Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile
PRIMA EVITA I LAVORATORI EDILI, POI LE DOMANDE DEI GIORNALISTI, QUINDI LA CONTESTAZIONE SOTTO LA PREFETTURA E SI RINTANA IN UNA PILOTINA
La Stampa racconta oggi un retroscena curioso alla base della visita del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a Genova ieri: il responsabile del decreto per Genova, contestatissimo, ha effettuato uno slalom di entrate e uscite per evitare le contestazioni dei lavoratori e dei cittadini:
All’arrivo, all’aeroporto, la sua auto è uscita da un ingresso laterale evitando una rappresentanza di edili della Pavimental e della Spea, le due società controllate da Autostrade, che protestavano contro la loro esclusione dalla ricostruzione del Ponte Morandi sancita dal «decreto Genova».
Al termine del vertice bilaterale con la commissaria europea Violeta Bulc, il ministro ha incontrato i giornalisti per fare le sue dichiarazioni.
Ma al momento delle domande, lui e la commissaria si sono rintanati in un’altra saletta, lasciando i giornalisti a bocca asciutta.
Il terzo dribbling alla fine dell’incontro con il governatore Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci: i manifestanti nella vicina piazza De Ferrari volevano arrivare alla prefettura proprio per incontrarlo e consegnargli un modellino del Morandi, «così lo porta da Vespa».
Ma Toninelli è andato in porto, per un giro dello scalo genovese su una pilotina, insieme al presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini e ad alcuni rappresentanti del M5S genovese e ligure.
Al ritorno a terra, però, si è seduto a quattr’occhi di fronte ai rappresentanti dei comitati degli sfollati. Che lo hanno un po’ ruvidamente invitato a mettere mano al decreto «scritto con il cuore»: «Basta bugie», senza tanti fronzoli.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile
POSSONO ARRIVARE AL MASSIMO A 175-210 SEGGI SUI 751 DEL PARLAMENTO EUROPEO.. E POLONIA E UNGHERIA NON MOLLERANNO IL PPE
Il «Fronte delle Libertà » non ha i numeri per far saltare l’Europa. 
Un’analisi ancora riservata di «Politico.com» citata oggi da La Stampa rivela che, messe insieme tutte le forze populiste, in maggio le truppe contro l’Ue possono arrivare al massimo a 210 seggi sui 751 dell’Europarlamento.
Visto però che si tratta di realtà diverse in tre gruppi differenti, e non per forza di cose dialoganti, la stima realista scende a 175 seggi, a 200 scranni dalla maggioranza. Sarebbe la seconda compagine dell’emiciclo dopo i popolari, ma solo se fosse unita. Cosa su cui, adesso, nessuno scommette.
E così il raggruppamento politico formato sull’ossimoro dell’internazionalismo nazionale costruisce un’alleanza che ha scarse possibilità di arrivare alla maggioranza del Parlamento Europeo nonostante i boom già programmati in Italia, dove i parlamentari di Lega e M5S sostituiranno quelli del Partito Democratico, reduci del 41% alle Europee del 2014 che ormai sembra un risultato preistorico.
Poi c’è la questione della convenienza, quella che guida la costruzione di alleanze da quando è nata la politica.
E anche qui per l’Internazionale Nazionalista il piatto piange, spiega Marco Zatterin:
Salvini vuole la «Lega delle Leghe». Con chi? Ci possono stare gli austriaci del Partito delle Libertà di Heinz Christian Strache, oggi al governo con il popolare Kurz, sodale possibile che sogna il pareggio di bilancio; i belgi del Vlaams Belang, deboli; gli estremisti in espansione di AfD, l’alternativa per la Germania, sovranisti, euroscettici, anti-Lgtb e antiaborto. La speranza è di trovare un collante con i nazionalisti dei Baltici, gli svedesi, e portare a casa qualche socio del circolo di Visegrad.
Pie illusioni, paiono. Viktor Orban, il miglior amico di Salvini, non risulta avere intenzione di lasciare il Partito popolare europeo dove può puntare i piedi e fare il pieno. Fuori dal circolo Ppe finirebbe per contare meno quando verrà il giorno di spartirsi le poltrone.
Fra dodici mesi gli assetti nel Consiglio europeo, dove siedono i capi di Stato e di governo, saranno con ogni probabilità immutati, ancora con Francia e Germania a tirare la volata.
Facile che i polacchi, come il quartetto di Visegrad, scelgano di restare nel gruppone «tradizionale» puntando sulla convenienza, in fondo politici sono.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile
L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO E’ L’ORGANO CHE VIGILA SULLE FINANZE PUBBLICHE
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio si prepara a bocciare la manovra della Lega e del MoVimento 5 Stelle. L’organo che vigila sulle finanze pubbliche sarà ascoltato oggi nella giornata di audizioni sulla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza e, scrive oggi il Sole 24 Ore, il suo primo giudizio ufficiale sulle previsioni governative sarà negativo.
Soprattutto per quel numero, la crescita all’1,5%, lontana dalle previsioni di tutti gli altri organi che si occupano delle stime di crescita del PIL, sia nazionali che sovranazionali.
Marco Rogari e Gianni Trovati spiegano che con la bocciatura basterebbe la richiesta di un terzo dei componenti della commissione per costringere il governo a tornare alla Bilancio con un’alternativa: adeguarsi alle indicazioni dell’Authority parlamentare o spiegare le ragioni per cui intende confermare le previsioni.
E non si tratterebbe di un caso inedito.
Nel 2016 la manovra di Renzi venne bocciata proprio dall’UPB e il governo dovette ritoccare all’insù il deficit che era stato indicato nella NaDef di Pier Carlo Padoan. Non solo: una serie di critiche è arrivata ieri anche dai tecnici del servizio bilancio di Camera e Senato.
Nel dossier si sottolinea soprattutto l’assenza di dati chiave, spesso imposti dalle leggi di contabilità : manca «l’articolazione per sottosettori del quadro programmatico in relazione all’aggiornamento degli obiettivi», non c’è la quantificazione puntuale delle clausole Iva che restano per contenere l’indebitamento netto, e niente viene detto sui tempi di riavvio del percorso verso il pareggio di bilancio.
(da “NextQuotidiano”)
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