RENZIANA A FIRENZE…E UN GRANDE DUBBIO: “MI SI NOTA DI PIÙ SE VADO O NO?”
Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme, sta lavorando notte e giorno per l’organizzazione, ma non sarà sul palco.
Lo stesso il sottosegretario a Palazzo Chigi, Luca Lotti, che da sempre preferisce lavorare nelle retrovie.
Il ministro della Pa, Marianna Madia interverrà dal palco, così come Roberta Pinotti, ministro della Difesa, in lizza per il Quirinale.
Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sarà presente in modo “attivo”. Presente pure il ministro della Cultura, Dario Franceschini.
La prima Leopolda di governo vedrà arrivare mezzo esecutivo, più una nutrita schiera di sottosegretari, da Angelo Rughetti a Ivan Scalfarotto.
L’evento che fu il trampolino di lancio della rottamazione, diventa di governo. Di nome e di fatto.
In contemporanea sabato a San Giovanni nella manifestazione organizzata dalla Cgil contro il governo ci saranno delle figure non esattamente secondarie a partire da Guglielmo Epifani (“Sono iscritto alla Cgil, anzi allo Spi”), che è il presidente della Commissione Finanze e Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro, quella che sulla carta ha in mano le sorti della riforma del lavoro (anche se poi l’ultima parola — ma no? -è al governo con i decreti attuativi).
Ecco di nuovo il Pd di lotta e di governo. Anche se Renzi ha provato a disinnescare la miccia invitando tutti a Firenze: “Venite a vedere”, ha detto. “Non sabato, che avete altro da fare”. Seconda la regola del “non ti curar di lor, ma guarda e passa”.
I renziani di fede provata, antica e recente, ci saranno tutti. Alcuni faranno a gomitate per intervenire, altri aspettano un invito ufficiale.
Sul palco tre deputati più o meno sconosciuti: Luigi Famiglietti, Silvia Fregolent e Edoardo Fanucci.
Più Lorenza Bonaccorsi, un po’ più nota. Almeno un rapido passaggio lo faranno tutti i membri della segreteria.
Ma nella vecchia stazione di Firenze arriveranno franceschiniani doc, come Marina Sereni (che spera in un posto da ministro) e Ettore Rosato, renzianissimi come i parlamentari David Ermini, Andrea Marcucci, Simona Bonafè, giovani in ascesa, come Marco Di Maio, “convertiti” da un po’ e ora ultras convinti, come Alessia Morani e Alessandra Moretti, critici come Matteo Richetti.
Per molti altri, magari alla prima esperienza in Parlamento, sarà la prima volta: un’occasione imperdibile per condividere un’esperienza con “Matteo”.
E la prova generale di quello che sarà il “partito nazione”, aperto a tutti e poco interessato alle strutture tradizionali.
Pippo Civati, che fu sul palco degli esordi, andrà a San Giovanni e con lui tutti i suoi. In piazza, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre.
Poi, c’è pure chi non va nè da una parte, nè dall’altra.
Il presidente del Pd Matteo Orfini va in Cina con una delegazione del partito.
Per i giovani turchi c’è un problema. A manifestare contro il governo, visto che sono una minoranza renziana, non ci possono andare.
Anche se la piazza sarebbe il loro luogo naturale.
E alla Leopolda? Discussione in corso. Decideranno per una delegazione, capitanata da Valentina Paris, in segreteria.
La regola è sempre la stessa, da Nanni Moretti in poi, “…mi si nota di più…”.
Se è per Enrico Letta sarà a Trieste per una lezione alla scuola di formazione politica, promossa da http://www.lab.it   di Francesco Russo (senatore Pd, anche lui lontano da Firenze).
E Roberto Speranza, capogruppo a Montecitorio, uno dei capi ufficiali della minoranza, ma pronto ad esaudire i desideri del premier? Sarà a festeggiare Matera.
Non a Firenze neanche l’ora fedelissimo capogruppo al Senato, Luigi Zanda.
Il dilemma non è solo esserci o non esserci, ma anche dove essere.
Francesco Boccia, uscendo in serata dalla Camera, alla domanda se va alla Leopolda, scherzando risponde “Non fumo”.
Wanda Marra
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
SI INDAGA PER TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI, SEQUESTRATA L’AREA
L’aeroporto degli sprechi, potenziato a suon di milioni di euro e mai utilizzato, è diventato una discarica abusiva.
Traffico illecito di rifiuti provenienti dalle macerie di edifici privati distrutti dal sisma del 2009, è l’ipotesi di reato di un’inchiesta della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila in cui sono indagate sei persone.
Succede precisamente a Preturo, nel cuore dell’Appennino devastato dal terremoto del 2009 e mai risorto.
Il gip ha autorizzato il sequestro di un’area di circa 20mila metri quadrati dentro lo scalo. Un ultimo atto che segna la vita travagliata di questo scalo, passato da semplice aeroclub a pista d’atterraggio per i grandi della terra in occasione del G8, per finire a deposito di rifiuti.
Sono trecento gli scarichi abusivi effettuati tra i mesi di marzo e maggio 2014, tutti ripresi e documentati.
Corpo forestale, polizia e finanza infatti, seguivano da tempo l’andirivieni di mezzi pesanti carichi di ferro, asfalto e calcestruzzo, mischiati a terra di risulta.
Sembra che l’idea fosse quella di utilizzare i rifiuti per realizzare la nuova area di sicurezza di fine pista, utile per ridurre i rischi per gli aerei in caso di atterraggio lungo o uscita fuori pista.
Un progetto “a costo zero”, che avrebbe consentito un risparmio di circa 36mila euro.
Eppure di soldi in questi anni, l’aeroporto ne ha macinati parecchi.
Finanziamenti a pioggia, finanziamenti a fondo perduto, per uno scalo che non ha mai visto attivi i collegamenti più volte annunciati in pompa magna: Lombardia, Sicilia e Sardegna, Albania e Macedonia. Niente.
L’aeroporto a sei chilometri dall’Aquila, la cui ragion d’essere è stata più volte contestata dalla stessa Confindustria regionale, giace inerme di fronte all’ennesimo scandalo.
A finire nei guai sono in sei, tutti indagati.
Si tratta dell’amministratore e del direttore commerciale della società Xpress che gestisce l’aeroporto, Giuseppe Musarella e Ignazio Chiaramonte, di un ingegnere del Comune dell’Aquila, Mario Corridore, e di tre imprenditori, titolari delle ditte di autotrasporti Delta impianti dell’Aquila, Lunari di Rieti e Xpress srl.
Gli agenti hanno eseguito i decreti di sequestro preventivo emessi dal gip dell’Aquila Guendalina Buccella, e il sequestro probatorio di una parte dell’area interna all’aeroporto, di sei autocarri di proprietà delle ditte di autotrasporti, e di beni della Xpress srl.
Per il momento, dai primi accertamenti preliminari sul materiale interrato, non sono state rilevate tracce di sostanze radioattive, sebbene una presunta connessione tra la società che gestisce l’aeroporto e una società di trasporto di rifiuti radioattivi avesse allertato gli investigatori.
Ma è solo l’ultima puntata della tormentata storia dell’aeroporto aquilano.
Inaugurato nell’estate del 2009 in vista del vertice del G8, dopo pochi mesi ottiene il via libera dal Comune all’apertura al traffico commerciale e all’attivazione di una linea per il trasporto civile.
Nel giugno del 2010 ecco apparire l’ipotesi di voli charter per Sicilia e Sardegna, ma bisogna completare i lavori e mancano le autorizzazioni per far partire le attività .
Intanto è in atto un contenzioso legale per la gestione dello scalo: secondo la Saga, la società che gestisce l’aeroporto d’Abruzzo a Pescara, il bando del Comune dell’Aquila (in un primo tempo vinto dalla società valdostana Air Valleè) conterrebbe dei vizi formali che lo renderebbero nullo.
Le grane non sembrano finire: lo scalo infatti funziona in partenza, non al ritorno.
Sulla pista non si possono effettuare atterraggi nelle ore notturne, è troppo corta, solo 1.400 metri.
E così, il volo inaugurale con a bordo la squadra dell’Aquila calcio, parte da Preturo per la Sardegna ma al ritorno atterra a Ciampino. Niente paura però, l’Air Valleè e il Comune assicurano entro fine anno il completamento delle certificazioni con l’Enav (l’ente nazionale aviazione).
E invece, nel giugno del 2011 ecco pronto il bando europeo per trovare un nuovo gestore. Risponde al bando solo la Transervice, ma viene esclusa per “carenza di documentazione”.
Nel balletto delle chiusure e riaperture, nel febbraio del 2012, è la società Xpress a spuntarla, assicurando l’attivazione di due voli settimanali: uno diretto a Milano, l’altro con destinazione Sardegna o Sicilia, oltre a un collegamento con l’Albania.
I lavori in corso durano circa un anno, alla fine del quale la Xpress annuncia altri voli, questa volta per Ciampino e Milano.
Ma il 2013 finisce e dei voli non vi è traccia. Iniziano invece i guai giudiziari. A febbraio di quest’anno, l’affidamento dell’appalto per la gestione dello scalo finisce sotto la lente della magistratura: si vuole accertare che la XPress abbia i requisiti non solo per la gestione del trasporto bagagli e di materiale radioattivo, ma anche per il trasporto delle persone.
Intanto, a maggio, parte finalmente il primo volo per Milano. Ma è un flop: si vendono solo quattro biglietti.
E ci si avvia all’epilogo più inatteso per uno scalo aereo, che invece di accogliere passeggeri raccoglie rifiuti.
Melissa Di Sano
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
CHANEL, TRE ANNI E FIGLIA DI UN CARABINIERE: “E’ UNA FOLLIA, HO FATTO FARE A MIA FIGLIA TUTTE LE ANALISI”
Lasciata fuori dalla scuola dalle mamme degli altri alunni perchè ‘accusata’ di poter portare l’ebola.
E’ successo la scorsa settimana in una scuola di Fiumicino a una bambina di 3 anni: Chanel.
La piccola, di ritorno da un viaggio in Uganda insieme ai genitori e alla sorella, si è vista sbarrare le porte della scuola statale “Porto Romano” da un gruppo di madri dei suoi compagni per la paura incontrollata del virus e un allarmismo diffuso al limite del razzismo.
“Abbiamo passato giorni di angoscia – racconta al quotidiano online In terris il papà , Massimiliano – Eppure non c’era alcun motivo reale per poter solo immaginare qualche rischio; l’unica spiegazione è che venivamo dall’Africa. Ma l’Uganda non è un paese contagiato e comunque ho fatto fare alle mie figlie tutte le analisi necessarie a stabilire la loro totale buona salute. Non solo, ma mia figlia non ha avuto alcun sintomo particolare, nè una febbre nè un raffreddore. Ciò che è accaduto è pura follia…”.
L’uomo è un carabinieri che per lavoro effettua frequenti viaggi nei paesi africani.
“Le mamme” spiega Angelo Perfetti, il giornalista che per primo ha raccontato la storia, “hanno imposto una legge nuova: o lei, o gli altri; se Chanel fosse entrata in aula sarebbero usciti i suoi compagni di classe. Di più: i 21 giorni di incubazione della malattia sono stati presi come parametro per calcolare quando la piccola avrebbe potuto rioccupare il suo posto tra i banchi. Cosa avvenuta invece questa settimana grazie alla mediazione della preside, che pure aveva garantito da parte della scuola la possibilità di entrare in classe, e che con la sua presenza ha fatto in modo di superare l’ostracismo che si era evidenziato”.
La bambina è comunque rimasta a casa per una settimana, così hanno preferito i genitori per far calmare le acque prima di far tornare a scuola la bimba, nonostante le rassicurazioni della dirigente scolastica, Lorella Iannarelli.
Che ha spiegato: “A preoccupare tre, quattro genitori – spiega la preside – era il ritorno in classe di una bambina che aveva fatto un viaggio in Uganda. Qualcuno ha messo in giro la voce che alcuni genitori erano intenzionati a tenere a casa i propri figli per evitare che entrassero in contatto con la bambina”.
Voci che però hanno portato l’istituto ad attivare una serie di verifiche. “La bambina è tornata in Italia il 14 ottobre – spiega la direttrice scolastica – abbiamo chiamato il papà che ha portato un certificato medico, abbiamo anche chiamato il medico che in Uganda aveva visitato la bambina e ci siamo informati in aeroporto se l’Uganda fosse un paese a rischio, scoprendo che non lo è. Il comportamento di alcuni genitori avrà offeso la mamma della bimba che in un primo momento aveva chiesto il nulla osta per un trasferimento e che la figlia cambiasse sezione. Ipotesi poi rientrata. La bambina è rimasta a casa qualche giorno dal ritorno in Italia: probabilmente per cortesia da parte della famiglia o perchè era stanca del viaggio. Comunque lunedì scorso è rientrata a scuola senza nessun problema da parte dei genitori dei suoi compagni di classe. Non ho avuto nessuna segnalazione da parte delle maestre, ciò mi induce a pensare che non ci siano state assenze ingiustificate”.
(da “La Repubblica”)
Commento
Quando la magistratura applicherà l’art. 658 del Codice Penale ?
“Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità , o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da dieci euro a cinquecentosedici euro”
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
SCENDE DA 90.000 A 30.000 EURO IL REDDITO ISEE PER AVER DIRITTO AL CONTRIBUTO: ERA ASSURDO REGALARE PANNOLINI A CHI GUADAGNA 5.000 EURO AL MESE, SOLO RENZI POTEVA PENSARLO
Il bonus bebè, annunciato da Matteo Renzi domenica nel salotto tv di Barbara D’Urso, verrà erogato solo alle famiglie il cui reddito Isee annuale non superi i 30mila euro.
E’ quanto si legge in una nuova bozza della legge di Stabilità .
Inoltre, il contributo sarà dato in un’unica soluzione, un assegno non inferiore ai 900 euro e varrà anche per i bambini adottati.
E varrà il principio del “chi primo arriva prende il bonus”.
Se le risorse finiscono, infatti, l’Inps chiarisce che non ce ne sarà più per nessuno.
Una correzione, dunque, rispetto a quanto detto dal premier a Domenica Live dopo la verifica da parte del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sulla reale disponibilità di fondi.
Lo scontro fra Renzi e il titolare dell’Economia è avvenuto proprio sul piano delle soglie. Padoan aveva proposto un tetto più basso, 30mil euro per l’appunto, contro i 90mila inizialmente previsti da Palazzo Chigi.
“Il fondo da 500 milioni di euro per le famiglie – è scritto nel documento – è destinato all’erogazione in favore dei nuclei familiari di un assegno in un’unica soluzione per ogni bambino nato o adottato, a decorrere dal 1° gennaio 2015”.
Il bonus bebè verrà stabilito nei dettagli “con decreto non regolamentare del presidente del consiglio dei ministri, su proposta del ministro della salute e del ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze, previa intesa con la conferenza unificata, da adottarsi entro sessanta giorni dalla data”.
Ma, prosegue la bozza, sarà “non inferiore ai 900 euro” e potranno usufruirne i genitori “in possesso di un valore dell’Isee per nucleo familiare non superiore a 30.000 euro annui”.
Infine, “l’assegno è corrisposto dall’Inps in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande in data successiva alla nascita o effettiva adozione e, in caso di insufficienza delle risorse, l’Inps non prende più in considerazione ulteriori domande, fornendo immediata comunicazione anche attraverso il proprio sito internet istituzionale”.
L’effetto del bonus sarebbe ‘sterilizzato’ ai fini Irpef. Non aumenta cioè il reddito.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 22nd, 2014 Riccardo Fucile
OCCORRE SALTARE IL GUADO DEL QUALUNQUISMO E REALIZZARE L’INCANTO DI TORNARE A PARLARE AL CUORE E ALLA TESTA DEGLI ITALIANI
Gli ultimi giorni sono stati parecchio convulsi e ricchi di spinte contrapposte, sconclusionate e sconcludenti.
Il “nulla che avanza”, insomma.
Due “episodi” in particolare hanno dato l’immagine netta ed evidente di un Pese sempre più allo sbando ed incapace di risollevarsi, almeno fino a quando lo scenario politico resterà quello attuale.
La Lega – ma anche i “fratellini”, per la verità – è scesa in piazza per dire “No a Mare Nostrum”. Marino ha trascritto sul Registro dello Stato Civile alcuni matrimoni gay contratti all’estero.
Sembrano “fatti” slegati tra loro, e invece…
Salvini ci sta provando a superare l’idea di una Lega secessionista anche se il risultato non è degno di nota: il suo elettorato continua a sventolare le bandiere del razzismo e della secessione.
Al netto di quanto senta il proprio elettorato, nel suo discorso in piazza, Salvini non ha comunque mai fatto riferimento ai temi storici del suo partito ma — ed è tutto dire – agli “Italiani da difendere contro l’invasore”.
Lo so: detta così suona parecchio male, soprattutto in un Paese dove il politicamente corretto è sempre lì, pronto a cavalcare la pancia della gente pur di farsi notare e strappare qualche applauso.
Probabilmente lo è, anche se quel concetto merita di essere approfondito, almeno secondo le ragioni della destra moderna, liberale ed europea che invece ci appartiene.
L’Europa è un punto di non ritorno.
Inimmaginabile un ritorno alla “lira”, ancor meno l’ipotesi di un’Italia fuori dall’Europa: la sfida resta quella dell’Europa Federata, quella degli “Stati uniti d’Europa” con l’Italia da rendere protagonista e non più ultima ruota del carro.
E l’Europa Federata non può che richiamare il concetto, il valore stesso di Nazione perchè sono e saranno loro gli interlocutori naturali del proscenio.
Già la Nazione. Quel quid rappresentativo di una specifica essenza. Quel quid unico e irripetibile. Quell’anima specifica. La vera necessità resta quella.
Non so se sia vero che, tante delle cose che accadono, siano il frutto di un “disegno superiore” mosso da chi abbia immaginato di porre fine alla nostra etnia e alla nostra civiltà .
Non so se qualcuno, nei meandri di qualche stanza buia dove si decidono la vita e la morte dei popoli, abbia davvero deciso di farci lentamente “scomparire”.
So solo che i nostri politici ce la stanno mettendo tutta per assecondare il possibile progetto.
Per la verità grandi personalità , in giro, proprio non ce ne sono.
Il sistema resta tutto imperniato sul binomio Renzi-Berlusconi con “la notizia del giorno” che resta sempre la stessa: il PD è maggioranza e opposizione insieme.
Il resto è davvero solo noia.
Renzi lo si dipinge spesso come un uomo che starebbe invadendo il campo operativo e culturale della destra e l’errore è mastodontico.
Renzi è bravo ad usare “paroloni”, a confondere, a indirizzarsi a quelle frange di elettorato deluse da leadership non più carismatiche e non più capaci di “contare” e di incidere in modo positivo e risolutivo sulla realtà , eppure la sua sostanza resta lontanissima dall’area valoriale della destra, e per fortuna.
Ne è una riprova sostanziale Marino, ad esempio, che nel procedere alla registrazione, nei Registri dello Stato Civile, di alcuni matrimoni gay contratti all’estero, ha dato pseudo-rilevanza ad atti che sono chiaramente confliggenti col nostro sistema giuridico. Una cosa che la destra non farebbe mai.
Al netto delle questioni di merito, comunque, il punto è pacifico: quelle trascrizioni vanno annullate. Punto e basta.
Ma una volta consumato il doveroso gesto, è necessario che la politica, poi, se ne occupi, perchè certe questioni vanno definite.
E la destra non deve avere paura di dare il proprio contributo, anzi.
Sottrarsi al confronto ci pone fuori dalla storia. Sedersi al tavolo della discussione, invece, può determinare l’adozione di quei correttivi sostanziali che possono fare la differenza.
La politica del “muro contro muro” è facile da attuare: basta dire si oppure no, negandosi ad ogni sorta di discussione o di confronto.
Quella che affronta le sfide, invece, è cosa virtuosa assai e richiede impegno, sacrifico, dedizione, capacità di stare tra la gente, di ascoltarla, di saper trarre delle sintesi adeguate oltre che studio e approfondimento.
Renzi dirà anche qualcosina di destra ogni tanto, ma la destra comunque non gli appartiene. Del resto manco la sinistra gli è del tutto propria: l’equivoco è evidente. Ma poco importa sinceramente.
La verità è che a destra bisognerà guardare oltre e lavorare sodo, in ogni dove e in ogni tempo, perchè ciò che davvero necessita, non è la mera declinazione degli enunciati, ma una nuova visione della nostra Nazione capace di darci, pur nell’inevitabilità delle relazioni sovranazionali, univocità e identità .
Una visione che conservi il senso della nostra storia, delle nostre tradizioni e che non rinneghi, che non scappi dall’attualità e dalle nuove sfide, culturali o meno che siano.
Gli slogan non servono: nessuno li capisce più.
I problemi si risolvono con le formule magiche, con le pozioni del sapere, con le alchimie delle decisioni coraggiose, con le visioni illuminate.
Lasciamo il mondo dei ricordi a chi ha già dato. Tributiamogli anche gli onori, nel caso, ma non smettiamo mai di guardare avanti assumendoci l’onere ed anche il periglio di andare oltre.
Il centro-destra (primarie si o primaria no) va rivoltato come un guanto lanciando il giavellotto oltre il confine del tempo e delle metodiche.
Io resto sempre più convinto che le primarie siano un fatto sostanziale e che si possano fare in tanti modi.
Magari si consumano tutti i giorni e manco ce ne rendiamo conto. In ogni caso, prima o poi verrà il momento della consacrazione e allora si che sarà una storia nuova. Ma quella “consacrazione” non sarà e non dovrà mai essere motivo di vanto.
Ad ogni funzione si ricollega una responsabilità , un peso, un onere gravoso assai: immaginare di abbandonarsi solo all’oblio della condizione sarebbe davvero sterile e fuorviante oltre che la fine stessa di qualsivoglia fase di rinnovamento e di progresso. Questione di umiltà e di serietà , perchè il fine sarà sempre e soltanto quello di mettersi in gioco per amore di un idea e non certo per pavoneggiarsi o ricavarsi dei favori di sistema.
E poi c’è il corollario “d’occasione”, quello dello spirito funzionale di servizio.
Tutti vorrebbero fare il leader: basterà ricordarsi che il leader non si fa, ma lo si è, e che le leadership sono affare decretato dal popolo, dalla gente, e non di certo nelle fredde stanze buie della delirante partitocrazia da quattro soldi…
L’esaltante sfida sarà proprio quella di riuscire a saltare il guado del qualunquismo di sistema per realizzare l’incanto del parlare al loro cuore ed alla loro testa, perchè se si continuerà a interagire soltanto con la pancia della gente il dato sarà sempre lo stesso: 80 euro restano pochini…
Salvatore Castello
Right Blu – La Destra liberale
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