SALARIO MINIMO, LA PROPOSTA DI MAGGIORANZA PASSA PER SOLI 21 VOTI, COMPLICI LE ASSENZE DEI DEPUTATI DI FORZA ITALIA E LEGA
IL PD ATTACCA: “ANCHE NEL CENTRODESTRA C’È DISSENSO” – L’OBIETTIVO È RINVIARE A OLTRANZA LA PROPOSTA, SENZA BOCCIARLA APERTAMENTE (PER EVITARE DI SCONTENTARE GLI ELETTORI)
Nell’aula di Montecitorio la richiesta della maggioranza di rinviare la discussione sul salario minimo in Commissione lavoro passa per soli 21 voti. Uno scarto minimo, dovuto principalmente alle assenze che si registrano tra i banchi di Forza Italia (14) e Lega (12). «Segno che anche nel centrodestra c’è dissenso», dicono dal Partito democratico. «Assenze fisiologiche», minimizza il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti.
L’opposizione insorge. E nel primo pomeriggio quando la Commissione Lavoro della Camera si riunisce, decide di abbandonare i lavori, in segno di protesta perché il centrodestra non vuole calendarizzare il provvedimento sul salario minimo.
Il sospetto è che la maggioranza stia puntando a rinviare a oltranza quella proposta senza bocciarla apertamente onde evitare di scontentare una parte del suo elettorato.
E l’idea del centrodestra di cominciare con le audizioni tra due settimane (il primo a essere ascoltato sarà Renato Brunetta) e non con l’esame e la votazione del provvedimento, lascerebbe presagire l’intenzione della maggioranza di parcheggiare il salario minimo su un binario morto.
Di fronte a questa eventualità le opposizioni si ricompattano per condurre una battaglia comune. Senza volerlo, il centrodestra ha fatto un regalo alla minoranza e il Pd già spera che, sull’onda lunga di questa polemica sul salario minimo, la manifestazione dell’11 novembre faccia registrare una buona affluenza.
In aula, la mattina, parlano i leader delle opposizioni. «È la cronaca di una fuga annunciata. Il nuovo rinvio è un colpo ai 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri e poverissimi. Meloni così lancia la palla in tribuna. Ma la vostra scelta è pavida e cinica […]», denuncia Elly Schlein. […] Duro anche Giuseppe Conte (e un po’ troppo prolisso, tanto che la vicepresidente della Camera, la Pd Anna Ascani, lo deve interrompere). «Giorgia Meloni — dice l’ex premier — è stata votata per decidere non per nascondersi dietro il Cnel di Brunetta di cui avete riscoperto l’essenzialità. Il vostro vero obiettivo è rispedire la nostra proposta per farla morire lì». E, nel pomeriggio, il leader del M5S ci va giù pesante. Accusa Meloni di «vigliaccheria» e annuncia: «Non le daremo tregua».
Le firme raccolte dalle opposizioni, annuncia Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Partito democratico, «sono già 500 mila», ma la raccolta è ancora aperta. Le opposizioni promettono di dare battaglia. L’obiettivo è arrivare entro la manifestazione dell’11 almeno a un milione.
(da Corriere della Sera)
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