Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
IL PRIMO NON SA DI COSA PARLA E DIFFONDE ALLARMISMO, IL SECONDO HA PERSO LA MEMORIA… IL REATO DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA HA PRODOTTO 200.000 PRATICHE INUTILI CHE HANNO SOLO INTASATO I TRIBUNALI… SONO I MINISTRI DEGLI INTERNI COME MARONI CHE NON HANNO MAI PROVVEDUTO ALL’ESPULSIONE DEI CLANDESTINI
“Conoscere per deliberare” diceva Einaudi. 
Oggi sarebbe meglio suggerire a certi politici un “conoscere prima di parlare”.
E possibilmente non mentire.
“Chi entra in Italia con i barconi è un perfetto sconosciuto: deve essere identificato immediatamente, i profughi vanno accolti, gli altri, i cosiddetti clandestini rispediti da dove venivano” scrive Grillo sul suo blog.
Arma di distrazione di massa usata nel giorno in cui Grillo, violando lo statuto, ha espulso 4 attivisti senza averne titolo.
Ma andiamo avanti.
Dice Grillo: “Ebola sta penetrando in Europa, è solo questione di tempo perchè in Italia ci siano i primi casi. Chi entra in Italia ora deve essere sottoposto a una visita medica obbligatoria per tutelare la sua salute e quelle degli italiani che dovessero venirne a contatto”.
Forse Grillo non sa che a bordo delle navi di Mare Nostrum ci sono team di medici e infermieri e che un primo screening sanitario avviene durante la fase di trasferimento dei migranti dal punto di soccorso ai vari porti di destinazione.
Qui giunti, sulla scorta anche di eventuali segnalazioni fatte dal personale medico di bordo, si realizza un secondo filtro sanitario.
Successivamente, sulla scorta di un protocollo diramato a suo tempo dal Ministero dell’Interno, indirizzato alle varie Prefetture e ai Comuni interessati all’accoglienza temporanea ( in attesa che si definiscano le domande di asilo o le altre situazioni di ingresso “irregolare” nel territorio dello Stato), vi è un terzo controllo delle condizioni generali di salute delle persone.
Se c’è qualcuno che, malato, ha bisogno di cure, sia che abbia la scabbia o la tubercolosi, viene curato prontamente.
Con buona pace di Grillo e dei “dagli all’untore” vari.
Concordiamo con Grillo sul fatto che i profughi vanno accolti e i clandestini rimpatriati secondo le norme vigenti.
Salvini che soffre di scarsa memoria cerca di far passare il messaggio che le mancate espulsioni derivino dalla cancellazione del reato di immigrazione clandestina.
Una balla colossale, in puro stile padano e putiniano.
Il reato era stato introdotto con la legge n. 94 del 2009 — il cosiddetto pacchetto sicurezza e sanzionava penalmente con una ammenda da 5.000 a 10.000 euro chi fa ingresso o permane in Italia senza permesso di soggiorno.
L’introduzione del reato non ha portato alcun beneficio concreto: non ha ridotto (come era immaginabile) la presenza di clandestini, ne’ ha portato i soldi delle ammende nelle casse dello Stato.
Ha solo intasato le Procure della Repubblica e le aule di giustizia per 5 anni: fino al 2013, infatti, i fascicoli aperti nei tribunali per questo reato erano 200mila.
Duecentomila processi inutili perche’ l’amministrazione non si e’ adoperata, e non si adopera, per rendere effettive le espulsioni
Tutto cio’, a spese del contribuente.
Quanto alle espulsioni, c’è l’imbarazzo della scelta.
C’è quella amministrativa, disposta dal ministro dell’Interno o dal prefetto, che colpisce gli stranieri privi di permesso di soggiorno .
Poi ci sono tre tipi di espulsioni disposte dalla autorità giudiziaria: come misura di sicurezza, come sanzione sostitutiva della pena, comme misura alternativa alla detenzione.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nella sentenza El-Dridi del 28 aprile 2011, dichiarava che “gli Stati membri non possono introdurre, al fine di ovviare all’insuccesso delle misure coercitive adottate per procedere all’allontanamento coattivo conformemente all’art. 8, n. 4, una pena detentiva”.
La Corte bacchetta dunque “la patologia di un sistema incentrato sul propagandismo della sanzione penale, anziche’ sulla effettiva esecuzione degli allontanamenti, cosi’ compromettendo la realizzazione dell’obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali”.
In soldoni il governo italiano non ha mai provveduto a organizzare una reale espulsione dei clandestini perchè non ha voluto o potuto spenderci quattrini.
O forse perchè a qualcuno faceva più comodo speculare sui microreati che molti di loro erano portati a compiere nel nostro Paese per sopravvivere.
E sapete chi è stato il ministro degli Interni per quei cinque lunghi anni?
Il leghista Roberto Maroni, lo sponsor del parolaio Salvini che ora fa finta di essere stato colpito da Alzheimer.
Morale della favola: siamo in mano a degli spregiudicati contapalle.
Ma almeno ora lo sapete, poi fate come vi pare.
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
NON ESISTE UN DATABASE PER I GRUPPI DI PRESSIONE, COME IN ALTRI PAESI D’EUROPA E NEGLI STATES… A BRUXELLES NE SONO REGISTRATE 7.000
Attualmente in Italia mancano le norme per re
golarmentare il lavoro delle lobby e gruppi di pressione nelle dinamiche politiche. Anche in Parlamento l’argomento è assolutamente ignorato, volontariamente o non, con a malapena 11 disegni di legge presentati sull’argomento.
Oltre ad avere un buco normativo, l’Italia sembra essere anche molto indietro, specialmente rispetto al contesto europeo.
A Bruxelles, l’Unione Europea ha creato un apposito Registro per la Trasparenze, con il semplice scopo di “offrire ai cittadini un accesso unico e diretto alle informazioni su chi svolge attività tese a influenzare il processo decisionale dell’UE, sugli interessi perseguiti e sulle risorse investite in tali attività “.
A differenza degli Stati Uniti in cui l’iscrizione per i gruppi di pressione è obbligatoria, il registro europeo è facoltativo, unico grande limite dell’iniziativa. Nonostante ciò, molti dati e informazioni sono fornite ai cittadini del Vecchio Continente, con la possibilità di liberamente navigare il database delle lobby Ue.
Oltre il 20% hanno sede legale in Belgio, primo fra i Paesi Ue, seguito da Germania (12,21%) e Francia (10,05%).
Quelle che hanno sede Italia sono 602, l’8,07% del totale. 595 soggetti, quasi il 9%, hanno sede fuori dall’Unione Europea, specialmente in Nord America (il 30% di quelle straniere) e in India.
(da “Openpolis“)
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
IN FRANCIA AIUTI PER MIGLIAIA DI EURO…. E MOLTI PAESI PREVEDONO ANCHE ASILI NIDO E BABY SITTER PER TUTTI
Visto dall’Europa il bonus per le mamme annunciato da Renzi non fa una gran figura. 
Non lo è di sicuro se si prendono in considerazione le mamme francesi.
A Parigi e dintorni i genitori ricevono ogni mese 130 euro circa se hanno due bambini, 295 se ne hanno tre e via aumentando se cresce il numero dei figli. Inoltre contributi supplementari possono essere concessi, a partire da 3 figli a carico, a partire dall’undicesimo anno di età dei figli.
Variano in base all’età e alla data di nascita dei figli.
A tutto questo va aggiunto un sistema di asili nido diffuso in modo capillare in tutta la Francia e persino l’assistenza gratuita a domicilio di infermiere specializzate subito dopo la nascita del bebè per risolvere qualsiasi dubbio possa avere la mamma
Per il 90% delle famiglie è previsto un bonus bebè da 923 euro che viene concesso già al settimo mese di gravidanza per permettere di sostenere già prima della nascita le spese necessarie, dal passeggino alla culla. Insomma, una famiglia dal reddito medio con un neonato e un bimbo all’asilo nido può ricevere un contributo di quasi 7mila euro.
È aria di crisi anche in Francia e il premier Francois Hollande ha dovuto tagliare, ha annunciato una riforma che sta facendo parecchio discutere ma che è comunque un sogno per qualsiasi mamma italiana.
Dal primo luglio del 2015 una coppia con due bambini ed un reddito superiore ai 6mila euro netti al mese riceverà «solo» 65 euro al mese, chiaramente le coppie meno abbienti riceveranno di più.
Tagli anche al bonus che rimarrà invariato per il primo figlio e dovrebbe invece essere ridotto ad un terzo dal secondo in poi.
Non solo la Francia è molto più accogliente nei confronti delle mamme.
In Inghilterra i genitori ricevono un contributo mensile di 100 euro per il primo figlio e di 164 euro dal secondo in poi.
In Svezia le famiglie ricevono un sussidio di 251 euro mensili.
In Germania il contributo per il primo e secondo figlio è di 184 euro.
È una misura che dovrebbe contrastare la tendenza delle mamme tedesche a non fare figli: il loro tasso di natalità è fra i più bassi in Europa ma anche quello delle italiane se si andrà avanti così, non sarà molto diverso
In Austria lo stato versa per i primi tre anni 105,40 euro al mese per figlio a carico per arrivare fino 152,70 euro al mese per ogni figlio fino ai 19 anni.
In Belgio l’assegno versato alla famiglia va da un minimo di 90,28 euro al mese e aumenta in modo notevole in funzione del numero di figli. In Belgio esiste anche il bonus, che viene definito «premio per la nascita», concesso a tutti i futuri nascituri.
Per il primo figlio l’assegno è di 1.223,11 euro.
Dal secondo in poi diminuisce a 920,25 euro. In Finlandia un sussidio è versato mensilmente per ogni figlio a carico fino all’età di 17 anni ma solo se vive in Finlandia.
Per il 2014 la somma è di 104,19 euro per il primo figlio, 115,13 euro per il secondo figlio, e così via. Si ha diritto a 46,79 euro in più al mese per ogni figlio se il genitore è da solo.
Sussidi mensili anche in Svezia, Danimarca, Norvegia, Irlanda. In Olanda il sussidio viene versato ogni tre mesi ma la sostanza non cambia molto
E non è tutto. In molti Paesi sono previsti contributi economici per la cura dei figli: in Francia fino al 66% le rette di nidi e asili sono coperte dai fondi pubblici.
In Svezia i comuni offrono dei servizi come la babysitter di famiglia. In Italia abbiamo solo le liste d’attesa negli asili nido.
Flavia Amabile
(da “La Stampa”)
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
“LO ABBIAMO PROVATO IN FRIULI, NON SERVE A NULLA, MEGLIO RIDURRE LE RETTE DEGLI ASILI NIDO”
Più che una mancanza di comunicazione, sembrerebbe una sostanziale divergenza di opinioni quella tra il premier Matteo Renzi e la governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani.
Di certo sull’utilità del bonus bebè — misura annunciata ieri in pompa magna dal premier nel salotto di Barbara D’Urso — il segretario del Pd e la sua vice Serracchiani non dicono le stesse cose.
Solo una settimana fa, infatti, la presidente del Friuli, ospite di Ballarò, aveva sostenuto l’inutilità del bonus, dicendo che nella sua Regione non aveva funzionato.
Secondo Serracchiani, le politiche di aiuto alle famiglie sono state spesso “sconnesse”.
E tra queste il modello del bonus bebè — già testato e scartato in Friuli perchè inefficace — non è certo lo strumento vincente.
“In Friuli — ha detto la governatrice ospite di Massimo Giannini – abbiamo fatto la scelta qualche anno fa di dare il bonus bebè, un forfait per la nascita del figlio, pensando che questo potesse incentivare la maternità . In realtà sono nati sempre meno figli. A quel punto ci siamo detti: non vale la pena fare questo tipo di operazione, mettiamo più soldi sull’abbattimento delle rate degli asili nido” o “su una serie di servizi che possono essere dati alle famiglie”.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
RINASCE IL GRUPPO EFDD AL PARLAMENTO EUROPEO
Dissolto per la mancanza dei rappresentanti di sette Stati membri, il gruppo che riunisce i deputati
del M5S e quelli dell’Ukip si riforma grazie a Robert Iwaszkiewicz, eurodeputato di estrema destra già al centro di polemiche per un’intervista in cui sosteneva che fosse legittimo picchiare mogli e figli
Caduto come un castello di carte con l’uscita, la scorsa settimana, della lettone Iveta Grigule, rinasce il gruppo dell’Efdd che riunisce all’Europarlamento i deputati del Movimento 5 Stelle e quelli dell’Ukip di Nigel Farage.
A ‘salvarlo’ è Robert Iwaszkiewicz, deputato polacco del Congresso della nuova destra, partito nato nel 2011.
La notizia arriva in prima battuta dall’europarlamentare Gary Conway, che su Twitter scrive: “Hello, siamo tornati #efdd”.
Poi, sul quotidiano polacco Rrzeczpospolita, parla Iwaszkiewicz: “Dovevo salvarli e sono dovuto salire urgentemente a bordo”.
Infine, la conferma del M5S Europa: “L’Efdd continua ad esistere”.
Secondo le regole del Parlamento europeo ogni gruppo deve avere rappresentanti provenienti da almeno sette Stati membri.
L’uscita della lettone Grigule aveva fatto mancare al gruppo, di cui facevano parte 48 europarlamentari, le sette nazionalità necessarie alla sua esistenza. Per questo è stato automaticamente dissolto. Ora con questo nuovo ‘innesto’, il gruppo Efdd può essere ricostituito.
Iwaszkiewicz è stato eletto con il partito polacco di estrema destra ‘Congresso della nuova destra’, lo stesso che ha portato a Bruxelles anche Janusz Korwin-Mikke famoso per aver parlato di ‘negri’ nell’Aula del Parlamento europeo e sostenuto che il compito delle donne è stare a casa a crescere i figli.
Poco dopo le elezioni europee Iwaszkiewicz era stato al centro delle polemiche per un’intervista rilasciata al quotidiano polacco ‘Gazety Wroclawskiej’ in cui rispondeva alla domanda ‘ha mai sculacciato i suoi figli?’ con un “certo, è educativo”, e frasi come “purtroppo non li ho picchiati. Li avrebbe rafforzati, avrebbe rafforzato il loro carattere, li avrebbe resi capaci di comportarsi meglio in situazioni di crisi”.
‘E sua moglie?’, chiedeva poi il giornalista, “sono convinto che una risposta del genere aiuterebbe molte mogli a ritornare con i piedi per terra”, era stata la risposta di Iwaszkiewicz poi duramente contestato su Twitter e Facebook.
L’Efdd è formato prevalentemente dagli eurodeputati del partito eurofobo di Farage e da quelli del M5S.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
LA RAGAZZA DIFENDEVA IL RAPPER FEDEZ CHE AVEVA OSATO CRITICARE LA LEGA… E IL CYBERBULLO PERDE LA TESTA E SCRIVE UN MESSAGGIO VERGOGNOSO A UNA MINORENNE
Vicepresidente del Senato. Così, tanto per ricordare l’incarico che ricopre Maurizio Gasparri, esponente di Forza Italia, nelle pause tra un tweet e l’altro, appena riemerge dal sociali network a cui dedica moltissimo tempo e su cui colleziona continui incidenti diplomatici.
Se poco tempo fa il vicepresidente dalla Camera alta, e già ministro delle Comunicazioni, si è guadagnato infatti l’annuncio di una querela da Ntv per un suo tweet sulla crisi dei treni Italo, e se durante i Mondiali, quando l’Italia sconfisse l’Inghilterra, finì dritto in prima pagina del Guardian per la sua patriottica esultanza («Fa piacere mandare a fare… gli inglesi, boriosi e coglioni», twittò), oggi è la giornata degli insulti, pesanti, con i fan di Fedez, il rapper, giudice di XFactor.
Con Italo andò così : «Italo treno ma che promozioni, presto chiuderete» aveva scritto Gasparri, «siete quasi falliti, rischioso comprare i biglietti venduti da Della Valle & Montezemolo»; la società si era detta «dispiaciuta», dando mandato ai legali, e «sorpresa che il vicepresidente del Senato, una delle più importanti istituzioni del Paese, si scagli contro una società privata che faticosamente sta cercando di affermare nel trasporto ferroviario ad Alta velocità i principi della concorrenza».
Questa volta, invece, Gasparri si intrattiene con Fedez, da una settimana al centro delle polemiche politiche per aver scritto l’inno dei 5 stelle e per aver poi preso posizione contro la manifestazione anti immigrati organizzata da Matteo Salvini e dalla Lega Nord, a Milano.
Si è fatto una foto, Fedez, con un cartello con su scritto malamente “#Stopinvasione della Lega NORD!”.
Gasparri, replicando a un anonimo utente, non ha mancato l’occasione: «Cioè questo coso dipinto ha avuto qualcosa da ridire?», twitta alludendo a molti tatuaggi del rapper.
«Indubbiamente quel #cosodipinto ispira pena, si fa orrore e si nasconde a se stesso», è un altro tweet.
E poi: «Uno che tratta così il suo corpo chissà come ha trattato il cervello, credo sia già una gioia non essere ridotti come lui».
Il livello a cui sarebbe sceso Gasparri è quello del tweet che il vicepresidente del Senato ha dedicato ad una ragazza, che difendeva il suo idolo.
«Gasparri quel “coso colorato” è una persona pulita, a differenza tua che se sporco e te la credi» scrive la fan minorenne, che ha per avatar una foto abbracciata a Fedez. Brutale la risposta del senatore, tutta centrata sull’immagine: «meno droga, più dieta, messa male».
Dopo poche ore, arriva una replica di Fedez: “Caro Gasparri, io sono sporco all’esterno ma giudicare le apparenze è l’atteggiamento tipico di chi è sporco dentro”
A cui, immancabilmente, Gasparri ha replicato ancora. E ancora. E ancora.
Luca Sappino
(da “L’Espresso“)
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
SILVIO APRE GLI STUDI MEDIASET ALLE COMPARSATE DI RENZI, FAVORENDO IL SUO SFONDAMENTO AL CENTRO… DEL PARTITO NON GLI INTERESSA PIU’ NULLA, PUNTA SOLO AD AVERE GARANZIE PER IL FUTURO DEL SUO IMPERO ECONOMICO
C’è già chi la chiama “dolce morte”. Pure nella cerchia ristretta di Silvio Berlusconi, dalle parti di
Arcore.
Tutto dice che il Cavaliere ha scelto di “chiudere” — politicamente — Forza Italia. Per tutelare l’Impero economico. L’eutanasia come strategia.
L’apoteosi del conflitto di interessi all’epoca del Nazareno. A Matteo Renzi vanno i benefici politici, in termini di consenso (a scapito di Forza Italia).
A Berlusconi le garanzie sull’Impero, in vista della delicata successione verso i figli, di primo e di secondo letto.
Fa il boom degli ascolti, la dolce morte. Matteo Renzi che a Domenica live prende per mano Barbara D’Urso al 15 per cento e la porta in orbita fino al 23, mentre illustra una manovra che prosciuga l’elettorato di Forza Italia: sgravi fiscali, Irap, miele per le imprese.
Renzi toglie ossigeno ed elettori al Cavaliere, e la fidata dipendente di Berlusconi ricambia con un’intervista che al confronto fa apparire Vespa un sovversivo.
“Bonus bebè” e “diamoci del tu”, anzi diamoci pure un bacio via selfie.
Le labbra rosse di Barbara, che manda un kiss sono l’ennesimo bacio dei telegionalisti berlusconiani.
A modo loro, pure Paolo Del Debbio a Quinta Colonna e il vicedirettore del Giornale Nicola Porro, conduttore di Virus, hanno baciato Matteo.
E dunque, sussurrano dentro la cerchia ristretta del Cav, chiedendo l’anonimato: “E’ chiaro che Berlusconi sta assecondando lo sfondamento al centro di Renzi sul suo elettorato. È uno sfondamento consenziente”.
Perchè l’ex premier fa finta di attaccare il governo, giusto qualche dichiarazione dio circostanza.
La verità è tutto il suo mondo si è posizionato sulla linea “Forza Renzi”, parafrasando il titolo del Giornale di Sandro Sallusti di qualche tempo fa.
È un cambio di schema di gioco quello che ha in mente Silvio Berlusconi. Radicale. Per questo Mediaset è a servizio di Renzi, compresi quei tg che ai tempi di Monti avevano un pezzo al giorno sui suicidi degli imprenditori.
E per questo Forza Italia non fa opposizione.
Proprio l’ultimo sondaggio anticipato dall’HuffPost fotografa il movimento elettorale in atto. Forza Italia è al 14 per cento con tendenza a scendere e i suoi voti sono in libera uscita verso due direzioni.
Al centro verso Renzi. A destra verso la Lega lepenista di Salvini.
I sondaggi indicano cioè che “Forza Italia sta morendo”.
E non pare che l’ex premier sia particolarmente sconvolto. Per Berlusconi il futuro di Forza Italia, in questo momento, non è la priorità .
Anzi, è la variabile meno importante inserita in un quadro più ampio.
Perchè è epocale la fase che si vive ad Arcore.
E il quadro più ampio è rappresentato dall’Impero, che non gode più della salute di una volta.
Fininvest è in rosso, Mediaset in passivo e alle prese con un difficile mercato pubblicitario, Forza Italia travolta dai debiti a garanzia dei quali, presso le banche, c’è solo il nome di Silvio Berlusconi.
A ciò va aggiunta la tegola di Bankitalia che obbliga Fininvest a vendere in Mediolanum le quote che superano il 9,9 per cento.
Insomma l’Impero è in sofferenza. Ed è ancora tutta da giocare la partita per conferire Mediaset Premium a Telecom in cambio di una quota nel gruppo delle telecomunicazioni.
Anzi, la partita pare essersi messa male davvero, stando agli spifferi di ambienti informati. Mentre c’è da resistere all’offensiva di Murdoch.
Come ha scritto Claudio Tito su Repubblica, la pax televisiva sta per saltare, anche con “il possibile trasferimento in chiaro di Sky”.
Una partita, questa, che già turba i sonni di fedele Confalonieri. E su cui Berlusconi si attende un atteggiamento non ostile del governo.
Anzi: “Renzi — va dicendo — deve difenderci”.
Eccolo, il cambio di schema. In questo quadro la politica, per Berlusconi, è solo un arnese per dare ossigeno all’impresa. Nulla di più.
Chi ha provato a intavolare discussioni strategiche sul futuro del partito, riporta così il mood che si respira ad Arcore: “Di Forza Italia e della politica non gliene importa più nulla, anzi su molti argomenti prova quasi fastidio”.
Per questo Berlusconi sta accarezzando anche un’altra mossa per portare Forza Italia alla dolce morte.
Ovvero dare a Renzi quel che chiede in termini di legge elettorale, dicendo sì al premio di lista e non di coalizione.
È praticamente un modo per offrirgli la “sconfitta sicura di Forza Italia”, che arriverebbe terza (dopo Pd e Grillo) con una pattuglia di parlamentari.
Poco male, perchè comunque renderebbe permanente lo schema di questi mesi di appoggio esterno a Renzi, sempre con l’obiettivo di ottenere dal governo misure che tutelino l’impero e la sua eredità , dando ai figli aziende meno sofferenti.
Ora, il Cavaliere è uomo fin troppo pragmatico ed è consapevole che ricostruire una coalizione di centrodestra è fatica improba: la Lega sta su posizioni lepeniste, la Meloni pure, Alfano è al due per cento su posizioni ultramoderate.
Ci vorrebbe tempo, fatica, e sopratutto bisognerebbe fare opposizione a un governo che non gli è affatto ostile.
E ammesso che ci si riesca, Renzi resta più forte, è difficile che il centrodestra possa tornare al governo e Berlusconi è incandidabile.
Allora è assai più realistico sacrificare l’eredità politica all’eredità dell’Impero. Raccontano fonti alte che la sintesi del ragionamento di Berlusconi è questa: “Quando si voterà , o arriva secondo o terzo, è lo stesso. L’importante è che porta in Parlamento 80-90 deputati, fedelissimi, gente che obbedisce e spinge i bottoni senza fiatare, mica come Fitto e tutti questi vecchi professionisti della politica. Li piazza lì e fa come adesso, va in soccorso a Renzi e tratta sui dossier che gli interessano”.
Già , come adesso, senza Alfano, Meloni, Salvini.
Con Renzi. Forever.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
I QUATTRO ATTIVISTI CINQUESTELLE SI ERANO RESI PROTAGONISTI DELLA PROTESTA SUL PALCO DEL CIRCO MASSIMO, CHIEDENDO CHIARIMENTI SULL’ESCLUSIONE DI PIZZAROTTI, SULLO STAFF DELLA CASALEGGIO ASSOCIATI E SUL VOTO ON LINE
Uno striscione giallo con scritto “Occupy palco” e poi cinque minuti al microfono della scena centrale di “Italia 5 stelle” al Circo Massimo per chiedere “più trasparenza e partecipazione diretta nel Movimento”.
Ma anche spiegazioni sullo staff della Casaleggio associati, sulle votazioni online e sullo scontro con il sindaco M5s Federico Pizzarotti.
Tutto questo è bastato per Giorgio Filosto, Orazio Ciccozzi, Pierfrancesco Rosselli e Daniele Lombardi per essere cacciati dal Movimento 5 stelle.
Ad annunciarlo un post scriptum ad un articolo sul blog di Beppe Grillo.
”I quattro attivisti”, si legge, “hanno approfittato del proprio ruolo di responsabili della sicurezza del palco di Italia 5 Stelle per occupare il palco stesso. In rispetto per gli oltre 600 volontari che hanno dedicato il loro tempo e lavoro per il successo dell’evento e delle centinaia di migliaia di attivisti del Movimento 5 Stelle presenti all’evento, i 4 sopracitati sono fuori dal Movimento“.
L’episodio che ha provocato l’espulsione è avvenuto durante la manifestazione a Roma.
Sabato 11 ottobre, poco dopo il comizio di Grillo da una gru e poco prima dell’intervento dei due cofondatori dal palco, c’era stato il fuori programma.
I quattro ragazzi si erano presentati con lo striscione tra la folla, a quell’ora non molto numerosa perchè ancora dispersa tra i gazebo, ed erano stati notati da Massimo Bugani, consigliere comunale di Bologna e speaker della tre giorni grillina.
Era stato proprio lui a chiamare sul palco i quattro per sentire le loro ragioni. L’intervento è durato poco meno di dieci minuti.
“Gli attivisti che si allontanano dal Movimento”, avevano detto dal palco, “iniziano a gettare letame contro di noi, noi invece ringraziamo Beppe e Casaleggio, ma abbiamo raccolto varie critiche ed è questo il momento di fare chiarezza”.
Tra i punti messi in discussione dai quattro ragazzi: lo staff di Milano della Casaleggio associati (“che nessuno conosce”), la poca trasparenza del voto online e l’esclusione del sindaco di Parma Federico Pizzarotti dalla lista degli interventi (“Pizzarotti è lì, al gazebo di Parma, se volete un confronto è questo il momento di dirlo”).
Dopo l’intervento dal palco, gli attivisti hanno lasciato il Circo Massimo e non si sono presentati nemmeno per l’ultima giornata.
L’obiettivo, avevano fatto sapere, era quello di non diventare preda di giornalisti in cerca di scoop e lasciare che i vertici dessero una risposta ai problemi sollevati.
Da Milano (e da Roma) però nessuna risposta, ma un post scriptum sul blog di Beppe Grillo.
Nel Movimento 5 stelle è la terza ondata di espulsioni nel giro di otto giorni.
Anche se questa volta il caso è diverso perchè gli attivisti non hanno violato alcuna regola.
Diversi gli altri due casi recenti.
Domenica 12 ottobre ad esempio, ad essere cacciato è stato il consigliere regionale di Bologna Andrea Defranceschi perchè condannato dalla Corte dei conti.
Poi a metà settimana è stata la volta del sindaco di Comacchio (Ferrara) Marco Fabbri, che ha deciso di candidarsi alle elezioni provinciali nonostante il divieto del blog di Grillo.
Ora ad essere coinvolti sono quattro semplici attivisti ritornati nell’anonimato dopo la contestazione a Roma. Nessuna regola violata, ma “una decisione”, dice Grillo, “per rispetto degli altri 600 volontari che hanno lavorato al Circo Massimo”.
Le prime perplessità le esprime su Facebook il deputato Cristian Iannuzzi, rispondendo ad un’attivista che chiede spiegazioni: “Sto cercando di capire cosa succede e come rispondere. Ormai mi pare qui si sbattano fuori persone dal Movimento, come se niente fosse, senza nemmeno passare per il voto della rete, in spregio allo stesso non statuto che proprio lo staff di Grillo ha redatto”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 20th, 2014 Riccardo Fucile
TIPICO AUTOGOL DEL PREMIER: DESTINA INTERAMENTE I 500 MILIONI CHE NELLA LEGGE DI STABILITA’ ERA STATA PROMESSA A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA A CHI HA UN REDDITO FINO A 90.000 EURO
«Dal prossimo anno gli 80 euro andranno anche a tutte le mamme, o i papà , per i primi tre anni di
vita del loro figlio. So cosa significa comprare pannolini, biberon e spendere per l’asilo. È una misura che non risolve un problema ma è un segnale», ha annunciato Renzi dalla D’Urso ieri.
In serata è arrivata una precisazione da fonti governative: il bonus di 80 euro sarà garantito per i redditi fino a 90mila euro, partirà da gennaio 2015 e il costo della misura sarà di circa 500 milioni.
Tenendo presente che la Legge di Stabilità prevedeva interventi a sostegno delle famiglie per 500 milioni, in pratica l’intera cifra viene dirottata a questo spottone.
Non solo: con una decisione che la dice lunga sul concetto di equità del premier che non distingue tra chi i pannoloni non se li può comprare e chi invece guadagna 5000 euro al mese e può anche comprarseli da solo.
La logica semmai sarebbe stata quella di intervenire a favore dei nuclei familiari indigenti, sostenendo in parte anche i costi degli asili nido con una quota di quei 500 milioni che invece viene “regalata” a chi non ne ha bisogno.
E’ la sinistra della finanza, ragazzi.
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