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STRAGE OSPEDALE DI GAZA, CLAMOROSA INCHIESTA DEL NEW YORK TIMES: “IL RAZZO NEL VIDEO PUBBLICATO DALLE FORZE ARMATE ISRAELIANE E’ STATO LANCIATO DA ISRAELE”

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

CROLLA LA RICOSTRUZIONE UFFICIALE FORNITA AI MEDIA DI TUTTO IL MONDO CHE VOLEVA ACCREDITARE LA RESPONSABILITA’ DELLA STRAGE AD HAMAS

Quello che l’esercito israeliano ha identificato come un “razzo puntato su Israele” che “ha fatto cilecca ed è esploso” quasi in contemporanea con l’esplosione dell’ospedale Al-Ahli di Gaza in realtà “non è mai stato vicino all’ospedale”.
Non solo: “È stato lanciato da Israele, non da Gaza, e sembra essere esploso sopra il confine tra Israele e Gaza, ad almeno due miglia” dalla struttura.
È la conclusione alla quale è arrivato il team di Visual Investigation del New York Times al termine di un’inchiesta condotta da sette persone – Aric Toler, Haley Willis, Riley Mellen, Alessandro Cardia, Natalie Reneau, Julian E. Barnes e Christoph Koettl – con il supporto di altri tre cronisti (Hiba Yazbek, John Ismay e Yousur Al-Hlou).
La conclusione dell’autorevole quotidiano statunitense è dirompente perché, pur non entrando nel merito di cosa (e lanciato da chi) abbia provocato l’esplosione e ritenendo ancora “plausibile” il razzo palestinese, “complica” la ricostruzione ufficiale fornita dalle Forze armate israeliane, basata sui video disponibili dei momenti immediatamente precedenti all’esplosione che, secondo Hamas, ha provocato “centinaia di vittime”.
Una ricostruzione, quella dell’Idf, sposata anche dall’intelligence Usa, e ribadita dal portavoce dell’esercito anche in interviste con Cnn, Bbc e India Today.
“Numerosi media – rimarca il New York Times – hanno mostrato il filmato e molti lo hanno citato come prova che un razzo palestinese ha colpito l’ospedale”. Ma il Times – che negli scorsi giorni si era scusato per la copertura nelle ore successive all’evento – ha concluso che il razzo visibile in quei filmati è stato “lanciato da Israele, non da Gaza” ed è esploso lontano dalla struttura.
Il Times, si legge nella lunga inchiesta, “ha sincronizzato le riprese di Al Jazeera con altri cinque video girati contemporaneamente, comprese le riprese di una stazione televisiva israeliana, Channel 12, e di una telecamera Cctv a Tel Aviv”. I video “fornivano una visione del missile da nord, sud, est e ovest”. A quel punto il team investigativo del Nyt ha usato “immagini satellitari per triangolare il punto di lancio” e “ha stabilito che il proiettile è stato lanciato verso Gaza da vicino alla città israeliana di Nahal Oz poco prima” dell’esplosione nel parcheggio dell’ospedale. Il quotidiano statunitense “non è in grado di identificare in modo indipendente il tipo di proiettile che è stato lanciato da Israele, sebbene sia stato lanciato da un’area nota per avere un sistema di difesa Iron Dome”, si legge nell’inchiesta.
Secondo l’esercito israeliano gli intercettori dell’Iron Dome non vengono lanciati su Gaza e “in effetti il ​​missile visto nel video potrebbe non essere entrato” nella Striscia. L’esercito ha anche “dichiarato che l’Iron Dome non ha sparato ad alcun intercettore nel momento e nell’area in questione”.
Il Times specifica che quel missile “molto probabilmente non è quello che ha causato l’esplosione in ospedale” e la scoperta “non spiega cosa abbia effettivamente causato l’esplosione all’ospedale Al-Ahli Arab, o chi ne sia responsabile”.
Quindi l’analisi “mette in dubbio una delle prove più pubblicizzate che i funzionari israeliani hanno utilizzato per sostenere la loro causa e complica la narrativa semplice che hanno portato avanti”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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SGARBI E LE CONSULENZE D’ORO, MELONI “FURIBONDA” PENSA AL RITIRO DELLE DELEGHE

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

IL M5S PRESENTA UNA MOZIONE DI REVOCA

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta valutando di ritirare le deleghe al sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, dopo l’inchiesta del Fatto Quotidiano che ha rivelato la sua attività parallela retribuita nonostante la legge lo vieti.
La premier viene descritta come “furibonda” per le consulenze d’oro di Sgarbi, dice una fonte vicina alla leader di Fratelli d’Italia a conoscenza della questione.
Secondo le ricostruzioni del pomeriggio di mercoledì Meloni, impegnata nelle comunicazioni alle Camere alla vigilia del Consiglio europeo, attende di esaminare approfonditamente la vicenda prima di ufficializzare decisioni. Intanto il Movimento 5 Stelle ha presentato alla Camera una mozione di revoca per il sottosegretario alla Cultura. Il diretto interessato, raggiunto da Affari Italiani, ostenta sicurezza: “Possibilità che io mi dimetta? Nessuna”.
CAOS NEL GOVERNO
Un primo segnale è già arrivato questa mattina con l’intervista del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al Fatto in cui ha preso le distanze dal suo sottosegretario: il ministro in quota Fratelli d’Italia si è detto “indignato” per l’attività retribuita di Sgarbi da lui definita “illegale”. Sangiuliano ha aggiunto di aver segnalato tutto all’Agcm (che ha confermato la ricezione, ndr) e di averne informato anche la presidente del Consiglio Meloni.
Questo è avvenuto sabato quando la premier è volata tra l’Egitto e Israele e a poche ore di distanza dalla separazione con il compagno Andrea Giambruno. Lunedì Meloni è tornata a Palazzo Chigi ed è stata informata nel dettaglio sulla vicenda. Il confronto sarebbe avvenuto proprio con il ministro Sangiuliano che le avrebbe consigliato di ritirare le deleghe a Sgarbi nel caso in cui il sottosegretario decidesse di non dimettersi autonomamente già nelle prossime ore.
LE OPPOSIZIONI
Mentre i 5 Stelle presentano una mozione di revoca della carica di Vittorio Sgarbi, dal pentastellato Antonio Caso arriva anche la richiesta di un’informativa del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano proprio in merito all’articolo pubblicato da Il Fatto su una presunta indagine giudiziaria a carico del sottosegretario. Alla richiesta di informativa del ministro si è associato il Partito democratico. La capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga lo ha annunciato con un post su X: “Un altro esponente del Governo imbarazzante. Questa volta viene scaricato anche dal Ministro. Per questo abbiamo chiesto a Sangiuliano di chiarire in Aula cosa pensa delle ricche consulenze di Sgarbi (e pure del fatto che evade il fisco) e che cosa aspetta a farlo dimettere”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL MINISTRO SANGIULIANO SMENTISCE SGARBI: “NON GLI HO SCRITTO NULLA E NON L’HO SENTITO”

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

IL FATTO HA REGISTRATO L’INTERVISTA AL MINISTRO CHE SGARBI HA DEFINITO “UN FALSO”

“Non ho scritto a Sgarbi nulla. Non l’ho sentito al telefono. La nostra ultima telefonata è anteriore ai fatti raccontati dal Fatto”. Sgarbi smentisce il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che smentisce Sgarbi. Il caso sollevato dal Fatto dei conflitti di interessi e dell’attività parallela e contra legem di conferenziere del sottosegretario si avvita su se stesso, in attesa che la premier decida se ritirargli o meno le deleghe, come chiede l’opposizione.
E’ il sottosegretario stesso a infilare il collega di governo in questo tunnel. Sgarbi sostiene che l’articolo pubblicato oggi, in cui il ministro prende apertamente le distanze da lui, sia frutto di una “intervista falsa”. Proprio così ha detto Sgarbi, questa mattina, a margine di un incontro in Prefettura a Bologna per la torre Garisenda. Ha letto ai giornalisti un messaggio ricevuto dal ministro che recitava: “Non ho rilasciato alcuna intervista, ho solo detto di non sapere di cosa si parlasse”. E ancora: “La telefonata che mi ha fatto poche ore fa è esattamente di spirito contrario a quanto si legge in quella falsificazione”, ha aggiunto Sgarbi. L’ultima volta che abbiamo parlato è stato 12 ore fa e mi ha fatto venire a Bologna dimostrando un affetto straordinario”.
Insomma, secondo Sgarbi Sangiuliano avrebbe smentito quanto riportato dal Fatto. Peccato che a stretto giro lo stesso ministro, contattato dal Fatto e sollecitato a confermare le sue parole, smentisca seccamente quanto riferito da Sgarbi poche ore prima: “Non ho scritto a Sgarbi nulla. Non l’ho sentito al telefono. La nostra ultima telefonata è anteriore ai fatti raccontati dal Fatto”.
Il ministro ieri aveva avuto un lungo colloquio con l’autore dell’inchiesta che, rivelando una serie di attività più che discutibili del sottosegretario, nonché incompatibili con la legge 215/2004 sui titolari di cariche di governo, ha terremotato un pezzo di politica e della maggioranza. Il colloquio è stato registrato e non può essere smentito. E infatti Sangiuliano non lo fa, anzi. Smentisce apertamente Sgarbi: “Mai scritto, mai sentito di recente”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IN PIENA SINDROME DA ACCERCHIAMENTO, MELONI SCAVA TRINCEE INTORNO A PALAZZO CHIGI E MOSTRA I CANINI A FORZA ITALIA: DISPETTI, SGAMBETTI E GOMITATE COME VENDETTA PER I FUORIONDA DI “STRISCIA” SU GIAMBRUNO

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

LA NOMINA DI AMATO (SU INPUT DI GIANNI LETTA), LO STOP AL DECRETO ENERGIA DEL FORZISTA PICHETTO, E ORA LA GIUSTIZIA… VENERDI’ ARRIVA AL PETTINE IL NODO MES

A Palazzo Chigi sono impegnati a scavare una trincea. Una sorta di barriera difensiva con la quale proteggersi dall’assalto degli infiniti nemici che il circolo tragico della Ducetta (lei, Arianna, Fazzolari, più il buon Mantovano, che prova a calmarli ma poi si accoda ai loro diktat) vede ad ogni angolo.
È un film che abbiamo già visto: accadde la medesima cosa quando alla Presidenza del Consiglio c’era Matteo Renzi. Nella fase decadente della sua parabola politica, Matteonzo si trincerò nel suo Giglio Tragico di toscanelli, da Lotti a Boschi, passando per Bonifazi e la vigilessa Antonella Manzione. Un “noi contro loro” che finì malissimo per il senatore semplice di Riad, e che può creare problemi tragici anche a Giorgia Meloni.
Il grido di battaglia delle truppe della Sora Giorgia, che si vedono circondate da odiatori e sabotatori, è: “A brigante, brigante e mezzo”. Della serie: risponderemo colpo su colpo.
Una tigna battagliera che rispecchia perfettamente la sindrome di accerchiamento che, prima o poi, colpisce autocrati, dittatorelli o semplici maneggioni del potere, per i quali ogni critica prelude a un complotto e ogni dubbio rappresenta un’ostilità.
Ma, in Italia, Meloni non può permettersi un regime autocrate alla Orban o alla Erdogan. Quella che si profila, dopo i fuorionda del “provolone affumicato” Andrea Giambruno, e il conseguente conflitto tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, che si aggiunge allo scontro quotidiano con l’altro alleato Salvini, non è una crisi di governo, ma una crisi politica, con dispetti, gomitate, calcioni scambiati sotto al tavolo della maggioranza in barba a una concordia pubbliva di facciata.
Sulla nomina, ad esempio, di Giuliano Amato al vertice del comitato sull’intelligenza artificiale, il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini, di Forza Italia, ha scelto il “Dottor Sottile” bypassando gli alleati di Fdi, con conseguente giramento di cojoni della Meloni, che non ha nascosto la sua irritazione.
Barachini ha assecondato il consiglio del suo mentore, Gianni Letta: Amato, che aveva già rassegnato le dimissioni dal comitato sull’Autonomia differenziata, aveva già preparato una letterina di dimissioni, ma l’intervento dell’Eminenza Azzurrina ha evitato il passo indietro.
A far litigare Forza Italia e Fratelli d’Italia c’è poi il tema della giustizia. Le tensioni accumulate da Giorgia Meloni verso il partito dei Berlusconi hanno portato a un colpo di mano sulla prescrizione: pur di mandare un segnale di autorità al partito alleato (“qui comando io”) è stato accantonato il testo, fortemente garantista, preparato dal viceministro azzurro Francesco Paolo Sisto, in accordo con il Guardasigilli, Carlo Nordio.
Si vocifera di un intervento d’imperio del sottosegretario Alfredo Mantovano, per bloccare il progetto del sottosegretario Sisto targato Forza Italia, di un serratissimo botta e risposta tra il ministro Nordio e il responsabile giustizia di Fdi, Delmastro.
Sarebbero poi volate parole grosse tra capi di gabinetto e capi segreteria, fino a quando il garantista Nordio, vaso di coccio tra vasi di ferro, ha dovuto ingoiare il rospo giustizialista e accettare il passo indietro su un testo, che lui stesso aveva condiviso con Sisto. Un dietrofront subìto sull’altare della faida politica tra Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Quali saranno, nelle prossime settimane, i possibili terreni di scontro tra il partito della premier e quello dei Berlusconi?
La prima grande incomprensione si consumerà sul fatidico Mes: venerdì Giorgia Meloni sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo e molti si chiedono cosa dirà ai suoi omologhi rispetto alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità che l’Italia, unico Paese in Europa, non ha ancora approvato. È possibile che la Ducetta proverà a traccheggiare, rimandando la decisione a fine novembre, quando è previsto il voto definitivo in Parlamento.
Ma, come segnalano oggi le cronache brussellesi dei quotidiani, l’intenzione dei leader Ue è quella di mettere alle strette il Governo italiano, imponendo all’ordine del giorno una discussione proprio sul Fondo Salva Stati e sulla riforma del Patto di Stabilità. Da segnalare anche il “pizzino” inviato questa mattina dal Presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe: “Attendiamo che l’Italia ratifichi il Mes”.
A Bruxelles non comprendono la riottosità dell’Italia sulla ratifica, considerando che il nostro Paese è il primo percettore di fondi del Pnrr, indispensabili per la tenuta del Paese, che sono una manna per il claudicante Pil italiano.
La questione Mes, inoltre, mette in imbarazzo davanti agli alleati europei Tajani e Forza Italia, che hanno sempre avuto posizioni vicine agli Euro-poteri e non sanno più come giustificare il protrarsi dell’ostilità di Meloni e Salvini. A Bruxelles sono preoccupati perché, senza l’ok di Roma, salta il paracadute finanziario da 68 miliardi, fondamentale per le banche dell’Eurozona
Il secondo nodo politico che potrebbe creare un solco tra Giorgia Meloni e Forza Italia è quello legato alle alleanze in Europa. In un’intervista al “Giornale”, la premier ha ribadito che non intende allearsi con i Socialisti e Democratici, marcando una distanza proprio da Fi, che invece, da membro del Ppe, è già alleato con i Socialisti nel sostenere la maggioranza di Ursula Von Der Leyen.
Con questa presa di posizione, la Sora Giorgia si mette in scia di Salvini, nell’assecondare un’onda populista ed euro-scettica che rischia di infrangersi sullo scoglio del voto.
Inseguire le destre e gli euro-puzzoni alla Orban è una scelta improvvida. Durante una crisi globale, come quella a cui stiamo assistendo, tra guerra in Ucraina e carneficina in Medioriente, se da leader di un Paese G7 non puoi contare di più nello scacchiere globale, è fondamentale almeno non diventare irrilevante. Scegliere di entrare in conflitto con il tradizionale asse Ppe-Liberali-Socialisti a Bruxelles, quindi, rischia di spingere Giorgia Meloni ai margini dell’Europa che conta.
Evidentemente, la Thatcher della Garbatella pensa di avere il coltello dalla parte del manico, ma deve fare i conti con tutte quelle variabili che non riesce più a controllare.
E non parliamo solo di altri presunti fuorionda nella cassaforte di “Striscia la Notizia” che, si dice, coinvolgano direttamente la sua persona. A destabilizzarla potrebbe essere infatti la faida interna a Forza Italia.
I Berlusconi vogliono che il partito, fondato dal padre e di cui sono azionisti di maggioranza (hanno 100 milioni di crediti da riscuotere), conti di più nelle scelte di fondo del governo. Pier Silvio e Marina si aspettano un Tajani più cazzuto, meno zerbino della Meloni.
E poi c’è la scheggia impazzita Licia Ronzulli. Finora è rimasta in ombra, accettando un ruolo da comprimaria, e non rompe troppo i meloni. Ma “Kiss me Licia” ne sa una più del diavolo ed è in attesa del Congresso del partito, previsto a febbraio: ha tenuto a briglia corta i suoi dioscuri Cattaneo e Mulè, perché spera di ottenere un’ampia rappresentanza negli organi di Forza Italia. Se le sue aspettative dovessero essere frustrate, potrebbe iniziare una guerriglia interna al partito.
Ps./1: Molti si chiedono: ma con Silvio Berlusconi ancora in vita, “Striscia” avrebbe diffuso i fuorionda di Andrea Giambruno? Probabilmente no, perché il Cav., “educato” all’andreottismo da Gianni Letta, avrebbe parlato di quei video alla Meloni seduto intorno a un tavolo…
Pier Silvio, che non conosce il rito romano del potere, mostra la sua formazione brianzola: oggi è lui il padrone in azienda, e impone strategie politico-industriali completamente rinnovate.
(da Dagoreport)

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TASSISTI ROMANI SONO SENZA VERGOGNA: L’ULTIMA FOLLIA DELLA CATEGORIA È LA RICHIESTA DI UN AUMENTO DI 3 EURO A CORSA COME INDENNITÀ TRAFFICO

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

PECCATO CHE, QUANDO SI RIMANE IMBOTTIGLIATI, IL TASSAMETRO CONTINUA A GIRARE E LORO CI GUADAGNANO (AMMESSO CHE SI TROVI UN TAXI NELLA CAPITALE)

L’ultima novità dal fantasioso fronte dei tassisti romani è la richiesta, indirizzata per iscritto due giorni fa allo «Spett.le Assessore alla Mobilità» del Comune, di un aumento «di euro 3» per ogni corsa, da «chiedere al termine della stessa».
In calce, la firma di ben 12 sigle sindacali, esclusa la Cgil, che «in attesa di un pronto riscontro» da parte dell’assessore Eugenio Patanè, gli hanno porto «cordiali saluti». E cordiali saluti anche ai signori clienti della Capitale.
Non bastavano, infatti, già le code infinite giorno e notte fuori dalla Stazione Termini, oppure a Fiumicino e Ciampino, per prendere un taxi. E poi i centralini delle coop che non accettano le prenotazioni, le attese infinite al telefono, le app che rispondono sempre: «Siamo spiacenti non abbiamo auto in zona».
Memorabile quest’estate il caso dell’app 3570 col suo laconico messaggio «Le prenotazioni sono state bloccate per la seguente ragione: Ferragosto», mentre la città era invasa dai turisti. E dunque, ecco l’idea sfolgorante: un bell’aumento di 3 euro a corsa, costo fisso. Prendere o lasciare. Nella lettera spedita lunedì al Comune i tassisti romani spiegano e lamentano che «alla luce dei numerosi cantieri» aperti per il Giubileo del 2025» e della chiusura «di parte di piazza Venezia per i lavori della Metro C» (che dureranno come minimo 10 anni), c’è stato un «aumento esponenziale del traffico e, di conseguenza, dei tempi di percorrenza» con «significativa ulteriore diminuzione della velocità commerciale». Indennità traffico, insomma.
Come se il loro tassametro, quando la circolazione va in tilt e si resta imbottigliati per delle mezz’ore in ostaggio della complicata viabilità della Capitale, smettesse per incanto di funzionare. Eppure ribattono: «Ormai dal Centro all’aeroporto di Ciampino si impiega un’ora e mezza, la tariffa fissa a 31 euro è insostenibile».
Il problema risaputo sono le licenze, che a Roma sono 7.838, cioè 28,52 auto bianche ogni 10 mila abitanti. Il sindaco Roberto Gualtieri vorrebbe metterne a bando un altro migliaio, ma non è per niente facile la trattativa coi sindacati, che invocano da tempo il «modello Milano», la città italiana con la più alta incidenza di auto bianche (35,85 taxi ogni 10 mila abitanti) e dove le tariffe sono più alte rispetto a Roma del 15-20%.
(da Corriere della Sera)

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STEPHANE LISSNER RIMANE SOVRINTENDENTE DEL TEATRO SAN CARLO DI NAPOLI: IL TRIBUNALE DELLA CITTÀ HA SOSPESO L’ATTO DI REVOCA, CHE ERA STATO VARATO DAL GOVERNO CON UN DECRETO LEGGE PER AFFIDARE LA GUIDA DEL TEATRO ALL’EX AD CARLO FUORTES

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

ORA CHE SI INVENTERÀ IL MINISTRO DELLA CULTURA, SANGIULIANO? CHE OFFERTA FARANNO AL DIRETTORE FRANCESE PER CONVINCERLO A FARSI DA PARTE?

Stephane Lissner resta saldo nella carica di sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli. Il Tribunale di Napoli in composizione collegiale ha infatti confermato, sospendendo l’atto di revoca, “la permanenza in servizio del Maestro Lissner nell’incarico di sovrintendente nonché di direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli, sospendendo il provvedimento di revoca emesso dal Teatro dello scorso 26 maggio”, si legge in una nota in cui si riferisce che “con la sua ordinanza, il Tribunale di Napoli ha sollevato davanti alla Corte Costituzionale la questione di legittimità costituzionale relativa al Decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51 che era stato utilizzato per anticipare la risoluzione del rapporto di lavoro e che prevedeva la cessazione immediata per i sovrintendenti con più di settant’anni, indipendentemente dalla data di scadenza dei contratti in corso”.
L’ordinanza ritiene che il Decreto-legge del Governo “contrasti, tra l’altro, con il principio d’eguaglianza e con il buon andamento della pubblica amministrazione. Inoltre, ritiene che non vi fossero le condizioni previste dalla Costituzione per l’emanazione di un decreto-legge”.
“Sono quantomai soddisfatto perché la mia volontà è sempre stata solo quella di poter portare a termine il mio mandato come Sovraintendente e Direttore Artistico a favore del Teatro San Carlo di Napoli.
Questa nuova pronuncia mi dà ulteriore serenità nel proseguire nella mia attività, insieme alle Maestranze del Teatro e alle Istituzioni. Rimane l’amarezza rispetto ad una vicenda che ha comunque danneggiato il lavoro e la reputazione del Teatro e che, sin dall’inizio, ho trovato senza una sua logica accettabile”, ha dichiarato il sovrintendente del Teatro San Carlo Lissner nell’apprendere la decisione del Tribunale del Lavoro di Napoli.
(da agenzie)

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“LE AMMINISTRAZIONI LOCALI SONO COME UN PRONTO SOCCORSO”: L’ASSIST DI MATTARELLA AI COMUNI DOPO I TAGLI DECISI IN MANOVRA DAL GOVERNO

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

L’ASSEMBLEA DELL’ANCI DURISSIMA CON IL GOVERNO DOPO LA RIDUZIONE DEI FONDI PER 300 MILIONI DI EURO L’ANNO… IL PRESIDENTE DELL’ANCI DECARO METTE IN GUARDIA DAL RISCHIO DI “CRISI SOCIALE”

Per la prima volta dopo sette anni, la manovra finanziaria taglia per 300 milioni l’anno i fondi ai Comuni e ai servizi che questi dovranno erogare. Già prima il governo aveva sottratto ai sindaci alcuni importanti finanziamenti del Pnrr, destinandoli altrove e facendo crollare il rapporto di fiducia che sempre dovrebbe esistere tra istituzioni della Repubblica. Come se non bastasse, c’è adesso la tentazione di far scontare agli enti locali (e soltanto a loro) gli eventuali futuri ritardi nell’attuazione del Piano europeo.
Non va giù lieve Antonio Decaro, presidente dell’Anci, nella sua relazione alla quarantesima Assemblea nazionale che quest’anno si riunisce a Genova. Elenca tutti i torti che i primi cittadini (in sala se ne contano oltre 3 mila) sono convinti di aver subito.
Ma l’attesa dell’Assemblea, nella giornata inaugurale, è soprattutto per Sergio Mattarella che nei confronti dei Comuni ha sempre avuto un debole, li considera un avamposto della democrazia sui territori da difendere con ogni mezzo; e sebbene il capo dello Stato voli alto sulle polemiche, una mano ai sindaci prova a darla ugualmente.
Ricorda, nel suo discorso di saluto, che alle amministrazioni locali viene «chiesto spesso di intervenire come pronto soccorso, di decidere in fretta senza avere la certezza delle risorse necessarie ad affrontare le emergenze», dalle calamità naturali ai flussi migratori «di dimensioni non previste».
Non sarebbero compiti specifici dei Comuni (tra parentesi, osserva Mattarella, «le politiche di mitigazione delle calamità devono essere accompagnate da adeguate forme di prevenzione, così come è necessario», aggiunge rivolto a chi di dovere, «dotarsi di visioni di ampio respiro per affrontare fenomeni epocali come le migrazioni, con cui ci si confronta ormai da anni»)
Insomma, bisogna comprendere le difficoltà con cui combattono i sindaci, alcuni dei quali subiscono minacce, «affrontano pericoli e ostilità».
Anche sul Pnrr, annota il presidente, i Comuni hanno «orgogliosamente rivendicato di aver svolto fin qui i compiti assegnati», rispettando le tappe previste. Sono anzi fra i pochi che possono vantarlo, secondo Decaro. Un po’ di ascolto dunque se lo sono meritato, riconosce Mattarella; ed «è bene» che pretendano, oltre alla riconoscenza, una concreta attenzione. Nello stesso tempo il presidente qualche consiglio lo dà, in controtendenza rispetto a certi umori della platea. Esorta a evitare «scorciatoie» sul terreno della democrazia, specie nel momento in cui si registra «una preoccupante tendenza al disimpegno elettorale».
A cosa si riferisce, il presidente? Riaffiorano ciclicamente proposte di far fronte all’astensionismo con rimedi a dir poco sbrigativi, tipo l’abbassamento del quorum che nei Comuni oggi è al 50 per cento ma qualcuno vorrebbe ridurlo al 40. Secondo le indicazioni di Mattarella, invece, lo sforzo andrebbe esercitato nella direzione opposta: portando i cittadini alle urne anziché rinunciarvi direttamente; puntando al «sempre maggiore coinvolgimento» degli elettori. Idem sull’ipotesi di terzo mandato per i sindaci (il limite massimo attualmente è di due): se si desidera che gli italiani siano più partecipi, la riproposizione dei soliti noti al governo delle città non favorirebbe certo il ricambio.
(da La Stampa)

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COMO, UNA SETTIMANA AI CARAIBI PAGATA DALL’AZIENDA: COSI’ UN IMPRENDITORE (QUELLI VERI, NON QUELLI TAROCCATI) PREMIA I DIPENDENTI

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

27 LAVORATORI DELLA TENDAGGI PARADISO PARTIRANNO PER SANTO DOMINGO…IL TITOLARE: “PER ME NON E’ UN COSTO, IL LAVORO DEVE ESSERE RESO PIACEVOLE”

Telefoni staccati, macchinari spenti e tutti in vacanza. Sabato 28 ottobre i lavoratori della Tendaggi Paradiso – un’azienda del Comasco – si troveranno tutti in aeroporto per godersi una settimana di vacanza.
Un viaggio organizzato non dai dipendenti, ma dai vertici della stessa azienda, che si è impegnata a pagare a tutti e 27 i lavoratori sette giorni di vacanza in un villaggio all inclusive a Santo Domingo, ai Caraibi. Ernesto Castiglioni e la moglie Patrizia Paganini, titolari della ditta dal 1979, avrebbero preferito far passare tutto sotto traccia.
A rovinare i loro piani ci hanno pensato i dipendenti, che nei giorni scorsi – scrive La Prealpina – hanno contattato un quotidiano di Como per ringraziare pubblicamente i datori di lavoro. «Quando ho letto l’articolo di ringraziamento mi sono emozionato, mi hanno strappato una lacrima», ammette Castiglioni.
La Tendaggi Paradiso è un’azienda comasca con una trentina di dipendenti. Si occupa della produzione di tessuti leggeri e decorativi, ha sede a Cassina Rizzardi e svolge il lavoro di tessitura a Guanzate, sempre in provincia di Como.
Non è la prima volta che Castiglioni e la moglie decidono di premiare i propri dipendenti con una vacanza esotica. Il viaggio di sabato sarà infatti il settimo organizzato dalla Tendaggi Paradiso. Tra le mete precedenti figurano l’Egitto, la Thailandia e non solo.
La formula scelta dall’azienda è sempre la stessa: ogni dipendente può soggiornare in un villaggio per una settimana con tutte le spese a carico dell’azienda e può portare con sé anche un’altra persona.
Una scelta che il titolare dell’azienda rivendica così: «Pagare la vacanza ai dipendenti non è un costo, ma un investimento. L’obiettivo è rendere il lavoro più piacevole, così siamo tutti più contenti».
(da agenzie)

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SGARBI DICE CHE 12 ORE FA SANGIULIANO AL TELEFONO GLI AVREBBE SMENTITO L’INTERVISTA AL “FATTO”, MA LO STAFF DEL MINISTRO SMENTISCE: “NESSUN COLLOQUIO NELLE ULTIME 48 ORE”

Ottobre 25th, 2023 Riccardo Fucile

SIAMO ALLE COMICHE

A margine di un incontro in prefettura a Bologna per la torre Garisenda, Sgarbi ha messo in dubbio anche la legittimità dell’intervista rilasciata da Sangiuliano a il Fatto, in cui il ministro affermava: «Non sapevo nulla delle consulenze. Ho già avvertito Meloni. Del resto non l’ho voluto io. Cerco di tenerlo a distanza e di rimediare ai suoi guai».
Secondo Sgarbi, «quella del ministro Sangiuliano è una intervista falsa». Il sottosegretario ha letto ai giornalisti un presunto messaggio ricevuto dallo stesso ministro, che recitava: «Non ho rilasciato alcuna intervista, ho solo detto di non sapere di cosa si parlasse».
E da lì una spiegazione: «Hanno fatto una telefonata al ministro Sangiuliano, che ha espresso il suo umore e hanno fatto diventare quell’umore un’intervista».
Sgarbi ha poi aggiunto: «La telefonata che mi ha fatto (il ministro ndr)poche ore fa è esattamente di spirito contrario a quanto si legge in quella falsificazione. L’ultima volta che abbiamo parlato è stato 12 ore fa e mi ha fatto venire a Bologna dimostrando un affetto straordinario».
Tuttavia dallo staff del ministro riferiscono che non c’è stato alcun colloquio né telefonico, né via messaggio tra Sgarbi e Sangiuliano nelle ultime 48 ore.
(da agenzie)

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