Destra di Popolo.net

LA DIA: “GRAVIANO ‘COPRE’ BERLUSCONI, NON VUOLE TRADIRLO”

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

GLI INVESTIMENTI DEL NONNO DEL MAFIOSO CON ALCUNE IMPRESE RICONDUCIBILI AL CAV … IL GIALLO DELLA CHIUSURA DI “NON È L’ARENA”… GLI AVVOCATI DEL CAV: “PRESENTEREMO DENUNCIA CONTRO LA FUGA DI NOTIZIE”

Secondo la Dia, Giuseppe Graviano nel 2016 avrebbe confidato al compagno di detenzione, Umberto Adinolfi, un segreto: la strage dello Stadio Olimpico, tentata e fallita dagli uomini dello stesso Graviano, il 23 gennaio 1994, gli sarebbe stata chiesta da Silvio Berlusconi. È solo un’ipotesi investigativa. Lo stesso Graviano, interrogato sul punto, non ha confermato la lettura data dalla Dia delle sue parole.
Però le ultime righe dell’informativa del 16 marzo 2022 di 72 pagine, firmata dal capo centro della Dia di Firenze, Francesco Nannucci, sono nette: “Si può affermare che la conversazione ambientale del 10 aprile 2016, oggetto di rivalutazione nel corso dell’odierna delega di indagine è riconducibile al contesto criminale relativo alla strage dell’Olimpico del 23 gennaio 1994, con il coinvolgimento di Silvio Berlusconi, per il tramite di Marcello Dell’Utri, quale diretto interessato alla sua realizzazione”.
Vediamo come la Dia arriva a queste conclusioni. Si parte dal video registrato il 10 aprile 2016 in cella ad Ascoli Piceno.
Graviano parla con Adinolfi e le telecamere nascoste riprendono. “Graviano – scrive la Dia – fa alcuni riferimenti all’investimento di 20 miliardi di lire che il nonno e altre persone hanno effettuato nelle attività delle imprese riconducibili a Silvio Berlusconi”. Va detto subito che Berlusconi e Dell’Utri negano tutto e i legali parlano di accuse infondate e fantasiose.
Graviano torna sul punto con i pm di Firenze il 20 novembre 2020: “Mio nonno portò me e Salvatore (cugino di Graviano, ndr) a Milano a incontrare Silvio Berlusconi. L’incontro avvenne all’Hotel Quark (…) con Berlusconi ho avuto un incontro anche nel 1985/1986, allorquando ero già latitante (…) sapeva che io ero latitante”.
Nell’informativa c’è spazio per la sentenza Dell’Utri: “I legami di Silvio Berlusconi con la mafia palermitana erano già noti sin dagli anni 70, come peraltro emerso nel processo palermitano a carico di Marcello Dell’Utri”, nel quale “venivano confermati i rapporti con Cosa Nostra almeno fino all’anno 1992”. Poi si torna al colloquio Graviano-Adinolfi. La Dia prosegue così: “Altro aspetto importante è il riferimento che Graviano fa al tentativo da parte di alcuni esponenti della politica siciliana del tempo, convenzionalmente definiti ‘i vecchi’, di far cessare le stragi”.
Per la Dia, Graviano si riferisce ad alcuni esponenti della vecchia Democrazia Cristiana “tra i quali il senatore Vincenzo Inzerillo, strettamente legato a Giuseppe Graviano”, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’interpretazione data alle parole di Graviano dalla Dia, Inzerillo voleva far cessare le stragi a fine 1993 mentre, sempre per la Dia, Graviano sostiene che Berlusconi voleva farle proseguire. Tesi accusatorie tutte da provare che la Dia argomenta partendo dal video del 10 aprile 2016.
Il boss di Brancaccio quando parla della “bella cosa” fa un gesto con la mano che per la Dia è una “mimica riconducibile a un evento esplosivo”. Lo fa quando corregge l’errore di comprensione del compagno di detenzione. “Adinolfi sembra convinto – scrive la Dia – che Silvio Berlusconi avesse anch’egli interagito con Giuseppe Graviano al fine far terminare il periodo stragista (“per bloccare l’azione”), ma al contrario, quest’ultimo prima risponde negativamente: “Noo!” e poi aggiunge: “Anzi meglio, anzi… lui mi disse, dice: ‘Ci volesse una bella cosa’”.
Secondo l’interpretazione della Dia, quindi, la “bella cosa” sarebbe l’attentato di cui Graviano parlò ai tavolini del bar Doney a Gaspare Spatuzza nel gennaio 1994 per chiedergli di dare ‘il colpo di grazia’ allo stadio Olimpico.
Per puntellare il ragionamento la Dia ricorda le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia (Pietro Romeo e Giovanni Ciaramitaro) che nel 1995/96, parlarono, de relato, della confidenza riferita loro da Francesco Giuliano, un altro mafioso non pentito, sulla richiesta di Berlusconi di fare le stragi. Romeo già il 14 dicembre 1995 riferisce la confidenza di Giuliano sul fatto che c’era “un politico di Milano che aveva detto a Giuseppe Graviano di continuare a mettere bombe”.
Poi il 29 giugno 1996 Romeo precisa che il nome lo aveva appreso in un colloquio a tre con Spatuzza e Giuliano. Quando chiesero a Spatuzza, “se era Berlusconi la persona che c’era dietro gli attentati. Spatuzza aveva risposto di sì”. Giuseppe Graviano, però, sentito nel 2020 e nel 2021 dai pm di Firenze, ammette che si riferiva a Berlusconi solo quando parlava degli investimenti del nonno e della sua delusione per le leggi sul 41 bis. Ma a domanda specifica “Ci dica se Berlusconi è stato il mandante delle stragi?” il boss glissa: “Non lo so se è stato lui”.
La Dia vede il bicchiere mezzo pieno: “Graviano non nega che Berlusconi sia stato il mandante, ma neanche lo ammette, prendendo una posizione interlocutoria”. E sottolinea che nel colloquio intercettato in cella del 14 marzo 2017 “è lo stesso Graviano che imputa a Silvio Berlusconi di essere il mandante delle stragi (…) ‘Tu mi stai facendo morire in galera… che sei tu l’autore… io ho aspettato senza tradirti…’” .
L’autore, inteso come autore delle stragi, è dunque l’interpretazione della Dia che non crede ai verbali più vaghi sul punto di Graviano. “In sede di contestazione da parte dei magistrati, Graviano, cercando di fornire un improbabile giustificazione, riconducendo il tutto alla mera questione relativa agli investimenti economici del nonno materno, di fatto forniva indirettamente la conferma che il mandante delle stragi era appunto Silvio Berlusconi. Infatti – prosegue la Dia – opportunamente incalzato sul punto, alla domanda del pm: ‘E che sei tu l’autore, l’autore di cosa?’, Graviano ribadiva con un laconico: ‘Non posso rispondere’, volendo, evidentemente, coprire, o non escludere, il possibile coinvolgimento di Berlusconi”.
Secondo la Dia “è chiaro, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che Graviano ha inteso ‘coprire’ Berlusconi, non lo ha voluto tradire raccontando tutto quello che sa, sia nei rapporti con suo nonno e suo cugino, sia in rapporti ulteriori e diversi di cui Berlusconi era attore, ma che non ha voluto specificare. Il termine ‘tradire’, infatti, trova più giustificazione verso la rivelazione di un segreto che avrebbe certamente procurato un forte nocumento a Berlusconi, per qualcosa di cui quest’ultimo era ‘autore’, più che in un mancato rispetto di un patto economico che lo stesso avrebbe consolidato con il nonno di Giuseppe Graviano”.
Per la Dia “sono stati raccolti sufficienti indizi per ritenere che i riferimenti di Graviano nel colloquio con Adinolfi, siano per il coinvolgimento di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri nella strage dell’Olimpico di Roma del 23.1.1994 e non per altri episodi, mai riscontrati. Accuse pesantissime che gli indagati smentiscono e che allo stato non sono dimostrate.
Marco Lillo
(da “il Fatto quotidiano”)

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LA RETTRICE DEL POLITECNICO SI SCHIERA CON LA STUDENTESSA IN TENDA: “MILANO E’ UNA CITTA’ PER RICCHI ED ANZIANI”

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

“IL CARO AFFITTI E’ UNA REALTA’ CHE DENUNCIAMO DA TEMPO”… LA TELEFONATA DI SOLIDARIETA’ DI ELLY SCHLEIN

Nella battaglia contro il caro-affitti a Milano si è aggiunta una nuova voce. Quella della rettrice del Politecnico, Donatella Sciuto, che nella giornata di oggi – giovedì, 4 maggio – ha incontrato Ilaria Lamera, la studentessa di ingegneria ambientale accampata con una tenda davanti al Polimi per protestare contro gli affitti insostenibili della città. «Ieri ero a Roma e stamattina sono andata a parlarle. Le ho detto che la sosteniamo in questa battaglia che combattiamo anche noi per quanto possibile», spiega la rettrice all’Ansa. «Come rettori è una cosa che denunciamo da tempo. L’ho detto anche al sindaco: Milano è una città per persone anziane e ricche e ci vogliono alloggi non solo per gli studenti – aggiunge – ma anche per chi si laurea e con lo stipendio non paga l’affitto». Dopo l’incontro in piazza Leonardo Da Vinci, la rettrice del Polimi ha inoltre sottolineato che «deve fare l’università chi ha voglia di studiare, non solo chi se lo può permettere». A tal proposito, il Politecnico ha stanziato un altro milione di euro per l’aiuto all’affitto, in aggiunta alle misure già esistenti. «Prima gli studenti dovevano presentare il contratto d’affitto, ora con questa misura vediamo di semplificare le cose, con un aiuto ad esempio anche ai pendolari, considerando ad esempio che Trenord non ha abbonamenti per studenti. Ma dobbiamo definirla esattamente», ha detto Sciuto, spiegando che «prima del Covid i proprietari di casa puntavano agli affitti brevi solo per la settimana del Salone del Mobile e poco altro, mentre ora lo ritengono sempre conveniente, e questo peggiora la situazione per gli studenti».
Le azioni del Politecnico
Per rispondere a tale emergenza, l’Ateneo meneghino «sta rispondendo con 2mila posti letto nelle residenze a settembre 2023, che aumenteranno di 250 posti nel 2024 e di ulteriori 500 posti nel 2026, ma ovviamente», ma ovviamente «per costruirli – ha affermato la rettrice – ci vogliono tempo e soldi. Facciamo la nostra parte, ma è poco», rispetto a quasi 48mila iscritti al Poli di cui un terzo dall’estero.
Di qui la speranza che si trovi «il modo di calmierare il mercato», conclude. Intanto, Lamera prosegue nella sua protesta.
«Ieri nel pomeriggio sul tardi è passato Majorino ed è riuscito a chiamare Elly Schlein e a passarmela. Mi sono confrontata anche con lei – ha dichiarato la giovane – Non spetta a me portare soluzioni sui tavoli delle Istituzioni. Chi è venuto qui a parlarmi mi ha promesso che si metterà in moto per porre rimedi al problema». La studentessa, in accordo con la Digos, rimarrà accampata sul posto fino a domenica 7 maggio.
(da agenzie)

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SONDAGGIO SUPERMEDIA YOUTREND: CRESCONO LE OPPOSIZIONI, ARRETRA IL CENTRODESTRA

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

OTTO PUNTI TRA FDI (IN CALO) E PD (IN CRESCITA)

La grande stabilità degli orientamenti politici in questo periodo viene certificata dalla Supermedia Agi/Youtrend di questa settimana, con variazioni minime per tutti i partiti. L’ultimo sondaggio mostra infatti una lievissima flessione di FdI che scende dello 0,1% e si attesta sul 28,8%. Analoga situazione per la Lega che ora è all’8,9% e perde lo 0,1%. Guarda invece lo 0,1% Forza Italia e raggiunge al 7,1%, con il suo leader Silvio Berlusconi che sta per essere dimesso dal San Raffaele dopo circa un mese di ricovero. La maggioranza di centrodestra, dunque, è ora al 45,7% e arretra leggermente dello 0,3%.
Si intravede però una tendenza a livello aggregato, con le opposizioni che guadagnano terreno, ossia lo 0,7% nel complesso.
Il Pd, sempre secondo partito, secondo l’ultima rilevazione adesso è al 20,4% (+0,3%). Anche il M5S guadagna (+0,2%) ed è al 15,9%. Azione di Carlo Calenda è al 4,3% (nr), Verdi/Sinistra stabile al 2,9%, Italia Viva 2,9% (nr) e +Europa al 2,2% (+0,1)
(da agenzie)

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SALVINI CONTESTATO A GENOVA A PALAZZO SAN GIORGIO

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

“FIRMA SALVINI. GUADAGNA SALINI, PAGANO I CITTADINI”

Matteo Salvini è stato fischiato stamattina al suo arrivo a Genova. Il vicepresidente del consiglio e ministro delle Infrastrutture si è recato a palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità portuale, per la cerimonia di posa della ‘prima pietra’ della nuova diga foranea.
“Salvini, vieni dai lavoratori precari del porto”, hanno urlato alcuni lavoratori in presidio davanti al palazzo con lo striscione “Il vostro porto cresce ma 75 famiglie muoiono di fame”.
In precedenza, i lavoratori avevano discusso a lungo con il sindaco Marco Bucci in merito alla loro vertenza per un’eventuale ricollocazione nelle partecipate del Comune di Genova. Si tratta dei lavoratori somministrati della Compagnia Unica che chiedono una risposta definitiva alla richiesta di stabilizzazione. Il presidio è stato organizzato da Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Liguria.
Salvini è stato anche contestato dal consigliere regionale Ferruccio Sansa durante il suo intervento: “Mentre parlava mi sono alzato in piedi – racconta Sansa – con uno striscione: ‘Firma Salvini, guadagna Salini, pagano i cittadini (3 miliardi)’. Poi le forze dell’ordine mi hanno preso e trascinato fuori. Cosa stavo facendo? Manifestavo pacificamente il mio diritto di critica. Forse non cambierà niente, ma dovevamo farlo. No a questa diga, ci mettiamo la faccia”.
(da agenzie)

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NASCE UNA NUOVA CORRENTE NEL PD? BONACCINI, DELRIO, FASSINO E BASE RIFORMISTA ORGANIZZANO L’OPPOSIZIONE INTERNA A SCHLEIN

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

DOVREBBERO ANDARE IN PROCESSIONE ALLA SUA IMMAGINE VOTIVA PER AVER RIPORTATO IL PD CHE LORO HANNO DISTRUTTO AL 21%, ALTRO CHE ROMPERLE I COGLIONI

«Mi darei all’agricoltura piuttosto che far parte della segreteria di Elly Schlein». Un parlamentare di peso del Partito democratico nasconde il suo nome, ma non la sua idea sulla nuova leader del Nazareno: un’accentratrice che ha più assonanze con Matteo Renzi di quanto sembri.
No, il riferimento non è rivolto alla presenza alla Leopolda. Ieri 3 maggio, scherzando, Schlein ha fatto una dichiarazione di intenti: «Bella, è la prima volta che ci vengo. Siamo in un luogo particolare, sarà mia e nostra cura, in questo nuovo corso del Pd, cercare di ricostruire con umiltà una relazione basata sull’ascolto e sul riconoscimento degli errori fatti negli anni precedenti». Chi è al lavoro per organizzare un’opposizione interna alla segretaria, piuttosto, nota delle assonanze tra il leaderismo del toscano e le ambizioni della Coraggiosa emiliana.
«Una gestione personalistica del partito, in cui qualsiasi rivale interno è una minaccia e deve essere emarginato». Che sia un’interpretazione forzata della nuova gestione o un urto di ritorno delle correnti, delegittimate almeno a parole da Schlein, c’è di vero che diversi big del partito non riescono proprio a digerire alcune posizioni della nuova segretaria. E si coalizzano per impedire che della vecchia arte del compromesso interno al Nazareno venga fatta tabula rasa.
I componenti di Base riformista, con la consolidata guida di Lorenzo Guerini nelle retrovie e di Alessandro Alfieri come frontman. I cattolici con Graziano Delrio, il quale, dalla segreteria di Enrico Letta in avanti, non è mai stato nelle grazie dei vertici del Nazareno. Piero Fassino, tra gli ultimi comunisti rimasti, per un rinnovato asse cattocomunista. E infine Stefano Bonaccini, attuale presidente del Pd uscito sconfitto dalle primarie, volto della nuova area.
«Il tema è che manca un indirizzo, non esiste una vera area Schlein alla quale contrapporsi. Guardate la composizione della segreteria, tantissime scelte civiche: coraggioso, da parte della segretaria, inserirvi qualcuno del Pd», scherza un dirigente. Il rapporto di Schlein con le correnti è ai minimi termini, raccontano: si soffre l’assenza di una linea chiara con la quale confrontarsi. Un’indeterminatezza che si diramerebbe dalla segretaria fino ai suoi accoliti. E a Schlein si imputa anche una certa diffidenza che rende impossibile la ricerca di compromessi.
Ma allora perché nasce una nuova area Bonaccini, Delrio, Fassino e Base riformista, perché dovrebbero coalizzarsi se non c’è un interlocutore con cui raffrontarsi? «Prima esisteva una conversazione tra dirigenti e si cercava di trovare una quadra. Adesso gli uomini di Schlein sembrano muoversi ognuno per cavoli propri. Visto che sono imminenti le elezioni delle segreterie regionali, provinciali e municipali del partito, chi sa organizzarsi in aree interne al Pd è bene che lo faccia».
Se alle vecchie leve del partito interessa creare un area di riferimento che raccolga chi si oppone alla direzione Schlein, anche in ottica di riuscire a prevalere nei congressi regionali, provinciali e municipali, c’è un altro elemento da non sottovalutare: la nuova corrente potrebbe arginare le fuoriuscite di cattolici e riformisti. Anziché abbandonare la nave del Nazareno, dunque, i delusi si riorganizzano.
E paradossalmente, l’annuncio della nascita della nuova area, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, potrebbe essere positivo per Schlein: un’opposizione interna al partito è una cattiva notizia, ma lo sarebbero ancor di più gli addii di altri esponenti Dem che non si riconoscono nella sua idea di Pd.
(da Open)

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“STUFA DI FARVI DA SERVA, QUESTO E’ SFRUTTAMENTO”: LA RISPOSTA DI UNA RAGAZZA ALL’OFFERTA DI LAVORO IN UN BAR A 1000 EURO AL MESE

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

INQUADRAMENTO PART TIME, MA 7 ORE AL GIORNO PER 6 GIORNI SU 7, NIENTE PAGAMENTO STRAORDINARI E FESTIVI

«Questo non è lavoro, è sfruttamento». Così Sara Gentile, 30enne di Cerenova (Roma) in cerca di occupazione, ha risposto a una proposta che le è arrivata da un bar della zona. Ovvero un finto inquadramento da part time, dietro cui si celava un lavoro di 6 giorni su 7, festivi e domeniche incluse, sette ore al giorno, per uno stipendio di 1000 euro. Straordinari non pagati, idem festivi. «
Alla soglia dei quasi trent’anni sono davvero stufa di fare la serva. Io a farvi ingrossare il culo non ci sto più», ha scritto in un post sui social diventato virale in poco tempo. «Non esiste nessun genere di pausa, anche andare al bagno è un lusso e naturalmente non ti passano nulla da mangiare nonostante gli orari lo prevedano. Ora veramente vogliamo continuare a dire che il problema sono i giovani, il reddito, il non voler fare la gavetta, la mancanza di voglia? Davvero? Questo è sfruttamento», continua la 30enne. Che chiosa: «Iniziate a pagare i dipendenti come si deve e vedrete che fila fuori i vostri locali».
Inoltre, per aver denunciato la questione è stata attaccata, in particolare da un utente che su Facebook è arrivato a insultarla in privato: «Fatti il culo e la gavetta, morta di fame e di sonno, rimarrai una fallita». Ma c’è chi si è unito alla protesta della ragazza.
(da Open)

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DANIELA SANTANCHÈ SI È SCAGLIATA CONTRO I DIRIGENTI DEL MINISTERO DEL TURISMO PER I NOMI STORPIATI DI MOLTE CITTÀ D’ARTE NELLA TANTO SPERNACCHIATA CAMPAGNA PUBBLICITARIA SULLE BELLEZZE D’ITALIA

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

LA “PITONESSA” SI È INFURIATA PERCHÉ IL SUO DICASTERO È RIMASTO DESERTO PER IL PONTE DEL 1° MAGGIO

Passi la Venere del Botticelli che addenta un pezzo di pizza, passino pure le immagini dello spot girate in Slovenia, ma i nomi delle città italiane storpiati in lingua straniera erano uno smacco troppo grosso. Se in pubblico la ministra del Turismo di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè ha difeso pubblicamente “Open to Meraviglia” (“Le critiche arrivano da chi è snob e radical chic”), non lo ha fatto privatamente.
I nomi di molte città d’arte e turistiche in Italia – da Camerino a “Garderobe”, da Brindisi a “Toast” passando per Scalea che è stata tradotta come “Treppe” – non sono proprio piaciuti a Santanchè. Soprattutto perché dopo quell’ennesima figuraccia, sono fioccati gli articoli della stampa internazionale contro la campagna.
Così Santanchè, alla vigilia del 25 Aprile, ha fatto una sfuriata a diversi dirigenti del suo ministero, colpevoli di non aver supervisionato la campagna. Con beffa ulteriore: molti di questi erano partiti per il ponte del 25 aprile-Primo Maggio e la ministra di Fratelli d’Italia non ha apprezzato i corridoi vuoti nel suo ministero. “Ma com’è possibile un errore del genere?”, sarebbe stato lo sfogo di Santanchè secondo due funzionari a conoscenza del dossier.
In particolare la ministra di Fratelli d’Italia se la sarebbe presa con Francesco Paolo Schiavo, direttore generale della Promozione Turistica che ha anche la delega al Pnrr. Quest’ultimo sarebbe addirittura stato richiamato al ministero dalle ferie fuori Roma.
Nonostante la difesa pubblica dell’agenzia pubblicitaria Armando Testa, che si è addirittura comprata una pagina sul Corriere della Sera per “ringraziare” tutti per l’eco mediatica della sua campagna, ieri è stata resa pubblica un’indagine di Data Media Hub con Ansa che dimostra il generale sentiment negativo della campagna sui social.
Nell’ultima settimana di aprile, le citazioni online relative a “Open to Meraviglia” sono state poco più di 18mila, da parte di oltre 3mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto più di 155mila soggetti. Il picco massimo, secondo la ricerca, è stato il 23 aprile mattina, quando è emerso che non era stato registrato il dominio con il claim della campagna, e il 24 aprile pomeriggio, quando si è scoperto che una parte del video promozionale era stato girato all’estero, in Slovenia, e che i nomi di molte città italiani erano stati storpiati. […] ne che è transitoria come tutto nella vita”
(da Il Fatto Quotidiano)

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“HO FONTI TRA I COLLABORATORI DI GIORGIA MELONI CHE A ME POSSONO DARE DELLE DRITTE”

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

ANDREA GIAMBRUNO, COMPAGNO DI “IO SONO GIORGIA” E GIORNALISTA MEDIASET, AMMETTE: “STARE CON LEI HA DEI VANTAGGI. IL DECRETO LAVORO HO CHI ME LO SPIEGA” … IL PROGRAMMA “SU MISURA” PRODOTTO A ROMA INVECE CHE A MILANO

Sarà stato lui a consigliarle quel video. Sicuro. D’altronde lavora in televisione da 15 anni. Magari glielo avrà sussurrato sulle scale mobili del centro commerciale Laurentina (la loro Roma nord a Roma sud) o forse sotto al Big Ben a Londra, alla vigilia proprio del Primo maggio.
“No, Giorgia ha una comunicazione che funziona molto bene e che si è inventata questa trovata ”, dice al Foglio Andrea Giambruno, compagno della premier, papà di Ginevra, conduttore di “Diario del giorno” su Rete 4. Facciamo finta di crederci.
Il video della sua Giorgia è l’auto sublimazione del potere: gli stucchi, le volte affrescate, le pareti damascate.“Scusa, ma doveva farsi riprendere dentro a una salumeria? In mezzo ai prosciutti? E’ il presidente del Consiglio, basta con questo pauperismo”. Doveva farsi fare anche domande dai giornalisti, non credi? Da collega. “Questa è una loro scelta, immagino che non mancheranno le occasioni”.
Hai lanciato il video autoprodotto da Meloni, prima di tutti, con enfasi e fanfare. “Faccio questo nella vita, e non sono un robot. Non trovo giusto che altri colleghi si arroghino il diritto di spiegarmi come si conduce una trasmissione. Ora, capisco che sono il compagno di Giorgia, ma non era un video di mia nonna: era del premier.
“Non faccio la vittima perché non rientra nel mio carattere: faccio il giornalista da 15 anni. E questa situazione per me ha anche dei vantaggi professionali”. Ti riferisci alla trasmissione che presto sarà prodotta da Mediaset a Roma su misura per te visto che ora lavori a Milano? “Di questa cosa non so niente”. E noi non ci crediamo. “E fate male. L’ho appreso dai giornali, e niente di più. Non ne so niente”. E quali sono questi vantaggi? “Magari il decreto Lavoro ho chi me lo spiega se poi ne devo parlare in tv”. Tu e Giorgia a cena che parlate dei voucher o del taglio del cuneo fiscale: che immagine. “Non fare lo spiritoso. Magari ho fonti tra i suoi collaboratori che a me, come immagino ad altri, possono dare delucidazioni o dritte”.
Da quando Meloni ha stretto un patto con la famiglia Berlusconi anche la tua vita in Mediaset è migliorata? Prima eri sottoposto agli umori di Licia Ronzulli? “Quante ricostruzioni! Io mi interfaccio da sempre con la mia direzione, come gli altri miei colleghi”.
Il governo sta per cambiare i vertici Rai, la destra meloniana è pronta a entrare a Viale Mazzini: Giambruno sogna una trasmissione nella tv di stato. “Lavoro qui da 15 anni e mi trovo benissimo e ho un ottimo rapporto con tutti, a partire dai miei superiori”.
A dire il vero, la storia ha avuto curve più tortuose. A ottobre, al momento della formazione del governo, quando per esempio il Cav. decise di non votare Ignazio La Russa presidente del Senato, quando Forza Italia era ostile, quando proprio Berlusconi ricordò al mondo che il compagno di Meloni era un suo dipendente, proprio in quei momenti Giambruno scomparì dalla conduzione dei tg. Messo a fare cucina redazionale. Puff
Una strana coincidenza nella legittimità della scelta di un’azienda privata. Su questo punto il giornalista, che sa stare al mondo, non proferisce parola. “Sto benissimo nella mia azienda”. Allora tu sei un aziendalista e filogovernista per fatto privato: ti offendi? “No, sono un giornalista che si trova in questo momento in questa particolare situazione”
(da Il Foglio)

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LA STRATEGIA BUDANOV, IL GENERALE UCRAINO SOSPETTATO PER I RAID A MOSCA

Maggio 4th, 2023 Riccardo Fucile

37 ANNI, CERVELLO RAFFINATO, GUIDA I SERVIZI UCRAINI E IL BATTAGLIONE SHAMAN, AUTORE DI RAID VITTORIOSI IN RUSSIA… DAL PONTE DANNEGGIATO ALLA RETE FERROVIARIA FATTA SALTARE

L’intelligence militare ucraina (Gur) guidata dal generale Kirilo Budanov si occupa dei raid segreti in Russia e quindi potrebbe essere responsabile anche di questo attacco simbolico con due droni contro il Cremlino a Mosca (simbolico perché Putin non dorme mai al Cremlino e tantomeno lo farebbe sotto il pennone della bandiera, obiettivo dei droni), ma non li rivendica quasi mai per scelta politica.
È l’intelligence militare ucraina a dirigere il battaglione Shaman, un reparto speciale che si occupa delle operazioni di sabotaggio in territorio russo, nelle zone subito oltre il confine come Bryansk e Belgorod — due giorni fa una ferrovia è stata fatta saltare in tre punti per la seconda volta. Di recente un tribunale russo ha incriminato il trentasettenne generale Budanov in assenza per l’attacco che danneggiò il ponte sullo stretto di Kerch, l’8 ottobre — il camion bomba doveva esplodere il 7 ottobre, data del compleanno di Putin, ma il guidatore ignaro si fermò a fare un sonnellino lungo la strada.
Questa voglia di simbolismo e di sfida comincia a essere un marchio di fabbrica delle operazioni clandestine ucraine. È sempre l’intelligence militare di Budanov a dare informazioni sui risultati dei raid con i droni contro siti russi nella penisola di Crimea, quindi verso Sud, e di conseguenza viene da chiedersi se non si occupi anche dei raid con i droni verso Nord, fino a raggiungere Mosca.
Dai cosiddetti “Discord leak”, sappiamo che l’Amministrazione Biden a gennaio ha fatto pressione sul generale Budanov perché il 24 febbraio, anniversario dell’invasione, non lanciasse «attacchi di massa» contro Mosca e altre città ucraine. Lo scoop del Washington Post non specificava che genere di attacchi fossero, ma confermava che è Budanov a dirigere le operazioni in profondità in Russia: deeper and deeper , sempre più in profondità.
Queste operazioni non cambiano il corso della guerra, sono performative, lanciano un messaggio. Il Cremlino in questi mesi ha tenuto molto a dare ai russi l’illusione che l’invasione in Ucraina non li avrebbe mai toccati [. Adesso droni esplosivi si fanno sentire nel cuore della capitale, di notte.
Ci sono altre due ipotesi che non è possibile scartare. La prima è che il raid con i droni sia stato lanciato da un gruppo partigiano russo. Non ne sentiamo parlare spesso, ma c’è un network di dissidenti sparso in tutta la Russia che rivendica attacchi contro bersagli militari o comunque collegati al governo. Se i droni usati fossero a corto raggio, questa ipotesi prenderebbe forza.
La seconda è che si tratti di una operazione cosiddetta “sotto falsa bandiera”, quindi commessa dai servizi di Putin per scopi politici che ancora non sono chiari. Un attacco false flag potrebbe giustificare una reazione brutale della Russia — che però da quattordici mesi lancia ondate di attacchi con missili balistici e bombardieri contro le città ucraine. La guerra è già brutale, senza bisogno di complotti.
(da La Repubblica)

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