Destra di Popolo.net

LA CURVA OVEST SCENDE IN CAMPO

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

MA QUALE “DIFESA DEI VALORI OCCIDENTALI”? LA LEGA NON LI HA MAI RAPPRESENTATI

In questo clima di tregenda, la notizia che la Lega del Salvini convoca una manifestazione “in difesa dei valori occidentali” mette quasi di buon umore. Tra i valori occidentali e il Salvini c’è lo stesso rapporto che collega un pesce alla bicicletta.
Non che negli esordi bossiani la cultura democratica fosse in primo piano. A partire dal linguaggio: il Bossi che vantava la sua armata di “trecentomila doppiette”, e dava del terrone ai nati sotto il Po, e del bingo-bongo ai nati sotto la Sicilia, già aveva tracciato il solco, tra gli applausi entusiasti dei suoi.
Ma non c’è dubbio che il Salvini abbia poi ben dissodato il terreno e perfezionato il modello. Dall’ostensione del rosario nei comizi alla cultura da rastrellamento dei suoi social non si è fatto mancare nulla.
Per lui l’Occidente è una curva di stadio, la Curva Ovest, eccezion fatta per l’innamoramento moscovita, che almeno geograficamente parrebbe molto poco occidentale.
Il valore fondante dell’Occidente è il concetto di tolleranza (che significa, tradotto in prassi, divisione dei poteri, rispetto delle minoranze, diritti umani al primo posto).
Premesso che, a un esame di tolleranza, ognuno di noi faticherebbe per arrivare a una risicata sufficienza, quale voto, da uno a dieci, prenderebbe il Salvini? E quale voto la Lega, che è il risvolto trumpista dell’Europa, elmo cornuto e porto d’armi in primo piano?
Basti dire che al suo confronto Giorgia Meloni, che è pur sempre la leader dei post-fascisti italiani (il prefisso post vada inteso come atto di fiducia), sembra Bertrand Russell. Salvini, rispetto all’Ovest, è così oltre che è già l’Est.
(da il Corriere del,a Sera)

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COLDIRETTI DA’ I NUMERI

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

DIETRO I DATI FALSI SUL PESO DELL’AGROALIMENTARE C’E’ UNA VISIONE RETROGRADA DEL PAESE

È una cifra che viene ripetuta costantemente, in tutti i comunicati stampa acriticamente rilanciati da giornali e tv: il 25 per cento del pil. A volte la Coldiretti precisa anche il numero in valore assoluto: 538 miliardi di euro. Tanto sarebbe l’impressionante valore della “filiera agroalimentare”.
L’ha ripetuto al recente Villaggio Coldiretti, la grande prova di organizzazione e mobilitazione al Circo Massimo coronata dagli interventi della premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il leader dell’organizzazione: “Non possiamo delocalizzare, dobbiamo difendere l’eredità dei nostri padri – ha detto con retorica patriottica lo storico segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo –. La prima voce del pil italiano è agricoltura e agroalimentare, il 25 per cento del pil nazionale”.
Si tratta di un’affermazione non solo falsa, sebbene ripetuta come vera da anni, visibilmente fuori scala per chiunque abbia una minima idea di cosa sia l’economia italiana. In ogni caso, a smentire il dato di Coldiretti c’è il rapporto Ismea appena pubblicato: secondo i dati dell’Istituto di servizi per il mercato gricolo alimentare, il valore aggiunto della filiera agroalimentare nel 2022 è arrivato a 64 miliardi di euro (non 538 miliardi, come sostiene Coldiretti): 37,4 miliardi generati dal settore agricolo e 26,7 miliardi dall’industria alimentare. Si tratta, dice Ismea, del 3,7 per cento del pil italiano: sette volte meno di ciò che dice Coldiretti.
Naturalmente è una fortuna che sia così, perché in genere il settore primario pesa il 25 per cento del pil nei paesi sottosviluppati e dove c’è un’agricoltura di sussistenza. Siccome negli anni i partiti e i governi, di tutti i colori, parlando di “interesse nazionale” si sono accodati alle battaglie di retroguardia della Coldiretti, dal no agli Ogm ieri al divieto alla “carne sintetica” oggi, passando per le lotte protezionistiche contro gli accordi di libero scambio, viene il sospetto che la politica creda all’immagine sopravvalutata di sé che Coldiretti proietta sui media. L’interesse nazionale è fatto di sviluppo e innovazione, il suo ostacolo di proibizionismo e protezionismo.
(da ilfoglio.it)

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URANIO IMPOVERITO: LE EREDI DI UN MILITARE PIGNORANO DUE MILIONI DI EURO AL MINISTERO DELLA DIFESA

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

IL TRIBUNALE DA’ RAGIONE ALLE EREDI DEL GENERALE DELL’AERONAUTICA GARGIULO

La moglie e le due figlie del generale dell’Aeronautica Catello Gargiulo hanno pignorato due milioni di euro nei conti del ministero della Difesa. Una sentenza del tribunale di Roma nel 2021 ha condannato l’amministrazione a pagare i danni perché Gargiulo, durante le sue missioni, non indossava protezioni nonostante i bombardamenti all’uranio impoverito. Tra interessi e spese legali la cifra ha raggiunto il milione e mezzo. La Corte d’Appello ha confermato l’esecutività provvisoria della decisione di primo grado. Ma il ministero non ha pagato. E così è arrivato il pignoramento. Che riguarda la somma dovuta moltiplicata per 1,5 volte. La vicenda, spiega oggi il Fatto Quotidiano, potrebbe fare da apripista. Perché anche i parenti del caporal maggiore Antonio Attianese, morto nel 2017 a 38 anni, si stanno per muovere.
I casi
Mentre un’altra sentenza, stavolta del Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia, ha riconosciuto la “causa di servizio” a un sottufficiale impiegato in Kosovo. Anche lui malato di tumore. Gli eredi di Gargiulo e Attianese sono assistiti dall’avvocato Luca Biagi di Firenze. Il giudice di Roma è sempre Corrado Cartoni. Nel caso di Attianese la Difesa non ha provato a resistere in giudizio. Anche perché il caporal maggiore aveva già avuto il riconoscimento dello status di “vittima del dovere”. Con relativo e cospicuo indennizzo. Per Gargiulo invece solo la cosiddetta “causa di servizio”, che vale molto meno in termini risarcitori. Ma le sentenze, in totale, sono più di 400. A dirlo è Domenico Leggiero, ex sottufficiale dell’Aviazione che segue queste vicende nel suo Osservatorio Militare.
Le patologie
Secondo Leggiero i militari morti per patologie uranio-correlate sono 680, i malati 8.600. Il Fatto spiega cosa si legge nelle sentenze Attianese e Gargiulo: sebbene manchi la prova del nesso diretto tra l’uranio impoverito e i tumori, la scienza riconosce l’elevata tossicità delle nano e microparticelle metalliche prodotte dall’esplosione dei proiettili rivestiti con quel materiale. Che vengono spesso rinvenute nei campioni biologici dei malati. E benefici e risarcimenti sono accordati in base al criterio del “più probabile che non”, tipico del giudizio civile. Nel settembre 2023 il ministro Crosetto ha lanciato una commissione indipendente sull’uranio impoverito.
(da agenzie)

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QUANDO IL TRENO E’ IN RITARDO AL VIAGGIATORE VA RISARCITO ANCHE IL DANNO ESISTENZIALE: LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

LA PRONUNCIA VALE PER TUTTI

La Corte di Cassazione ha stabilito che i ritardi dei treni creano un danno esistenziale ai viaggiatori. E anche quello va risarcito. La sentenza 28244/2023 riguarda il caso-limite di un pendolare che è rimasto per 24 ore sulla Roma-Cassino senza cibo. Ma può essere estesa ai casi meno gravi. Soprattutto se i rallentamenti erano prevedibili ma le Ferrovie dello Stato non hanno avvisato i clienti e non si sono attivate per renderli tollerabili.
E così al passeggero è stato riconosciuto un risarcimento di 400 euro anche se il biglietto ne costava appena cinque. Mentre l’azienda, che aveva consigliato di non prendere nemmeno il treno, ha torto. Perché secondo la Cassazione le informazioni fornite non erano tali da far ritenere che il tragitto non si sarebbe concluso in tempi ragionevoli.
I tempi ragionevoli
Il caso lo racconta oggi Il Messaggero. I fatti risalgono al 3 febbraio 2012. All’epoca, a causa di una nevicata, il treno era rimasto addirittura isolato per un giorno e una notte. La circolazione ferroviaria era stata sospesa. I passeggeri erano rimasti senza cibo nei vagoni. Il Giudice di Pace aveva condannato le Ferrovie dello Stato. La sentenza era stata confermata dal tribunale di Cassino. Ora l’ok del Palazzaccio, che ha condannato le Ferrovie a risarcire anche le spese legali: 900 euro. Più altri mille per la responsabilità aggravata. Nella sentenza i magistrati della Terza sezione civile che i giudici hanno sottolineato altri due fattori oltre al ritardo. Ovvero l’omissione di ogni adeguata assistenza e i bollettini meteorologici. Che erano chiarissimi nell’indicare potenziali disagi. Ma che l’azienda avrebbe ignorato.
Un problema prevedibile
Il fatto che il problema fosse prevedibile avrebbe dovuto imporre all’esercente del servizio pubblico a predisporre con precauzionale diligenza le contromisure. Mentre la durata di 24 ore prova che non si è trattato di disagi sporadici ma di un vero e proprio disservizio. Da qui il riconoscimento del danno esistenziale. La Corte ha concluso ricordando che l’attuale legislazione non assicura solo forme di indennizzo per le cancellazioni, ma anche la tutela in caso di altri pregiudizi tutelati e lesi. Per questo è arrivato il rimborso.
(da Il Messaggero)

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I POVERACCI D’EUROPA: PER IL PROSSIMO ANNO, L’ITALIA METTE IN PROGRAMMA LA CRESCITA PIÙ BASSA DELL’EUROZONA (+1,2%) E LA SPESA PER INTERESSI DI GRAN LUNGA MAGGIORE DELL’AREA

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

IL “SOLE 24 ORE”: “QUANTO PESA PER L’ITALIA IL FATTO DI ARRIVARE A QUESTA ENNESIMA GIRAVOLTA CONGIUNTURALE CON I CONTI PUBBLICI GRAVATI DA UN MAXIDEBITO”

Per il prossimo anno l’Italia mette in programma la crescita più bassa dell’Eurozona, e la spesa per interessi di gran lunga maggiore dell’area. Nel mancato rispetto del Trattato che chiede di mantenere il deficit sotto al 3% del Pil il nostro Paese sarà in compagnia di altri sei Stati, e di altri sette nell’assenza di una significativa discesa del peso del debito sul prodotto.
Il confronto fra i Documenti programmatici di bilancio inviati in questi giorni alla Commissione europea dai Governi dell’Eurozona mostra bene quanto sia complicato il ritorno in campo delle regole fiscali comunitarie, soprattutto nell’impostazione più rigida spinta dalla Germania e dai suoi alleati del Nord Europa; ma è efficace anche nell’indicare quanto pesi per l’Italia il fatto di arrivare a questa ennesima giravolta congiunturale con i conti pubblici gravati da un maxidebito, mentre gli stenti dell’economia reale rischiano di durare più che altrove.
L’obiettivo di crescita 2024 fissato da Roma all’1,2% sta accendendo un dibattito serrato fra gli osservatori, perché appare più ottimista rispetto alle stime domestiche e internazionali. […] la prospettiva disegnata dal Governo italiano si rivela la più modesta dell’Eurozona, dove solo la Finlandia prevede una crescita analoga a quella italiana (+1,2%) mentre tutti gli altri Paesi puntano a un ritmo più vivace. La Francia mette in programma un +1,4%, la Germania un +1,6% mentre in Spagna si arriva al +2 per cento.
La questione ha a che fare con le debolezze strutturali dell’economia italiana e con gli scarsi strumenti che la finanza pubblica ha oggi a disposizione per rimediare.
Può stupire il confronto con la Germania, che dopo la crescita zero di quest’anno prevede un balzo al +1,6% l’anno prossimo.
Berlino quest’anno ha potuto distribuire aiuti di Stato per 208 miliardi somma superiore del 9% rispetto ai 191,5 miliardi del Pnrr che l’Italia sta faticando parecchio a spendere nell’arco di sei anni, e più che doppia rispetto a un Superbonus che ora ipoteca le prospettive del debito da qui al 2026 compreso a botte di oltre 20 miliardi all’anno.
I margini fiscali, insomma, non sembrano un fattore secondario nel costruire le possibilità di ripresa. Nonostante queste cifre ciclopiche, del resto la Germania mette in programma un ritorno del deficit al 2%, dopo il 2,5% registrato quest’anno proprio per il rientro sopra la linea di tutti gli aiuti di Stato come chiesto dalla Corte dei conti, una discesa del debito al 64,7% e una spesa per interessi che non supera l’1% del Pil.
(da Sole 24 Ore)

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“MA NON DOVEVATE CANCELLARE LA FORNERO?”

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

LE RISPOSTE IMBARAZZATE DEI LEGHISTI DOPO CHE IL GOVERNO HA ALZATO L’ETA’ PENSIONABILE

Nella legge di bilancio del governo Meloni, è arrivata in modo inaspettato anche una stretta sulle pensioni. Nonostante le promesse del centrodestra in campagna elettorale, e soprattutto della Lega, con la manovra ci sarà la cancellazione di Opzione donna e un innalzamento dell’età pensionabile: invece di Quota 103, che quest’anno ha permesso il pensionamento anticipato a chi aveva almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età, si passerà a Quota 104, che richiederà sempre 41 anni di contributi e un’età più alta.
I dettagli specifici sono ancora da chiarire, ma quello che è certo è che “sarà molto più restrittivo l’accesso al pensionamento anticipato”, come ha detto chiaramente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Da anni la Lega promette un doppio impegno: cancellare definitivamente la riforma Fornero delle pensioni, e introdurre la cosiddetta Quota 41 (in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età). Il risultato in manovra, però, è stato proprio l’opposto. Fornero confermata ed età per andare in pensione alzata.
Ai microfoni di Fanpage.it, diversi esponenti del Carroccio hanno provato a difendere la manovra, e a sostenere che Quota 41 non è una promessa irrealizzabile. Per Alberto Bagnai, deputato e responsabile Economia della Lega, ha detto che il pensionamento con 41 anni di contributi versati è “un obiettivo di legislatura”, quindi da completare entro il 2027 (anche se nei prossimi anni le stime dicono che la situazione economica dell’Italia non migliorerà in modo significativo, e la spesa per le pensioni sarà sempre più alta anche senza nuove riforme).
Non solo, ma Bagnai ha detto che il capitolo pensioni è “ancora aperto alla riflessione delle forze di maggioranza”.
Difficilmente però rientrerà nella manovra, dato che sia Giorgia Meloni che Matteo Salvini hanno chiesto che in Parlamento non ci siano emendamenti della maggioranza al testo della legge.
Stefano Candiani, deputato leghista, ha negato che Quota 41 sia una promessa tradita: “Non ci si rimangia niente, le cose si fanno per bene e soprattutto con la misura della realtà. Non è che non ci si può confrontare con la realtà dei fatti. Dimmi tu qual è la soluzione”.
Claudio Borghi, senatore leghista della commissione Bilancio, ha detto di non essere mai stato “un appassionato delle ‘quote’, il mio partito sì ma non io”. Il punto, secondo Borghi, è che andando verso un sistema contributivo (in cui la pensione si calcola non sulle ultime retribuzioni ma sui contributi versati) “serve sempre più flessibilità. Quando uno a un certo punto ha versato tot contributi, se vuole aspettare significa che quando andrà in pensione avrò una pensione molto più ricca; se vuole andare in pensione prima, basta che si sappia che avrò una pensione più bassa, pagata per più anni”.
Insomma, un discorso lontano dalle promesse di pensione per tutti con 41 anni di contributi.
(da Fanpage)

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UN’ALTRA REPORTER CON CITTADINANZA AMERICANA ARRESTATA DALLA RUSSIA

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

IL CASO ALSA KURMASHEVA DI RADIO LIBERTY E LE MIRE DEL CREMLINO SULLA SPIA RUSSA ASSASSINA KRASIKOV

Un’altra reporter con cittadinanza americana arrestata dalla Russia. Alsa Kurmasheva di Radio Liberty, e le mire del Cremlino sulla spia russa assassina Krasikov
Sette mesi dopo il sequestro di stato del reporter del Wall Street Journal Evan Gerschkovich, con accuse fabbricate di spionaggio, un’altra giornalista con cittadinanza americana è stata arrestata in Russia – e probabilmente entrerà a far parte del gioco sporco del Cremlino per ottenere lo scambio con delle vere spie, russe, che sono in carcere in Occidente.
Alsa Kurmasheva è il direttore di Radio Liberty e è stata arrestato per essersi rifiutata di registrarsi come “agente straniero”, dicono le autorità russe. La reporter, che dirige il servizio di Radio Liberty in Tatarstan e Baschiria, è accusata di non aver fornito documenti al Ministero della Giustizia per l’iscrizione nel registro degli «agenti stranieri» (parte 3 dell’articolo 330.1 del codice penale), un’accusa che sa di Guerra Fredda e prelude molto probabilmente a un’incriminazione per spionaggio. L’indagine dello stato russo sta infatti mettendo in giro queste accuse: che Kurmasheva abbia raccolto «informazioni militari», tra cui informazioni riguardanti gli insegnanti mobilitati di una delle università locali, e le abbia trasmesse a «fonti straniere», secondo quanto riporta “Tatar-inform”. Con accuse del genere si rischiano cinque anni di carcere, ma naturalmente le fabbricazioni possono ampliarsi e la possibile pena espandersi. Anche se è più che probabile che ciò che abbia attirato il Cremlino è solo la doppia cittadinanza di Kurmasheva, russa e, appunto, americana.
La reporter peraltro non era inserita nella lista di quelli che il Cremlino etichetta «agenti stranieri» a titolo personale, vive a Praga e si è recata in Russia, a Kazan, il 20 maggio, per motivi familiari, almeno secondo quanto viene riferito per esempio da Ovd-info.
Il 2 giugno è stata arrestata mentre aspettava il volo di ritorno per tornare a Praga. Secondo OVD-Info, i passaporti russo e americano della giornalista sono stati poi confiscati, lei era stata multata per non aver comunicato alle autorità russe la sua seconda cittadinanza ma mentre aspettava la restituzione dei documenti, il 18 ottobre è stato aperto un procedimento contro di lei. E ora è sostanzialmente detenuta in Russia. Quattro uomini a viso coperto sono andati a prelevarla, con modalità che paiono quelle del Fsb, i servizi interni successori del Kgb.
Appare evidente che l’operazione sia una ritorsione contro gli americani. C’è chi in una delle intelligence occidentali fa notare la coincidenza di questo sequestro con l’invio degli Atacms in Ucraina. E chi lo collega senza ombra di dubbi al “Fondo per gli scambi”, un altro mezzo di pressione in mano al Cremlino per il rilascio di Vadim Krasikov, la spia militare russa accusata di aver ucciso un dissidente georgiano-ceceno nel parco del Tiergarten, a Berlino, e detenuta in Germania.
«Alsu è stata arrestata semplicemente perché è una dipendente di Radio Liberty. In realtà, ora qualsiasi giornalista indipendente in Russia rischia la stessa cosa», ha dichiarato alla Committee to Protect Journalists (CPJ), una organizzazione con sede a New Yor, un collega della Kurmasheva, chiedendo di essere tenuto anonimo per paura di rappresaglie russe. Intanto Evan Gershkovich si trova ancora chiuso a Lefortovo, mentre l’amministrazione americana ha dinanzi le sfide complicate di un mondo in fiamme e che pare completamente sfuggito anche alle logiche di scambio della Guerra Fredda.
(da agenzie)

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SALARIO MINIMO, LA PROPOSTA DI MAGGIORANZA PASSA PER SOLI 21 VOTI, COMPLICI LE ASSENZE DEI DEPUTATI DI FORZA ITALIA E LEGA

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

IL PD ATTACCA: “ANCHE NEL CENTRODESTRA C’È DISSENSO” – L’OBIETTIVO È RINVIARE A OLTRANZA LA PROPOSTA, SENZA BOCCIARLA APERTAMENTE (PER EVITARE DI SCONTENTARE GLI ELETTORI)

Nell’aula di Montecitorio la richiesta della maggioranza di rinviare la discussione sul salario minimo in Commissione lavoro passa per soli 21 voti. Uno scarto minimo, dovuto principalmente alle assenze che si registrano tra i banchi di Forza Italia (14) e Lega (12). «Segno che anche nel centrodestra c’è dissenso», dicono dal Partito democratico. «Assenze fisiologiche», minimizza il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti.
L’opposizione insorge. E nel primo pomeriggio quando la Commissione Lavoro della Camera si riunisce, decide di abbandonare i lavori, in segno di protesta perché il centrodestra non vuole calendarizzare il provvedimento sul salario minimo.
Il sospetto è che la maggioranza stia puntando a rinviare a oltranza quella proposta senza bocciarla apertamente onde evitare di scontentare una parte del suo elettorato.
E l’idea del centrodestra di cominciare con le audizioni tra due settimane (il primo a essere ascoltato sarà Renato Brunetta) e non con l’esame e la votazione del provvedimento, lascerebbe presagire l’intenzione della maggioranza di parcheggiare il salario minimo su un binario morto.
Di fronte a questa eventualità le opposizioni si ricompattano per condurre una battaglia comune. Senza volerlo, il centrodestra ha fatto un regalo alla minoranza e il Pd già spera che, sull’onda lunga di questa polemica sul salario minimo, la manifestazione dell’11 novembre faccia registrare una buona affluenza.
In aula, la mattina, parlano i leader delle opposizioni. «È la cronaca di una fuga annunciata. Il nuovo rinvio è un colpo ai 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri e poverissimi. Meloni così lancia la palla in tribuna. Ma la vostra scelta è pavida e cinica […]», denuncia Elly Schlein. […] Duro anche Giuseppe Conte (e un po’ troppo prolisso, tanto che la vicepresidente della Camera, la Pd Anna Ascani, lo deve interrompere). «Giorgia Meloni — dice l’ex premier — è stata votata per decidere non per nascondersi dietro il Cnel di Brunetta di cui avete riscoperto l’essenzialità. Il vostro vero obiettivo è rispedire la nostra proposta per farla morire lì». E, nel pomeriggio, il leader del M5S ci va giù pesante. Accusa Meloni di «vigliaccheria» e annuncia: «Non le daremo tregua».
Le firme raccolte dalle opposizioni, annuncia Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Partito democratico, «sono già 500 mila», ma la raccolta è ancora aperta. Le opposizioni promettono di dare battaglia. L’obiettivo è arrivare entro la manifestazione dell’11 almeno a un milione.
(da Corriere della Sera)

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COVID, HA ANCORA SENSO VACCINARSI? CHI DEVE FARLO E PERCHE’? ECCO CHI E’ A RISCHIO

Ottobre 19th, 2023 Riccardo Fucile

“POPOLAZIONE IMMUNIZZATA, MA FARE IL VACCINO RESTA UN ATTO DI RESPONSABILITA’ VERSO I FRAGILI”

I contagi dovuti al Covid sono in calo, la popolazione italiana, come spiegano immunologi e virologi «è praticamente immunizzata per due motivi, aver affrontato la malattia da un lato e essersi vaccinati nel corso della pandemia».
La campagna anti-Covid sta iniziando ora ed emerge un altro fattore: cresce il numero di medici di base che non vaccina. Ha senso, dunque, procedere con le quarte dosi?
Abbiamo chiesto Giovanni Di Perri, specializzato in malattie infettive, dottore di Ricerca in Medicina interna e diplomato all’Institut Pasteur in Mycobacteriologie Medicale e attivo collaboratore con l’Organizzazione mondiale della Sanità, di fare chiarezza.
Professore, ha ancora senso vaccinarsi contro il Covid in una situazione come quella attuale?
«Farei alcuni distinguo. Partiamo dal presupposto che fare il vaccino resta un atto di responsabilità, ma dobbiamo anche dire che una persona giovane e sana può anche non farlo. Siamo in una situazione completamente diversa rispetto a due anni fa, quando questa malattia uccideva anche coloro che non erano a rischio».
Quindi a chi lo consiglia?
«Certamente alle persone fragili e anziane. L’Italia è il quinto Paese al mondo più vecchio, abbiamo un’età media di 47 anni, contro i 38 anni degli Stati Uniti. Va da sé che la campagna di vaccinazione da noi può avere più senso anche e soprattutto per questo motivo: difendere e proteggere gli anziani».
Cosa si intende per persone fragili?
«Gli over 70 e over 80 e soprattutto chi soffre di cardiopatie o di diabete, chi è in cura per malattie oncologiche. Sono persone che, se vengono colpite dal Covid, rischiano la vita».
Facciamo un esempio: un ragazzo che ha un famigliare in quelle condizioni, è meglio che si vaccini oppure no?
«A differenza di due anni fa, quando c’era l’obbligo del vaccino, ora resta una scelta individuale. Può scegliere e decidere di non farlo, a lui non accadrà nulla. Ma farlo per proteggere e tutelare un famigliare malato resta, come detto, un atto di responsabilità».
Qual è la situazione nei reparti che un tempo erano sommersi di malati Covid?
«In terapia intensiva non troveremo più il quarantenne sano. Abbiamo persone con patologie serie alle spalle, già in sofferenza e che il Covid debilita ulteriormente. Ma sono comunque pochi casi».
Che cosa ha insegnato a livello di sistema sanitario la pandemia?
«Poco, purtroppo. I soldi che dovevano essere destinati alla sanità sono stati dirottati altrove: così, come tre anni fa, ci troviamo con pochi posti letto e con poco personale medico e paramedico: i concorsi vanno deserti e molti professionisti fuggono dove vengono pagati di più».
A che punto siamo con le varianti?
«Dalla Omicron in poi le varianti hanno perso la capacità di ledere, la popolazione è immunizzata. Certo, è probabile che in inverno ci troveremo le sale dei pronto soccorso piene, ma stiamo parlando di una storia completamente diversa rispetto al periodo 2020-2022».
(da agenzie)

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