IL TEMPO DEGLI SLOGAN E’ FINITO: LA DESTRA RACCOLGA LE NUOVE SFIDE CULTURALI
OCCORRE SALTARE IL GUADO DEL QUALUNQUISMO E REALIZZARE L’INCANTO DI TORNARE A PARLARE AL CUORE E ALLA TESTA DEGLI ITALIANI
Gli ultimi giorni sono stati parecchio convulsi e ricchi di spinte contrapposte, sconclusionate e sconcludenti.
Il “nulla che avanza”, insomma.
Due “episodi” in particolare hanno dato l’immagine netta ed evidente di un Pese sempre più allo sbando ed incapace di risollevarsi, almeno fino a quando lo scenario politico resterà quello attuale.
La Lega – ma anche i “fratellini”, per la verità – è scesa in piazza per dire “No a Mare Nostrum”. Marino ha trascritto sul Registro dello Stato Civile alcuni matrimoni gay contratti all’estero.
Sembrano “fatti” slegati tra loro, e invece…
Salvini ci sta provando a superare l’idea di una Lega secessionista anche se il risultato non è degno di nota: il suo elettorato continua a sventolare le bandiere del razzismo e della secessione.
Al netto di quanto senta il proprio elettorato, nel suo discorso in piazza, Salvini non ha comunque mai fatto riferimento ai temi storici del suo partito ma — ed è tutto dire – agli “Italiani da difendere contro l’invasore”.
Lo so: detta così suona parecchio male, soprattutto in un Paese dove il politicamente corretto è sempre lì, pronto a cavalcare la pancia della gente pur di farsi notare e strappare qualche applauso.
Probabilmente lo è, anche se quel concetto merita di essere approfondito, almeno secondo le ragioni della destra moderna, liberale ed europea che invece ci appartiene.
L’Europa è un punto di non ritorno.
Inimmaginabile un ritorno alla “lira”, ancor meno l’ipotesi di un’Italia fuori dall’Europa: la sfida resta quella dell’Europa Federata, quella degli “Stati uniti d’Europa” con l’Italia da rendere protagonista e non più ultima ruota del carro.
E l’Europa Federata non può che richiamare il concetto, il valore stesso di Nazione perchè sono e saranno loro gli interlocutori naturali del proscenio.
Già la Nazione. Quel quid rappresentativo di una specifica essenza. Quel quid unico e irripetibile. Quell’anima specifica. La vera necessità resta quella.
Non so se sia vero che, tante delle cose che accadono, siano il frutto di un “disegno superiore” mosso da chi abbia immaginato di porre fine alla nostra etnia e alla nostra civiltà .
Non so se qualcuno, nei meandri di qualche stanza buia dove si decidono la vita e la morte dei popoli, abbia davvero deciso di farci lentamente “scomparire”.
So solo che i nostri politici ce la stanno mettendo tutta per assecondare il possibile progetto.
Per la verità grandi personalità , in giro, proprio non ce ne sono.
Il sistema resta tutto imperniato sul binomio Renzi-Berlusconi con “la notizia del giorno” che resta sempre la stessa: il PD è maggioranza e opposizione insieme.
Il resto è davvero solo noia.
Renzi lo si dipinge spesso come un uomo che starebbe invadendo il campo operativo e culturale della destra e l’errore è mastodontico.
Renzi è bravo ad usare “paroloni”, a confondere, a indirizzarsi a quelle frange di elettorato deluse da leadership non più carismatiche e non più capaci di “contare” e di incidere in modo positivo e risolutivo sulla realtà , eppure la sua sostanza resta lontanissima dall’area valoriale della destra, e per fortuna.
Ne è una riprova sostanziale Marino, ad esempio, che nel procedere alla registrazione, nei Registri dello Stato Civile, di alcuni matrimoni gay contratti all’estero, ha dato pseudo-rilevanza ad atti che sono chiaramente confliggenti col nostro sistema giuridico. Una cosa che la destra non farebbe mai.
Al netto delle questioni di merito, comunque, il punto è pacifico: quelle trascrizioni vanno annullate. Punto e basta.
Ma una volta consumato il doveroso gesto, è necessario che la politica, poi, se ne occupi, perchè certe questioni vanno definite.
E la destra non deve avere paura di dare il proprio contributo, anzi.
Sottrarsi al confronto ci pone fuori dalla storia. Sedersi al tavolo della discussione, invece, può determinare l’adozione di quei correttivi sostanziali che possono fare la differenza.
La politica del “muro contro muro” è facile da attuare: basta dire si oppure no, negandosi ad ogni sorta di discussione o di confronto.
Quella che affronta le sfide, invece, è cosa virtuosa assai e richiede impegno, sacrifico, dedizione, capacità di stare tra la gente, di ascoltarla, di saper trarre delle sintesi adeguate oltre che studio e approfondimento.
Renzi dirà anche qualcosina di destra ogni tanto, ma la destra comunque non gli appartiene. Del resto manco la sinistra gli è del tutto propria: l’equivoco è evidente. Ma poco importa sinceramente.
La verità è che a destra bisognerà guardare oltre e lavorare sodo, in ogni dove e in ogni tempo, perchè ciò che davvero necessita, non è la mera declinazione degli enunciati, ma una nuova visione della nostra Nazione capace di darci, pur nell’inevitabilità delle relazioni sovranazionali, univocità e identità .
Una visione che conservi il senso della nostra storia, delle nostre tradizioni e che non rinneghi, che non scappi dall’attualità e dalle nuove sfide, culturali o meno che siano.
Gli slogan non servono: nessuno li capisce più.
I problemi si risolvono con le formule magiche, con le pozioni del sapere, con le alchimie delle decisioni coraggiose, con le visioni illuminate.
Lasciamo il mondo dei ricordi a chi ha già dato. Tributiamogli anche gli onori, nel caso, ma non smettiamo mai di guardare avanti assumendoci l’onere ed anche il periglio di andare oltre.
Il centro-destra (primarie si o primaria no) va rivoltato come un guanto lanciando il giavellotto oltre il confine del tempo e delle metodiche.
Io resto sempre più convinto che le primarie siano un fatto sostanziale e che si possano fare in tanti modi.
Magari si consumano tutti i giorni e manco ce ne rendiamo conto. In ogni caso, prima o poi verrà il momento della consacrazione e allora si che sarà una storia nuova. Ma quella “consacrazione” non sarà e non dovrà mai essere motivo di vanto.
Ad ogni funzione si ricollega una responsabilità , un peso, un onere gravoso assai: immaginare di abbandonarsi solo all’oblio della condizione sarebbe davvero sterile e fuorviante oltre che la fine stessa di qualsivoglia fase di rinnovamento e di progresso. Questione di umiltà e di serietà , perchè il fine sarà sempre e soltanto quello di mettersi in gioco per amore di un idea e non certo per pavoneggiarsi o ricavarsi dei favori di sistema.
E poi c’è il corollario “d’occasione”, quello dello spirito funzionale di servizio.
Tutti vorrebbero fare il leader: basterà ricordarsi che il leader non si fa, ma lo si è, e che le leadership sono affare decretato dal popolo, dalla gente, e non di certo nelle fredde stanze buie della delirante partitocrazia da quattro soldi…
L’esaltante sfida sarà proprio quella di riuscire a saltare il guado del qualunquismo di sistema per realizzare l’incanto del parlare al loro cuore ed alla loro testa, perchè se si continuerà a interagire soltanto con la pancia della gente il dato sarà sempre lo stesso: 80 euro restano pochini…
Salvatore Castello
Right Blu – La Destra liberale
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