Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
IL PARADOSSO DEI DIRIGENTI PREMIATI CON UN EXTRA TRA 6.000 E 17.000 EURO
Lei è convinta che con il sistema di allerta meteo “le famiglie sono più tranquille quando i loro figli vanno a scuola”.
E’ il capo della Protezione civile del Comune Monica Bocchiardo: queste cose le sa bene.
Nonostante quest’ultima alluvione sia costata la vita ad un uomo ed almeno 300 milioni di danni, lei si giustifica sostenendo che “non poteva certo fermare l’acqua con le mani”.
Eppure il sistema più che una falla ha mostrato di avere una voragine: giovedì pomeriggio, nessuno ha avvisato Genova che stava per piombare sulla città una bomba d’acqua di quelle proporzioni, ma lei, sicura delle sue convinzioni, ripete: “Purtroppo una persona è mancata, ma il mio obiettivo principale è salvare le vite umane”.
Forse è per questo che il Comune l’ha premiata con bonus in busta paga: “Per aver svolto un buon lavoro nella sicurezza idrologica della città “.
Sembra un paradosso: l’ex candidato sindaco di Genova, Enrico Musso, lo chiama proprio così: un ‘paradosso’ che è costato alla collettività un bel gruzzolo di soldi: nel 2014 i dirigenti premiati hanno ottenuto ‘retribuzioni di risultato’ tra i 6 mila e i 17 mila euro oltre allo stipendio.
Con quello che è successo a Genova giovedì notte, cose del genere non potevano passare sotto silenzio e così è saltato fuori il consigliere comunale Enrico Musso che ha denunciato il fatto.
“Il sindaco Marco Doria e la sua giunta hanno ritenuto evidentemente ‘conseguiti’ i seguenti risultati – spiega Musso -: per il dirigente 1 gli obiettivi erano la mitigazione del rischio per gli edifici ubicati nelle aree di maggior rischio idrogeologico, sviluppo e promozione della conoscenza delle attività di Protezione civile.
La retribuzione di risultato è stata di 7.171,74 (lordo annuo 93.886,75).
Il dirigente 2 aveva come obiettivi il monitoraggio del territorio e gli appalti idrodrenaggio urbano.
La retribuzione di risultato è stata 6.131,27 (lordo annuo 79.811,17)”.
La lista prosegue: “Il dirigente 3 aveva per obiettivi lo scolmatore dei torrenti Bisagno e Chiaravagna, e gli interventi di adeguamenti idraulici per una retribuzione di risultato 9.405,44 (lordo annuo 109.558,76) mentre il dirigente 4 aveva come obiettivo, tra gli altri, la messa in sicurezza del territorio e la retribuzione di risultato è stata di 17.614,53 euro per un lordo annuo di 123.653,19”.
Uno dei dirigenti premiati è proprio Monica Bocchiardo che si giustifica: “Io non posso conseguire un premio per fermare l’acqua con le mani. Se io avessi avuto un obiettivo di questo tipo e avessi dichiarato di averlo raggiunto avrei commesso un falso gravissimo”.
Invece – ha aggiunto – “abbiamo mitigato il rischio lavorando insieme a quelle che sono le altre istituzioni per raggiungere una maggiore sicurezza delle persone che vivono e che abitano in quelle zone”.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
VIAGGI A SCROCCO IN HOTEL A 150 EURO A NOTTE
Follow the money.
Gli europarlamentari del Movimento 5 stelle, in questi primi tre mesi di mandato, si sono fatti notare più per la pervicacia con il quale difendono il proprio stipendio che per l’attività politica.
Prima i mille euro da devolvere in beneficenza imposti da un post sul blog di Beppe Grillo, poi la ritrosia sui soldi da devolvere alla comunicazione, infine il prossimo licenziamento delle 15 persone chiamate in tutta fretta a luglio a Bruxelles, anche per una questione di denari da sbloccare.
“Si occupano di reti da pesca e stampanti 3D – spiega qualcuno – ma di austerity e di Fiscal Compact, dei sette punti del programma non li ho mai sentiti parlare”.
“Io non vado a chiederlo a loro, che di sicuro non me lo dicono – spiega un ragazzo al Fatto quotidiano – ma perchè non restituiscono mezzo stipendio?”.
Ed è sempre il Fatto a spiegare come c’è qualcuno di loro che starebbe invitando amici e conoscenti a Bruxelles a spese dei contribuenti.
“In teoria dovrebbero essere scolaresche nell’ottica di far conoscere il Parlamento europeo – spiega il giornale di Antonio Padellaro – ma sugli aerei ci finiscono amici, amici degli amici, parenti e amanti”.
Funziona così.
Ogni anno le istituzioni europee permettono ad ogni parlamentare di invitare 110 persone.
Viaggio e soggiorno pagato con soldi pubblici.
Ed è successo che in appena due mesi (quasi tutto agosto il Parlamento non ha lavorato), la grillina Daniela Aiuto ne abbia fatti già arrivare cinquanta.
“Di scolaresche nemmeno l’ombra”.
“La Aiuto, tra i tanti villegianti che poteva scegliere, ha preferito l’ex sindaco Pdl di Lanciano Filippo Paolini, al quale la Corte d’Appello de L’Aquila ha appena confermato la condanna per falso ideologico.
“È vero, sono andato. Ma non sono più sindaco da tre anni nè tesserato del Pdl. Ho votato Daniela insieme a tutta la mia famiglia. La conosco per motivi personali, in quanto sono l’avvocato del suocero”.
Ovvero il padre del marito dell’europarlamentare Maurizo Pozzolini.
Il Pozzolini all’europarlamento ci sta già […] fungendo da una sorta di assistente”.
Lei si difende: “Ho invitato rappresentanze dell’imprenditoria locale, dei professionisti, dei cittadini comuni e, naturalmente, degli attivisti…”.
Ma la trasparenza, tra tutta la pattuglia parlamentare a 5 stelle, per ora non va di moda.
L’unica a pubblicare sul meetup di riferimento nomi e motivazioni degli inviti risulta essere Laura Ferrara.
Dagli altri nemmeno mezza riga.
Il programma della due giorni in Belgio è reperibile su alcuni meetup locali, che hanno diffuso gli inviti estesi da alcuni colleghi della Aiuto.
Viaggio con una compagnia economica, alloggio in hotel da 150 euro a notte.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
AI PARLAMENTARI: “NON POSSIAMO ANDARCI LUNEDI: C’E’ IL RISCHIO CHE PIOVA”
Beppe Grillo annuncia la calata su Genova per martedì: “andremo a Genova a spalare, anche perchè i nostri parlamentari sono abituati a spalare merda in Parlamento”.
Veramente l’appuntamento era per lunedi, ma c’è il rischio di bagnarsi, “meglio rinviare di un giorno, c’è l’allarme meteo”: ovazione dei parlamentari che già vedevano a rischio le loro scarpine.
Nel frattempo i detriti saranno stati spalati via dalle migliaia “angeli del fango” che stanno ripulendo la città senza tanti annunci televisivi.
Speriamo che un paio di cantine inondate le conservino intatte per lo spot televisivo dei parlamentari grillini: al peggio Di Battista può portarsi un barattolo di fango da casa per poi farsi intervistare con aria sofferta dai media.
E’ il primo caso di un segretario di un movimento e/o partito che aspetta 4 giorni per farsi vedere nella città natale colpita da una tragica alluvione: se fosse sceso dalla villa di Sant’Ilario come un cittadino comune e si fosse messo a spalare senza tanto clamore ne avrebbe guadagnato in credibilità , la stessa che a Genova non ha peraltro da tempo.
Quanto alla “peste rossa che sommergerà tutta l’Italia”, riesce a far apparire Belpietro e Sallusti come due moderati.
Sarebbe interessante che Grillo rivelasse, di fronte al conflitto burocratico che aveva bloccato i lavori per la messa in sicurezza del Bisagno, cosa abbiano fatto i Cinquestelle in Comune a Genova per sbloccarlo, quante denunce e quante iniziative.
Meglio allora stendere un velo pietoso e lasciar abbaiare alla luna.
Sperando che martedì non piova, altrimenti il vate si deve portare l’ombrello.
Col rischio di perderlo e doverlo ricomprare.
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA ROVINA LO SPOT DEL PREMIER: “DAREMO A GENOVA DUE MILIARDI”… “AVEVO AVVISATO RENZI E DEL RIO CHE I LAVORI ERANO BLOCCATI DAI RICORSI E CHE IL PERICOLO ERA GRAVE: ATTENDO DA SEI MESI UNA RISPOSTA”
Era nell’aria che prima o poi il bubbone sarebbe scoppiato.
E deflagra in modo rovinoso al Tg de La7 delle ore 20: allo spot del premier che promette “due miliardi” agli alluvionati di Genova e che fa finta di cadere dalle nuvole sull’emergenza lavori fermi, risponde un’intervista del governatore Burlando che inchioda il governo.
Altro che le polemiche sul sindaco Doria, la vicenda assume un rilievo ben più alto.
Poco prima Renzi aveva scritto: ” C’è l’emergenza e il sostegno del Governo non manca e non mancherà . Adesso tutti a strapparsi le vesti, tutti a indossare la faccia contrita d’ordinanza. Ma diciamoci la verità : del dissesto bisogna occuparsi quando non ne parla nessuno non quando ci sono i titoloni in prima pagina che tra poche ore saranno già dimenticati.“
In pratica quello che ha fatto lui per sei mesi, quando ha finto di ignorare una documentata lettera che ora Burlando ha mostrato alle telecamere e indirizzata proprio a Renzi e a Del Rio, in cui li informa nel dettaglio delle cause del blocco dei lavori sul Bisagno causati dai ricorsi e gli chiede con la massima urgenza di intervenire per sbloccare la stuazione.
Ma stranamente “piè veloce” Renzi stavolta non risponde, non si interessa, non sblocca nè l’Italia nè il Bisagno. Se ne fotte.
E Burlando attende ancora oggi risposta.
Ma chi si spaccia per salvatore della patria dovrebbe avere stasera il coraggio di rassegnare le dimissioni da premier per aver omesso qualsiasi intervento nel merito che avrebbe evitato la tragedia, tragedia che pesa sulla sua coscienza.
Altro che andare a promettere due miliardi di palle che i genovesi non vedranno mai.
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
RITARDI E OMISSIONI MENTRE LO SCANDALO DEI SOLDI STANZIATI E NON SPESI STA FACENDO IL GIRO DEL MONDO
E così, come fanno da secoli, i genovesi spalano fango. L’acqua è nemica e la montagna di più, i fiumi portano a valle disastri e la terra è poca.
Spalano i genovesi, mentre gli altri parlano.
Quante parole in queste ore per giustificare ciò che giustificabile non è.
Chi doveva lanciare gli allarmi per tempo non lo ha fatto.
Chi quegli allarmi tardivi doveva raccoglierli lo ha fatto male.
A Genova piove e la pioggia provoca disastri. Da sempre. E da sempre tutti, ministri, capi di governo, presidenti di Regione e sindaci, sanno quello che si dovrebbe fare, ma non lo fanno
Lo scandalo dei soldi stanziati ma non spesi per la messa in sicurezza dei fiumi sta facendo il giro del mondo.
La vergogna per quei cantieri mai aperti è impossibile da spiegare all’Europa che da questa Italietta pretende efficienza e rigore.
Spalano fango i genovesi e gli altri parlano. Parole incomprensibili come i mugugni di Baciccia del grande Gilberto Govi.
Che ne aveva anche per il potere: ”Da un orecchio non ci sento, ma dall’altro…”.
E con le mani faceva il segno di un così così vicino, molto vicino, alla sordità .
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
SENZA MEZZI E ATTREZZATURE… CENTO MILITARI ARRIVATI SOLO IN TARDA SERATA, MA NESSUNO LI HA VISTI
Genova si salva da sola.
Mentre perfino il Tricolore diventa striscione di protesta: “Incapaci”, è scritto a pennarello sul bianco della bandiera.
Mentre a Staglieno c’è chi recupera i mobili dal fango e alza barricate in mezzo alla strada per bloccare il traffico: “Siamo stati abbandonati. Vergogna”.
Un gesto di rabbia. Ma senza violenza. Finora.
La città è caduta — si è consegnata — ai giovani.
Ragazzi, migliaia di ragazzi, ragazzi ovunque. Genovesi, che neanche pensavi ce ne fossero così tanti nella città più anziana d’Italia. Poi milanesi, torinesi, addirittura qualche francese, gruppi di tedeschi, di inglesi.
E tanti immigrati che forse per la prima volta si sentono davvero italiani.
Le auto con la sirena sfrecciano ma non si fermano
Tutti con gli stivali, le magliette e i pantaloni coperti di fango. Nessuno li ha convocati, sono venuti da soli, richiamati magari da un tam tam su Facebook e Twitter.
Sono venuti perchè se lo sentivano. “Siamo qui per aiutare a rimettere a posto la città , ma soprattutto per non lasciarla sola”, sorride a mezza bocca Riccardo Pastorino, vent’anni. E non è solo una battuta.
Genova ieri sembrava una città bombardata: fango dappertutto, ti entrava perfino nel respiro.
Poi auto accartocciate, cartelli segnaletici scagliati lontano da una forza enorme, cassonetti dell’immondizia.
Nell’aria, suono di sirene come impazzite e quel cielo plumbeo che pesa sulle spalle. Le strade coperte di terra sembrano aver perso la direzione. Sono un groviglio senza senso e ordine.
Ma per fortuna c’erano loro, i ragazzi. Usciti da chissà dove. Proprio nella città più vecchia d’Italia,dove le vie sono sempre piene di anziani.
“Sì, Genova è ancora viva”, si passa una mano sulla faccia Edoardo Maurici, liceale, con un gesto involontariamente solenne. “Siamo solo noi e la gente del quartiere”, aggiunge prima di riprendere la pala.
Già , questo corteo di migliaia di ragazzi riempie gli occhi. E quasi non ti accorgi di chi è assente: lo Stato .
Dove sono i militari che si sono installati in città alle 16:55 di ieri, quasi quarantotto ore dopo il disastro?
Dov’è la Protezione civile,a parte le auto che sfrecciano con la sirena perennemente accesa?
Dove sono tutti, a parte i vigili che presidiano gli incroci?
Lo striscione: “Sopravvissuti al vostro silenzio”
“Guardi, sembra una città in mano ai ragazzi”, Cinzia Benedetto si affaccia alla finestra di casa sua, al primo piano di un condominio vicino alla stazione di Brignole. Certo, ci sono un paio di ruspe, un camion con l’idrante.
Ma è poca roba che si perde nel mare di magliette, di pettorine gialle indossate dai ragazzi. Non hanno bisogno di sale regia, di task force, di grandi paroloni.
Spalano.
“Sopravvissuti al vostro silenzio”, proprio come è scritto su un lenzuolo trasformato in striscione.
Genova ha le mani nel fango. Scava e si libera da sola.
“Questi ragazzi sono grandi! Spalano via la merda e il fango. Ma soprattutto la rabbia. Perchè qui ieri c’era un’aria che la tagliavi con il coltello”, ti racconta Emilio Tassara. Sì, ci sono voluti i giovani, migliaia, per trasformare l’elettricità delle prime ore in un’energia positiva. Quasi in speranza.
Loro che hanno un’aria seria, ma riescono anche a sorridere quando un compagno cade nel fango, quando l’idrante si attorciglia e scola su decine di persone tutto intorno.
Una di loro addirittura è punta da un insetto mentre scava nel fango, ricoverata d’urgenza per una crisi allergica, per fortuna si riprende col passare delle ore.
Cecilia Cosso non era più uscita di casa dalla notte dell’alluvione: “Stavo dormendo e ho cominciato a sentire delle voci per strada. Mi sono affacciata e ho visto i primi ragazzi. Poi altri e altri ancora. Sembrava una festa. Alla fine sono uscita… per la prima volta dall’alluvione… mi sono messa sulla porta di casa con tre tazzine e ho bevuto un caffè insieme con loro. E ora mi pare che sia di nuovo tutto possibile”.
Così pochi fanno caso quando arriva il cardinale Angelo Bagnasco (la Cei ha stanziato un milione di euro per le vittime dell’alluvione).
L’inviato dell’Observer: ”Mai vista una scena così”
Qualche abitante gli si fa intorno, c’è chi lo contesta: “Ma poi i soldi che raccogliete dove finiscono? Li darete davvero a noi?”.
C’è tensione nell’aria, ma Bagnasco non fa un passo indietro.
Chiede:“Chi altri è venuto a trovarvi?”. Nessuno.
Leautorità fino al pomeriggio non si sono mostrate. Si sono riunite in Prefettura, hanno preferito visitare i piccoli centri sulle alture. Forse è meglio così.
Meglio evitare le contestazioni, ci sono già abbastanza danni da riparare e non sarà certo una visita in mezzo al fango a ridare lustro a uno Stato assente.
È troppo alto il rischio che la situazione degeneri. E soprattutto non si può diventare i simboli, i capri espiatori di questa vergogna.
Già il sindaco Marta Vincenzi si è giocata la rielezione dopo l’alluvione del 2011. E il prossimo anno qui si vota per le regionali. Ma in fondo non importa:“Genova forse ce la farà anche questa volta. Da sola, proprio come era successo per il G8”, sostiene Rita Montini, trent’anni.
E davvero l’assenza, quasi il tradimento dello Stato ricorda quei giorni, cento uomini dell’esercito arrivano solo ieri in tarda serata.
“Per fortuna ci sono i ragazzi”, sorride Ed Vulliamy, reporter britannico dell’Observer.
Uno dei più grandi inviati di guerra al mondo. Lui è stato decine di volte a Sarajevo, Baghdad, Kabul, nei covi dei narcos messicani, “ma una scena così non l’avevo mai vista: i giovani che si sono presi la loro città . Great, grande!”
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
LA CHIESA STANZIA UN MILIONE DI EURO E RACCOGLIE FONDI NELLE PARROCCHIE
«La Cei ha già deciso lo stanziamento di un milione di euro a favore delle persone colpite dall’alluvione. E la raccolta di domenica prossima nelle parrocchie della diocesi sarà destinata agli alluvionati »
Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, risponde così alle proteste della commerciante che ieri mattina gli ha urlato contro tutta la sua rabbia denunciando che «neanche un euro è arrivato da tutte le raccolte che sono state fatte».
E gli ha anche detto, fra le lacrime: «Dovete dare i soldi a chi ha perso tutto, ma dovete portarli qui direttamente, non darli a qualcuno che non lo fa».
Il cardinale è tornato a Genova dal Sinodo per visitare la sua città ferita, è andato a Borgo Incrociati, ha camminato in mezzo al fango, ha parlato con la gente, ha ascoltato, ha consolato, e ha detto senza mezzi termini che «servono interventi massicci da parte delle amministrazioni, statali e locali, e tempestivi. È vergognoso che le burocrazie, di qualsiasi tipo siano, blocchino fondi che ci sono e che sono necessari per risolvere questi problemi o per venire incontro a queste persone che veramente soffrono».
Cardinale, gli abitanti delle zone alluvionate sono esasperati, e sono furiosi con le istituzioni, hanno ragione?
«Ci sono due punti da considerare. Il primo è che a distanza di tre anni si ritrovano esattamente le stesse situazioni, anzi a Borgo Incrociati è ancora peggio che nel 2011. Gli abitanti e i negozianti che in questi anni hanno lavorato per ricostruire, ora sono di nuovo al punto di partenza, e di fronte a questo ci si chiede: ci si poteva attrezzare per evitare tutto questo? la risposta è sicuramente sì. E poi tutte le persone che ho incontrato e con le quali ho parlato mi hanno raccontato che per i danni del 2011 non hanno visto assolutamente nulla»
Cosa l’ha colpita di più nel giro che ha fatto tra la gente?
«Ho visto una situazione ancora peggiore rispetto al 2011. E ho trovato un senso di dolore, di smarrimento e di abbandono da parte delle istituzioni e questo non deve essere. Per questo chiedo fortemente che le istituzioni responsabili si facciano sentire con interventi adeguati e con misure economiche adeguate, lasciando da parte tutta la burocrazia, le carte bollate, le lentezze, e che si faccia presto, perchè questa gente non può aspettare, tanti stanno ancora pagando i mutui per i danni del 2011 e qualcuno ha anche detto che non riaprirà più».
Ha visto anche i giovani volontari con le pale, gli angeli del fango?
«Sì, questo è un segno di fiducia, di speranza, che si rinnova, ma dobbiamo anche sostenerli i giovani perchè non solo in questa circostanza possano esprimere tutta la loro generosità ma, nella vita concreta. Devono poter trovare un lavoro, è un progetto di vita. Inoltre sono un miracolo bello, ma non possono durare per sempre. Fanno il loro compito generoso, poi sono le istituzioni che devono subentrare per ricostruire il domani. Servono interventi finanziari adeguati e tempestivi, tanto più ora che tutti sanno che i milioni c’erano per la ricostruzione e che sono bloccati dalla burocrazia. Al danno si aggiunge la beffa ed è questo che fa arrabbiare».
Mentre era in visita a Borgo Incrociati le ha telefonato papa Francesco, cosa le ha detto?
«Ha voluto informarsi della situazione, si è fatto raccontare quello che ho visto e mi ha espresso il suo senso di vicinanza e di affetto chiedendomi di trasmetterlo alla gente con la preghiera e la benedizione, è stato molto caro e io ho già iniziato a dirlo alle persone che ho incontrato, poi lo ridirò in chiesa, alle messe alle quali parteciperò in Valbisagno e questa vicinanza è per Genova è un grande conforto».
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
LA FUTURA CANDIDATA PRESIDENTE DELLA REGIONE NON PARTECIPA ALLA CONFERENZA STAMPA DI BURLANDO, MA E’ LEI L’ASSESSORE ALLA PROTEZIONE CIVILE CHE NON HA DATO L’ALLARME
L’Arpal e Protezione Civile della Regione Liguria impegnati nei loro calcoli matematici per capire se ci fosse o meno da proclamare lo stato di “allerta” per il temporale e quindi le possibili esondazioni ed alluvioni, non si sono accorti che l’acqua saliva nei rivi e nei torrenti e si prendeva pezzi di strade e scalinate.
Così mentre Genova ed entroterra finivano sotto acqua, fango e detriti, l’Arpal e la Protezione Civile della Regione Liguria non dava l’allarme.
Per loro, per i loro “calcoli matematici” era tutto a posto, quell’acqua, fango e detriti che invadevano la città era una “caricatura”, non la realtà … e così è stato sino alle 11:00 del 10 ottobre, dopo un giorno di pioggia intensa e dopo una serata e nottata di alluvione.
La Regione Liguria convoca una conferenza stampa per affrontare l’accaduto.
C’è lui, il Presidente Claudio Burlando (anche Commissario Straordinario per l’emergenza del Fereggiano che anzichè usare i soldi assegnati per la messa in sicurezza li usava per fare dei parcheggi che, come diceva lui ad un “compagno”: “sono queste le cose da fare, perchè sono queste che la gente vede”).
Accanto lui ci doveva essere l’Assessore regionale alla Protezione Civile, quella del settore che faceva i “calcoli matematici” e non guardava fuori dalla finestra e non sentiva l’acqua salire.
Ma questo assessore, Raffaella Paita, non c’era.
C’era invece l’Assessore alla Sanità , Claudio Montaldo (l’ultimo vicepresidente della Giunta Burlando dopo la Fusco e Scialfa finiti nell’inchiesta sulle “spese pazze” ed anche finiti per qualche tempo agli arresti domiciliari)
Perchè non c’era la Raffella Paita?
Semplice: la sua immagine non può essere associata al disastro e ad una evidente responsabilità politica per l’incapacità del suo ufficio.
Il volto della Paita non deve essere visto dai cittadini in associazione all’ennesimo dramma di una città metta in ginocchio.
Per lei si devono alzare le protezioni (quelle che per la città non si sono alzate)… lei è la candidata prescelta da Burlando come futura Presidente della Regione Liguria.
Ha una campagna elettorale da vincere, prima nelle Primarie e poi al voto ufficiale la signora, mica la si può far partire col piede sbagliato.
(da “Ninin- Nuova Informazione Indipendente“)
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Ottobre 12th, 2014 Riccardo Fucile
“NON POSSIAMO STARE DAVANTI ALLA TV, QUESTA GENTE HA BISOGNO”
Enrica e Deborah indossano la stessa maglietta bianca di tre anni fa con la scritta «Non c’è fango che tenga». Hanno pantaloncini corti e stivaloni di gomma. Imbracciano due pale più grosse di loro e sono sporche di fango fin sui lunghi capelli neri.
Gli «angeli del fango» sono tornati. La meglio gioventù esiste, sorridente e instancabile, ed è qui, in una Genova ferita e umiliata, a spalare e pulire, fra via XX Settembre e il Quadrilatero, fra via Galata e piazza Colombo.
E poi a Borgo Incrociati, in via Canevari, in corso Torino, a Rivarolo.
Ovunque ci sia da dare una mano, aiutare un commerciante a sgomberare il suo negozio o a ripulire un magazzino, ci sono loro, gli «angeli».
Sono centinaia, ragazzi e ragazze, molti giovanissimi, quattordicenni, scout, sportivi, tutti richiamati dal tam tam dei social network, dal passaparola sul web.
Da ogni parte della città , ma anche da Torino, Milano, Alessandria, Pavia.
Li vedi sciamare per via XX Settembre, organizzarsi spontaneamente in squadre, creare catene umane per passarsi le ceste colme di melma.
Un esercito di formichine che si ingrossa col passare delle ore.
Un’umanità operosa, fresca e pulita che lancia una speranza nel cielo di Genova. Che conforta e scalda i cuori di chi ha perso tutto. Che ti dà la forza di ricominciare.
All’angolo con via Brigate Liguria riconoscono il difensore del Genoa, Luca Antonini che spala fango di buona lena davanti a un negozio.
Il titolare esce e lo abbraccia. «Sono qui con mia moglie – racconta non pudore -. Ho sentito il bisogno di fare qualcosa, di dare una mano. Ora capisco veramente il dramma di queste persone. È un’emozione profonda».
Al Mercato Orientale, ricavato in un chiostro settecentesco, sembra che sia passato un uragano. Acqua e fango dappertutto. Banchi devastati. Celle frigorifere esplose, quintali di merce da buttare. E
decine di giovani che entrano ed escono nei fondi, piccolo ventre di Genova, ad aiutare fruttivendoli, pescivendoli e macellai a sgomberare.
Sul ponte di Sant’Agata passano veloci decine di ragazzi. Alcuni si sono portati la pala da casa.
«Facciamo parte di un gruppo di 50 studenti universitari – spiega Gloria Moscatelli – Non potevamo starcene a casa a guardare il dramma in tv». Giovanni è con due amici adolescenti, 16 anni ciascuno, prima alluvione, un po’ di timidezza, ma molta energia: «L’importante oggi è la solidarietà ».
Matteo Ferrando, studente, 18 anni: «È inutile stare a dire che cosa si poteva fare, quel che è successo è successo. Oggi compito dei cittadini è cooperare tra loro».
Storie di una Genova che non si rassegna. Storie semplici, storie belle.
A Borgo Incrociati si vede il cardinale Angelo Bagnasco, macchie di fango sull’impermeabile scuro e sui mocassini. Ha parole di conforto per chi ha perso tutto. Parole di apprezzamento per i giovani «angeli del fango».
Parole durissime sulle tante responsabilità del disastro. Una donna lo abbraccia piangendo. Qualcun altro lo contesta. La gente è esasperata: da queste parti avrebbe raccolto contumelie anche Nostro Signore.
In via Canevari a Bagnasco squilla il cellulare. È Papa Francesco. «Il Santo Padre – racconta subito dopo il cardinale – era già informato su Genova, ma ha voluto avere da me notizie aggiornate».
Teodoro Chiarelli
(da “La Stampa”)
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