Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL GOVERNO AVVITATO SULLA CABINA DI REGIA
Al momento Matteo Renzi lo va dicendo solo ai suoi, sapendo che i segreti in questo mondo non esistono. Con l’atteggiamento di chi sta facendo le prove generali di un discorso che ha già dentro. E aspetta solo il momento giusto per essere pronunciato, il giorno in cui in Senato sarà approvata la manovra: “Conte o cambia squadra o cambia mestiere, perchè così siamo alle barzellette”. È un pensiero che incrocia una sensibilità diffusa, anche se di ilarità in giro ce n’è poca.
Distribuire un po’ di poltrone per evitare il rimpasto.
Questa è stata la filosofia del premier con la trovata dell’ennesima task force per gestire il Recovery, che poi sarebbe questa la barzelletta in questione. Diventata l’oggetto delle lamentele di mezzo governo, perchè per evitare il rimpasto vero questa trovata assomiglia a un rimpasto di fatto, al punto che il mite Zingaretti ha dovuto allargare le braccia all’ennesima telefonata di un suo ministro: “A me non importa che siano tre o trecento, a me importa che si faccia il Recovery”.
È chiaro quel che teme Conte, gran professionista dell’arrocco e dell’arte di dire sì e poi rimbalzare ogni richiesta. Teme che ciò che inizia come rimpasto dei ministri finisca con un rimpasto del premier. E dunque fa un po’ di ammuina, trecento consulenti, “a’ Fra che te serve”, e la nave va.
Il paradosso di questa storia è che questo carrozzone non lo vuole nessuno ma ad eccezione di Renzi in pochi lo dicono. Eppure lo pensano.
A partire dai ministri che gestiscono i dossier strategici, tipo Paola De Micheli e Sergio Costa. Semplicemente furibondi, perchè vedono svuotato il proprio ruolo. E non capiscono, in questa confusione, chi deve pensare, chi coordina, chi decide. Raccontano i ben informati che nelle chat interne dei partiti è già in atto un nuovo capitolo del manuale Cencelli: tecnici in “quota di” che si propongono, esperti, vecchie glorie, ruffiani, portaborse e mezzecalze, per dirle col poeta. E ancora non sono arrivati i curriculum di chi rappresenta gli interessi veri in un paese in cui i poteri forti amano tenere la politica al guinzaglio corto, rendendola debole e condizionabile.
Sempre a Renzi si torna, attorno alla cui contagiosa insofferenza si è sviluppata una diffusa simpatia al punto che anche Goffredo Bettini non si nega a una consuetudine telefonica. Perchè il ragazzo, sulle battute, non è male: “Siamo ai navigator del Recovery — ha detto a chi gli ha riferito l’esito della riunione odierna -. In tutto il mondo si discute di progetti, da noi si parla di consulenti”.
Da quelle parti è tutto un festival di battute, perchè “in tutto il mondo si discute di idee per ripartire, da noi dell’ora di nascita di Gesù bambino”. E in tutto il mondo se un ministro non funziona lo cambi, non crei un governo parallelo.
Il che dà l’idea del clima che si respira: il piccolo cabotaggio, l’orizzonte quasi alla giornata, il trionfo del particolare, gestito con più o meno maestria. In un capannello alla Camera, Matteo Orfini, ragionando a voce alta si chiede: “Io sinceramente non so quanto questa roba possa durare, tra cabine di regia e consulenze. È surreale”.
In un altro capannello si parla dell’inchiesta di Report, sullo studio dell’Oms ritirato “perchè metteva in imbarazzo il governo italiano, il cui piano di prevenzione era datato 2006 e il direttore aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra, che tra il 2014 e il 2017 era dg Prevenzione al Ministero della Sanità ”. Roba che in altri tempi sarebbe venuto giù il mondo. E comunque qualcuno sarebbe stato chiamato in Parlamento a riferire.
Ecco, il governo sembra entrato in una terra di nessuno, e infatti nessuno si assume la responsabilità di una mossa. Balla sul Mes, ma non si sa cosa voglia fare del Mes, come su Autostrade e Alitalia, discute di cenoni, regala a Berlusconi la “salva-Mediaset” senza neanche averne i voti in cambio.
Siamo cioè entrati in una fase in cui l’inadeguatezza è così conclamata che, se provi a capire come la pensano ai piani alti del Nazareno su progetto, durata e sul “che succede” la risposta è “boh”.
La verità in fondo è che, pur scettici sul fatto che andrà fino in fondo, in molti si aspettano che Renzi faccia ciò che è scontato che a questo punto non scandalizzerebbe nessuno, ma che fatto da lui lascia agli altri la coscienza pulita.
Pare che faccia sul serio, questa è l’impressione dei suoi, perchè se pure stavolta can che abbaia non morde, nessuno lo prenderà più sul serio: “Alla fine di questa storia — ripete — o c’è il Conte ter o il Draghi 1, vedrete. Per questo Conte metterà mano alla squadra”.
In fondo, cosa ha da perdere.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
“L’HANNO VOTATA TUTTI I PARTITI DEL PPE IN EUROPA, ABBIAMO PERSO CREDIBILITA’ CEDENDO AL RICATTO DI SALVINI”
“Abbiamo bisogno di un chiarimento, ragazzi così è dura da spiegare”, “Questa posizione ondivaga e indecisa finisce per essere non difendibile”, “Dobbiamo metterci una pezza”.
Le chat dei gruppi parlamentari di Forza Italia a metà pomeriggio ribollono di perplessità e malumori.
Le due capigruppo, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, e poi lo stato maggiore berlusconiano, intervengono per placare gli animi, spiegando che c’è stato “un equivoco” tra Mes “generale” e Mes “sanitario”.
Ma il subbuglio perdura, al punto che si decide di aspettare a chiarirsi quando ci saranno le condizioni per “un confronto sereno”. La nota di Silvio Berlusconi che posiziona Forza Italia sul no in vista del voto del 9 dicembre spiazza i suoi e dilania il partito.
È successo che Matteo Salvini, in vista del voto sulla riforma del Mes, ha avvisato gli alleati: “Chiunque in Parlamento approverà questo oltraggio, questo danno per l’Italia e per le generazioni future si prende una grande responsabilità . Se lo fa la maggioranza non mi stupisce. Se lo fa qualche membro dell’opposizione finisce di essere compagno di strada della Lega perchè si ipoteca il futuro dei nostri figli”.
Messaggio indiretto a Silvio Berlusconi: se voti sì al Mes, addio centrodestra.
Una posizione diversa, e assai più forte, rispetto a quella espressa da Giorgia Meloni dopo lo “sgarbo” dell’accelerazione azzurra sullo scostamento di bilancio: “Il Mes è l’unico tema su cui siamo divisi e un voto differente fra noi lo metto in conto, ma una divisione non peserebbe come una eventuale sulla manovra”.
Va detto che per la Lega — da Bagnai ai capigruppo Romeo a Molinari – il Mes è un tema politicamente più dirimente. Ma certo, stavolta è il Capitano ad accelerare. Senza aver concordato alcunchè con “Silvio”.
Il quale, risponde a stretto giro con una nota: “Non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes perchè non riteniamo che la modifica del Meccanismo di Stabilità approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia e non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo Purtroppo sono state ignorate le nostre proposte”.
Importante, ma stringata, la conclusione: “La riforma in questione non ha nulla a che vedere con l’utilizzo dei 37 miliardi destinati alla lotta contro il Covid”. Vale a dire: qui si parla del Mes “bancario” o istituzionale, non di quello “sanitario” su cui, invece, Forza Italia è favorevole.
Troppo brusca l’inversione di marcia o troppo sibillina la differenza tra i due Mes, fatto sta che un minuto dopo dentro Forza Italia scoppia il putiferio.
Anche perchè il portavoce Giorgio Mulè stamattina a “Omnibus” si era espresso in tutt’altra direzione sul voto del 9 dicembre: “È uno strumento positivo per l’Italia, Fi è a favore da sempre”.
Ma per la verità la distanza tra l’anima “governista” e quella “sovranista” del partito berlusconiano — con relativi attriti — era già uscita allo scoperto prima.
Quando Licia Ronzulli aveva anticipato la posizione del leader: “Forza Italia voterà no, il problema non esiste.
Osvaldo Napoli, deputato lontanissimo (come Gianfranco Rotondi e altri) dalle posizioni leghiste, era saltato su: “Parla per Berlusconi o per Salvini, visto che la posizione ufficiale non è ancora stata decisa?”.
Giorgia Meloni cavalca la mossa: “Ringrazio Berlusconi per averci seguito”. Tutti i Fratelli d’Italia escono sulle agenzie esprimendo giubilo per la “compattezza del centrodestra”.
Alla Camera — ancora più che al Senato — la maggioranza del gruppo azzurro è sotto shock.
“E’ un ricatto di Salvini” la chiave di lettura più diffusa. Una rivincita per l’”annuncio poco elegante” fatto da Berlusconi sullo scostamento di bilancio. E un’esibizione muscolare per ribadire: il leader del centrodestra c’est moi.
A poco valgono le precisazioni e le distinzioni da parte dello stato maggiore berlusconiano
Per molti, però, la frittata è fatta. Almeno a livello mediatico e politico. “Abbiamo perso la credibilità e la reputazione di opposizione responsabile che ci eravamo guadagnati — scuote la testa un “governista” – Quella riforma l’avevano votata tutti i partiti aderenti al Ppe… Ci chiederanno se siamo impazziti…”.
A dirlo (quasi) in chiaro è la deputata torinese Daniela Ruffino: “Dalla Merkel a Kurz l’hanno votato tutti. Mi permetto di sollecitare il presidente Berlusconi a un supplemento di riflessione prima di trovarci in condizione di isolamento dentro il Ppe”.
Già , perchè la chiave di lettura più accurata arriva da un senatore di lungo corso. E non è quella — immediata — della semplice rivalsa della Lega in chiave di centralità politica. Bensì questa: “Berlusconi si è mosso con il voto sullo scostamento di bilancio per tenere insieme il suo partito. Salvini adesso si è mosso per accelerarne la disgregazione. La guerra continua”.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
OVVIAMENTE DOPO AVER INCASSATO LA NORMA SALVA-MEDIASET
Per gli amanti dell’arte della simulazione e della dissimulazione o, più prosaicamente, del gioco del “gatto col topo”, si consiglia la lettura della dichiarazione con cui Silvio Berlusconi, dopo la sua settimana “filo-governativa” torna all’opposizione, nel giorno più bello: “Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes”.
E così la maggioranza (e il governo) balla perchè, come noto, c’è un gruppo di irriducibili tra i Cinque stelle ideologicamente contraria a tutto ciò che si chiama Mes.
Il premier dirà , come anticipato dal suo ministro dell’Economia, che un conto è il voto sulla riforma del Mes un conto è l’utilizzo della linea di credito sulla sanità e che su quella si vedrà , si rinvierà , come fatto finora, perchè non è detto che serva, visto che sono in arrivo una valanga di soldi del Recovery, insomma ciò che abbiamo sentito per otto mesi. E, per evitare l’incidente parlamentare, avrà bisogno di qualche “responsabile”, qualche disponibile, della signora Mastella, di qualche senatore che, nel momento topico ha un bisogno impellente (le toilette sono sempre state affollate nelle votazioni a rischio), di qualcuno in preda a una crisi di coscienza che scopre il bene del paese, “soffre” e poi “si offre”.
Non più di sette otto persone per uscire indenne da una votazione complicata che rende evidente ciò che è fin troppo banale. E cioè che i nodi politici, se non li sciogli, si complicano fino a rappresentare un pericolo.
Prima ancora però del pallottoliere, c’è però la mossa del buon vecchio Cavaliere con annesso stupore di chi, dopo 25 anni dello stesso schema, ancora si fa sorprendere (il che peraltro ne spiega la longevità politica).
A leggere le dichiarazioni di giornata, si potrebbe arrivare subito a una facile spiegazione. Salvini minaccia la fine dell’alleanza in caso di voto favorevole di qualcuno sul Mes, anche con un certo vigore, paventando così la prima ritorsione dopo il voto subito la scorsa settimana sul decreto Covid e Berlusconi stavolta si piega, secondo la nota legge di gravità secondo cui il 6 per cento (il consenso di Forza Italia) non attrae il 40 (il consenso di Salvini e Meloni), ma semmai accade il contrario.
Chi conosce l’uomo però sa anche che si piega solo quando vuole piegarsi, altrimenti non ci sono santi che tengano (come accaduto la scorsa settimana), anzi nella dinamica si potrebbe anche leggere una reciproca sfida, col leader della Lega che cerca una rottura a freddo e l’altro che non gliela serve su un piatto d’argento.
A pensar male si fa peccato, ma certe volte ci si indovina.
Sarà un caso ma rispetto alla scorsa settimana in cui sembrava che Forza Italia stesse in maggioranza (ricordate lo Chapeau al Cavaliere responsabile?) non è cambiato nulla, politicamente parlando, ma nel frattempo è stata approvata da Parlamento in via definitiva la “salva-Mediaset”, che gli consente di trattare con Vivendì da una posizione di forza grazie a una norma ad hoc.
E se, mentre era in discussione alle Camere, ha indossato i panni della collaborazione, adesso è più libero di giocare sulle contraddizioni del governo e di ricomporre l’unità del centrodestra alla vigilia delle elezioni.
Sono solo 25 anni che fa così, concavo e convesso, moderato o estremista, a seconda della convenienza del momento.
Ha incassato, ha aspettato l’Eurogruppo, poi, motivando la decisione anche con dei contenuti ragionevoli, ha detto votatevela da soli.
E il bello che ci sarà pure da ringraziarlo se autorizzerà qualcuno ad andare in bagno al momento del voto.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
SZAJER E’ TRA I MEMBRI FONDATORI DEL PARTITO DI ORBAN
Si chiama Jà³zsef Szà¡jer ed è l’eurodeputato che, nella notte tra il 27 e 28 novembre, ha preso parte — nonostante le norme anti-Covid — a un festino a luci rosse tra soli uomini nel centro di Bruxelles.
Szà¡jer, membro del partito ungherese al governo Fidesz e fedelissimo del premier Viktor Orbà¡n, ha annunciato due giorni più tardi le dimissioni da membro del Parlamento europeo e l’addio alla politica, senza però menzionare l’episodio alla base del passo indietro.
Solo oggi, 1 dicembre, dopo che le indiscrezioni sul suo coinvolgimento hanno iniziato a rimbalzare sui media ungheresi, Szà¡jer è uscito allo scoperto.
La notizia del festino è stata pubblicata questa mattina dai media belgi. Secondo quanto scritto dal quotidiano Dernier Heure, la polizia ha fatto irruzione nella notte in un locale sopra un bar nel centro della capitale, identificando i presenti, compresi diplomatici e funzionari della Commissione europea, e fermando 25 persone, accusate di aver infranto le restrizioni anti-Covid in vigore in Belgio. Stando alla ricostruzione dei media, l’eurodeputato — di cui inizialmente non era stato pubblicato il nome — ha provato a darsi alla fuga e, dopo avere invocato l’immunità , è stato anch’egli identificato.
Nel locale dove s’è tenuto il festino, a base di alcol e sesso, sono state rinvenute anche sostanze stupefacentiù
In Ungheria non è passato inosservato come, nel 2011, Szà¡jer abbia avuto un ruolo centrale nella stesura della nuova Costituzione, e in particolare del passaggio sulla «difesa del matrimonio come unione tra uomo e donna».
Si tratta dell’articolo M della Costituzione e recita:
L’Ungheria protegge l’istituzione del matrimonio tra uomo e donna, una relazione matrimoniale stabilita volontariamente, e la famiglia come base per la sopravvivenza della nazione
Questo passaggio fu fortemente contestato dalla società civile ai tempi della riforma costituzionale, ma strenuamente difeso da Szà¡jer, uno dei tre estensori della Carta.
Allora, interpellato dal sito Euractiv su come si potessero negare in una Costituzione del XXI secolo i diritti delle persone omosessuali, l’eurodeputato ungherese rispose che non esiste una legislazione o un requisito dell’Unione europea in tal senso.
«Dipende anche da come interpretiamo il XXI secolo», disse. «Non credo che il concetto tradizionale di matrimonio sia cambiato solo perchè siamo entrati in un altro millennio».
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
OGGI INVITA A BOICOTTARE PURE LA LOTTERIA… MA NON SONO GLI EVASORI CHE NON AMANO GLI SCONTRINI? LE PERSONE ONESTE NON HANNO PAURA
Lotteria degli scontrini è entrato in trend su Twitter ed è destinato a rimanerci a lungo.
Gli italiani hanno cominciato a dire la loro sull’iniziativa del governo per combattere l’evasione fiscale e se ne sentono di ogni: ci sono piccoli proprietari di bar che si lamentano dei costi del pos e del fatto che ora tutti vorranno pagare il caffè con la carta, alcuni che parlano di un governo che vuole tracciare ogni nostro acquisto per invadere la nostra privacy e chi segnala malfunzionamenti del sito.
Anche Giorgia Meloni ha detto la sua in merito, invitando i cittadini a boicottare l’iniziativa.
La definisce «vergognosa» e invita i cittadini a non aderire alla possibilità di vedersi rimborsate parte delle spese se si presenta il codice. Cavalcando la polemica social che si è creata — polemica che, come stiamo per spiegare, è priva di senso — Giorgia Meloni accusa il governo di voler spiare gli italiani e i loro acquisti.
Non ci saranno «Conte, Casilino, Di Maio, Gualtieri, l’Agenzia delle Entrate o lo Stato» a valutare le spese dei cittadini visti i dati acquisiti e quel grido alla libertà degli italiani rubata non ha alcun senso.
Come la fai fai, non va mai bene. La lotteria degli scontrini è, fondamentalmente, un modo per incentivare le persone ad utilizzare la moneta elettronica.
La diretta conseguenza dovrebbe essere, con l’adesione dei cittadini e la premiazione di chi sceglie di pagare con carta di credito, debito e tutte le forme di pagamento tracciabili, una più efficace lotta all’evasione fiscale. Sono in tanti a criticare la questione da più punti di vista.
Sfatiamo i miti social sulla lotteria degli scontrini
La polemica sulla questione privacy lotteria degli scontrini, quella del governo che vuole tracciare i nostri acquisti per farsi gli affari nostri, ci pensa il FAQ lotteria degli scontrini a chiarire: «La lotteria degli scontrini non consente il tracciamento dei tuoi acquisti.
Al sistema lotteria arrivano solo dati riguardanti l’importo speso, la modalità di pagamento (contante o elettronico) e il tuo codice lotteria, mentre non arrivano altri dati descrittivi del tuo acquisto (tipologia del bene o del servizio acquistato)».
I dati vengono «raccolti e conservati nella banca dati del sistema lotteria dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e possono essere utilizzati esclusivamente dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli nelle estrazioni e per risalire a te solo in caso di vincita (tramite l’abbinamento codice lotteria — codice fiscale). Nè l’esercente nè altri potranno invece risalire a te per profilazioni o analisi delle tue abitudini di spesa».
Alla lotteria degli scontrini si partecipa anche pagando in contanti
Non solo chi paga con il pos ma anche chi paga in contanti. Ed ecco perchè la polemica sul pagamento di un euro di caffè nei piccoli bar che non vogliono dotarsi di pos non ha senso.
Seppure obbligatorio dal 1° luglio 2020, chiunque scelga di non dotarsi di pos non incorre in nessun tipo di conseguenza economica. La partecipazione alla lotteria degli scontrini non è assoggettata alla sola modalità di pagamento con moneta virtuale ma è possibile anche per i pagamenti in contanti — sempre pari o superiori a un euro -. Si legge nel FAQ: «Puoi partecipare alla nuova lotteria sia pagando in contanti sia utilizzando carte di credito, carte di debito, bancomat, carte prepagate, carte e app connesse a circuiti di pagamento privativi e a spendibilità limitata. In entrambi i casi potrai partecipare alle estrazioni ordinarie della lotteria degli scontrini; con gli acquisti effettuati tramite strumenti elettronici di pagamento parteciperai anche alle estrazioni zerocontanti che riservano premi sia a te che acquisti sia all’esercente».
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
“NESSUN PROBLEMA A RISPETTARE LE REGOLE”
Per avere la misura della polemica sulla messa di Natale del 2020, bastava leggere un paio di titoli nei giornali di oggi.
Il primo è quello de Il Giornale, che si pone da sempre come la bandiera del liberismo di destra in Italia e che, invece, oggi si lancia in una polemica populista: L’Europa vieta la messa.
Il secondo, a sorpresa, è quello del Fatto Quotidiano che ci ricorda UE contro le messe: “Vietare quelle di Natale”.
Il terzo è quello del Tempo secondo cui L’Europa vuole umiliare il Papa.
Il tutto perchè, nella serata di ieri, è circolata una bozza di linee guida a livello comunitario in cui si chiedeva di evitare, laddove le celebrazioni dovessero prevedere grandi assembramenti, delle formule alternative per le messe di Natale, con la diretta televisiva, lo streaming o la diretta radiofonica.
Non un divieto assoluto, ma una raccomandazione (tra le altre cose non vincolante) per quei casi in cui sarebbe impossibile rispettare il distanziamento sociale.
Non è un’indicazione — per intenderci — per le piccole parrocchie, ma soltanto per le grandissime celebrazioni di massa che — come tutti i grandi eventi — devono essere evitate per evitare una distribuzione del contagio facilitata.
Ma a dare la misura di quanto questo dibattito sia più esterno alla chiesa cattolica che interno ci ha pensato questa mattina la CEI, la conferenza episcopale italiana, che si è detta disponibile ad assecondare qualsiasi tipo di indicazione dovesse essere prevista all’interno del Dpcm che il governo sta preparando per le festività natalizie.
Monsignor Mario Meini, pro-presidente della Conferenza episcopale italiana, ha infatti affermato che le messe di Natale si svolgeranno nella piena osservanza delle norme. «Mentre alcuni interventi di ordine socio-economico stanno maturando nelle sedi istituzionali — si legge nella sua nota -, i cristiani sono chiamati, insieme a tutti i cittadini, a fare la propria parte: sul piano sanitario rispettando tutte le norme precauzionali anti-contagio. Papa Francesco ci ricorda che siamo sulla stessa barca».
Dunque, la chiesa recepisce le indicazioni. La stampa, invece, non fa altro che individuare la polemica e sbatterla in prima pagina.
Del resto, c’è poco da fare i puntigliosi: come è capitato anche nella scorsa settimana con le assurde frasi sul Gesù Bambino che non nasce a comando, ma che torna sulla terra allo scoccare della mezzanotte del 25 dicembre, i social network e i giornali sembrano essere piuttosto preoccupati di diffondere malcontento, laddove — invece — la chiesa si dimostra più ragionevole: anche in quel caso, ha ricordato, l’orario della messa delle vigilia di Natale sarà in linea con quanto previsto dai dpcm, senza nessuna prescrizione obbligatoria sullo scoccare della mezzanotte.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
DIVENTA IL REGALO NATALIZIO PER ECCELLENZA
E’ il libro più venduto nella categoria “Scienze politiche” di Amazon, piazzato davanti a “Una terra promessa” di Barack Obama.
Costa 6,99 euro, ha una copertina flessibile e ha 110 pagine. Ma sono tutte bianche.
Nel volume dal titolo “Perchè Salvini merita fiducia, rispetto e ammirazione” non c’è scritta nemmeno una riga.
L’annuncio è accompagnato da un avvertimento che con onestà precisa: “Questo libro è pieno di pagine vuote. Nonostante anni di ricerche, non abbiamo potuto trovare niente da dire su questo argomento, così per favore sentitevi liberi di usare questo libro per gli appunti”
L’autore è un tale Alex Green, che potrebbe essere uno pseudonimo, e che sulla copertina del volume dedicato a Matteo Salvini si definisce “analista politico”.
Cliccando sul suo nome su Amazon si scopre che è autore anche di due altri libri in inglese: uno sul giardinaggio e un altro sugli Stone Roses, un gruppo musicale britannico attivo negli anni Ottanta-Novanta.
Ma non è detto che i due Alex Green siano la stessa persona.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL PROGETTO E’ NATO DA QUALCHE SETTIMANA, HA UN CODIE ETICO E UN BERSAGLIO PRECISO
Una comunicazione social piuttosto aggressiva. È la cifra stilistica di Matteo Salvini e del suo team che gestisce tutta la sua campagna: a partire dagli eventi in presenza, fino ad arrivare al suo modo di porsi sui vari social network.
Da Facebook, a Twitter, passando per Instagram e TikTok. Tuttavia, ci è capitato spesso di constatarlo con mano, questo tipo di comunicazione ha un’influenza non propriamente positiva sugli utenti dei social network: spesso scatena odio online, spesso si rende complice della diffusione di notizie che non sono state preventivamente verificate. A tutto questo cerca di dare risposte Smask.
Una piovra nera nascosta dietro a una maschera bianca.
Il logo di Smask rivela molto rispetto al pericolo che una comunicazione spregiudicata sui social network spesso può causare sia per gli utenti, sia per l’opinione pubblica in generale che — vista la potenza dei nuovi media — è quasi costretta a inseguirla e a darle ulteriore visibilità .
Per questo motivo Smask si propone di segnalare i contenuti della cosiddetta Bestia di Salvini, il sistema messo in piedi dal suo team di comunicazione e che è stato parte integrante della sua ascesa negli ultimi anni, fino a farlo diventare uno dei protagonisti della scena politica italiana, ministro dell’Interno per un anno.
L’obiettivo è quello di raccogliere segnalazioni su questa tipologia di utilizzo dei social network, quando la propaganda politica supera la realtà dei fatti, cercando di superare quella che viene definita «una capillare opera di manipolazione delle masse piazza per piazza».
Come funziona Smask
Smask risponde a dei precisi principi etici: non accetta segnalazioni che possano utilizzare contenuti lesivi della dignità delle persone, nè contenuti violenti, turpiloquio o pornografia. Chiede ai suoi utenti di discutere a proposito del tema che la comunicazione di Matteo Salvini va di volta in volta ad affrontare, restando nel merito della questione e senza uscire fuori dal seminato. Ovviamente, non sono previsti contenuti pubblicitari e le citazioni da altre fonti devono avvenire solo tra virgolette, con richiamo all’originale.
Un forum alternativo, insomma, per creare una sorta di community che possa rispondere, con i fatti, a quello che una parte importante della politica italiana cerca di fare con i social network.
Il team di Smask propone diversi temi (l’ultimo in ordine di tempo, ad esempio, è l’utilizzo delle mascherine da parte di Matteo Salvini) e apre, dopo una breve introduzione, la discussione.
La stessa cosa viene fatta, poi, sulla sua community sui social network che sembra essere piuttosto in espansione (25mila followers su Facebook e quasi mille su Twitter).
Si parte dal basso e si cerca di lottare contro la macchina organizzatissima della cosiddetta Bestia: forse si può chiamare resistenza virtuale.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
NEL SETTENTRIONE +75% DELLA MORTALITA’ GIORNALIERA… I DATI PEGGIORI A TORINO (+111%), GENOVA (+96%) E MILANO (+83%)
A novembre si registra un’impennata media del 75% della mortalità giornaliera nelle città del Nord, tra cui Torino (+111%), Genova (+96%) e Milano (+83%), e un forte aumento del 46% in quelle del Centro Sud, in particolare a Roma e Bari (+ 58%), Perugia (+66) e Palermo (+67%).
E’ quanto si apprende dal monitoraggio “Andamento della mortalità giornaliera (SiSMG) nelle città italiane in relazione all’epidemia di Covid-19 dal 1 settembre al 17 novembre 2020”, realizzato dal Ministero della Salute e dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio.
La sorveglianza include 32 Comuni italiani (rispetto ai 34 inizialmente inclusi mancano i dati di Napoli e L’Aquila) e permette “di disporre di dati tempestivi in una fase di rapida evoluzione dell’epidemia Covid e di segnalare eventuali incrementi della mortalità ”.
Per stimare l’andamento della mortalità , si confronta il numero di deceduti residenti in un determinato comune con la media di quelli deceduti nello stesso luogo e nella stessa settimana durante i 5 anni precedenti.
A determinare le variazioni, possono concorrere i decessi causati direttamente dai contagi da Sars-Cov-2 ma anche quelli indirettamente collegati alla pandemia e causati, ad esempio, da una maggior difficoltà di accedere all’ospedale o al pronto soccorso.
Grazie a questa analisi è stato possibile, nei mesi passati, evidenziare “il forte incremento della mortalità osservata in concomitanza con la prima fase dell’epidemia di Covid-19, la successiva riduzione che ha riportato la mortalità in linea con i valori di riferimento a fine maggio, seguita da un nuovo rapido incremento dei decessi a partire dalla seconda metà di ottobre”.
Complessivamente per il mese di ottobre, infatti era stato rilevato un incremento di mortalità sia al Nord (+22%) che al Centro-Sud (+23%). Per il periodo 1-15 novembre l’incremento prosegue la corsa soprattutto tra gli anziani (dai 65 anni in su) ed è in media pari al +75% tra le città Nord e al +46% tra le città Centro-Sud, anche se “nelle città più piccole la mortalità risente delle fluttuazioni casuali e pertanto alcuni incrementi vanno interpretati con cautela”.
In particolare, in quest’arco di tempo, a Bolzano ci sono stati 89 decessi rispetto ai 42 attesi con una variazione del +112%; a Trento 68 decessi rispetto ai 32 attesi (+89%), ad Aosta 33 decessi rispetto ai 15 (+120%); a Torino 689 decessi a fronte di 362 attesi (+111%), a Milano 849 morti rispetto alle previsioni di 385 (+83%); a Genova 614 rispetto a 313 (+96%); a Firenze 259 rispetto a 160 attesi (+62%); a Roma i decessi sono stati 1566 rispetto ai 994 attesi (+58%); a Bari 145 rispetto a 115 (+58%), a Palermo 390 rispetto a 233 (+67%).
(da agenzie)
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