COVID, HA ANCORA SENSO VACCINARSI? CHI DEVE FARLO E PERCHE’? ECCO CHI E’ A RISCHIO
“POPOLAZIONE IMMUNIZZATA, MA FARE IL VACCINO RESTA UN ATTO DI RESPONSABILITA’ VERSO I FRAGILI”
I contagi dovuti al Covid sono in calo, la popolazione italiana, come spiegano immunologi e virologi «è praticamente immunizzata per due motivi, aver affrontato la malattia da un lato e essersi vaccinati nel corso della pandemia».
La campagna anti-Covid sta iniziando ora ed emerge un altro fattore: cresce il numero di medici di base che non vaccina. Ha senso, dunque, procedere con le quarte dosi?
Abbiamo chiesto Giovanni Di Perri, specializzato in malattie infettive, dottore di Ricerca in Medicina interna e diplomato all’Institut Pasteur in Mycobacteriologie Medicale e attivo collaboratore con l’Organizzazione mondiale della Sanità, di fare chiarezza.
Professore, ha ancora senso vaccinarsi contro il Covid in una situazione come quella attuale?
«Farei alcuni distinguo. Partiamo dal presupposto che fare il vaccino resta un atto di responsabilità, ma dobbiamo anche dire che una persona giovane e sana può anche non farlo. Siamo in una situazione completamente diversa rispetto a due anni fa, quando questa malattia uccideva anche coloro che non erano a rischio».
Quindi a chi lo consiglia?
«Certamente alle persone fragili e anziane. L’Italia è il quinto Paese al mondo più vecchio, abbiamo un’età media di 47 anni, contro i 38 anni degli Stati Uniti. Va da sé che la campagna di vaccinazione da noi può avere più senso anche e soprattutto per questo motivo: difendere e proteggere gli anziani».
Cosa si intende per persone fragili?
«Gli over 70 e over 80 e soprattutto chi soffre di cardiopatie o di diabete, chi è in cura per malattie oncologiche. Sono persone che, se vengono colpite dal Covid, rischiano la vita».
Facciamo un esempio: un ragazzo che ha un famigliare in quelle condizioni, è meglio che si vaccini oppure no?
«A differenza di due anni fa, quando c’era l’obbligo del vaccino, ora resta una scelta individuale. Può scegliere e decidere di non farlo, a lui non accadrà nulla. Ma farlo per proteggere e tutelare un famigliare malato resta, come detto, un atto di responsabilità».
Qual è la situazione nei reparti che un tempo erano sommersi di malati Covid?
«In terapia intensiva non troveremo più il quarantenne sano. Abbiamo persone con patologie serie alle spalle, già in sofferenza e che il Covid debilita ulteriormente. Ma sono comunque pochi casi».
Che cosa ha insegnato a livello di sistema sanitario la pandemia?
«Poco, purtroppo. I soldi che dovevano essere destinati alla sanità sono stati dirottati altrove: così, come tre anni fa, ci troviamo con pochi posti letto e con poco personale medico e paramedico: i concorsi vanno deserti e molti professionisti fuggono dove vengono pagati di più».
A che punto siamo con le varianti?
«Dalla Omicron in poi le varianti hanno perso la capacità di ledere, la popolazione è immunizzata. Certo, è probabile che in inverno ci troveremo le sale dei pronto soccorso piene, ma stiamo parlando di una storia completamente diversa rispetto al periodo 2020-2022».
(da agenzie)
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