Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
“SERVENDO I POVERI, AMEREMO LUI, QUESTO DICE DIO”… “AFFAMATI DI SUCCESSO, RESTIAMO CON IL VUOTO DENTRO”
“La nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova. Sì, perchè la sua nascita à per noi: per me, per te, per tutti e ciascuno ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa di Natale anticipata alle 19.30 per consentire a tutti di tornare a casa entro le 22, orario in cui comincia il coprifuoco.
“Solo l’amore di Gesù trasforma la vita, guarisce le ferite più profonde, libera dai circoli viziosi dell’insoddisfazione, della rabbia e della lamentela” “Oggi Dio ci dice di non perderci d’animo, nelle prove è con noi”, ha detto, “Dio ci libera dai circoli viziosi, dalla rabbia e dalle lamentele”
“Noi uomini parliamo molto, ma siamo analfabeti di bontà “. “Aiutiamo gli altri invece di piangerci addosso”
Il “tenero pianto” di Cristo bambino “ci fa capire quanto sono inutili tanti nostri capricci. E ne abbiamo tanti. Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre”
“Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perchè noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità ” – ha continuato il Papa nell’omelia della Messa di Natale. “Anche con noi Dio ama fare grandi cose attraverso le nostre povertà . Ha messo tutta la nostra salvezza nella mangiatoia di una stalla e non teme le nostre povertà : lasciamo che la sua misericordia trasformi le nostre miserie!”, ha aggiunto il Papa
“Dio ci ama da morire”
“Siamo figli amati”: è questo il messaggio che porta il Natale ed è più forte di qualsiasi preoccupazione. Lo ha detto il papa nell’omelia della Messa di Natale. “È questo il cuore indistruttibile della nostra speranza, il nucleo incandescente che sorregge l’esistenza: al di sotto delle nostre qualità e dei nostri difetti, più forte delle ferite e dei fallimenti del passato, delle paure e dell’inquietudine per il futuro, c’è questa verità : siamo figli amati”.
“Affamati di successo, restiamo con il vuoto dentro”
Il Pontefice tuona nuovamente contro gli atteggiamenti mondani, quelli che portano a dimenticare la mangiatoia di Betlemme e che ci fanno immergere in ‘mangiatoie di vanità ‘: “A Betlemme, che significa ‘Casa del pane’, Dio sta in una mangiatoia, come a ricordarci che per vivere abbiamo bisogno di Lui come del pane da mangiare. Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, instancabile, concreto. Quante volte invece, affamati di divertimento, successo e mondanità , alimentiamo la vita con cibi che non sfamano e lasciano il vuoto dentro! E vero: insaziabili di avere, ci buttiamo in tante mangiatoie di vanità , scordando la mangiatoia di Betlemme. Quella mangiatoia, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri. Gesù ci dà l’esempio: Lui, il Verbo di Dio, è infante; non parla, ma offre la vita”. Quindi l’affondo a chi predica solidarietà ma poi non la mette in pratica: ” Noi parliamo molto, ma siamo spesso analfabeti di bontà ”
Quest’anno le emittenti collegate per la Messa sono 120, mentre per l’Urbi et Orbi di domani alle 12 sono previsti almeno 150 enti collegati a cui si aggiunge il pubblico dei fedeli che seguirà le celebrazioni attraverso Internet.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
FRATELLI D’ITALIA SALE AL 16,8%, M5S CALA AL 12,7%, FORZA ITALIA AL 7%
Secondo l’ultimo sondaggio BiDiMedia, il divario tra Lega e Partito Democratico è sceso allo 0.9 per cento.
Brutte notizie per il Carroccio: il partito di Matteo Salvini perde l’1,1 per cento e si attesta al 22,9 per cento.
In lieve calo anche il Pd, i dem perdono lo 0,1 per cento e sono quotati al 22 per cento. Buone notizie invece per Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni guadagna lo 0,8 per cento e si porta al 16,8 per cento.
Continua il crollo del Movimento 5 Stelle, sempre più lontano da FdI: i grillini passano dal 13,5 per cento al 12,7 per cento.
Forza Italia recupera lo 0,2 per cento e si attesta al 7 per cento, mentre non ci sono grosse novità tra i partiti minori di Centrosinistra: Italia Viva stabile al 3,2 per cento, idem Liberi e Uguali al 3 per cento, mentre Azione di Carlo Calenda guadagna lo 0,2 per cento e si attesta al 3 per cento.
Troviamo infine Europa Verde all’1,8 per cento, +Europa all’1,5 per cento e il Partito Comunista allo 0,9 per cento.
Passiamo adesso ai sondaggi politici dell’Istituto Demopolis per Radio Rai 1, che hanno acceso i riflettori sul dossier vaccino anti-Covid. Per il 66 per cento l’arrivo dei vaccini rappresenta un’opportunità per uscire dalla pandemia nel 2021, mentre per il 25 per cento solo un’illusione. Il restante 9 per cento ha preferito non rispondere al quesito.
Il 44 per cento degli intervistati pensa di vaccinarsi ma non subito, preferirebbe attendere, mentre il 40 per cento parteciperà alla campagna vaccinale non appena sarà possibile. Non pensa invece di vaccinarsi il 16 per cento degli italiani.
Negli ultimi giorni si è parlato molto del possibile obbligo di vaccinazione anti-Covid e anche in questo caso troviamo una grande spaccatura: per il 53 per cento la campagna dovrebbe essere facoltativa, mentre per il 42 per cento dovrebbe essere obbligatoria. Il restante 5 per cento non esprime un’opinione.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
“L’IMMUNITA’ DI GREGGE SOLO VERSO LA FINE DEL 20121”
Il 27 dicembre comincerà ufficialmente la campagna vaccinale contro il Coronavirus. Un evento già ribattezzato V- Day in cui anche gli Stati dell’Unione Europea cominceranno a somministrare i sieri che lo scorso 21 dicembre sono stati approvati dalla Commissione Ue.
Una giornata alla quale Andrea Crisanti, l’uomo che ha guidato le prime fasi dell’epidemia in Veneto, ha già detto di volersi astenere.
«Mi vaccinerò contro Covid-19. Ma non succederà al V-Day», ha spiegato all’agenzia Adnkronos. «Farò l’iniezione quando sarà disponibile e arriverà il mio turno. Allora mi vaccinerò, senza pagliacciate. Il mio auspicio per il 2021 è che i vaccini anti Covid facciano effetto e che vengano rapidamente distribuiti. La previsione? Penso che indipendentemente da qualche difficoltà iniziale, che ci sarà senz’altro, la macchina si metterà in moto in maniera efficiente ed efficace».
La lunga strada per raggiungere l’immunità di gregge
Il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha spiegato che questa sarà la «campagna vaccinale più importante degli ultimi decenni». Eppure, secondo Crisanti, il percorso per arrivare all’immunità di gregge in tutta Italia e sconfiggere definitivamente il Sars-Cov-2 dovrà essere ancora lungo: «L’Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di vaccinazione nel mondo, del resto, e sono sicuro che saremo in grado di affrontare questa sfida. Ma ricordiamoci che siamo lontanissimi dall’immunità di gregge. Siamo perlomeno 40 milioni di persone lontani dal traguardo. Mettiamoci l’anima in pace».
Per il direttore del Laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Università di Padova entro la fine del 2021 si arriverà a vaccinare quei 44 milioni di persone necessari per raggiungere il traguardo dell’immunità di gregge.
Nel frattempo bisognerà continuare a rispettare tutte le prescrizioni che ormai abbiamo ben presente: «Mascherine, distanza, lavaggio delle mani. Si dovrà continuare con le misure anti contagio. Non dico fino al ’44milionesimo’ vaccinato, perchè l’effetto scudo della vaccinazione si comincerà a sentire anche prima. Quando succederà non mi sbilancio a dirlo».
(da Open)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
IL 2020 DICE CHE L’ITALIA RESISTE GRAZIE ALL’EUROPA… IL DEBITO PUBBLICO RISPETTO AL PIL E’ PASSATO IN UN ANNO DAL 134% AL 160%, ABBIAMO POTUTO SFORARE DI 160 MILIARDI
Le valutazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano (Pnrr) sono ovviamente variegate. Su un punto, ovvio, c’è accordo. Le risorse europee per il nostro Paese sono di “grandi dimensioni” e vanno perciò “ben usate”.
Perchè la nostra crisi causa pandemia è gravissima e colpisce un’economia già provata da tanti dualismi che ne hanno ridotto le potenzialità .
Il 2020: l’Italia resiste grazie all’Europa.
L’anno si chiude un calo del Pil di circa il 10% con un debito pubblico sul Pil che sale al 160% dal 134% del 2019. La crescita del nostro debito è stata di circa 160 miliardi. Non siamo però crollati per due “macro reti” di salvataggio. La Bce e le Istituzioni europee. Le politiche monetarie della Bce hanno consentito la finanziabilità del nostro debito, riportando lo spread sui decennali tedeschi dall’impennata di marzo a 270 agli attuali 115 e riducendo il tasso sui nostri decennali ai minimi storici.
Le politiche strutturali delle Istituzioni europee hanno reso ben presto evidente che la “solidarietà ideale” sarebbe diventata “solidarietà concreta”.
Questo passaggio è storico perchè il Piano europeo di Ripresa e Resilienza (dentro il più ampio Next Generation Eu) mobilità quasi 1.000 miliardi di euro con l’emissione di Eurobond e di questi 209 andranno all’Italia. Poi ci sono i 27 del Sure e i 36 rifiutati(!!) per ora del Mes. Qualcuno pensa che siano “meriti nostri”. A mio avviso è il futuro che lo dimostrerà .
Dal 2021 al 2026: l’Italia deve cambiare.
L’Italia deve fare la sua parte e questo richiede la consapevolezza delle istituzioni e dei cittadini per i prossimi sei anni. Non voglio entrare qui nella ripartizione delle risorse che arriveranno dal Programma europeo all’Italia, ma notare come cruciale sarà il loro uso. Per dare concretezza di sintesi a questa valutazione prendiamo tre caveat di Prometeia sul Recovery Plan.
Il primo è che la spesa per investimenti pubblici, pur ridotta rispetto a precedenti opzioni, dovrebbe aumentare da un trend storico dal 2014 pari al 2,4% del Pil al 3,5% del 2026. Una buona notizia.
Il secondo è che l’effetto sul Pil della spesa in investimenti dipende dalla qualità degli stessi, perchè dopo un certo periodo di tempo quello diretto della spesa incrementale cala, mentre si mantiene nel tempo se la qualità è stata alta. La previsione del Governo di un incremento di 1,2 punti percentuali (già ridotta rispetto a precedenti) del Pil a fine 2023 ne dipende in maniera cruciale.
Il terzo è che l’Italia ha mostrato delle forti criticità nell’utilizzo dei fondi strutturali europei con riferimento ai quali abbiamo chiuso il ciclo 2007-2013 solo da poco, mentre la programmazione in corso mostra ancora un ritardo con solo il 40% delle risorse spese rispetto a quella deliberate!
Ovvio che si tratta di dati di inefficienza gravi che se “governassero” il nostro Recovery Plan lo renderebbero irrealizzabile perchè il sistema di programmazione, controllo della esecuzione delle opere, finanziamento delle stesse è (per fortuna) molto più stringente.
L’Italia: consapevolezza “tecnica” della sfida
Il Piano nazionale di Resilienza e Ripresa italiano ha conclusioni “tecniche” simili alla precedenti. Dal IV capitolo (molto ben fatto) su “valutazione dell’impatto macroeconomico” si possono ricavare in sintesi due punti ed una conclusione.
Il primo punto è che nel breve periodo gli effetti degli investimenti dipendono principalmente dal loro impatto tramite la domanda aggregata. Ovvero, semplificando, anche la spesa per le “rotonde stradali” dove non ci sono incroci crea domanda!
Il secondo punto è che nel medio periodo l’efficienza degli investimenti pubblici è cruciale, perchè a conti fatti il differenziale di livello incrementale del Pil reale nell’anno finale della simulazione, cioè nel 2026, rispetto allo scenario di base (ovvero senza Piano) è pari a 1,1 punti percentuali nello scenario basso contro 2,3 punti percentuali se si ipotizzano investimenti ad alta efficienza. Si fa un caso emblematico sulla efficienza ed efficacia di lungo periodo della spesa in istruzione, ricerca scientifica e tecnoscienza su cui importante è il recente intervento del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ai Laboratori del Gran Sasso.
La conclusione del Piano è chiara e non banale, perchè quantificata a conferma che per l’espansione dell’economia e per la sostenibilità del debito pubblico italiano è cruciale “selezionare progetti di investimenti pubblici ad alto impatto sulla crescita e accrescere l’efficienza delle Amministrazioni pubbliche preposte ad attuare tali progetti”.
L’Italia: consapevolezza “politica” della sfida
Personalmente non credo a una superiorità dei tecnici sui politici perchè analizzare bene non vuol dire saper sintetizzare e decidere bene. I tecnici sono spesso settorialisti, mentre i politici devono essere sintetici. Vero è che ci sono esempi in vari Paesi europei e nelle istituzioni europee di eccellenti tecnici capaci di sintesi e decisioni politiche cruciali. Importante è però sempre la loro collaborazione.
E qui vorrei dare un commento conclusivo. Ai livelli apicali delle amministrazioni pubbliche italiane ci sono state e ci sono qualificazioni eccellenti, capaci di promuovere riforme importanti con piena conoscenza degli apparati.
La domanda è: i politici capivano e volevano queste riforme?
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI ROMA HA CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER L’EX SOTTOSEGRETARIO DELLA LEGA ARMANDO SIRI PER DUE EPISODI PER CORRUZIONE…SALVINI LO FA ENTRARE IN SEGRETERIA INVECE CHE A SAN VITTORE
Armando Siri, senatore leghista ed ex sottosegretario ai Trasporti, entra nella segreteria politica della Lega come responsabile del programma. “La Lega cresce da Nord a Sud e siamo pronti a tornare al governo. Per questo – commenta il segretario Matteo Salvini annunciando la nomina – Siamo già al lavoro, con il resto del centrodestra, per costruire la nostra idea di Italia basata su lavoro, meno tasse, controllo dei confini, opere pubbliche, nuova giustizia. Buon lavoro a Siri”.
La settimana scorsa la Procura di Roma ha chiesto chiesto il rinvio a giudizio di Siri e dell’imprenditore ed ex parlamentare Paolo Franco Arata nell’ambito dell’inchiesta sull’eolico, in relazione a due episodi di corruzione che risalgono al settembre e all’ottobre del 2018.
Secondo l’accusa, il senatore del Carroccio, nel suo ruolo di sottosegretario alle Infrastrutture, avrebbe asservito i suoi poteri ad interessi privati “proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti (Infrastrutture, Sviluppo economico e Ambiente), l’inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentari e di iniziativa governativa di rango legislativa, ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il ‘mini eolico’”.
Nel secondo episodio di corruzione contestato, Siri, in concorso con Arata e l’intermediario Valerio Del Duca, Simone Rosati e Paolo Iaboni (funzionari della Leonardo Spa), si sarebbe attivato – prosegue il capo di imputazione – “per ottenere un provvedimento normativo ad hoc che finanziasse, anche in misura minima, il progetto di completamento dell’aeroporto di Viterbo, di interesse per future commesse della Leonardo Spa”
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
“FANNO NOTIZIA IL ROSARIO SBANDIERATO E L’IDENTITA’ RELIGIOSA UTILIZZATA A MO’ DI CLAVA”
Don Rocco D’Ambrosio è professore della Pontificia Università Gregoriana.
Don Rocco, come sarà questo Natale? Come sarà il Natale dei poveri?
E’ triste dirlo, ma sarà un Natale più povero. Abbiamo tutti capito – afferma il docente della Pontificia Università Gregoriana rispondendo all’Agenzia SprayNews – che i due binari della pandemia sono la crisi sanitaria e quella economica. Il Covid 19 ha fatto perdere a tantissimi il lavoro. Sarà un Natale, che metterà grandissima difficoltà le famiglie povere.
E gli ultimi?
Io lavoro con un gruppo di volontari, che si occupano dell’inserimento dei migranti, provenienti da vari Paesi del mondo. Il segnale è semplice e drammatico. Loro, per sopravvivere, fanno dei lavori precari. In una situazione di crisi economica, quale è quella che stiamo vivendo, sono costretti a mendicare, davanti ai supermercati. Il numero dei mendicanti è aumentato, a vista d’occhio. Questo è un Natale da mendicanti, purtroppo.
Come sarà il Natale nel mondo?
Il Covid 19 non guarda in faccia nessuno. Non guarda le etnie, non guarda le situazioni sociali ed economiche, non guarda le religioni. Colpisce in maniera indiscriminata. E’ una drammatica calamità democratica. Si lascia dietro un mondo intero di sofferenze. Democratico, nell’aggressione di un virus, che non risparmia nessuno. Non certo nelle conseguenze. Mi raccontava ieri l’altro un ragazzo che i suoi parenti vivono nello Sri Lanka, chiusi in casa. Sono obbligati a non uscire mai. E mi diceva che stanno, per questo, morendo di fame. Uscire per loro è sopravvivere, andare a spendere per mangiare le poco risorse, accumulate in lavoretti improvvisati e precari. E’ molto diverso obbligare in casa noi, che abbiamo le dispense piene, e chi non ha niente, neppure un tozzo di pane. Quanto alle conseguenze sanitarie del Covid e alle cure necessarie per fronteggiarlo o alleviarne le sofferenze, nelle zone più povere del mondo tutto è ancora più drammatico e disperato
Come sarà il Natale nei palazzi della politica? Qualcuno mi sembra che usi la religione, a fini di parte o come una clava…
Per esperienza e conoscenza diretta, posso dirle che ci sono molti credenti cattolici, impegnati in politica, ad ogni livello, dall’Europarlamento ai consigli di quartiere, che fanno poco chiasso, non esibiscono la loro fede e si impegnano con tutte le loro forze per il bene della collettività . Purtroppo, lei mi insegna che i giornali vanno alla ricerca della notizia e, quindi, fanno notizia il rosario sbandierato e l’identità religiosa, utilizzata, proprio come ha detto lei, a mo’ di clava. Un’espressione, che utilizzò, per primo, il teologo Romano Guardini: “Alcuni dicono verità religiosa, ma in fondo hanno in mano una clava”. Questo non è cattolicesimo, questo non è cristianesimo. E poi, ci sono i cattolici, più interessati all’appartenenza che alla coerenza. E, in questo senso, contiamo già cinque o sei, tentativi di ricostituire il cosiddetto partito cattolico. Dovrebbero pensare, piuttosto, a essere coerenti con la propria fede e ad aiutare gli altri.
Lei ce l’ha particolarmente con Matteo Salvini. O sbaglio?
Molti hanno equivocato le mie parole. Non ho detto che Salvini è un dittatore. Ho detto solo che usa la religione, come fanno i dittatori. E’ un’altra cosa, ma è la verità . E la confermo.
Il mondo è diventato un teatrino, dove tutti vogliono apparire, a partire dai politici e dagli scienziati. La vita sembra un teleshow. In pochi si fermano a riflettere e a pensare anche agli altri…
E’ colpa della televisione o la televisione manda in onda la realtà . E’ uno dei dilemmi del nostro tempo.
C’è, indubbiamente, una irresistibile tendenza a spettacolarizzare i contenuti. Ci sono delle personalità molto ingombranti, che devono apparire, twittare, scrivere un post, almeno ogni dieci minuti. C’è la ricerca del consenso personale. Un io ingombrante, che pretende attenzione non per i contenuti, ma per un effetto mediatico. Credo, però, che l’elettorato sappia distinguere fra lo show e chi porta avanti contenuti e progetti seri. Devo dirle anche, sempre per esperienza personale, che la politica migliore e i politici più apprezzabili, da tutti i punti di vista, sono quelli impegnati in ambito comunale. I sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali rappresentano una classe politica migliore di quella nazionale. E’ una generalizzazione che, però, assomiglia alla verità . Se vediamo il Parlamento, certe volte c’è veramente da scoraggiarsi. Le qualità umane, etniche ed etiche dei nostri parlamentari lasciano molto spesso interdetti.
Anche sul Covid i politici hanno dato il peggio di sè. Gli uni contro gli altri armati, invece di fare fronte comune nella battaglia contro il virus…
Le do una risposta, che è una domanda. Quante le volte i Presidenti delle Regioni, tutti e venti, senza distinzioni di colore politico, fra centrodestra a centrosinistra, sono apparsi in tv per far accrescere il proprio io e il consenso e quante volte, invece, per cercare di indicare, e condividere con la propria popolazione di riferimento, la strada più efficace contro il Covid? Dovremmo fare una bella carrellata. Sarebbe molto istruttiva. Deve essere, mi sono convinto, un problema antropologico, prima che politico
(da Globalist)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
I MILITARI PARTIRANNO DA PRATICA DI MARE PER LA CONSEGNA
E’ ormai tutto pronto per il V-Day del 27 dicembre: il giorno in cui partiranno le prime vaccinazioni.
Il ministro della difesa, guidato da Lorenzo Guerini ha già predisposto il piano per la consegna delle dosi.
Una volta giunta all’Ospedale Spallanzani di Roma, una parte delle 9.750 dosi dei vaccini Pfizer sarà trasportata a Pratica di Mare dove 5 aerei (due C27J dell’Aeronautica, due Dornier Do. 228 dell’Esercito e un P-180 della Marina) raggiungeranno le mete più lontane.
I restanti vaccini raggiungeranno le destinazioni via terra con un impegno complessivo di 60 autoveicoli e circa 250 militari.
Nella seconda fase della campagna vaccinale in Italia, non appena disponibili i vaccini di tipo “cold” delle altre case farmaceutiche (AstraZeneca, Moderna, etc), le Forze Armate in base alle indicazioni fornite dal Commissario Straordinario saranno impegnate nel trasporto logistico su tutto il territorio nazionale.
È questo il Piano predisposto dal ministero della Difesa, guidato da Lorenzo Guerini.
L’hub principale, per lo stoccaggio delle dosi, sarà presso l’Aeroporto di Pratica di Mare da dove partiranno per raggiungere i 21 “Sub Hub”, strutture militari dislocate in tutte le Regioni che garantiscono le necessarie misure di sicurezza
Da qui partiranno per essere consegnati ai siti di somministrazione. Il piano prevede l’utilizzo di 11 aerei, 73 elicotteri e oltre 360 autoveicoli.
L’organizzazione logistica contempla anche l’utilizzo degli shelter frigo in dotazione alla Difesa. “Una risposta corale da parte della Difesa”. Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini questa mattina presso l’aeroporto militare di Pratica di Mare dove è stato presentato il piano di distribuzione vaccini e l’intera Operazione Eos.
“In una prima fase per l’attività del 27 dicembre, giorno del Vaccine day, e poi in una seconda fase, quando ci sarà invece il trasporto complessivo, sulla base delle indicazioni che ci fornisce il Commissario straordinario. Le Forze Armate si sono dimostrate da subito pronte e continuano a fare il loro lavoro con le modalità con cui sono abituate a operare: concretezza, poche parole, ma tanto lavoro. Un contributo apprezzato e molto importante per tutto il Paese”, ha concluso.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
PARLANO LE PERSONE BLOCCATE NEL REGNO UNITO A CAUSA DELLA NUOVA VARIANTE COVID
“L’ordinanza per rientrare c’è, ma viviamo nell’incertezza. Sostanzialmente per i tamponi ci hanno detto: arrangiatevi!”, denuncia Elisa Cervetti, una tra gli oltre 15mila italiani rimasti in Inghilterra dopo il blocco dei voli da Londra e dagli altri aeroporti britannici a causa del nuovo ceppo del Covid-19 che si sta diffondendo.
Dopo l’accordo raggiunto alla Farnesina con i ministeri di Trasporti e Salute, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha firmato l’ordinanza per il rientro.
Secondo il piano, potranno rientrare sia i cittadini residenti in Italia che sono rimasti bloccati in Gran Bretagna, sia le persone che, anche se non residenti in Italia, che sono in condizioni di criticità e urgenza.
È previsto il tampone prima della partenza e all’arrivo, e la quarantena obbligatoria di 14 giorni all’arrivo. Ma, come riportano a TPI diversi cittadini italiani, le procedure non stanno funzionando.
La storia di Elisa
Elisa si trova per caso a Londra, il posto sbagliato al momento sbagliato. Era atterrata lì solo per fare scalo da Oslo. Mai poteva immaginare di finire nel bel mezzo dell’ondata del nuovo ceppo inglese del Sars-Cov 2. Fortunatamente ha amici che possono ospitarla, ma ricorda: “È tutto a spese nostre, il vitto, l’alloggio, i tamponi. Siamo stati letteralmente abbandonati qui”.
“L’ordinanza di ieri — spiega — seppur costituendo un miglioramento rispetto alla situazione precedente, ha creato ulteriori situazioni di caos e una logistica impossibile. C’è un’oggettiva difficoltà a fare il tampone prima della partenza nei giorni di Natale. Per esempio, io pur avendo un volo Ryanair prenotato per il 26 non sono sicura se partirà e ancora non sono riuscita a trovare un posto dove fare il tampone”.
Erano arrivate centinaia di telefonate e richieste ai consolati dalle persone rimaste bloccate da domenica 20 dicembre quando l’Italia e altri paesi hanno chiuso i collegamenti con il Regno Unito per il timore della diffusione della variante inglese del Covid che è però già nel nostro paese.
“Soprattutto non ci sono informazioni sufficienti per capire se gli aeroporti di arrivo in Italia sono attrezzati per i tamponi. E, nel caso non li facciano, se i voli viaggiano lo stesso. Tutto è sulle nostre spalle”, dice indignata Elisa.
Solo Alitalia ha cancellato o rinviato le prenotazioni di circa 1100 passeggeri fra il 20 e il 31 dicembre. Calcolando anche le altre compagnie, il numero arriva a più di 15mila persone, molte delle quali non hanno un posto dove passare il periodo festivo.
La storia di Josephine
Fra le persone bloccate c’è anche Josephine Yousseif, italo-egiziana che era andata a Londra per riportare a casa i suoi tre figli, di cui uno epilettico e un altro in sedia a rotelle. I tre bambini vivono a Londra con l’ex marito e Josephine Yousseif li stava riportando a Milano per passare il Natale insieme. “Mi appello al presidente della Repubblica. Sono bloccata qui da tre giorni con i miei tre figli, ci aiuti…Non vogliamo fare polemiche ma chiedo una soluzione anche per noi italiani come è accaduto agli spagnoli che lunedì sono riusciti ad organizzare dei voli per rientrare”.
Intanto, è stato riaperto al traffico anche il porto britannico di Dover in seguito all’accordo trovato tra Regno Unito e Francia. Ci vorranno molte ore però perchè si muovano le centinaia di camion e tir in attesa. Il porto è accessibile solo “per i clienti che sono risultati negativi al test Covid”.
Giorni di rabbia, paura di ammalarsi e sconforto, ma nessuna risposta nonostante la nuova ordinanza della Farnesina. Londra è nel panico e gli italiani come Elisa e Josephine, che non riescono a tornare a casa, ancora di più.
(da TPI)
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Dicembre 24th, 2020 Riccardo Fucile
LONDRA LASCIA L’ERASMUS E CEDE SU PESCA E CITY
“Di solito, quando raggiungo un accordo provo gioia. Oggi provo soddisfazione e sollievo”. Ursula von der Leyen la annuncia così la sospirata intesa con Londra sulla Brexit.
Sminata la scadenza del 31 dicembre, schivato il ‘no deal’ e i suoi dazi doganali. A valle degli ultimi giorni e notti intensissimi di negoziati a Bruxelles tra i team guidati rispettivamente da Michel Barnier per l’Ue e David Frost per il Regno Unito, Londra sarà ‘finalmente’ fuori dall’Unione a partire dal primo gennaio, a 4 anni e mezzo dal referendum su Brexit nel 2016.
“Abbiamo ripreso il controllo delle nostre leggi e del nostro destino”, dice Boris Johnson, che riesce a chiudere l’anno meglio di quanto abbia fatto finora in pandemia, ma su Brexit il suo bottino è magro e gli porta serie ‘grane’ in Scozia che freme per l’indipendenza. Dall’altra parte, c’è una Unione sollevata e una presidenza di turno tedesca, guidata da Angela Merkel, che può vantare anche questo risultato.
Johnson ottiene che eventuali controversie con Bruxelles non vengano esaminate dalla Corte di Giustizia europea e nemmeno da un meccanismo automatico di allineamento agli standard dell’Unione. Se Londra viola gli accordi sulla concorrenza, l’Ue può rispondere con delle sanzioni. “Ci sono gli strumenti per difenderci se i patti vengono violati”, assicura von der Leyen.
Il premier Tory assesta un duro colpo all’Unione con la scelta di lasciare il programma Erasmus, che complica tanto la vita degli studenti europei che vogliano studiare nel Regno a partire dall’autunno 2021.
Ma la decisione danneggia anche gli studenti britannici che vogliano studiare in Ue. Decisione “difficile – abbozza Johnson – ma era estremamente costoso. Ora potremo mettere a punto un programma che consentirà agli studenti britannici di andare a studiare in tutto il mondo e non solo nelle università europee”.
Sul resto Downing Street cede. E tanto.
Pesca: il tema che ha rischiato di far deragliare le trattative verso un pericolosissimo ‘no deal’, il premier britannico chiedeva che gli europei diminuissero la loro quota di pescato nella Manica dell’80%. Riesce a ottenere solo una riduzione del 25 per cento per i prossimi 5 anni e mezzo.
Allo scadere di questi accordi, dopo giugno 2026, si negozierà un’intesa annuale. Ma se non venisse raggiunta, il sistema pattuito oggi verrebbe rinnovato ogni tre mesi.
Sui servizi finanziari il ‘deal’ piazza un’ipoteca sul futuro di Londra come City degli scambi. E Johnson non può che ammettere: “Non abbiamo ottenuto quello che volevamo…”.
E poi c’è la ‘grana’ della Scozia, che programma l’indipendenza da Londra. Ecco il tweet della premier scozzese Nicola Sturgeon, che, tra l’altro, definisce “vandalismo culturale” la scelta del governo di lasciare il programma Erasmus.
Gli scozzesi finiscono penalizzati anche nell’export. Il Regno potrà continuare a esportare animali e prodotti ortofrutticoli in Europa, nel rispetto degli standard del mercato unico e previa verifica da parte di Bruxelles, ma non potrà esportare le patate da semina, un business che frutta alla Scozia 112milioni sterline l’anno.
In conferenza stampa davanti al numero 10 di Downing Street, Johnson, il leader più ‘brexiteer’ dei due che l’hanno preceduto in questi 4 anni e mezzo di delirio, David Cameron e Theresa May, si ritrova a dover usare un linguaggio contenuto, per lui nuovo. Pieno di promesse per il futuro, più che di celebrazione dell’accordo fatto.
Atteggiamento tipico di chi non ha molto da sfoggiare, se non il fatto di aver compiuto la Brexit, evitando quel pericoloso ‘no deal’ che pure è stato usato tante volte da Londra nelle trattative: più minaccia che reale opzione.
“Il compromesso non è una brutta parola”, dice il premier che solo pochi mesi fa aveva osato approvare l’Internal market bill, nel tentativo di violare gli accordi sul confine tra le due ‘Irlande’. Ha dovuto fare marcia indietro anche su questo. Anche qui l’Europa è riuscita a ottenere che non ci sia un confine fisico tra i territori di Belfast e Dublino
“Una cosa è guadagnare la libertà , altra è come la usi”, è il tentativo di guadagnare tempo per Johnson. Il futuro fuori dall’Unione è un’incognita, soprattutto in tempi di pandemia e senza l’alleato Donald Trump alla Casa Bianca.
“Il covid ha reso più difficili i negoziati”, ammette von der Leyen, ma “alla fine di una strada lunga e tortuosa, abbiamo raggiunto un accordo giusto e bilanciato, la cosa più responsabile da fare per entrambe le parti. Adesso possiamo lasciarci la Brexit alle spalle e andare avanti”.
L’intesa dovrà essere approvata dagli ambasciatori degli Stati europei, dal Parlamento europeo, la prossima settimana il voto a Westminster. E’ un accordo di duemila pagine. “Poniamo le basi per un nuovo capitolo nelle nostre relazioni con la Gran Bretagna”, è il commento di Angela Merkel, il governo tedesco ora studierà “intensamente” il testo del trattato, ma non dovrà “ricominciare da zero” poichè i governi degli Stati membri sono stati consultati per tutto il tempo. “Saremo quindi presto in una posizione in cui potremo giudicare se la Germania potrà sostenere l’esito odierno”.
Ma l’accordo di oggi è un risultato positivo soprattutto per la Cancelliera. Dopo l’intesa sul recovery fund, la Brexit è un altro pezzo dell’eredità che lascia all’Ue, a pochi giorni dalla fine del mandato di presidente di turno, a nemmeno un anno dalla scadenza del suo mandato in Germania.
(da “Huffingtonpost”)
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