Destra di Popolo.net

SONDAGGIO IPSOS: LA LEGA CALA DI NUOVO DELL’1% IN UNA SETTIMANA, SALE IL PD

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

CONTE RECUPERA 3 PUNTI DI GRADIMENTO E SI CONFERMA IL LEADER PIU’ POPOLARE CON IL 59% AL SECONDO POSTO SPERANZA CON IL 37%, LA MELONI SOLO TERZA CON IL 34%

Dopo la perdita di terreno contemporanea all’esplosione della seconda ondata di coronavirus, il gradimento del premier Giuseppe Conte torna a crescere..
Secondo l’istituto di Nando Pagnoncelli il presidente del consiglio è sempre il leader più popolare con un valore pari a 59 e tre punti in più rispetto alla precedente rilevazione.
A inseguire c’è Roberto Speranza con 37 (due punti in più), mentre chiude il podio Giorgia Meloni a 34 (stabile).
Torna a crescere anche il gradimento del governo a 55, con un più 2 rispetto alla rilevazione precedente.
Per quel che riguarda le intenzioni di voto, prima la Lega al 23,5% in calo (-1) davanti al Pd al 20,7 (+ 0,6).
Sempre Ipsos ha realizzato un altro sondaggio, insieme all’Osservatorio Legacoop, dal quale si evince che gli italiani sono più preoccupati delle conseguenze della pandemia sulle attività  economiche , in particolare di turismo, ristorazione, cultura e commercio, che del virus in sè.
Il 57% degli intervistati- si legge in una nota — esprime paura per la recessione indotta dalla pandemia, in misura differente in relazione ad appartenenza sociale, collocazione geografica e genere. Si registrano punte del 65% nel ceto popolare, del 63% nelle isole e del 61% nel Nord Ovest e Nord Est, del 62% tra gli uomini.
Per il 43% la preoccupazione maggiore è invece quella per il virus, con punte del 51% al Sud e del 48% tra le donne.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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IN PIENA CRISI COVID, TOTI PENSA AD AUMENTARE DI 883.000 EURO I FONDI PER GLI STAFF DEGLI ASSESSORI

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

TRIPLICATI I SOLDI DA DESTINARE AI PORTABORSE: OGNI ASSESSORE PASSERA’ DA 8 A 22 COLLABORATORI ASSUNTI A LORO DISCREZIONE… I LIGURI SI INDIGNANO? LO AVETE VOTATO VOI

Tempo di pandemia, tempo di difficoltà  economiche, tempo di feste che molti non hanno voglia di festeggiare per il cupo futuro che si ritrovano davanti.
È normale che in tempi come questi la gestione dei soldi pubblici diventi ancora più responsabilizzante, del resto è la stessa discussione che continua dalle parti del Governo. Per il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, invece, evidentemente questo è il tempo di elargire denaro alla politica. E la sua scelta, legittima, non può non porre domande e dubbi.
Lo scorso 13 novembre la giunta ligure ha approvato all’unanimità  una delibera che triplica i finanziamenti erogati ai membri della giunta (presidente e assessori) per stipendiare il proprio staff.
Si passa da 523mila euro all’anno per il personale a 1.356.181,20 euro, con un incremento di 883mila euro.
Sia chiaro, sono soldi che ogni assessore potrà  utilizzare su base fiduciaria, nominando funzionari che dagli 8 che erano ora diventano addirittura 22, per un esborso complessivo nel corso di una legislatura di quasi 7 milioni di euro.
“I fondi non ci sono mai quando servono per realizzare opere importanti come i parchi naturali, la pulizia dei torrenti e la messa in sicurezza dei fiumi”, fa notare Ferruccio Sansa, che ha sfidato alle ultime elezioni regionali proprio Toti. “Non ci sono per comprare tamponi, mascherine e per pagare il personale sanitario. Ma poi i soldi si trovano sempre quando fa comodo a chi governa”.
Toti si difende parlando di “competenze dell’Amministrazione regionale che sono state ulteriormente ampliate nella legislatura appena conclusa, e quindi ciascun componente della Giunta regionale ha maggiori materie di pertinenza rispetto ai componenti delle Giunte regionali delle legislature precedenti, in particolare derivanti dal trasferimento di funzioni dalle Amministrazioni provinciali”. Peccato che quel trasferimento di competenze di cui Toti parla risalga addirittura al 2015.
Non si capisce quindi l’urgenza, peraltro in piena pandemia. Rimane anche il dubbio sul riversare quei soldi agli staff degli assessori piuttosto che ai funzionari della macchina regionale. Tutto questo mentre il presidente Toti spinge per riaprire tutto, riaprire il prima possibile, per dare il via libera a tutti fingendo di non sapere che una macchina per la radioterapia (di cui la Liguria avrebbe bisogno) costa esattamente la cifra annuale assorbita dallo staff del presidente.

(da TPI)

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DE FALCO SUL CASO PROCESSO GREGORETTI: “SALVINI CHE SALVA VITE E’ LA BALLA DELL’ANNO, GIUSTO CHE SIA PROCESSATO, FA SOLO BASSA PROPAGANDA PERCHE’ HA PAURA”

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

L’EX COMANDANTE: “SALVINI VA A PROCESSO PER AVER INFERTO INUTILI SOFFERENZE A CENTINAIA DI ESSERI UMANI”

“‘Salvini ha detto che ‘va a processo per aver salvato vite umane’. Questa è la balla più grossa dell’anno! Ma che vite avrebbe salvato? Non ne ha salvata proprio nessuna, se mai ha usato e strumentalizzato tante persone solo per crearsi un palcoscenico dove fare la sua propaganda sulla pelle degli altri. Mi risulta che la gente stia ancora morendo in quelle acque…”.
”La verità  —dice- l’ex capitano di fregata che coordinò i soccorsi per il naufragio della Costa Concordia- è che Salvini va a processo, perchè   ha inferto inutili sofferenze a centinaia di naufraghi in condizioni drammatiche che ha usato per farsi propaganda. E’ giusto che sia processato”.
”Ho notato -sottolinea- che a Salvini questo palcoscenico giudiziario non piace affatto, perchè   non può infierire su nessuno e poi ha paura, è preoccupato. E quindi, ha cambiato di nuovo personaggio, diventando low profile, salvatore delle vite umane: la balla, ripeto, più grossa dell’anno… Le azioni scellerate per cui rischia di essere condannato sono state un’inutile persecuzione di persone in condizioni tragiche che già  erano in Italia perchè   a bordo di una nave militare italiana. Quindi, non capisco il suo accanimento. Insisto, non ha salvato nessuno, anzi, la sua azione politica ha fatto sì che dalle acque del Mediterraneo centrale a sud di Lampedusa sparissero tutte le navi istituzionali prima e poi quelle delle Ong”.
”In pratica -spiega De Falco- la nave militare è già  Italia, quindi, far sbarcare o meno i clandestini non avrebbe cambiato nulla. Il trattenimento a bordo contrasta anche con la legge italiana sull’immigrazione, articolo 10 ter, che impone di effettuare l’identificazione di queste persone in una struttura a terra. Il ministro dell’Interno, come il presidente del Consiglio, non può modificare la legge. E loro, come tutti noi, siamo soggetti alla legge, non dobbiamo dimenticarlo mai. L’atto politico deve essere generale e astratto -avverte- e non può ledere immediatamente la sfera giuridica di persona determinata. E il trattenimento dei naufraghi a bordo di una nave militare non è certo un atto politico”. Insomma, per De Falco, il numero uno di via Bellerio si è servito di “questa vicenda solo per reclamare il suo triste palcoscenico”. Conclusione: ”Salvini sei a giudizio perchè è giusto. Punto”.

(da Globalist)

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LETTERA DI PATRICK ZAKY ALLA FAMIGLIA: “STO MALE, DETENZIONE INCOMPRENSIBILE”

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

“CONTINUO A PENSARE ALL’UNIVERSITA'”…AMNESTY: “IL GOVERNO ITALIANO FACCIA DI PIU'”

“Le recenti decisioni sono deludenti come al solito, senza una ragione comprensibile. Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio”, “il mio stato mentale non è un granchè dall’ultima udienza”.
Sono parole di Patrick Zaky, lo studente egiziano dell’Unibo incarcerato da oltre 10 mesi nel suo Paese con l’accusa di propaganda sovversiva, dal carcere di Tora, in una lettera datata oggi 12 dicembre 2020 che la famiglia ha ricevuto e gli attivisti hanno pubblicato sulla pagina Facebook “Patrick Libero” esprimendo la loro “grave preoccupazione per la salute mentale e fisica di Patrick”.
L’ultima udienza meno di una settimana fa con la decisione di altri 45 giorni di carcere per lo studente.
“Continuo a pensare all’Università , all’anno che ho perso senza che nessuno ne abbia capito la ragione”, scrive Zaky. “Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l’università . Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà  per la seconda volta a causa della mia detenzione”.
“Nonostante il nostro sollievo di avere sue notizie”, fanno sapere in Rete gli attivisti amici dello studente, “siamo molto preoccupati della sua salute fisica e mentale che si stanno decisamente deteriorando col tempo”, e “chiediamo l’immediato rilascio di Patrick prima che le sue condizioni peggiorino ancora”.
“Amnesty International è veramente allarmata per le condizioni fisiche e mentali di Patrick Zaky che sembrano in via di deterioramento”, avverte Riccardo Noury. “Che queste parole dolorose di Patrick giungano al Governo italiano che faccia veramente qualcosa di più, di meglio e di veloce di quanto ha fatto finora, per assicurare che Patrick possa tornare presto in libertà . Dalla sua cella nel carcere di Tora – sottolinea Noury – giungono questa volta parole ancora più afflitte e preoccupanti da Patrick. L’ultima conferma di 45 giorni di detenzione evidentemente ha colpito moltissimo e ha provato davvero molto Patrick, che ha bisogno di sentire intorno a sè un affetto, un amore, una solidarietà  infiniti e però ha anche bisogno di decisioni che riguardino la sua più che possibile, imminente, scarcerazione”.

(da agenzie)

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SALVINI VUOLE CHE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE COMPRI SOLO FERRARI, LAMBORGHINI E MASERATI?

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

“OBBLIGARE AD ACQUISTARE SOLO VEICOLI PRODOTTI IN ITALIA”?… MA DI COSA PARLA? CE N’E’ UNA SOLA: LA DR, CHE PERO’ IMPORTA COMPONENTI DALLA CINA

Un tweet di Matteo Salvini sta provocando molta ironia e ampie discussioni. Il leader della Lega, sciorinando una serie di proposte del suo partito, ha parlato anche del sostegno al settore automotive italiano.
Secondo il segretario del Carroccio, la pubblica amministrazione deve essere obbligata ad acquistare solamente veicoli prodotti nel nostro Paese. Ma nel tweet Salvini auto italiane vengono omesse alcune informazioni fondamentali per la comprensione del testo.
Insomma: la Pubblica Amministrazione — secondo Matteo Salvini — deve essere obbligata ad avere una flotta di automobili prodotte in Italia. Una proposta che ricalca, come al solito, il motto tanto caro ai leghisti e che viene declinato in base al tema del momento: «Prima gli italiani».
Forse non aiutato dall’esigenza di sintesi imposta da Twitter, quanto scritto da Matteo Salvini appare alquanto complesso.
Perchè l’unica azienda che produce auto in Italia (fisicamente) è la DR Automobiles. Ma c’è un però: si tratta sì di un’impresa tricolore (nata in Molise), ma — come si legge anche su Wikipedia — «importa componenti di autovetture (assemblandoli su licenza) prodotti dalle case automobilistiche cinesi Chery Automobile e JAC Motors e li commercializza (rimarchiati con logo DR) nelle sue sedi italiane». Insomma, italiana sì ma non del tutto.
E allora perchè non la ex Fiat (ora FCA e a breve Stellantis, dopo la fusione con la casa automobilistica francese Groupe PSA). Qui subentra una questione di opportunità . L’azienda storica è italiana solo nell’ideale nostrano.
Da anni ha la propria sede fiscale in Olanda, con tutte le polemiche del caso. E allora proviamo a estremizzare il pensiero di Salvini auto italiane: l’ultima opportunità  di interpretazione è l’apertura alle case automobilistiche che producono in Italia (pur non pagando le tasse nel Bel Paese). E lì si aprirebbe un altro mondo.
Altrimenti non ci resta che vedere la Pubblica Amministrazione alle prese con acquisti di Ferrati, Lamborghini, Maserati e Alfa Romeo. Con un costo alle stelle.

(da agenzie)

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LA SINDACA LEGHISTA MESSA ALL’ANGOLO, 130 ASSOCIAZIONI CHIEDONO DI CONFERIRE UNA ONOREFICENZA CITTADINA ALL’ASSOCIAZIONE CHE AIUTO’ I BIMBI STRANIERI ESCLUSI DALLA MENSA

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

DOPO LA CONDANNA IN PRIMO GRADO LA SINDACA INSISTE E FA SPENDERE 30.000 EURO PER IL RICORSO… QUANDO LA CORTE DEI CONTI LI CHIEDERA’ PERSONALMENTE A CHI L’HA DECISO RIDERANNO MENO

Al Comune di Lodi, guidato dalla sindaca leghista Sara Casanova, è arrivata la richiesta, sottoscritta da 130 tra persone fisiche e associazioni, di conferire una delle onorificenza cittadine che vengono consegnate nel giorno della festa patronale (San Bassiano, 19 gennaio) al Coordinamento Uguali Doveri, nato all’indomani della pubblicazione della delibera comunale che espelleva di fatto dalle mense scolastiche i bambini stranieri.
I promotori della raccolta di firme sono stati il notaio Piercarlo Mattea, la scrittrice lodigiana Ilaria Rossetti e Michele Merola, uno dei genitori che aveva promosso la campagna per i diritti dell’infanzia.
Dei tre, come anche di tutti i sottoscrittori, nessuno è parte attiva del Coordinamento proposto per la benemerenza cittadina;   Merola era stato uno dei primi genitori a muoversi dopo la delibera, primo firmatario di una lettera aperta del settembre 2018:
“Come genitori non possiamo accettare in silenzio che ai bambini, ai compagni di classe dei nostri figli, sia impedito l’accesso alla mensa e siano collocati in altre aule durante l’ora del pranzo. Quanto sta accadendo in questi giorni a Lodi ai bambini di genitori extracomunitari riguarda tutti noi. Non ci interessa disquisire nel merito del provvedimento dell’Amministrazione comunale, anche se appare evidente che la documentazione supplementare richiesta ai genitori extracomunitari è, in molti casi, impossibile da produrre (a detta delle stesse Ambasciate e Consolati), ma sicuramente non possono essere i bambini a rimetterci, nè su di loro possono ricadere le conseguenze delle scelte degli adulti. A tutti i bambini deve essere garantita la possibilità  di avere pasti nutrienti. La mensa rappresenta inoltre un importante momento di socialità  nella vita scolastica. Di fronte a questo provvedimento, le scuole sono state lasciate a sè stesse a gestire una situazione di emergenza. Ringraziamo i dirigenti scolastici e il personale delle scuole che si stanno facendo carico della gestione quotidiana e che stanno trovando delle soluzioni tampone che comunque permettano ai bambini di mangiare, anche portandosi il cibo da casa. Crediamo però che creare spazi separati, seppur animati da buone intenzioni, non possa essere la soluzione. La partecipazione alle attività  scolastiche, tutte incluse mensa e scuolabus, deve essere favorita in tutti i modi perchè la scuola, oltre alle funzioni didattiche, è il luogo fondamentale per l’integrazione e la formazione dei cittadini di domani. Questo provvedimento vanifica e mortifica il lavoro che si svolge in tal senso da anni nelle scuole di Lodi. I bambini sono tutti uguali, non vogliamo credere che oggi, nel 2018, a Lodi non sia possibile trovare una soluzione giusta che non segreghi alcuni bambini rispetto ad altri.Chiediamo quindi che a tutti i bambini sia garantito l’accesso alla mensa e, se non è possibile dare loro un pasto, chiediamo che siano condivisi con loro i pasti dei nostri figli.
«Vogliamo sanare una ferita che ha diviso la città »
Chiedere all’amministrazione di centrodestra che ha voluto quella norma e che continua imperterrita a difenderla, con l’appello contro la prima sentenza del tribunale che condannava il Comune di Lodi per discriminazione, ha un intento polemico?
Chi pensa a una provocazione, deve subito ricredersi: «L’intento», spiega Merola a NextQuotidiano, «è proprio l’opposto: vogliamo sanare una frattura che si è creata in città , quindi tendiamo la mano al Comune. Che non può non riconoscere l’azione meritoria svolta dal Coordinamento, attraverso una raccolta fondi che ha permesso ai bambini che erano stati esclusi di poter riaccedere alle mense scolastiche, e con un surplus del crowdfunding che dallo stesso Comitato è stato utilizzato per progetti di integrazione, in una città  in cui il 15% dei residenti è di origini straniere».
Che non si voglia fare polemica si intuisce anche dall’appello-proposta inviato al Comune di Lodi:
Il “Coordinamento Uguali Doveri” è stato il protagonista della lotta contro le modifiche apportate al Regolamento per l’accesso ai servizi scolastici a domanda individuale (mense, scuolabus, pre e post scuola, etc..) del Comune di Lodi sia con la mobilitazione pubblica in città , anche attraverso il sostegno al ricorso al Tribunale Civile di Milano che, il 12 dicembre 2018, ha dichiarato discriminatorie le norme contenute nel Regolamento, sia con il sostegno concreto ai bambini esclusi dai servizi. Grazie all’impegno del Coordinamento, la vicenda ha avuto risalto in Italia e nel mondo ed è stato possibile garantire l’accesso ai servizi scolastici dei bambini esclusi, attraverso l’iniziativa “Colmiamo la differenza” con cui sono state raccolte ingenti risorse economiche utilizzate a favore delle famiglie discriminate. Il Coordinamento ha avuto la capacità  di coinvolgere famiglie (italiane e di origine straniere), associazioni e moltissimi cittadini di Lodi, uniti contro le discriminazioni e per l’uguaglianza, rendendoli protagonisti in una mobilitazione civica dal basso, pacifica e partecipata, con pochi precedenti per la nostra città .
Per queste ragioni, in pieno accordo con quanto previsto dal Regolamento del Benemerenze,   siamo convinti che il “Coordinamento Uguali Doveri” risponda a pieno ai criteri che prevedono che il riconoscimento vada a “coloro che si sono contraddistinti nel campo della scienza, delle lettere, delle arti, dell’industria, del lavoro, della scuola, dello sport e che abbiano giovato alla Città  con iniziative di carattere sociale, assistenziale.”
Ma la sindaca non vuole sentire ragioni
La palla, per usare il gergo calcistico, passa ora al Comune:   la sindaca Casanova accetterà  di tendere la mano? Vista la caparbietà  con cui continua a difendere il provvedimento della sua giunta (finora costato quasi 30mila euro ai cittadini lodigiani in parcelle di legali) qualche dubbio permane. Soprattutto alla luce della bocciatura proprio ieri di una mozione delle opposizioni in Consiglio comunale per far ritirare il ricorso in appello contro l’ordinanza del Tribunale di Milano e destinare la somma impegnata per finanziare l’acquisto di materiale per la Protezione civile o destinarla agli aiuti per famiglie e imprese in difficoltà  a seguito dell’epidemia di Covid.

(da “NextQuotidiano”)

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L’ITALIA PRIMO PAESE EUROPEO CON IL MAGGIOR NUMERO DI VITTIME PER IL COVID: RINGRAZIATE NEGAZIONISTI E SOVRANISTI CHE HANNO MINIMIZZATO LA PANDEMIA

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

SIAMO ANCHE IL SETTIMO PAESE AL MONDO PER NUMERO TOTALE DI CONTAGIATI (1.825.775) E QUARTO NEL RAPPORTO TRA MORTI E POPOLAZIONE

Si è parlato già  molte volte dell’altissimo bilancio di perdite italiane sul fronte del Coronavirus.
Ci si è domandati perchè così tanti morti, sia all’inizio — quando per primi nel continente europeo fummo colpiti dal furore del virus — sia con questa seconda ondata, che invece ci ha raggiunti più tardi rispetto agli altri Stati europei.
Nessuna risposta sembra adeguata alla dura eloquenza delle cifre. Con i 649 decessi delle ultime 24 ore l’Italia è di nuovo, sei mesi dopo, il Paese europeo con il maggior tributo di vittime per la pandemia.
Sono arrivati a 64.036 i morti dalla fine di febbraio a oggi uccisi dal Covid.
Fino a ieri solo il Regno Unito aveva avuto più decessi dell’Italia, e continua a sua volta a subire i colpi del virus con i 529 nuovi morti delle ultime 24 ore.
Nel mondo solo quattro Paesi hanno avuto più vittime del nostro: gli Stati Uniti, il Brasile, l’India e il Messico.
Il nostro Paese è anche il settimo al mondo per numero complessivo di contagi (1.825.775) e il quarto nel rapporto tra vittime e popolazione (1.060 ogni milione di abitanti). Davanti a noi soltanto il Belgio, San Marino e il Perù.

(da agenzie)

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SPOSTAMENTI A NATALE, LE DUE IPOTESI IN BASE ALLE DIMENSIONI DEI COMUNI

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

IL GOVERNO: “DECIDA IL PARLAMENTO”… IL CENTRODESTRA CHIEDE LA TOTALE ABOLIZIONE AGLI SPOSTAMENTI? NE RISPONDERANNO AI FAMILIARI DI CHI MORIRA’ A CAUSA LORO

Il governo dice no agli spostamenti tra comuni durante le festività  natalizie ma chiede che a decidere sia il Parlamento «sovrano». Tante le ipotesi sul tavolo. Il Comitato tecnico scientifico, intanto, chiede massima prudenza mentre l’opposizione spinge per abolire subito la norma con il divieto di spostamenti
Spostamenti tra comuni a Natale sì o no? Il governo resta contrario e a dirlo è lo stesso premier Giuseppe Conte che, però, stavolta cede al pressing di opposizione e governatori e chiede che a decidere su un tema così sentito dagli italiani sia il Parlamento.
«Coi numeri che abbiamo e il rischio di una terza ondata (di Coronavirus, ndr), dobbiamo mantenere le restrizioni», ripete. «Se, però, il Parlamento vorrà  introdurre qualche eccezione per i Comuni più piccoli, se ne assumerà  tutta la responsabilità ». Intanto i tempi si accorciano — mentre l’Italia diventa quasi tutta gialla — e il rischio è che il Parlamento non faccia in tempo a decidere, come denunciano i parlamentari di Italia Viva che parlano, senza mezzi termini, di «presa in giro».
Le ipotesi sul tavolo sono diverse.
La prima è quella di permettere la circolazione entro 15 o 20 chilometri dal proprio comune di residenza per chi abita in centri con meno di 15 mila abitanti.
L’altra, invece, apre alla possibilità  di spostarsi tra comuni confinanti che siano sotto i 5 mila abitanti.
Poi rimane l’ipotesi di uno spostamento libero entro le province.
Lunedì il provvedimento sarà  presentato alla Camera: potrebbe essere un emendamento al decreto ristori oppure a un altro provvedimento attualmente all’esame di Montecitorio, come scrive il Corriere della Sera.
Intanto si fa strada la mozione unitaria del centrodestra che chiede la totale abolizione della norma sugli spostamenti. Approderà  mercoledì in Senato.
Ed è proprio su questo punto che il governo teme di essere scavalcato e indebolito. Infatti, pur ritenendo il Parlamento «sovrano», vorrebbe trovare il prima possibile una soluzione condivisa da tutti. Italiani, opposizione, maggioranza, governatori e Comitato tecnico scientifico. Ma non sarà  facile.
Il Comitato tecnico scientifico, infatti, è per la linea dura, per quella del rigore assoluto, specialmente a Natale e Capodanno. Per il coordinatore del Comitato Agostino Miozzo, che stamattina è stato intervistato dal quotidiano La Stampa, «questo virus non ci consente deroghe». «Abbiamo più volte sottolineato i rischi legati al movimento di un gran numero di persone ma comprendo le contestazioni», aggiunge. E, infatti, come ricorda lo stesso Miozzo, molti contagi avvengono in famiglia, quando il livello di guardia si abbassa notevolmente.

(da agenzie)

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“MI SALUTI IL NONNO IN PARADISO?”: LE LETTERE DEI BIMBI DI BERGAMO A SANTA LUCIA NELL’ANNO DEL COVID

Dicembre 12th, 2020 Riccardo Fucile

LE RICHIESTE SEMPLICI E GENUINE: “DEVI METTERE LA MASCHERINA?”

“Santa Lucia, quest’anno hai peso il Covid? E l’asinello?”. “Devi mettere la mascherina?”. “Mi saluti i nonni che sono da Gesù?”
Nell’anno della pandemia che ha sconvolto tutte le abitudini, anche le lettere dei bambini che chiedono i dolci e i regali per le feste sono, inevitabilmente, diverse. Dubbi, speranze, paure e pensieri per i propri cari che non sono più. Un punto di vista genuino, quello dei bimbi, sulla pandemia.
A Bergamo infatti prima dell’arrivo del Natale c’è un’altra data che i bambini attendono con trepidazione: è quella di Santa Lucia, tra il 12 e il 13 dicembre.
Un avvenimento che assume un significato particolare, nel 2020, nella città  martoriata dal Coronavirus in primavera, fino a diventare simbolo della tragedia con le immagini delle bare il lutto di migliaia di famiglie. Anche con le restrizioni, nei paesi e nelle valli della Bergamasca per permettere ai più piccoli di lasciare le lettere sono state allestite buche, camini e punti di raccolta.
I pensieri dei bambini bergamaschi, riportati dai quotidiani locali, risentono quest’anno dell’esperienza vissuta insieme alle loro famiglie. “Quest’anno c’è stato il Covid e per qualche mese non sono andata a scuola”, racconta una bimba. “Con questo virus non è andato molto bene, ma noi non ci arrendiamo lo combatteremo di sicuro”, scrive l’autore di un altra lettera.
Parole e riflessioni più da adulti che da piccoli.   “Le lettere di quest’anno contengono quasi tutte un riferimento alla tragedia della pandemia, al dramma che Bergamo ha vissuto”, ha raccontato il curato dell’oratorio dell’Immacolata.

(da Fanpage)

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