Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
OFFERTA AL RIALZO DELL’ 8%… ESSENDO GIA’ DESTINATA AL CULTO, HANNO FREGATO I LEGHISTI DELLA REGIONE E LE LORO ASSURDE NORME ANTI-MOSCHEE
Bergamo avrà finalmente una nuova moschea? Sembra di sì, e sarà realizzata dentro un’ex chiesa cattolica, la cappella degli ormai dismessi ospedali Riuniti, messa all’asta dall’Asst Papa Giovanni XXIII lo scorso 20 settembre.
Quando stamattina sono state aperte le buste è arrivata la sorpresa.
Sembrava infatti certo che l’immobile, che oltre alla ex chiesa comprende anche il convento che ospitava i frati cappuccini che operavano nell’ospedale, sarebbe stato acquistato dalla comunità ortodossa rumena, che dal 2015 lo occupa in comodato d’uso e lo utilizza per le proprie funzioni religiose.
Così non è stato: con un rialzo dell’8% sulla base d’asta di 418.700 euro, a vincerlo è stata l’Associazione musulmani di Bergamo, che fino ad ora si riuniva in una sala civica comunale di Boccaleone, uno dei quartieri periferici della città .
L’intenzione dell’associazione è quella di mantenere la destinazione del sito a luogo di culto, realizzando quindi una vera e propria moschea aggirando così, in maniera del tutto legale e legittima, la norma regionale nota come “legge anti moschee”. Quest’ultima prevede infatti vincoli molto severi che, di fatto, rendono pressochè impossibile la costruzione di nuovi luoghi culto.
Nel caso dell’ex cappella dei Riuniti, già destinata all’uso religioso dal Piano di governo del territorio approvato dal consiglio comunale, il problema non si pone
“Fa sorridere che proprio Regione Lombardia, che tanto si è accanita contro i fedeli musulmani e i loro luoghi di culto, ceda ora una ex chiesa alla comunità islamica – commenta l’assessore Giacomo Angeloni, che per l’amministrazione tiene i rapporti con i rappresentanti dell comunità – Quello alla preghiera e alla religione è un diritto, ed è inutile e controproducente negarlo. L’Associazione musulmani di Bergamo è nota all’amministrazione, e firmataria del patto con l’Islam che stabilisce diritti e doveri. Ora lavoreremo perchè l’impatto sul quartiere sia il meno traumatico possibile”.
Se verrà realizzata, la moschea dei Riuniti sarà la seconda a Bergamo, dopo quella di via Cenisio, riconosciuta ufficialmente dal 2013.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
26.000 IMMIGRATI IN MENO, I MUSULMANI SONO UNA MINORANZA… SU 41.000 IRREGOLARI CONTROLLATI SOLO IL 44% E’ STATO EFFETTIVAMENTO ALLONTANATO (IL 3,7% DI CHI NON HA TITOLI PER RESTARE IN ITALIA)… GLI IMMIGRATI RENDONO 3 MILIARDI L’ANNO ALLE CASSE DELLO STATO
Gli immigrati in Italia? Diminuiscono: in un anno ne sono spariti 26mila.
Gli italiani all’estero? Aumentano: nel 2017 sono partiti in 114mila.
I musulmani? Una minoranza: tra gli stranieri sono il 32%, i cristiani li doppiano.
I profughi? Non superano quota 354mila, tanti, ma molti meno che in Germania e anche meno che in Francia.
Le espulsioni? Ferme al palo: lo scorso anno è stato rimpatriato il 3,7% degli irregolari.
Sulla perenne emergenza immigrazione si giocano fortune politiche, maggioranze di governo e assetti europei. Il “pianeta migranti” è percorso da mille tensioni, scosso da guerre di parole e numeri. Proprio dai numeri è allora utile ripartire.
“L’invasione che non c’è”
Il Dossier statistico immigrazione 2018, realizzato dal centro studi e ricerche Idos, in partenariato con il centro studi Confronti e in collaborazione con l’Unar, da 28 anni prova a fotografare in maniera obiettiva il “pianeta migranti”.
I risultati: in 480 pagine fitte di analisi e tabelle emerge come “in Italia, contrariamente alla credenza che vorrebbe il Paese assediato e “invaso” dagli stranieri, il numero dei migranti è pressochè stabile intorno ai 5 milioni dal 2013″.
Più precisamente, Idos stima in 5.333.000 il numero effettivo di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, 26mila in meno rispetto alla stima del 2016 (molti quelli che si stanno trasferendo all’estero).
Per capire, in Germania sono 9,2 milioni, nel Regno Unito 6,1 milioni.
E ancora: l’Unhcr stima in 354.000 i richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale o umanitaria presenti in Italia, lo 0,6% dell’intera popolazione del Paese.
Veniamo dopo la Germania (1,4 milioni) e la Francia (400mila).
Insomma, scrivono gli analisti, l’Italia non detiene alcun record europeo: “Non è nè il Paese con il numero più alto di immigrati, nè quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo”.
La “fuga” dei giovani italiani
Degli oltre 114.000 italiani che si sono trasferiti all’estero nel 2017, la fascia più rappresentata è quella dei 25-39enni. Tendenza questa che sta facendo strada anche tra gli stranieri: oltre 40.500 cancellazioni anagrafiche per l’estero nel 2017. E così colpisce che lo scorso anno il numero degli italiani residenti all’estero (oltre 5.114.000) fosse analogo a quello degli stranieri residenti in Italia.
Record Centro-Nord e caso Roma
Gli immigrati che risiedono in Italia provengono da quasi 200 diversi Paesi del mondo.
I romeni costituiscono la collettività di gran lunga più numerosa (1.190.000 persone, pari al 23,1% di tutti i residenti stranieri), seguiti da albanesi (440mila), marocchini (417mila), cinesi (291mila) e ucraini (237mila).
Queste prime 5 collettività coprono la metà dell’intera presenza straniera in Italia, mentre le prime 10 (per arrivare alle quali occorre aggiungere, nell’ordine, Filippine, India, Bangladesh, Moldavia ed Egitto) arrivano a poco meno dei due terzi.
E ancora: sono 826.000 gli alunni stranieri del Paese, quasi un decimo (9,4%) di tutti gli scolari in Italia. Con l’83,1% di tutti i residenti stranieri, il Centro-Nord continua a essere l’area che ne catalizza la quota più consistente. Ma va anche detto che nella sola città metropolitana di Roma si concentra il 10,8% di tutti gli stranieri residenti in Italia.
La minoranza musulmana
“Le discriminazioni – denuncia il Dossier – dilagano in internet, con un aumento esponenziale di discorsi d’odio razzista, spesso sulla base di rappresentazioni distorte che riguardano anche la religione di appartenenza, fomentando l’idea che siamo “invasi da musulmani”, mentre tra gli immigrati i cristiani sono la maggioranza assoluta (2.706.000, pari al 52,6% del totale), con preminenza degli ortodossi (1,5 milioni) e dei cattolici (oltre 900.000), mentre i musulmani sono 1 ogni 3: 32,7%, pari a 1.683.000 persone”.
Il flop delle espulsioni
Nel 2017 sono stati intercettati 41.158 stranieri irregolari. Di questi, solo il 44,6% è stato effettivamente espulso o rimpatriato, la parte restante è “non ottemperante”, ossia è rimasta in Italia nonostante sia destinataria di un provvedimento di espulsione.
Non solo. Se ci si basa sulla stima della Fondazione Ismu, per cui in Italia vi sarebbero circa 490mila stranieri privi di titolo di soggiorno, emerge come la “macchina delle espulsioni” ne abbia intercettato solo l’8,4% e allontanato appena il 3,7%.
I lavori dei “nuovi italiani”
Dei 2.423.000 occupati stranieri nel 2017 (10,5% di tutti gli occupati in Italia), ben i due terzi svolgono professioni poco qualificate o operaie.
In particolare, è straniero il 71% dei collaboratori domestici e familiari, quasi la metà dei venditori ambulanti, più di un terzo dei facchini, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e ristoranti (per lo più addetti alla pulizie e camerieri), un sesto degli edili e degli agricoltori.
La spesa per gli stranieri
Come evidenzia la Fondazione Leone Moressa, i contribuenti stranieri hanno versato Irpef per 3,3 miliardi di euro, che sommati ad altre voci di entrata (tra cui 320 milioni solo per i rilasci e rinnovi dei permessi di soggiorno e le acquisizioni di cittadinanza e 11,9 miliardi come contributi previdenziali), assicurano un introito nelle casse dello Stato pari a 19,2 miliardi di euro, che paragonati con i 17,5 miliardi di spesa pubblica dedicata agli immigrati, rendono il bilancio statale tra entrate e uscite imputabili all’immigrazione positivo di un importo che oscilla tra 1,7 e 3 miliardi di euro.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
INCONTRI SESSUALI NELLE DUE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA MORTE NELLO STESSO STABILE DOVE E’ STATA RITROVATA
Desirèe si sarebbe prostituita per ottenere droga.
E’ quanto emerge dall’inchiesta sullo stupro ed omicidio della giovane di 16 anni trovata prima di vita in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma. Gli inquirenti avrebbero accertato, anche ascoltando alcune testimonianze, che la ragazza, nelle due settimane che hanno preceduto la morte, avrebbe avuto incontri sessuali al fine di ottenere la droga.
Incontri che si sarebbero consumati nello stabile dove l’hanno trovata morta.
Intanto il procuratore aggiunto Maria Monteleone, che coordina le indagini, ha inviato al gip la richiesta di convalida del fermo per i tre extracomunitari. Il giudice dovrà quindi fissare entro le prossime 48 ore l’interrogatorio di convalida.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
CRITICA LA MANOVRA E IL NON DARE IMPORTANZA ALLO SPREAD: “NON PERMETTEREMO A NESSUNO DI SCIPPARCI IL FUTURO”
“Difficilmente mi arrabbio. Sono molto arrabbiato ma uso la forza del pensiero e non quella dei toni”, dice il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dopo aver parlato della manovra e del Governo alla platea di industriali Ict dell’Anitec-Assinform.
“Più la situazione si rende tesa e più io sono calmo ed è nella mia natura ma siamo arrabbiati. E’ solo nei toni che non ci mostriamo arrabbiati ma nel merito siamo arrabbiati e molto determinati”.
“Anche se lo diciamo con toni dolci questo non significa che non siamo arrabbiati”. “Non permetteremo a nessuno di scipparci il futuro. Con il cambiamento in Italia si può anche peggiorare”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
I MILITARI LI AIUTAVANO A ELUDERE I CONTROLLI
Demolivano auto senza prima privarle di sostanze altamente inquinanti com batterie, filtri, lubrificanti, plastiche e motore.
Classificavano i materiali compattati come ‘rifiuti già trattati’ pur non essendo tali e agivano con la connivenza di carabinieri che li aiutavano ad eludere controlli.
Sono sei le persone finite in carcere nell’ambito di un’inchiesta della procura di Roma nata dal business dei demolitori di auto. Sono accusati, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico.
Tra le persone arrestate anche 4 carabinieri che, secondo le accuse, avrebbero aiutato gli imprenditori indagati informandoli dell’inchiesta a loro carico e ricevendo in cambio favori e utilità .
Le indagini, partite nel 2017, sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Capitale e seguite dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico.
Gli accertamenti sono partiti da una serie di aziende di autodemolizione che omettevano di bonificare le carcasse dei veicoli rottamati prima di inviarli alle altre ditte della filiera del riciclo.
Al centro dell’inchiesta la società Italferro srl di Bologna che trattava 30mila tonnellate annue di materiali compattati.
I due manager titolari dell’impresa, un uomo di 68 anni ed il figlio di 47, sono finiti in manette per aver acquistato a prezzi tonnellate di materiali trattati in modo sbagliato è altamente pericolosi per l’ambiente. Sceglievano il materiale compattato male perchè a loro costava molto meno. Oltre agli arrestati, sono state denunciate a piede libero altre 6 persone.
L’arresto è scattato nei confronti di un 68enne imprenditore di Bologna e del figlio di 47 anni, titolari della Italferro, che, assieme ad altre imprese collegate, smaltiva circa 30mila tonnellate annue di veicoli fuori uso, avviandoli in fonderia senza i dovuti trattamenti e guadagnando così un ingiusto profitto.
Si trattava di carcasse di auto non bonificate e cioè di mezzi che, senza essere privati dei materiali e delle sostanze inquinanti (lubrificanti, plastiche, batterie, filtri e motore), venivano compattati e identificati come rifiuti già trattati e idonei alle successive operazioni di riciclo.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
SILENZIO DI TONINELLI A CHI GLI CHIEDE DI INIZIARE L’ITER DEI RISARCIMENTI… AUTOSTRADE HA STABILITO UN CONTATTO CON LE FAMGLIE, IL GOVERNO NO
Anche a leggerlo solo come un automatismo burocratico, l’effetto è notevole: il ministero dei Trasporti guidato da Danilo Toninelli, a 70 giorni dalla strage del Ponte Morandi, non ha risposto ai parenti delle vittime che chiedevano di aprire uno spiraglio sui risarcimenti, mentre difende uno dei suoi indagati attraverso l’Avvocatura dello Stato.
Per capire cosa sta accadendo è necessario mettere in sequenza un po’ di fatti. L’inchiesta sul disastro del 14 agosto (43 vittime) vede allo stato 21 persone iscritte sul registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo e stradale, aggravati dalla «colpa cosciente», disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Nel mirino dei pubblici ministeri sono finiti dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia, della sua controllata Spea (delegata ai monitoraggi sul campo) e, appunto, del dicastero d’Infrastrutture e Trasporti.
Tra questi figura Roberto Ferrazza, tuttora provveditore alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, nel mirino poichè presiedeva un comitato tecnico-amministrativo che diede il via libera al progetto di ristrutturazione dei tiranti presentato da Aspi.
Accettò, secondo gli investigatori, che quel lavoro fosse classificato come «locale», dribblando così i collaudi; e non rilevò, nei report allegati che pure presentavano in alcuni frangenti tratti allarmanti, elementi tali da coinvolgere il Consiglio superiore dei lavori pubblici a Roma.
Alla prima udienza dell’incidente probatorio – superperizia in corso che ha valore di prova processuale – Ferrazza si è presentato assistito dall’avvocato dello Stato Giuseppe Novaresi, con il via libera del suo ministero.
Novaresi ha assunto con il massimo rigore il proprio mandato (pubblico), sollevando una serie di eccezioni e dubbi d’incompatibilità sui periti di accusa e giudici, che avrebbero potuto significativamente allungare i tempi d’un procedimento per il quale il governo auspica al contrario una conduzione «celere».
Quello stesso giorno, era il 25 settembre, Toninelli aveva provato a fornire qualche spiegazione. E in una nota aveva precisato che la nomina dell’avvocato dello Stato per uno degli inquisiti «sarà revocata in caso di rinvio a giudizio», con la precisazione che il Mit «si costituirà parte civile quando ci saranno le condizioni».
E però negli ultimi giorni è emerso un altro elemento non proprio secondario.
E cioè che almeno un centinaio di familiari delle vittime hanno scritto proprio al Mit, e in un caso alla Presidenza del consiglio, per ragionare sulle possibilità di risarcimento: le missive sono state regolarmente recapitate, ma da Roma non si è fatto vivo nessuno.
E quindi nessuno, per esempio, ha fornito un riscontro ai parenti di Samuele Robbiano, il bimbo di 8 anni che morì con i suoi genitori; non lo hanno fatto con la compagna, la madre e la sorella di Francesco Bello, che avevano cercato disperatamente notizie della sua auto per ore, finchè non fu certo che era stata sepolta dalle macerie.
Nessuno ha ottenuto risposta, nonostante siano trascorsi ormai due mesi e mezzo.
Nei giorni scorsi era stata Autostrade a mettersi in contatto con alcuni familiari, mentre un testacoda dello Stato per certi aspetti simile si è registrato di recente nel processo all’ex vicepresidente di Confindustria in Sicilia Antonello Montante (aveva pure la delega alla legalità ) che fu arrestato per corruzione e spionaggio.
È accusato d’intrusione nei database del Viminale con complicità di vari dipendenti pubblici, ma il ministero dell’Interno non si è costituito parte civile e l’Avvocatura dello Stato difende un funzionario dei servizi segreti coinvolto nel medesimo processo poichè faceva da sponda sulle spiate.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
MAXISQUALIFICA PER L’ATTACCANTE CORO’, COSI’ IMPARA A STARE AL MONDO
Un calciatore del Treviso è stato squalificato per 12 giornate dal giudice sportivo per insulti razzisti e comportamenti blasfemi in campo. Si tratta dell’attaccante Marco Corò di 21 anni
E’ successo durante la partita di domenica scorsa del Treviso a Sernaglia della Battaglia, in casa del QDP, dove per la squadra veneta è arrivata anche la quarta sconfitta consecutiva nel campionato Eccellenza.
Come emerso dal referto arbitrale, Corò dopo essersi seduto in panchina ha approfittato di un momento in cui il pallone non era in gioco per entrare in campo senza autorizzazione spingendo l’avversario Mustafa Diomandè
All’invito a ritornare in panchina, Corò ha iniziato a bestemmiare e a insultare con frasi razziste il suo avversario.
Il giudice sportivo, leggendo i referti arbitrali, ha deciso di squalificare Corò con ben 12 turni di squalifica di cui due per essere entrato in campo senza autorizzazione e aver proncunciato frasi blasfeme e altri dieci per comportamento discriminatorio nei confronti del suo avversario.
Più di tre mesi di stop per l’attaccante trevigiano che dovrà rimanere alla finestra a partire da domenica contro il Mestre
La maxisqualifica di Corò si aggiunge a un ottobre nero per il Treviso: dopo i cinque punti di penalità per due diverse irregolarità e la squalifica a nove mesi del presidente Luca Visentin con sanzione pecuniaria.
(da Globalist)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
L’ASSE SALVINI-PUTIN: MAZZIERE E MANDANTE DEL COMPLOTTO PER DISGREGARE I POPOLI EUROPEI NELL’OTTICA DELL’IMPERIALISMO RUSSO… PER LA CIA I RUSSI FINANZIANO LA LEGA
“In Russia mi sento a casa mia mentre in alcuni Paesi europei no”, ha detto Salvini in occasione della sua ultima visita a Mosca.
“Se Salvini si sente a casa a Mosca a letto con Putin, perchè non rimane lì? Lui sta tradendo l’interesse collettivo europeo”, aveva commentato il leader dei liberali europei Guy Verhofstad.
Adesso da Putin è andato Conte: visita in realtà di routine, ma che è stata presentata quasi come la risposta dell’Italia giallo-verde alla “bocciatura” del bilancio da parte della Commissione Europea. Poi c’è pure Marco Travaglio che dubita sul fatto se Salvini e Putin si conoscano effettivamente di persona. La verità è che non solo si sono più volte visti fisicamente, ma che è proprio l’asse con Mosca una delle caratteristiche più salienti del “nuovo corso” impresso da Salvini alla Lega .
Un asse in risposta alle “inique sanzioni”, da alleanza tra partiti tende a trasformarsi in alleanza tra governi.
In effetti, la Lega delle origini era stata tendenzialmente anti-russa, proprio perchè simpatizzava per principio con ogni separatismo.
La lotta della Padania per l’indipendenza dall’Italia tendeva dunque a essere identificata con quella dell’Ucraina o dei Paesi baltici per l’indipendenza dall’Urss. Comunque, i parlamentari leghisti chiedevano di considerare i finanziamenti sovietici a Pci come alto tradimento.
Già a fine anni ’90, però, in occasione della Guerra del Kosovo la Lega tende a essere filo-serba, in una chiave di evidente antipatia per un’Albania che viene considerata esportatrice di clandestini.
Nel frattempo, l’ideologo del neo-nazionalismo russo Aleksandr Dugin inizia a essere popolare in certi ambienti di estrema destra, ancora peraltro molto minoritari. Non è del tutto pacifico il ruolo di Dugin nel regime di Putin. Lui insiste di non c’entrarci niente, in molti lo descrivono come un consigliere molto ascoltato, altri ancora parlano di concordanza intellettuale pur senza bisogno di intese formali.
Comunque Dugin inizia a essere invitato spesso da think tank in contatto sia con ambienti di estrema destra che con la Lega. È
efficace anche perchè parla un italiano relativamente buono — anche se a volte lo confonde con lo spagnolo. È comunque con l’arrivo di Salvini alla testa della Lega che tra 2013 e 2014 il partito inizia a stabilire stretti legami con personaggi dell’entourage di Konstantin Malofeev: oligarca ultranazionalista e ultraortodosso che è presidente del consiglio di amministrazione del gruppo mediatico Tsargrad, fondatore del fondo di investimento internazionale), Marshall Capital Partners membro del patronato della Ong Safe Internet League, presidente della fondazione caritativa San Basilio il Grande, promotore di parchi storici a tema, noto patrocinatore di iniziativa anti-gay a livello internazionale oltre che più in generale sponsor di incontri della destra radicale europea.
Uno è ad esempio Aleksey Komov: rappresentante regionale per Russia e Csi al Congresso Mondiale delle Famiglie () nonchè capo dei progetti internazionali alla Fondazione San Basilio il Grande. Un altro è Andrey Klimov: responsabile delle relazioni internazionali per il partito di Putin Russia Unita.
Nel febbraio 2014 è creata la Associazione Culturale Lombardia Russia, per facilitare lo sviluppo di rapporti non solo di affari ma anche politici.
Presidente della Acrl è Gianluca Savoini: giornalista e russologo storico della Lega. Presidente onorario è Komov. Come spiega appunto Savoini, un obiettivo è di rendere gli italiani consapevoli di quanto sia assurdo e controproducente per l’Ue vedere alla Russia come a un nemico, e non come a un alleato geopolitico, militare ed economico allo stesso tempo.
Savoini a parte, uomini chiave sono anche l’ex-deputato Claudio D’Amico e l’europarlamentare Lorenzo Fontana, che è responsabile dei rapporti tra Lega e gruppi di destra europei, e diventerà poi ministro della Famiglia e della Disabilità .
Nel marzo del 2014 D’Amico e Fontana vanno assieme in Crimea a fare da osservatori nel referendum organizzato da Mosca per legittimare l’annessione.
Lo stesso Salvini il 13 ottobre guida una delegazione della Lega in Crimea e a Mosca. Ci sono incontri con il primo ministro della Crimea Sergey Aksyonov, con il presidente della Duma Sergey Naryshkin e con il presidente della Commissione Esteri della Duma Vladimir Vasiliev.
Il 17 ottobre c’è l’incontro diretto tra Salvini e Putin al Vertice Asia-Europa, a discutere delle “assurde sanzioni contro la Russia” imposte dall’Ue. Il giorno dopo la manifestazione contro i migranti clandestini organizzata dalla Lega a Milano è piena di ritratti di Putin, indicato da Salvini nel comizio come un grande statista e un alleato fondamentale nella lotta contro il terrorismo islamista. Salvini torna a Mosca l’8 dicembre del 2014.
Si incontra con Pushkov e altri funzionari, e dichiara che le sanzioni alla Russia sono costate all’Italia almeno 5 miliardi di euro in termine di export perduto. Salvini va a Mosca il 14 febbraio del 2015, a incontrare funzionari russi. Ci torna il 18 dicembre del 2015, a discutere un accordo di cooperazione tra Lega e Russia Unita con Klimov e Pushkov.
Ma sono loro a non volersi legare troppo, considerando la Lega un partito ancora marginale. Ciò però non frena gli ardori filo-russi della Lega, che il 18 maggio 2016 fa passare dal Consiglio Regionale veneto una risoluzione che chiede la fine delle sanzioni russe e il riconoscimento dell’annessione della Crimea.
E il 18 ottobre del 2016 attacca duramente la decisione del governo italiano di mandare 140 soldati in Lettonia nell’ambito Nato, definita un “atto di guerra” contro la Russia. Lo stesso Salvini in un’intervista tv dice che “la Nato sta facendo un gioco molto pericoloso”.
Il 18 novembre Salvini torna a Mosca, due settimane prima del referendum costituzionale. Alla testa di una delegazione incontra due dirigenti di Russia Unita: Sergey Zheleznyak e Viktor Zubarev. Il primo è anche vice presidente della Dima. Inoltre vedono il vice primo ministro della Crimea Georgy Muradov.
Il 6 marzo 2017, infine, Salvini va a Mosca a firmare formalmente l’accordo di cooperazione tra Lega e Russia Unita. E questo è quanto accertato e ufficiale.
In questa “cooperazione” ci sono stati anche finanziamenti?
Il sospetto è formulato nel gennaio del 2018.
Pagina 138 del rapporto che la componente democratica nella commissione Esteri del Senato americano pubblica, per denunciare le ingerenze politiche di Mosca.
È basato soprattutto su fonti aperte e articoli di giornali, e fonda appunto il sospetto su quell’accordo e su informazioni che sarebbero state passate al Telegraph dai Servizi Usa.
Bisogna ricordare comunque che la sicurezza e il dettaglio sui soldi che l’Urss passava ai partiti comunisti stranieri si ebbe solo quando i documenti relativi furono rivelati da Oleg Gordievskij.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 25th, 2018 Riccardo Fucile
I SEDICENTI PATRIOTI ITALICI PRONTI A SVENDERE L’ITALIA ALL’EX AGENTE DEL KGB
Le sanzioni, che devono essere «un mezzo e non un fine»; la cooperazione economica rilanciata con un consistente pacchetto di 14 accordi e nuovi progetti, con potenzialità di diversi miliardi di euro; il dialogo politico.
E un’intesa tra partner, Italia e Russia, che arriva anche a prendere in considerazione la possibilità che Mosca accorra in aiuto dell’Italia acquistando titoli di Stato attraverso il Fondo sovrano russo.
Alla domanda posta a Vladimir Putin in conferenza stampa, alla conclusione degli incontri con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente russo ha detto che Mosca «non ha alcuna limitazione o restrizione» in questo senso.
Ma ha poi confermato che di questo non si è parlato durante la giornata: «L’economia italiana ha basi solide», ha detto ancora Putin. «Non sono venuto qui per chiedere di comprare titoli sovrani», ha aggiunto Conte.
Nella delegazione italiana notano che il capo del Cremlino elencando la disponibilità finanziaria del fondo (7-8 miliardi al mese) aggiunge anche i 400 miliardi che ha in pancia la Banca centrale russa, altro potenziale acquirente per dare una mano al governo italiano.
È stato invece il giorno in cui la relazione speciale tra Italia e Russia ha provato a tradursi in fatti, a raccogliere le forze e a progredire. Iniziata sotto la pioggia ai Giardini di Alessandro davanti alle mura del Cremlino, dove ha deposto una corona al Milite ignoto, la visita ufficiale di Conte a Mosca è proseguita sulla Moscova all’Expocenter, dove il presidente del Consiglio ha ascoltato da vicino le preoccupazioni dei rappresentanti di due settori – calzature e macchinari per il legno. «Sono qui per dimostrare la costante disponibilità dell’Italia al dialogo», ha detto. Tema ripreso in conferenza stampa a proposito dei fronti caldi della politica, dalla Libia all’Ucraina.
«Cercare sentieri meno battuti, nuove opportunità da esplorare», rimarca Conte durante il confronto tra Putin e un gruppo di imprenditori italiani.
Al termine è stato firmato un pacchetto di 14 accordi: capitanati da Enel e Anas. Il primo — un valore giudicato intorno a un miliardo di euro, è un accordo di cooperazione strategica e di ampliamento della partnership con le Ferrovie russe, e include un’estensione del contratto di fornitura energetica che lega le due società dal 2008. Il secondo, firmato in mattinata, lega Anas del gruppo Fs italiane e il Fondo russo per gli investimenti diretti in due accordi per lo sviluppo congiunto di investimenti pari a oltre 11,6 miliardi riguardanti 1.100 km di infrastrutture stradali in Russia.
Gli altri accordi (l’elenco completo sul sole24ore.com) esplorano possibilità di collaborazione sul fronte dello smaltimento dei rifiuti, dell’ambiente, della componentistica per auto, delle soluzioni per l’oil %gas.
(da agenzie)
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