Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
CON SALVINI IL TASSO DI MORTI ANNEGATI NEL MEDITERRANEO E’ SALITO AL 5% RISPETTO AI MIGRANTI CHE SI SONO IMBARCATI… E IL GOVERNO ATTUALE TROVA IL SISTEMA DI “FERMO AMMINISTRATIVO” PER BANALITA’ FORMALI PER BLOCCARE LE NAVI DELLE ONG; SOLO 2 SU 13 SONO ANCORA OPERATIVE
Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) nel 2020 oltre 1.000 migranti sono morti cercando di attraversare il Mar Mediterraneo: una media di tre persone al giorno.
Tra loro c’è Joseph, il bimbo di sei mesi deceduto l’11 novembre scorso tra le mani dei soccorritori della nave Ong Open Arms, che lo hanno recuperato dalle acque del Mediterraneo dopo il naufragio del suo gommone, ma troppo tardi.
Nonostante migliaia di minori come Joseph continuino a partire insieme alle proprie famiglie dalle coste dell’Africa del nord attraverso il Mediterraneo centrale, le navi umanitarie in grado di effettuare operazioni di ricerca e soccorso hanno sempre più difficoltà a condurre missioni in mare: le imbarcazioni vengono fermate per ragioni amministrative, di manutenzione o perchè contro le Ong che le gestiscono pendono cause penali
Sempre meno navi attive nel Mediterraneo
Lo evidenzia un articolo pubblicato dall’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (Fra) in occasione della giornata internazionale delle migrazioni indetta dall’Iom.
Il rapporto mostra che al momento delle 12 navi che hanno la capacità di operare nel Mediterraneo, 7 sono bloccate per procedimenti legali in corso e 2 ferme per altre ragioni, come la manutenzione obbligata o la “sospensione” dovuta alle misure anti Covid.
Significa che solo 2 sono operative: si tratta della Aita Mari, la nave umanitaria della Ong basca Salvamento Maritimo Humanitario, e della spagnola Open Arms.
Il Mediterraneo è diventato sempre più pericoloso
Dopo il progressivo smantellamento del sistema di ricerca e soccorso in mare avviato nel 2015 e rafforzato con i decreti sicurezza varati dall’Italia nel 2018 il numero di morti nel Mar Mediterraneo si è ridotto — 4,962 nel 2016 contro i 1,835 del 2019 — ma il tasso di mortalità è aumentato: il Mediterraneo è diventato sempre più pericoloso.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Iom, infatti, il tasso di mortalità nel Mediterraneo Centrale calcolato in base al numero di persone che hanno cercato di raggiungere l’Europa (definito “attempted crossing”, che comprende il numero di arrivi sulle coste maltesi e italiane sommato al numero di persone intercettate o riportate indietro dalle autorità marittime libiche o tunisine in un anno) e coloro che sono morti provandoci è salito dal 2 per cento del 2015 al 5 per cento del 2019, pari a una persona ogni 21.
Una percentuale che aumenta se il tasso di mortalità si calcola in base al rapporto tra numero di decessi riportati e numero di arrivi sulle sole coste italiane, e sale al 7,82 per cento, e cioè un morto ogni 13 persone.
Nonostante questo le Ong continuano a essere soggette a fermi amministrativi, una pratica utilizzata sempre di più dai Paesi europei, con l’Italia in prima linea, per fermare l’attività delle navi senza ricorrere a procedimenti penali contro l’equipaggio, come avvenuto nel 2018 con la capitana delle navi Sea Watch e Iuventa, Pia Klemp.
Navi Ong bloccate per “irregolarità ”
Ma adesso sono le irregolarità riscontrate dalle autorità portuali a fermare le attività di ricerca e soccorso. Secondo il rapporto di Fra, dal 2016 oltre 50 procedimenti sono stati avviati da Italia, Grecia, Malta, Paesi Bassi e Spagna. Negli ultimi sei mesi sono stati intentate nove nuove cause civili contro navi umanitarie, quasi tutte dall’Italia, di cui quattro considerate “sequestri amministrativi basati su irregolarità tecniche legate alla sicurezza marittima”.
Le ragioni più comuni dei fermi sono il numero di passeggeri o le misure di sicurezza a bordo di un’imbarcazione, come avvenuto a ottobre per la Sea Watch 4, sottoposta a fermo amministrativo e tutt’ora bloccata nel porto di Palermo sulla base di una lunga lista di irregolarità riscontrate che vanno da alcune luci non funzionanti ad altre di impossibile attuazione.
Da parte delle Ong come Medici Senza Frontiere, che nel caso della Sea Watch 4 aveva il proprio personale medico impiegato insieme all’equipaggio, c’è il timore che questi procedimenti vengano utilizzati strumentalmente per fermare i soccorsi.
(da TPI)
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
IL VIRUS E’ MOLTO PIU’ TRASMISSIBILE
Con 74 milioni di contagi sulle spalle, il coronavirus ha cambiato volto. Poco, per fortuna. Ma chi ne ha guardato i più minuti dettagli sa quanto una mutazione, per quanto piccola, possa cambiare le carte in tavola con la pandemia.
Mentre la Gran Bretagna si allarma per l’emergere di una nuova variante di Sars-Cov-2, il gruppo di Ralph Baric all’università del North Carolina, uno dei più grandi esperti di coronavirus, ha spiegato perchè la mutazione D614G che ha conquistato il mondo durante questa seconda ondata è riuscita a inserire una marcia tanto alta.
È bastato che nel genoma di Sars-Cov-2 cambiasse uno dei 30mila nucleotidi, dei mattoni che lo compongono, perchè nascesse la variante D614G. E perchè, scrive Baric quasi contemporaneamente su Science e sul New England Journal of Medicine, il virus “identificato in febbraio in Europa meridionale si diffondesse rapidamente e diventasse prevalente nel mondo”.
Per confermare quelle che potrebbero sembrare coincidenze — l’epidemia più severa in Italia in primavera, proprio nel luogo e nel momento in cui D614G è comparsa, e i numeri assai più grandi della seconda ondata rispetto alla prima — Baric ha preso un coronavirus, gli ha fatto acquisire la mutazione e ha misurato la sua capacità di replicazione con un esperimento in tre fasi.
In provetta, su vari tipi di cellule del tessuto respiratorio umano, il virus mutato si è replicato e ha raggiunto quantità fino a 8 volte superiori rispetto al virus originario, quello comparso a Wuhan.
Anche quando il virus originario è stato messo a contatto con le cellule in quantità dieci volte superiore rispetto al virus mutato, quest’ultimo in pochi giorni ha preso il sopravvento, conquistando l’intera coltura.
Su criceti e topi usati come cavie, infine, la versione D614G è stata capace di diffondersi di più e prima nelle mucose del naso, il “ponte di lancio” preferito del coronavirus per contagiare gli altri.
Rispetto al virus originario, D614G è capace di contagiare precocemente (appena due giorni dopo l’infezione, nelle cavie) e con dosi più basse.
“I nostri esperimenti dimostrano — scrive Baric — che la variante D614G si trasmette in modo significativamente più rapido nei criceti attraverso goccioline e aerosol”. La mutazione provoca “un aumento di infettività e di capacità di trasmissione anche nella popolazione umana”.
La gravità dei sintomi è uguale o “marginalmente superiore” per il virus mutato, almeno per quel che gli scienziati hanno osservato nelle cavie. Anche negli uomini, comunque, D614G provoca “cariche virali più alte”. E con una maggior quantità di microrganismo nel naso è più facile contagiare chi ci sta vicino. Anche se più efficiente nel contagiare, il virus mutato non è più agile nello sfuggire ai nostri anticorpi. “Anche i vaccini allo studio diretti contro la spike dovrebbero essere efficaci contro la variante D614G”, quella della scorsa primavera, scrive Baric.
Non è detto però che possa andare sempre bene, nella roulette russa delle nuove mutazioni. Ed è qui che l’allarme sollevato in Gran Bretagna è giustificato. “Nonostante un sistema di correzione delle bozze che rende il genoma del virus molto fedele”, le mutazioni emergeranno sempre, scrive Baric. Man mano che sempre più persone saranno immunizzate, è possibile che una nuova variante capace di sfuggire agli anticorpi generati dal vaccino emerga e prenda il sopravvento. “E’ importante — raccomandano i ricercatori americani — identificare subito l’emergere di nuove varianti, soprattutto nel momento in cui l’immunità di gregge o altri interventi attivi da parte dell’uomo altereranno le pressioni selettive sul genoma del virus”.
È ancora presto per capire che caratteristiche avrà la variante inglese. Ma i ricercatori sono preoccupati.
In uno studio preliminare di varie università britanniche, si fa notare che il nuovo ceppo, battezzato B.1.1.7, è stato osservato la prima volta il 20 settembre nel Kent e da allora ha moltiplicato le sue apparizioni, arrivando oggi a 1.623 campioni, di cui 519 a Londra, 555 nel Kent, 545 in altre regioni del Regno Uniti e 4 all’estero, “con una proporzione di casi in aumento”.
I ricercatori hanno notato nel nuovo ceppo “un numero sorprendentemente grande di cambiamenti genetici, specialmente nella proteina spike”. Che è quella contro cui sono diretti i vaccini. “Tre di queste mutazioni hanno potenziali effetti biologici”. Che potrebbero ripercuotersi sulla capacità di infettare e di causare sintomi gravi. La variante N501Y potrebbe “aumentare l’affinità con il recettore Ace”. Quindi facilitare l’ingresso del virus nelle nostre cellule.
“La delezione 69-70del è stata descritta nel contesto della capacità di evadere alla risposta immunitaria umana”. Potrebbe ostacolare il lavoro delle nostre difese. La mutazione P681H infine potrebbe avere effetti biologici che però non sono ancora precisati.
Alla preoccupazione inglese, infine, si aggiunge quella del Sudafrica. “I nostri scienziati hanno annunciato che una nuova variante chiamata 501.V2 è stata identificata nel nostro paese” ha detto venerdì il ministro della Salute Zweli Mkhize. “Le evidenze raccolte suggeriscono con forza che la seconda ondata in corso sia alimentata da questa nuova variante”.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
MOXON: “IL VIRUS HA GIA’ SUBITO DIVERSI MUTAMENTI”
Il virus del Covid-19 si muove in Europa e nel resto del mondo a ritmi ancora serrati. Riprendendo le parole del premier Conte, “si lascia piegare ma non si lascia sconfiggere” e tutto il mondo ormai confida nel vaccino che inizia ad essere distribuito. E proprio la rapidità con cui il virus muta non lascia tranquilli gli scienziati.
Secondo un professore di Oxford, Richard Moxon, il siero potrebbe non bastare, in quanto il virus sarebbe troppo mutevole. Queste continue metamorfosi potrebbero rendere dunque inefficace il vaccino.
Moxon ha specificato che una mutazione può “cambiare improvvisamente il comportamento del virus” e questo lo renderebbe più pericoloso e, di conseguenza, del tutto inutile la somministrazione del vaccino. Il professore e pediatra ha comunque chiarito che la paura riguardo all’impatto delle mutazioni sul vaccino non hanno alcun fondamento.
Il vaccino Covid protegge dalla malattia insegnando al sistema immunitario come combattere il patogeno. Crea anticorpi, proteine ​​che combattono le malattie prodotte e immagazzinate per combattere gli invasori in futuro attaccandosi alle loro proteine ​​spike. Ma se non sono in grado di riconoscere le proteine ​​perchè sono mutate, significa che il corpo può lottare per attaccare un virus la seconda volta e portare a una seconda infezione.
Parlando su Channel 4 allo show “Is It Safe?”, il professor Moxon ha dichiarato: “Dovremo monitorare il comportamento del virus, la sua evoluzione, con molta attenzione. Non sapremo mai quando un cambiamento nel codice genetico del virus potrebbe cambiare improvvisamente il comportamento del virus in un modo che causa una malattia più grave o, come possibilità un problema per i vaccini”.
Il virus “ha già subìto molti, molti cambiamenti, ma il mondo è stato fortunato perchè nessuno di questi ha finora creato una malattia più grave”.
Il professor Moxon ha poi specificato detto che il Covid-19 non è come l’influenza che può “accelerare” le mutazioni, ma gli scienziati continueranno a monitorarlo in modo che “non permettiamo al virus di fare un balzo in avanti”.
Il professore emerito di pediatria ha affermato che la sua più grande preoccupazione sono le conseguenze mediche a lungo termine del coronavirus e quanto a lungo dureranno. Moxon, che non era coinvolto nella produzione del vaccino Covid di Oxford, ma ha fondato il gruppo dietro il jab sperimentale, è anche preoccupato per come verrà raggiunta la
vaccinazione a livello mondiale.
(da TPI)
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
LA NUOVA STRETTA DI BORIS JOHNSON
Natale blindatissimo a Londra. La capitale britannica è stata inserita all’interno di un nuovo livello di allerta anti Covid, chiamato Tier 4, che prevede l’obbligo di stare a casa nel corso delle festività e la chiusura delle attività non essenziali. Un nuovo lockdown.
Ad annunciarlo è stato il premier Boris Johnson in una conferenza stampa che si è tenuta oggi, 19 dicembre, alle 17 ore italiane.
Le nuove restrizioni, in vigore da domani per almeno due settimane, riguardano la capitale, il Sud dell’Inghilterra e l’Est del Paese, e vanno di fatto a sconfessare l’allentamento promesso nei giorni scorsi dal governo Tory.
«Sembra che il virus circoli più velocemente a causa di una nuova variante, non ci sono prove di una maggiore letalità ma sembra che si propaghi più velocemente, è tutto quello che sappiamo, ma dobbiamo agire adesso», ha detto Johnson. «Nulla al momento indica che il vaccino sarà meno efficace». «Con il cuore pesante devo annunciare che non possiamo avere il Natale che avevamo programmato», ha poi aggiunto Johnson andando ad annunciare le nuove restrizioni
I numeri che preoccupano il governo
Nel Regno Unito la curva dei contagi è tornata a crescere nelle ultime due settimane dopo il lockdown nazionale bis imposto dal governo a novembre.
Nelle ultime 24 ore, i nuovi casi sono stati oltre 27.052. I decessi sono stati 534.
Il Regno Unito è al momento il secondo Paese europeo con per numero di vittime ufficiali registrate dall’inizio dalla pandemia, con 66.640 decessi, circa 1.200 in meno dell’Italia.
In rapporto alla popolazione hanno un bilancio peggiore anche Belgio e Spagna. L’indice Rt, che misura la trasmissibilità del virus, è tornato per la prima volta dal mese scorso sopra la soglia di pericolo 1, oltre la quale il contagio inizia a essere esponenziale.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
CHIUSA VIA DEL CORSO PER FAR DEFLUIRE LE PERSONE…A MILANO CODE DAVANTI AI NEGOZI E RISTORANTI PIENI
Folla in centro a Roma e a Milano in vista della partenza della zona rossa prenatalizia. I milanesi (e non solo) oggi si sono riversati nelle strade più centrali per comperare i regali e fare un ultimo brindisi con gli amici.
Molti i gruppi di ragazzi nella zona di corso Como e anche in piazza Duomo, ma anche coppie e famiglie piene di pacchetti. Pieni anche diversi ristoranti all’ora di pranzo con gruppi di colleghi, o di compagni di scuola e affollati anche i tavoli all’aperto dei bar famosi per l’aperitivo.
Code si sono formate davanti a molti negozi: dalla Rinascente, davanti alle vetrine di Natale, che da diversi giorni ha montato delle transenne per differenziare entrate e uscite; ma anche da Gucci e Vuitton in Galleria, dove la polizia locale regola gli ingressi.
Qualche breve attesa si è verificata anche in metro, dove per rispettare il contingentamento al 50% della capienza, i tornelli di ingresso alle banchine sono stati chiusi (per alcuni minuti) 150 volte fino alle 16.
Anche a Roma la folla si è riversata in centro per lo shopping natalizio. Gli assembramenti hanno fatto scattare la chiusura momentanea al traffico pedonale di via del Corso all’altezza di Largo Goldoni per far defluire le persone. Chiuse anche le stazioni Spagna e Flaminio della metro. I treni al momento transitano senza fermarsi.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
SUAREZ: “HO SAPUTO I CONTENUTI DELLE DOMANDE PRIMA DELLA PROVA”
Il calciatore dell’Atletico Madrid, Luis Suarez, è stato ascoltato dai magistrati di Perugia come persona informata sui fatti, in merito al suo esame “farsa” di italiano all’Università per Stranieri di Perugia.
L’interrogatorio si è svolto in videoconferenza, nell’ambito di una rogatoria internazionale avviata dalla procura guidata da Raffaele Cantone, e il giocatore è stato assistito da un interprete in quanto ha esposto ciò che sapeva in spagnolo.
Sulla deposizione del calciatore uruguaiano viene mantenuto il massimo riserbo, anche se trapela come per i magistrati questa sia risultata interessante. Suarez, infatti, avrebbe dichiarato di essere a conoscenza dei contenuti dell’esame ancor prima di svolgerlo.
Suarez è stato assistito dal suo manager e avvocato – anch’egli ascoltato come persona informata dei fatti – anche se non era necessario in quanto il calciatore era in veste di testimone.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
RESTA INCREDIBILE CHE LA PRESIDENTE DEL SENATO NON ABBIA PROVVEDUTO AD ESPELLERE I FACINOROSI COME DA REGOLAMENTO
Sembra più la tribuna di uno stadio che un’aula governativa. La gazzarra dei senatori leghisti dopo la fiducia data al nuovo decreto sicurezza che manda in soffitta i decreti Salvini è stata ripresa in tutte le salse e oggi i profili social della Lega hanno deciso di pubblicare una serie di momenti, compreso il discorso di Matteo Salvini.
Il video che compare sul profilo della Lega, però, è stato tagliato a regola d’arte per escludere i momenti in cui la violenza dei leghisti è esplosa arrivando a ferire il Questore De Poli (senatore Udc) e un commesso del Senato
Il video pubblicato sui profili della Lega mostra momenti di alta tensione, lo striscione e le proteste ma nessuno alza le mani. Le proteste in Senato sono inframmezzate dal discorso di Matteo Salvini e, seppure rumorose e più adatte a uno stadio che a un’aula istituzionale, rimangono solo proteste a voce, tra urla, fischi e fogli lanciati.
C’è però una parte della bagarre che non è stata mostrata sui profili della Lega, quella in cui il senatore dell’Udc De Poli e uno dei commessi del Senato che provano a intervenire vengono spintonati
Il senatore Eugenio Comincini ha condiviso il momento in Senato da un’altra prospettiva, evidenziando come la Lega abbia «usato l’Aula come uno stadio» arrivando a «travolgere e far cadere uno dei messi intervenuti per eliminare lo striscione» e «mandando in infermeria il Questore De Poli».
Se nel video pubblicato per far vedere ai follower della Lega i momenti di violenza e gli spintoni sono stati censurati, da questo video risulta evidente che i leghisti hanno superato il limite portando la violenza, oltre che la volgarità , all’interno dell’Aula istituzionale.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2020 Riccardo Fucile
DOMANDE, DUBBI E PAURE DEI CITTADINI
Il tema vaccini è particolarmente sentito, soprattutto in vista delle somministrazioni di massa di quello anti Covid19. Abbiamo raccolto le domande degli utenti dove vengono espressi dubbi, curiosità o paure indotte anche a causa della disinformazione.
Durante le ultime settimane se ne sono aggiunte altre, alcune a seguito delle ultime novità sul vaccino Pfizer e altre già trattate in passato ma tornate ad essere oggetto di discussione, come il fantomatico vaccino capace di «modificare il nostro DNA». Notizia falsa, ovviamente, come tante altre che andremo a trattare in questa guida utile.
Alcune domande non hanno una risposta certa, ed è giusto non azzardare rischiando di fornire un’informazione inesatta o errata. Ad esempio, ad oggi non siamo certi quale sia il miglior vaccino anti Covid19 e quanto potrà durare l’immunità acquisita. Argomenti per il quale bisognerà attendere ulteriori riscontri scientifici.
Come verrà distribuito?
Dipende da quale vaccino verrà utilizzato. Alcuni necessitano una conservazione in appositi congelatori mentre altri in «normali» frigoriferi, variando dunque i tempi di distribuzione. Il costo, tra produzione e diffusione, potrebbe variare la distribuzione da paese a paese. Quel che è certo è la modalità di somministrazione, la priorità sarà data agli operatori sanitari (di cui siamo carenti) e alle persone più a rischio e vulnerabili
Quanto ci costerà ?
Dipende da qualche vaccino verrà utilizzato. Oltre al costo della singola dose, considerando che potrebbero essere necessari anche dei richiami con una seconda dose da somministrare, c’è da tenere conto della conservazione e della distribuzione.
Il costo di una singola fiala potrebbe variare dai 3 fino a un massimo stimato di 30 euro. Secondo un dato pubblicato per errore da segretario di Stato belga, Eva De Bleeker, i prezzi europei dei vaccini sarebbero i seguenti:
Oxford / AstraZeneca: 1,78 €
Johnson & Johnson, $ 8,50
Sanofi / GSK: 7,56 €
BioNTech / Pfizer: 12 €
CureVac: 10 €
Moderna: $ 18
Politico riporta che il Belgio acquisterà più di 33 milioni di dosi per un totale di 279 milioni di euro.
In Italia il vaccino dovrebbe essere gratuito a spese del sistema sanitario nazionale e considerando le cifre si potrebbe fare un paragone con le spese sostenute per i ricoveri Covid19 ricordandoci la falsa notizia complottista circolata sui «fantomatici premi» per ogni paziente ricoverato, narrazione generatasi a causa di un’interpretazione delle parole di Guido Bertolaso.
Secondo una stima effettuata da Altems dell’Università Cattolica, riportata da un articolo del 27 maggio de Il Sole 24 Ore, la spesa sanitaria sarebbe andata oltre il miliardo di euro: «Per i 129.401 ricoveri per Covid-19 effettuati e conclusi, la spesa, valorizzata con le tariffe DRG, si stima pari a 1.096.814.694 euro. Di questi il 33% è stato sostenuto per i casi trattati in Lombardia»
Quanto durerà la copertura vaccinale?
Bella domanda! Non lo sappiamo. Sono emersi casi in cui dei pazienti guariti sono tornati ad ammalarsi nel giro di qualche mese. Succederebbe anche con una immunità mediata dal vaccino? È quanto gli scienziati di tutto il Mondo si apprestano a scoprire. La funzione principale del vaccino è da comprendere nell’ottica più ampia di generare un calo rilevante dei casi gravi in un breve lasso di tempo, durante il quale si dovrebbero continuare a osservare le norme di distanziamento sociale. In questo modo verrebbe dato un notevole colpo contro la diffusione del virus.
Al momento è fondamentale impedire che il virus diventi endemico, arrivando a contagiare intere popolazioni, con conseguenze catastrofiche nei sistemi sanitari e nella già triste conta delle vittime, che aumenterebbero proporzionalmente nelle fasce più a rischio.
Chi si vaccina è sempre infettivo?
In generale chi si vaccina sviluppa anticorpi specifici, in special modo le immunoglobuline G, la cui permanenza nel nostro Organismo garantisce l’immunità . Questo perchè un vaccino non serve per curare una malattia, ma per prevenirla prima del contagio. Una immunità di qualche mese comporterebbe la necessità di fare dei richiami, come avviene già per altri tipi di vaccini.
Eppure è estremamente difficile rispondere oggi a questa domanda. Al momento non abbiamo un vaccino approvato e distribuito. Nemmeno i riscontri di Pfizer sono definitivi. Secondo una recente analisi di Nature, il vaccino potrebbe bloccare i sintomi, ma non l’infezione o il contagio, non di meno ridurrebbe notevolmente questi fattori, facendoci uscire dalla crisi sanitaria.
Le più recenti affermazioni dei responsabili di Moderna sembrano confermare che in questo caso chi si vaccina potrebbe continuare a essere infettivo. Tutto questo ha suscitato confusione nei lettori, quando i virologi hanno commentato tali riscontri, confondendo quel che riguarda i vaccini già esistenti in generale, col discorso dei vaccini anti-Covid.
Chi è già stato contagiato sarà obbligato alla vaccinazione?
Il vaccino non funziona come i farmaci utilizzati nelle terapie antivirali, che vengono impiegati quando ormai si è manifestata la malattia; è un mezzo per prevenirla, da somministrare a chi non ha ancora contratto il virus. Sull’obbligo si entra in un terreno scivoloso. Innanzitutto occorrerebbe studiare una strategia di somministrazione ai soggetti più a rischio di contrarre forme gravi di Covid-19. Sarebbe preferibile una campagna di sensibilizzazione della popolazione. Così però usciamo dall’ambito scientifico entrando in un altro che non ci compete: quello politico.
Modificheranno il nostro DNA?
Sono note le notizie false diffuse in merito a un fantomatico vaccino anti Covid19 capace di modificare il nostro DNA. Anche la virologa Gismondo aveva diffuso questa narrativa, grazie a un suo intervento al Senato ampiamente diffuso negli ambienti complottisti. La risposta più chiara ed evidente in questo caso è la seguente: magari avessimo queste possibilità , perchè saremo in grado di risolvere molte malattie genetiche. Purtroppo non possiamo porre rimedio a queste ultime e il vaccino di nuova generazione usato contro la Covid19 non ne è capace.
Visto che i vaccini di ultima generazione utilizzano frammenti di RNA o di DNA e visto che l’Unione europea a aggiornato le limitazioni certe tecniche OGM utilizzate anche per produrli, qualcuno ha sostenuto che i vaccini «ci modificheranno geneticamente». Questo è impossibile. Questi frammenti contengono solo l’informazione per far produrre alle nostre cellule l’antigene del virus, in modo da stimolare il sistema immunitario, in nessun modo possono portare alla produzione di virioni veri e proprie reazioni avverse
Ciò che desta preoccupazione nella popolazione è la possibilità di reazioni avverse. Non sono una novità , ogni farmaco e vaccino ne ha almeno una e viene riportata nei foglietti illustrativi — comunemente chiamati «bugiardini» — con le relative indicazioni.
Alcuni casi di reazioni avverse sono state registrate durante le prime somministrazioni del vaccino Pfizer, ma bisogna stare attenti a non diffondere un allarmismo ingiustificato sostenendo che chiunque sia allergico a qualunque cosa sia escluso dalla vaccinazione. Bisogna stare attenti alla ricerca forzata di reazioni avverse da vaccino, come nel caso della morte di un sacerdote americano deceduto per un problema cardiaco a mesi di distanza dall’iniezione del vaccino sperimentale Moderna che, di fatto, non ha posto alcun freno alla sperimentazione. Storia simile quella del medico brasiliano volontario per la sperimentazione del vaccino di Oxford, che però aveva ricevuto il placebo.
Nei bugiardini dei vaccini di ultima generazione le case farmaceutiche si prodigheranno a riportare tutte le indicazioni riguardo alle modalità di somministrazione. Inoltre, onde tutelarsi da eventuali cause legali, dove spesso è sufficiente una correlazione casuale per ottenere degli indennizzi per presunti «danni da vaccino», potrebbero elencare vari eventi avversi poco probabili, che non sono stati ancora esclusi con certezza.
Un esempio recente sono le specifiche del vaccino di Pfizer, di cui alcuni passi sono stati letti in maniera distorta dai complottisti. Si legge per esempio che non è raccomandato realizzare mix con altri farmaci o somministrarlo a chi presenta sintomi febbrili.
Anche per quanto riguarda i minori di sedici anni, le donne in gravidanza e allattamento, non sono state fatte sufficienti ricerche specifiche, cosa che se non riportata nei bugiardini potrebbe far incorrere le case farmaceutiche in pesanti ripercussioni legali, anche se non venisse dimostrata scientificamente una correlazione causale tra eventi avversi e vaccino.
Quel che sappiamo per certo è che nelle fasi più avanzate della sperimentazione clinica, questi vaccini hanno dimostrato la loro sicurezza nelle normali condizioni previste per la vaccinazione di operatori sanitari, anziani e adulti con patologie pregresse, ottenendo quindi l’autorizzazione da parte delle Istituzioni sanitarie competenti
Garantiranno l’immunità di gregge?
Precisiamo che al termine immunità di gregge si preferisce quello di «immunità di comunità ». Si tratta di raggiungere una ampia quota di popolazione resa immune, in modo da ridurre notevolmente la probabilità di essere contagiati negli altri, riducendo in maniera ottimale il carico degli ospedali.
Nel frangente della lotta contro la Covid-19 questo concetto è stato declinato in due modi principali, che non devono essere confusi, perchè esprimono strategie diverse, non tutte realizzabili: immunità naturale (raggiunta dai soggetti guariti); oppure indotta dal vaccino, che stiamo ancora aspettando.
Sulla fattibilità di una immunità di tipo naturale, in grado quindi di garantire una immunità di comunità , sussistono enormi dubbi. Ampi studi recenti hanno osservato che nella realtà non abbiamo evidenze che l’immunità possa essere duratura per tutti nel lungo periodo.
Un’altra forma di immunità individuale, che di fatto non ha prodotto l’immunità di comunità , è quella cellulare. Alcuni studi suggeriscono essere dovuta a precedenti malanni, dovuti a Coronavirus umani comuni (HCoV). Altri lavori sembrano aver trovato in un gruppo di pazienti registrati tra il 2011 e il 2018, degli anticorpi specifici in grado di riconoscere anche il SARS-CoV2 (anticorpi cross-reattivi). Parliamo però di studi preliminari su cui non è stata ancora detta l’ultima parola. Il recente studio dell’Istituto Tumori di Milano che suggeriva in Italia l’esistenza di pazienti fin dal settembre 2019, presenta diversi limiti metodologici, per quanto presenti indizi di cross-reattività i ricercatori preferiscono spiegarli con l’ipotesi — meno probabile — della presenza del SARS-CoV-2 fin da quel periodo.
La Dichiarazione della Great Barrington, del 4 ottobre 2020, non ha trovato seguito nel resto della Comunità scientifica. In breve, gli autori propongono di togliere le misure di contenimento ai soggetti che non rientrano nelle fasce a rischio, come gli over 65, che invece dovrebbero essere tenuti isolati. Non è pensabile al momento una immunità di comunità , ottenuta lasciando che un’ampia quota di popolazione contragga il virus, con tutte le conseguenze per numero di vittime e complicazioni a lungo termine — dopo la malattia — che questo comporterebbe.
D’altro canto una vaccinazione di massa, a cominciare magari dai soggetti più a rischio, permetterebbe l’immunizzazione nel minor tempo possibile di un’ampia quota di popolazione, garantendo una protezione notevole. Non è detto che si raggiunga subito una immunità di comunità , ma al momento è la migliore strategia possibile, affiancata alle già note misure di distanziamento sociale.
Se «il 95% è asintomatico», a che serve un vaccino?
Questa domanda fa probabilmente riferimento al vaccino di Pfizer, e ad alcune fake news volte a sovrastimare ruolo e numero effettivo degli asintomatici che non equivale affatto al 95% dei positivi (lo spieghiamo qui). Nell’ultimo comunicato della Pfizer il suo vaccino viene definito «efficace al 95%». Per capire come interpretare questa affermazione sarebbe meglio attendere di leggere uno studio scientifico vero e proprio relativo ai risultati della sperimentazione, che ha coinvolto oltre 41mila volontari.
Ad ogni modo, difficilmente «efficace al 95%» potrebbe significare copertura vaccinale nel 95% della popolazione. Inoltre gli asintomatici sono comunque infettivi, per niente immuni, e i sintomi ci sono lo stesso, anche se non riscontrabili in una visita preliminare dal medico, che secondo alcuni studi potrebbero comportate anche altre patologie nel lungo periodo.
Infine non è corretto parlare di un 95% di asintomatici. Uno dei problemi di questa pandemia è che una piccola quota della popolazione può contagiare buona parte del resto. Secondo il portale Epicentro (Istituto Superiore di Sanità (ISS), il 6 ottobre, su un 88% di casi confermati, il 55,9% risultava asintomatico
Il tempo di sperimentazione è stato sufficiente per valutare effetti collaterali sul lungo periodo?
Esiste un preciso iter nelle sperimentazioni di un farmaco, che preve diverse fasi: due pre-cliniche (nelle piastrine da laboratorio e con la Sperimentazione animale); tre cliniche, dove vengono coinvolti sempre più volontari a cominciare dal personale sanitario, arrivando a comprendere ampi gruppi con migliaia di persone, una parte delle quali riceverà un placebo, per scremare ogni fenomeno casuale o dovuto a fattori diversi dal vaccino. Qui le riproponiamo sinteticamente, come riportate nella nostra Guida utile, dove potete approfondire ulteriormente l’argomento:
Si comincia sempre coi test preclinici, dove è indispensabile la Sperimentazione animale. Oggi più che mai è diventata evidente l’importanza di utilizzare degli organismi complessi, in qualche modo simili al nostro, perchè una terapia non può dimostrare efficacia e sicurezza sulle sole piastrine da laboratorio. Gli esperimenti in vitro sono sicuramente importanti, ma come primo passo. Già il passaggio dagli esperimenti nelle colture cellulari ai test sugli animali, screma numerose idee che sembravano inizialmente promettenti;
A questo punto il vaccino passa alla Fase I, dove lo si somministra a un piccolo gruppo di persone perfettamente sane, magari del personale sanitario, cominciando a testarne efficacia e sicurezza, cosa che si ripeterà ovviamente nelle fasi successive;
Nella Fase II il numero di volontari a cui si somministra il vaccino comincia a essere più ampio, nell’ordine delle centinaia di persone, divise per gruppi con differenti caratteristiche, almeno uno di questi riceverà un placebo, così da scremare effetti dovuti alla suggestione o ad altri fattori non visti nelle fasi precedenti;
Nella Fase III si fa grosso modo lo stesso genere di test di quella precedente, ma con migliaia di volontari. Diventa fondamentale accertarsi che non vi siano significativi casi di eventi avversi.
Tutte queste fasi parcellizzano innanzitutto il rischio nelle persone, e in altre specie animali coinvolte nelle varie fasi della ricerca. Quando si manifesta un evento avverso tutto va in pausa in attesa di riprendere a seguito di accertamenti, com’è già avvenuto col vaccino di Oxford/AstraZeneca o con quello della Johnson & Johnson.
Tutto questo comporta tempi relativamente lunghi, tanto che spesso fanno prima ad arrivarci i comunicati delle case farmaceutiche, piuttosto che gli studi scientifici riguardo ai loro progressi, che sono ancor più lenti ad arrivare. Si può cercare di velocizzare un po’ alleggerendo i processi burocratici, ma non di più.
Diverse case farmaceutiche hanno inoltre sottoscritto una sorta di manifesto, nel quale si impegnano a non concedere sconti in merito alle tempistiche. Se un vaccino verrà finalmente distribuito, questo implicherebbe necessariamente, che nei tempi richiesti per la sua sperimentazione, ha dimostrato efficacia e sicurezza
Si possono fare paragoni coi vaccini già esistenti?
I potenziali limiti dei vaccini di nuova generazione contro la Covid-19, riguardano in generale anche tutti gli altri? Non proprio. Esistono certamente delle eccezioni, come nel caso degli anti-influenzali, ma in generale i vaccini già esistenti sono protettivi al 100%.
Recenti tweet pubblicati dai virologi Ilaria Capua e Roberto Burioni hanno suscitato qualche confusione, perchè apparsi quasi contemporaneamente e apparentemente in disaccordo. In realtà hanno fatto affermazioni complementari: la Prima si riferiva ai limiti dei vaccini anti-Covid, il Secondo a quelli già esistenti, facendo un discorso generale.
Noi possiamo dire che in generale la cucina italiana è eccellente, salvo qualche eccezione. Qualcuno però potrebbe avanzare dubbi su alcuni nuovi ristoranti italiani, che devono ancora essere inaugurati, senza per questo contraddire la comprovata eccellenza della cucina italiana in generale.
(da Open)
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