Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
IL GOVERNO ANNUNCIA UN RISANAMENTO DAL 2020, LA COMMISSIONE UE: “GIUDICHEREMO SOLO IL 2019″…MERCATI NERVOSI
Di Maio conferma le voci sul ritocchino alla manovra. “La cifra del 2,4% è confermata nel 2019 – spiega il vicepremier parlando con i cronisti alla Camera – per quanto riguarda il 2020 e il 2021 stiamo pensando all’abbassamento del debito e la crescita del Pil con tagli massicci a sprechi”.
Per quanto riguarda “la diatriba con l’Ue” invece “è molto lunga. Noi dovremmo illustrare i nostri obiettivi. Se ci sono solo pregiudizi e non si entra nel merito allora ci dicano che non va bene per partito preso”.
Nel frattempo, mentre il leader pentastellato parlava con i cronisti, lo spread tra Btp e Bund è risalito a 300 punti base, mentre il rendimento del titolo italiano a 10 anni – sugli schermi Bloomberg – è in rialzo al 3,42%.
Ma la strategia di rivedere gli obiettivi per il 2020 e il 2021, lasciando intatto il deficit per il 2019 non convince neanche l’Ue.
L’opinione della Commissione sulla bozza di legge di stabilità si baserà sui dati del 2018 e sugli obiettivi di bilancio fissati dal governo per il 2019.
Lo fanno sapere fonti comunitarie, escludendo quindi che l’opinione possa tenere in conto i numeri che il governo stimerà per il 2020 e 2021.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
IL TAVOLO DI PALAZZO CHIGI RINVIATO AL POMERIGGIO… TROPPE CASELLE ANCORA VUOTE NELLE TABELLE DI TRIA
Ore 13.30. Dal balcone di palazzo Chigi, dove giovedì scorso i 5 Stelle avevano celebrato la
linea dello sfondamento dei conti, con il deficit portato al 2,4% per tre anni, arriva solo silenzio.
La sala del governo che affaccia su piazza Colonna è vuota. All’ora di pranzo doveva tenersi il vertice definitivo per la trasmissione alle Camere della Nota di aggiornamento al Def, già in ritardo di una settimana rispetto alla scadenza, ma dentro il governo gialloverde la fanno da padrone l’incertezza e la confusione.
Il vertice slitta. La quadra non c’è, non ci sono i numeri e soprattutto non ci sono le risorse per coprire il reddito di cittadinanza, che i 5 Stelle già dettagliano ma che è ancora al palo.
Al Tesoro, infatti, la lunga notte di lavoro dei tecnici non ha portato a centrare quello che Di Maio e i suoi pretendono: 7 miliardi di coperture per fare partire il loro cavallo di battaglia.
Secondo quanto riferiscono fonti di governo, Tria avrebbe in mano tabelle incomplete alla voce “coperture” per il reddito di cittadinanza.
Il sentiero è strettissimo perchè il deficit al 2,4% per il 2019 mette a disposizione del governo solo 3,5 miliardi: i 5 Stelle lo sanno e per questo insistono ancora su via XX settembre affinchè trovi il resto.
Lo stesso Tria l’ha ammesso: incorporando il peso dello stop all’aumento dell’Iva, il deficit per il prossimo anno parte già dal 2% e considerando che uno 0,2% sarà riservato agli investimenti, resta solo uno 0,2%, pari appunto a circa 3,5 miliardi.
Ma le tabelle del ministro sono piene di spazi bianchi anche per quanto riguarda le stime su debito e deficit.
L’ammorbidimento deciso nel vertice di ieri sera a palazzo Chigi, che passa per un deficit al 2,4% solo per il 2019 e una riduzione nel 2020 e 2021, unitamente all’impegno a ridurre il debito di un punto percentuale l’anno per tre anni, si è sgretolato di prima mattina quando il lavoro dei tecnici stava cercando di arrivare, faticosamente, a una quadra.
I mercati, l’Europa e anche in casa, Confindustria, non credono che la soluzione della super crescita – con un Pil collocato a +1,6% per il 2019 e +1,9% per il 2020 – e dei tagli da “mani da forbice”, per usare un’espressione cara a Di Maio, sia idonea per portare a casa quello che il governo promette di volere fare.
E così Tria, ospite di Confindustria per un convegno, si è ritrovato di fronte il presidente degli industriali, Vincenzo Boccia, che ha messo sul piatto una stima del Pil decisamente inferiore per il prossimo anno, +0,9%, lontana da quella crescita sospinta a livelli record dal governo.
Nelle stesse ore, le tabelle di Tria si facevano sempre meno consistenti. I mercati, dopo un timido segnale di contenimento, hanno tirato fuori ancora il loro nervosismo, con lo spread sopra i 300 punti.
E anche l’Europa, dopo aver rimandato Tria a Roma due giorni dall’Eurogruppo fa con una sonora bocciatura, ha fatto sapere che il suo giudizio si basa sugli impegni per il 2019, non su quelli in mente per il 2020 e il 2021.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
PRIMA DELLE ELEZIONI LO SPREAD ERA A 130, ORA A 300: NON C’ENTRA LA PERFIDA EUROPA, GLI INVESTITORI NON SI FIDANO PIU’ A PRESTARCI SOLDI COME NESSUNO DI VOI PRESTEREBBE ANCORA QUATTRINI A UN SOGGETTO CHE LI SPUTTANA NELLE OSTERIE
A febbraio, prima delle elezioni che hanno segnato la vittoria dei gialloverdi, lo spread (la differenza tra il rendimento dei Btp a 10 anni e i Bund tedeschi) era sotto quota 130 punti base.
Poi le indiscrezioni sulla prima versione del contratto di governo, i conteggi sulle promesse con costi fino a 100 miliardi in tre anni e le polemiche di agosto, fino alla danza del deficit sul balcone di Palazzo Chigi, hanno fatto arrivare lo spread a superare quota 300.
Perchè ?
Gli operatori sui mercati – fondi pensione, fondi di investimento e altri – percependo che il rischio-Italia aumenta, pretendono tassi più alti per continuare a prestarci soldi. La correlazione tra eventi politici e aumento dello spread è stata individuata dallo stesso presidente della Bce Draghi che ha puntato l’indice sulle dichiarazioni dei due vicepremier.
Le ragioni della corsa dello spread non sembrano dunque legate tanto alle dichiarazioni di Juncker o di altri esponenti della Commissione europea, quanto a ragioni tutte italiane.
I tassi sono schizzati verso l’alto di fronte ad un nuovo fatto, stavolta, concreto: l’idea dell’Italia di alzare il deficit al 2,4% ben più in alto di quanto consentito dalle regole condivise a Bruxelles.
La “cambialona” è l’ultima trovata del vicepremier Luigi Di Maio. Il deficit non si chiama più deficit, ma diventa un “piccolo prestito” che, sia detto per inciso, vale 27,2 miliardi.
Secondo il leader grillino sarà “restituito” il prossimo anno grazie ai tagli che si faranno, presumibilmente agli sprechi, e grazie alla crescita che ne conseguirà .
A prima vista potrebbe sembrare solo un discorso confuso, invece è purtroppo la traduzione delle intenzioni di Tria.
Tagliare dove si può, recuperare risorse per investimenti, che in buona parte saranno trovate in deficit che salirà al 2,4%, e sperare nella crescita, sebbene nel 2019 i maggiori organismi internazionali la vedano a poco più dell’1%.
Il paradosso è la nuova clausola di salvaguardia: se il Pil non sboccia allora tagliamo la ulteriormente la spesa.
E chi ha avuto il reddito di cittadinanza che fa? Lo restituisce?
È il ritorno del Piano B di Savona, che prevedeva l’uscita dell’euro in una notte.
Ma l’Italia, lungi dal risolvere “gran parte dei suoi problemi” con l’uscita dall’euro e il ritorno della lira, entrerebbe in uno scenario da incubo: inflazione, consolidamento del debito pubblico, isolamento.
Il mattino dopo un’ipotetica decisione del governo, la Nuova Lira si presenterebbe sui mercati presumibilmente svalutata di almeno il 30 per cento, si diffonderebbe il panico: i mercati valutari verrebbero chiusi, gli investitori stranieri non si fiderebbero più e non sottoscriverebbero più il nostro debito esponendoci al rischio che il governo decida di allungare le scadenze per il rimborso, il cosiddetto consolidamento.
Le aziende, le banche e gli individui con debiti verso l’estero (ad esempio un mutuo stipulato con una banca francese) dovrebbero continuare ad onorarli in euro a quel punto assai costosi. I tassi schizzerebbero verso l’alto. E le esportazioni? Non illudiamoci: per ritorsione l’Unione europea ci frenerebbe con dazi e tariffe.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“ANCHE CON IL 2,4% IL GOVERNO NON CE LA FA”
“Anche accrescere l’obiettivo di deficit programmato al 2,4% difficilmente consentirà di
avere margini per attuare le misure di policy delineate dal Governo”.
A sostenerlo è il Centro Studi di Confindustria, secondo il quale “servono coperture credibili e un’ampia manovra lorda che includa una rimodulazione delle spese e delle entrate”.
Per il capoeconomista Andrea Montanino “l’aumento dello spread” e “l’incertezza” sulla “capacità del Governo di incidere sui nodi dell’economia” e sulla “sostenibilità del contratto di Governo” causano “meno fiducia degli operatori”.
Dubbi e incertezze che inducono il Cfc a smontare la supercrescita prevista dall’esecutivo grazie alla prossima manovra, stimandola all’1,1% nel 2018 e allo 0,9% nel 2019″, in “ribasso di 0,2% punti” per entrambi gli anni rispetto alle previsioni di giugno.
In sostanza dunque, per gli economisti di Confindustria “l’aumento del deficit” previsto dal Governo “è poca cosa rispetto agli impegni politici assunti: se le coperture non saranno ben definite – avvertono – si rischia ex post un rapporto deficit/pil più alto”.
Il Centro Studi raccomanda inoltre di “non smontare le riforme pensionistiche, perchè ciò renderebbe necessario aumentare il prelievo contributivo sul lavoro. Se il meccanismo di ‘quota 100’ per permettere l’anticipo della pensione venisse introdotto – è il ragionamento – andrebbe invece nella direzione opposta”.
Da Confindustria anche un avvertimento in merito al mancato rispetto delle regole Ue sulla riduzione del debito: “Per il 2018, con dati ormai quasi definitivi, è evidente come l’Italia non abbia rispettato tale regola, non realizzando per intero la correzione strutturale concordata. Ciò apre a due rischi: che i mercati reagiscano e si abbia un ulteriore aumento dello spread e che l’Ue apra una procedure di infrazione”.
Uno scenario di “crescita bassa e in rallentamento, debito pubblico molto elevato e tassi di interesse in aumento”, concludono gli economisti di via dell’Astronomia, rende ora “necessario e urgente agire, nella prossima legge di bilancio, con misure di politica economica che siano in grado di migliorare in modo strutturale tali tendenze e fornire certezze sulla linea di azione”, avviando “un percorso del rientro del debito pubblico dopo quattro anni persi, attraverso misure che incidano sulla dinamica del Pil”.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
NON C’E’ DA STUPIRSI: C’E’ CHI RICORDA LE VITTIME, CHI STA CON GLI AFFOGATORI
Una marcia silenziosa, sotto un cielo plumbeo, ha attraversato le vie di Lampedusa in ricordo delle 368 vittime della strage di Lampedusa, avvenuta il 3 ottobre 2013.
In prima fila, con uno striscione che recita ‘Proteggere le persone, non i confini’, tra gli altri, il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello e alcuni dei sopravvissuti della strage, oltre a studenti provenienti da diverse nazionalità . Il corteo, silenzioso, ha raggiunto poi la Porta d’Europa per un momento di raccoglimento.
L’iniziativa è stata anche quest’anno promossa dal Comitato Tre Ottobre, con a capo Thareke Brhane, con il sostegno del Comune di Lampedusa e Linosa e Rai-Radiotelevisione Italiana e il contributo dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, e finanziata dall’Agenzia dell’Onu per i rifugiati.
“Noi siamo qui come ogni anno, ma il Governo questa volta non c’è”, denuncia a gran voce Salvatore Martello.
Che ricorda anche “il mancato sostegno del Miur che ha impedito a molti studenti di partecipare”.
“La storia ci ricorda il Mediterraneo come culla della civiltà – dice Martello – Ogni volta che si apre un libro di storia si ricorda che il Mediterraneo è nel centro del mondo e oggi,nel giorno della memoria, dovremmo ricordare i grandi filosofi, coloro che hanno reso grande questo mare, invece siamo qui per ricordare un fatto tragico. E la risposta che ci viene data dall’Italia ma anche dall’Europa è il silenzio. E il tentativo di cancellare anche la storia recente. E quando mi vengono poi a dire che non c’è stato il tempo per finanziare i progetti delle scuole, questa la dice lunga: E’ un tentativo per non fare veicolare le idee e la storia, il ricordo e la memoria. Il tentativo è di cancellarci, come si sta cercando di fare con Lampedusa cancellando il problema”.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
TAMARA IANNI CONTRIBUI’ ALLA CATTURA DI 32 COMPONENTI DEL CLAN… A OSTIA LA MAFIA IMPAZZA MENTRE SALVINI SI PREOCCUPA DI CHI VENDEVA IL COCCO IN SPIAGGIA
Un ordigno costruito artigianalmente è stato lanciato sul balcone di casa dei genitori di
Tamara Ianni, la pentita che con le sue dichiarazioni ha contribuito all’arresto dei 32 componenti del clan Spada per mafia lo scorso 25 gennaio.
Un boato ha scosso il palazzo di via delle Azzorre 281, a Ostia, attorno alle due del mattino, danneggiando parte del balcone.
Un attentato, come sempre, annunciato.
Sabato notte infatti a piazza Gasparri sono stati esplosi i fuochi d’artificio. Segnale che nella cittadina, mare di Roma, qualcosa deve accadere nelle prossime ore.
Qualcuno però questa volta potrebbe aver preso il numero di targa del fuoristrada che, dopo aver fatto esplodere i fuochi si è appostato a lungo davanti lo stabilimento Village dove, la domenica, era in programma un evento organizzato dall’associazione antimafia Noi.
“Si reagisce alla paura con il coraggio, rialzando la testa. Il tempo del silenzio è terminato. Ostia è una comunità sana che vuole allontanare il male. Collaborare con la giustizia è un atto di coraggio, un respiro di libertà donato al futuro di tutti NOI.Saremo scudo della Ianni e di tutte le persone che non vogliono più vivere nella paura”. Così il presidente dell’associazione antimafia Noi Massimiliano Vender.
Sul luogo dell’ordigno i carabinieri e la polizia scientifica stanno eseguendo i rilievi. Molto scossa la mamma di Tamara. “Sono arrivati anche a trovare la località protetta di mia figlia che di corsa è dovuta scappare e cambiare ancora una volta città . Lo Stato deve proteggerci. Non può lasciare che accadano queste cose”.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI MARCO MESSINA: “NON MI SENTO DI CONDANNARLI, SI SPECULA SUL LORO BISOGNO”
Marco Messina, co-fondatore dei 99 Posse, ieri ha scritto su Twitter e su Facebook che ha incontrato alcuni suoi conoscenti in prefettura, i quali gli hanno detto di essere stati pagati per partecipare alla manifestazione: «Dopo il corteo contro Salvini decido di passare davanti alla prefettura per vedere la faccia dei fan napoletani della Lega — scrive infatti Messina — riconosco due ragazzi del mio quartiere che alla mia domanda sul perchè fossero lì mi hanno risposto: fratè, ci hanno dato 20 euro».
Il post ha suscitato, tra i follower dell’artista, critiche verso i ragazzi in questione.
Ma è lo stesso Messina a prendere le loro difese: “È facile convincere un ragazzo che guadagna 500 euro al mese lavorando a nero — spiega — a farsi un giro a piazza Plebiscito con una bandiera di Salvini in mano. Io non mi sento di condannarli”.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“IN CARCERE HO CAPITO CHE IL COLORE DELLA PELLE NON C’ENTRA”… CONTESTATA L’AGGRAVANTE RAZZIALE, PENA RIDOTTA PER IL RITO ABBREVIATO
Il procuratore ha chiesto 12 anni per Luca Traini, accusato di strage, porto abusivo d’armi,
danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale.
Luca Traini in apertura di udienza aveva chiesto scusa. Sereno, sorridente siede in cima all’aula e sembra sereno. Prima della requisitoria del pm ha fatto una dichiarazione spontanea, chiedendo scusa per quello che ha fatto.
Ha letto cinque fogli di dichiarazione spontanea in cui si diceva tra le atre cose: ” In carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra”. “Volevo giustizia per Pamela”. “Ringrazio comunque le forze dell’ordine per quello che fanno per Macerata”.
E ancora: “Non provo nessun odio razziale, volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti”.
La condanna richiesta è così motivata: 15 anni per strage, tre anni per l’aggravante dell’odio razziale, due anni per porto d’abusivo di armi, un anno per danneggiamenti, sei mesi per esplosioni pericolose e altri sei per porto abusivo di munizioni. In tutto sarebbero 22 anni. A questi hanno tolto quattro anni per le attenuanti generiche. Avendo fatto il rito abbreviato si toglie un terzo della pena e si arriva a 12 anni.
Traini ha parlato anche della sua vita – “Mi hanno detto (riferendosi alla perizia di Picozzi ndr) che non sono matto e non sono borderline, ma ho avuto un’infanzia difficile”. E ha continuato: “Chiedo scusa alle persone che ho ferito e che sono qui in aula. Ho capito di aver sbagliato”. A seguire gli interventi delle parti civili. La sentenza è attesa per oggi, ma potrebbe anche slittare dato il numero di persone che dovrà parlare.
Luca Traini, per la mattanza del 3 febbraio 2018 in cui ha esploso diversi colpi dall’auto ferendo sei immigrati, seguita all’omicidio di Pamela Mastropietro, è accusato di strage, tentato omicidio plurimo e porto abusivo di armi. In aula ci sono quattro delle sue vittime seduite in fondo all’aula. Tredici le parti civili ammesse. In un precedente interrogatorio Traini aveva dichiarato di non rinnegare nulla di quello che aveva fatto.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
UN BUON PROGRAMMA CULTURALE PER RILASSARSI DOPO AVER DIFESO I CONFINI
A volte l’è dura, la vita del politico italiano.
Deve essere garantista quando acchiappano i suoi amici e giustizialista quando nei guai finiscono i nemici, è costretto a dirgliene quattro ai parlamentari che ha portato con sè a Montecitorio, e, soprattutto, è costretto a dare retta allo spread e pervenire a più miti consigli sul deficit/PIL.
Ma per fortuna di Matteo Salvini a sera c’è la tv dove ci si può concedere un po’ di tele-relax e guardare Temptation Island VIP, ovvero il programma ideale per rilassarsi e addormentarsi davanti alla televisione magari con un goccio di alcool anche senza arrivare agli eccessi di Juncker.
E così Matteo Salvini si butta sul divano “dopo una giornata di impegni, di incontri e di scontri, di soddisfazioni e di rabbia, di sorrisi e problemi” per un momento di tele-relax.
E lo spread? Domani è un altro giorno, dicono al cinema.
(da “NextQuotidiano”)
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