Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI SI CONCENTRERANNO SUI VIAGGI E LE CENE DELLA 41ENNE, CHE HA ACCOMPAGNATO GENNY DURANTE GLI EVENTI ISTITUZIONALI… A QUALE TITOLO LA BOCCIA HA AVUTO ACCESO A DOCUMENTI RISERVATI DEL G7?
L’ex ministro Gennaro Sangiuliano è indagato per peculato e rivelazione e diffusione di
segreto d’ufficio dalla procura di Roma. La sua iscrizione nasce dalla denuncia presentata dal deputato di Avs Angelo Bonelli la scorsa settimana al posto di polizia di Montecitorio. Questa mattina il fascicolo sarà trasmesso al tribunale dei ministri, competente per gli atti compiuti dall’ex titolare del Mic nell’esercizio delle sue funzioni.
Sangiuliano sarà dunque chiamato presto a rispondere nel merito del coinvolgimento della 41enne senza titolo, di Maria Rosaria Boccia nelle sue attività istituzionali senza che lei ne avesse titolo. Anche la Corte dei Conti del Lazio ha aperto a suo carico un fascicolo per danno erariale in relazione alle eventuali spese con denaro pubblico sostenute per l’imprenditrice di Pompei.
La Procura capitolina guidata da Francesco Lo Voi sceglie dunque la via più diretta per gestire il caso: come impone la legge passa il fascicolo al collegio competente indicando le circostanze da approfondire. Le verifiche dovranno concentrarsi sui viaggi, i soggiorni, le cene della 41enne che ha accompagnato assiduamente l’ex ministro negli ultimi mesi di attività, per stabilire se ci sia stata una distrazione di soldi pubblici per fini impropri.
Il che non vuol dire che ci devono essere necessariamente esborsi diretti del Mic, anche se Boccia ha già diffuso le prenotazioni a suo nome fatte dalla segreteria del dicastero, ma che anche indirettamente sia stata «ospite» del ministro, pur non avendo un ruolo contrattualizzato nel suo staff.
I casi più spinosi sono quelli dei viaggi in Liguria e in Puglia per presenziare a festival e meeting finanziati dallo stesso ministero. Sangiuliano ha spiegato che le spese erano a carico degli organizzatori, ma sempre di soldi pubblici si tratterebbe. Controlli saranno fatti anche sull’uso della auto blu del ministro per gli spostamenti della mancata «consigliera ai grandi eventi».
L’ex ministro sostiene che si sia trattato solo di brevi spostamenti, lei rimarca di essere stata prelevata più volte sotto casa e accompagnata anche a concerti (Coldplay, Il Volo). Ultima ipotesi, quella che Sangiuliano abbia inserito nei rimborsi che gli spettano per le missioni anche la quota parte per la sua ospite.
Sugli stessi fatti, ma con la qualificazione propria della magistratura contabile, si muoveranno i pm coordinati dal procuratore Paolo Rebecchi. L’eventuale danno erariale andrà quantificato nel dettaglio per procedere poi a un’eventuale contestazione. La magistratura penale ha iscritto inoltre Sangiuliano per rivelazione e utilizzo di segreto d’ufficio, presumendo l’accesso avuto da Boccia a informazioni riservate del ministero, con riferimento in particolare all’organizzazione del G7 della Cultura a Pompei.
La Procura di Roma attende anche la denuncia che l’ex ministro ha annunciato di voler presentare per le «indebite pressioni» ricevute per mano di Boccia a partire dal post in cui il 26 agosto rivelava la nomina, poi non formalizzata, a sua consigliera.
L’ipotesi è quella della tentata estorsione e della violazione della privacy (le rivelazioni su altre presunte relazioni dell’allora ministro) ma, sottolinea il legale, «ci rimettiamo ai pm per le valutazioni del caso”
(da Il Corriere della Sera)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
LA MELONA SI FIDA SOLO DELLA SUA SCORTA, GUIDATA DA GIUSEPPE NAPOLI, MARITO DELL’OMBRA DI GIORGIA, L’ASSISTENTE PATRIZIA SCURTI – LA DUCETTA STA PENSANDO DI ASSUMERE UN SUPERCONSULENTE DELLA COMUNICAZIONE, CHE DOVREBBE AFFIANCARE FAZZOLARI
È stato il primo ordine che ha dato al mattino appena arrivata a Palazzo Chigi. Via la
polizia dallo spazio adiacente la stanza della presidenza del Consiglio, al primo piano. Giorgia Meloni ha deciso di privarsi del dispositivo di sicurezza che viene garantito dall’ispettorato in servizio permanente nel palazzo del governo.
Un inedito assoluto: mai era successo prima nella storia della Repubblica che il premier chiedesse di fare a meno degli agenti che stazionano in borghese al piano per controllare chi entra e chi esce dal suo ufficio, e in qualche caso anche per accompagnare gli ospiti.
Una decisione che arriva in un clima per l’esecutivo intossicato da scandali, ombre, sospetti, veleni, cospirazioni immaginarie, che la presidente del Consiglio ha quasi sempre assecondato, senza mai nascondere una sua preoccupazione personale, anche se mai fornendo prove pubbliche a sostegno di queste tesi.
Meloni ha comunicato la sua decisione al cerimoniale e all’ispettorato, senza dare spiegazioni ufficiali. Avrebbe anche chiesto, in aggiunta, un maggiore filtro sui commessi più vicini al suo ufficio, sul piano dove stanno anche il capo della segreteria Patrizia Scurti, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il capo ufficio stampa Fabrizio Alfano.
Questa dei commessi non è del tutto una novità, perché già Mario Draghi chiese una selezione maggiore tra i dipendenti, pare dopo aver notato, con un certo orrore, uno di loro scamiciato e con il berretto della Roma.
Da quanto La Stampa è riuscita a ricostruire attraverso due diverse fonti di Palazzo Chigi, la premier sostiene di fidarsi ormai solo della propria scorta. Non vuole nessuna persona attorno alla sua porta che non sia di strettissima e provata fiducia, come gli uomini che la seguono ovunque e, in Italia o all’estero, vigilano sulla sua tutela. Tra di loro, com’è noto, c’è Giuseppe Napoli, detto Pino, marito di Scurti, l’ombra di Meloni, la segretaria storica che tutto vede e tutto controlla.
Napoli è arrivato come caposcorta ed è stato lui a selezionare personalmente il resto degli uomini al seguito, lasciando fuori – lontano dalle missioni o in ufficio, a guardare le pareti – molti addetti alla protezione personale dei presidenti del Consiglio che a Palazzo Chigi lavoravano da anni.
Ieri, come ogni mattina, gli agenti di polizia si sono diretti al posto loro assegnato, al primo piano. Poco dopo, il superiore li ha chiamati e li ha fatti scendere. Nuove disposizioni, nient’altro da sapere. La polizia non può che prenderne atto.
Già questo giornale, a fine aprile, aveva raccontato di uno sfogo della premier, con un amico direttore tv a cui aveva confessato di «non fidarsi di nessuno». Una predisposizione caratteriale che nel partito e nel governo hanno imparato a conoscere bene.
D’altronde è stata lei, nel corso di questi 23 mesi di potere a Palazzo Chigi, a spargere sul dibattito pubblico italiano le tesi di opache manovre e regie oscure ai suoi danni. Il terrore della ricattabilità e di essere osservata fin dentro il portone di casa è emerso in più occasioni. Nella conferenza stampa di inizio anno ha evocato un complotto ai suoi danni, ordito «da chi in questa nazione ha pensato di dare le carte», «affaristi, lobbisti e compagnia cantante».
Con chi ce l’ha? le viene chiesto. «Non fatemi dire di più», è la risposta. Meloni non dirà di più neanche nei mesi a seguire, ma lascerà intendere. Evocherà. Due sono i fatti su cui baserebbe queste convinzioni avvolte nella nebbia, ed entrambi tirano in qualche modo in ballo i servizi segreti.
Nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2023 – ma si verrà sapere solo ad aprile 2024 – gli agenti della scorta notano ad armeggiare vicino alla Porsche dell’ex compagno Andrea Giambruno, parcheggiata sotto la villetta dove vivono la premier e la figlia, due uomini che si qualificano come colleghi. Poi c’è l’inchiesta di Perugia sui dossieraggi, partita da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto e che ha portato a due indagati: un tenente della Guardia di Finanza e uno 007.
Meloni ha ricordato questa inchiesta sabato, a Cernobbio, due giorni prima di privarsi dei poliziotti in servizio davanti al suo ufficio, a Palazzo Chigi. Lo ha fatto per deviare l’attenzione dal caso di Sangiuliano, parlando di «funzionari dello Stato che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali alle banche dati per ricattare la gente».
Meloni sta pensando a un superconsulente della comunicazione, che dovrebbe affiancare Fazzolari, il quale resterebbe coordinatore ma più nelle vesti di stratega politico.
(da La Stampa)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
A PALAZZO CHIGI CONSIDERANO “UN ALTRO ATTO OSTILE” VERSO IL GOVERNO L’INTERVISTA DELLA BERLINGUER ALL’EX AMANTE DI SANGIULIANO,,,IL TIMORE DI NUOVE BOMBE SI INCROCIA CON LA PARANOIA CRESCENTE DELLA MELONA SU UN POSSIBILE SGANCIAMENTO DI FORZA ITALIA DALLA MAGGIORANZA
Quando l’ha saputo, a metà giornata e ben prima dell’annuncio ufficiale, Giorgia Meloni
ha letteralmente perso il controllo. “Martedì 10 settembre, Maria Rosaria Boccia sarà ospite di Bianca Berlinguer a È sempre Cartabianca”.
La protagonista dello scandalo che ha fatto dimettere Gennaro Sangiuliano e sta facendo ballare il cerchio magico meloniano sarà ospite su una rete Mediaset. Ancora, di nuovo, sempre sui canali dei fratelli Berlusconi. Dopo i fuori onda di Andrea Giambruno trasmessi da Striscia La Notizia, che sono costati alla premier una separazione. E dopo un’estate di tensioni con gli eredi del Cavaliere.
Ecco perché a Palazzo Chigi, a sera, fonti di massimo livello condensano in una sola formula l’ospitata di Boccia: un atto ostile verso il governo. Portato avanti da un gruppo editoriale ora in mano alla dinastia del fondatore di Forza Italia, che è a sua volta forza di maggioranza nel suo governo.
Che si tratti più semplicemente di un possibile colpo giornalistico, la leader non è disposta neanche a valutarlo. Da tre giorni, Palazzo Chigi ha imposto la linea a tutti i big di Fratelli d’Italia: «Il caso Boccia è chiuso, non parlatene più».
Ritrovarsi l’ex amante di Sangiuliano in prima serata, pronta a svelare chissà quali nuovi dettagli, basta ad alimentare — ancora e ancora — i sospetti della premier. E a dare forma alla tesi del complotto. Paranoie che vanno di pari passo con un fastidio verso Marina e Pier Silvio Berlusconi via via più crescente.
Nel frattempo, atteso al Collegio romano per il suo debutto da ministro, Alessandro Giuli sparisce dai radar per un’intera mattinata. Quando si materializza, poco prima delle tre del pomeriggio, non è diretto nell’ex educandato dei Gesuiti dove il predecessore si divertiva a nominare amici d’infanzia, amiche e militanti di estrema destra, bensì nella sede del governo. Per ricevere, dalla presidente del Consiglio in persona, le istruzioni necessarie a bonificare un ufficio in cui — si teme ai piani alti dell’esecutivo — potrebbero annidarsi delle talpe.
Pronte a colpire ancora, a orchestrare trame. Più o meno in combutta con l’ormai famosa consulente fantasma, tornata anche ieri a postare i suoi pizzini social. Una sagoma umana costruita con gli auricolari wireless e le relative custodie: è questa la foto apparsa sul profilo Instagram dell’imprenditrice pompeiana, accompagnata da una clip tratta dal Ballo di Simone. Canzoncina per bambini che fa: “Adesso mi divertirò un po’ con te con un bel gioco che ti piacerà… Simone dice che è molto semplice e lui queste cose le sa”. Un messaggio neppure troppo velato di ulteriori rivelazioni.
Un’ora e mezza, tanto dura il colloquio fra la premier e il neo-ministro della Cultura. «Incontro istituzionale», dettano le agenzie. «Ci sarà modo di parlare di tantissime cose al momento opportuno», respinge Giuli i cronisti, varcando il portone del dicastero. Un faccia a faccia che dà modo ai due di concordare un poderoso repulisti dentro il dicastero e decidere il format definitivo del G7 Cultura macchiato dal Boccia-gate.
Il timore, dalle parti di Palazzo Chigi, è difatti che la donna dello scandalo possa presto rendere pubblici nuovi documenti sull’evento previsto fra dieci giorni. Testi più dettagliati del semplice programma di cui ha parlato Sangiuliano. Obiettivo: sventare altri possibili imbarazzi internazionali. E valutare se e quanto modificare timing e location, facendo eventualmente saltare la tappa di Pompei, o limitandola a una visita agli scavi
(da La Repubblica)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
“IL MARE SI STA INGROSSANDO, ARRIVERA’ L’ONDA”… “I SOVRANISTI HANNO DIMOSTRATO DI NON AVERE ALCUN PROGETTO PER L’ITALIA, HANNO GIA’ PERSO”
Professor Gerbaudo, neanche la love story del ministro pasticcione, il film dell’amata che prende possesso delle carte del G7, i farfugliamenti e i ricatti che sono seguiti, hanno smosso l’opinione pubblica. Non un alito di protesta. Un popolo distante, assente, senza il minimo interesse.
Da tempo è in atto una regressione della vita civile e da tempo i pezzi vitali della società, dai 18 anni in su, si ritrovano sempre più spesso altrove, destinano in altri luoghi le proprie speranze di vita e anche gli interessi.
La politica è divenuta questione dell’età matura, affare esclusivo della società dai capelli grigi.
Guardano la politica dalla tv, un po’ la interrogano dai social, ma non hanno tempo, voglia e forse la forza di scendere in piazza. Perchè i corpi giovani scendono in piazza, gli altri seguono. Ma le giovani generazioni sono escluse dalle decisioni pubbliche.
E quindi non c’è speranza?
Ed è un fatto che la reputazione della politica sia giunta a un livello così basso che è ipotizzabile l’incubazione di un nuovo movimento, di un secondo tempo della protesta.
Lei avverte: il mare sembra piatto ma invece si sta gonfiando.
Quando il deficit di rappresentanza è così alto e lo scontento così diffuso si concretizza quella che appare come una necessità di difendere la propria vita, di difendere se stessi dai soprusi: l’ultima istanza cioè.
In Italia abbiamo detto che l’antipolitica ha fatto il suo tempo.
Dire dell’antipolitica come di una disgrazia intanto è procedere in una definizione che spesso non trova senso logico. Se ne fa un uso spropositato di questa parola.
Questa parola è la trincea di chi pensa che i Cinquestelle siano stati il male assoluto.
I Cinquestelle hanno goduto di un successo fulmineo e non hanno avuto il tempo di comprendere che non si può essere insieme movimento e partito allo stesso tempo. Il movimento ha purezze che il partito non può contemplare, ha slogan che il partito non può sempre coniugare, propositi che il partito spesso deve negoziare con altri.
Quindi?
Non sarò tra coloro che guardano dall’alto in basso i Cinquestelle. Secondo me hanno provato a scuotere l’aria, sono stati anzi gli unici che l’hanno scossa, e l’hanno fatto con le forze che avevano, con l’esperienza che avevano. Bisogna invece esserne abbastanza grati.
S’era detto che i social avrebbero sostituito i partiti, internet avrebbe dato la legnata finale al piccolo mondo antico.
Il digitale è un corredo esterno, è la gamba sociale ma non il sostituto del corpo fisico.
Siamo alla rivincita della carne viva sui like? Torneranno le sezioni?
Le sezioni no. Ma si ricordi che al tempo della primavera araba in Egitto il potere decise di chiudere i caffè, che erano i luoghi dove i ragazzi si ritrovavano anche per fare politica.
Si innoverà l’architettura degli spazi politici.
Vedrà che nasceranno spazi in cui l’intrattenimento ludico intersecherà l’incontro politico.
Quindi internet non è il sostituto funzionale delle nostre vite.
Il digitale serve a comunicare, connettere, collegare, propagandare. Ma non sarà il luogo della strategia, del confronto.
I Cinquestelle avevano i meet up. Già preistoria?
Abbiamo capito che i meet up non bastano. Si ritornerà alle riunioni, ai corpi che si incontrano, si riconoscono, prendono confidenza, e si scontrano. Certo non saranno quelle adunate che ricordiamo del Novecento ma qualcosa di affine.
Professore, ritorneremo in piazza?
La piazza servee
Ma la destra non doveva esibire una cultura nuova di governo?
La destra ha dimostrato di non avere nessun progetto di Paese. Vive di un nostalgismo sbiadito, a volte riciccia un berlusconismo fuori tempo e poi tanto opportunismo. La destra politicamente ha già fallito.
Della sinistra non parliamo.
Qui in Spagna sono nati nuovi partiti, nuovi media e nuove piazze. C’è più vitalità a sinistra.
Qui in Italia tutti a ridere del ministro ‘nnammurato
Il sorriso, lo sfotto è purtroppo un processo consolatorio, come un farmaco che ci fa dire: quelli sono davvero peggiori di me, sono veramente più incapaci.
Ma schernire la destra al governo non rende innocenti chi resta alla finestra.
Penso infatti che il mare si stia ingrossando e arriverà l’onda…
(da ilfattoquotidiano.it)
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