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BOCCIA PUBBLICA I DOCUMENTI CHE ATTESTANO I SUOI DUE INCARICHI UNIVERSITARI: “MACCHINA DEL FANGO PER ZITTIRMI, MA NON CI RIUSCIRANNO”

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

IN UNA LETTERA DELL’8 MAGGIO SCORSO, IL PROF. FRANCESCO D’ANDREA ATTESTA CHE MARIA ROSARIA “PARTECIPERÀ IN QUALITÀ DI DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO IN MEDICINA ESTETICA NEL 2024 E 2025″… UN ATTESTATO SIMILE VIENE INVIATO ALLA BOCCIA DALL’ATENEO LUIGI VANVITELLI

“Naturalmente proverò la falsità delle informazioni che vengono dalle istituzioni in questa lotta per la verità. Per questo motivo, pubblico i due incarichi universitari”. Così Maria Rosaria Boccia, su Instagram, dopo che l’università Federico II di Napoli ha smentito che sia “titolare di alcuna cattedra o ruolo di assistenza a docenti”, a differenza di quanto riportato sul suo account Linkedin.
L’imprenditrice pubblica un ‘attestato di docenza’ in cui si legge che “la dottoressa Maria Rosaria Boccia parteciperà attivamente in qualità di Docente alle attività didattiche e pratiche del Master Universitario di II livello in Medicina Estetica per l’anno accademico 2024-2025, diretto dal Prof. Francesco D’Andrea presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II”, firmato dallo stesso D’Andrea.
Spazio anche a un altro attestato, datato 8 maggio 2024, in cui si legge che “svolge attività didattica integrativa presso il Master in Dietetica applicata agli stili di vita: dalla sedentarietà all’attività sportiva afferente al Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, dal 18 gennaio 2024 a oggi”.
Il documento risulta firmato dal direttore del Master, Prof. Marcellino Monda. “Questa mia necessità – scrive Boccia nel post – nasce dal fatto che le istituzioni non possono essere soggette alla pressione di poteri forti, poiché altrimenti è a rischio la loro stessa integrità.
In uno Stato democratico, i poteri non possono manipolare le istituzioni, che devono rimanere indipendenti e al servizio dei cittadini. @uninait @unicampania Perché le università hanno mentito? Da chi hanno subito pressione? Chi vuole distruggere la mia persona? Chi vuole zittirmi? Ora le domande le faccio io!”.
(da agenzie)

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BOCCIA NON MOLLA SULLA NOMINA STRACCIATA: “LO STOP DOPO UN COLLOQUIO SANGIULIANO-ARIANNA MELONI?”

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

“IL MINISTRO SANGIULIANO MI CHIAMO’ PER RIFERIRMI DEL COLLOQUIO CON ARIANNA MELONI”… “SI PARLA DELLA MIA VITA PRIVATA PER NASCONDERE IL VERO SCANDALO”

“Ho già fornito le prove che ero stata nominata consigliera”. Quindi, invece di spostare l’attenzione mediatica sulla mia vita privata, che non importa a nessuno, vediamo chi ha detto bugie e chi non ha svolto bene il proprio lavoro: il Ministro, il gabinetto, la segretaria del Ministro, l’ufficio stampa, ecc. La domanda è sempre la stessa: come è stato possibile che un decreto di nomina sia stato strappato senza lasciare traccia? E qual è il motivo? È stato per un capriccio della moglie di Sangiuliano? Perché c’era un’incompatibilità di curriculum? (Il Ministro al TG1 ha detto di no). Perché c’era un conflitto di interesse con la mia azienda? (Se così fosse, anche tutti gli altri consiglieri avrebbero un conflitto di interesse, come si legge dai curriculum pubblicati sul sito del Ministero). È avvenuto dopo il dialogo con Arianna Meloni? (Il Ministro mi chiamò subito dopo e mi chiese di vederci per raccontarmi il contenuto della conversazione)”.
In questi termini Maria Rosaria Boccia torna, in una serie di post su Instagram, sulla vicenda della sua mancata nomina a consigliera dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano. “Vorrei sottolineare – aggiunge Boccia – che il primo a inviare una lettera al quotidiano ‘La Stampa’ è stato il Ministro, e io, non avendo altri mezzi, ho risposto attraverso i miei canali social. Poi il Ministro ha rilasciato un’intervista al quotidiano, e io ho risposto sullo stesso giornale. In seguito, il Ministro ha rilasciato un’intervista di 17 minuti al TG1, usando il servizio pubblico per un affare personale, e io ho accettato un’intervista su La7”. “I tempi e i modi li ha sempre dettati lui. Io non ho mai usato l’ingiustizia subita per ottenere popolarità, ho solo risposto per difendermi. Ora è chiaro a tutti – aggiunge – che stampa e televisione hanno avuto il compito di distruggermi denigrandomi. Per questo, da ora in poi, confermerò tutto il male sulla mia vita privata, ma non permetterò che si sposti l’attenzione dalla verità su un decreto ministeriale stracciato”. E chiude con una citazione della Bibbia: “Nessuna arma fabbricata contro di te riuscirà e tu confuterai ogni lingua che si alzerà contro di te in giudizio. Questa è l’eredità dei servi del Signore, la giustizia che viene da me, dice il Signore”.
(da agenzie)

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BEATRICE VENEZI ATTACCA ROSARIA BOCCIA PERCHE’ “NON E’ AL MIO LIVELLO”

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

FORSE SI RIFERIVA AL FATTO CHE LEI DIRIGE DAL PODIO?

La direttrice d’orchestra Beatrice Venezi è molto arrabbiata con Maria Rosaria Boccia. L’amica di Giorgia Meloni che doveva dirigere il concerto del G7 della Cultura a Pompei il 20 settembre le manda a dire qualcosa di molto chiaro: «Si rassegni, non sono al suo livello, né lo sarò mai».
L’imprenditrice e influencer l’aveva chiamata in causa a proposito dei conflitti di interesse dei consiglieri di Gennaro Sangiuliano. Lei l’ha denunciata per diffamazione. E oggi dice la sua: «Da una parte un comportamento oggettivamente inappropriato, che difatti ha portato a delle dimissioni. Dall’altra, una rappresentazione della donna che speravo fosse ormai superata. Nessuno esce vincitore», dice al Fatto Quotidiano.
Venezi dice di non aver mai diretto un teatro: «Non c’è stata, né ci sarà alcuna nomina a sovrintendente o a direttore artistico. Sono un direttore d’orchestra e svolgo il mio lavoro in tutto il mondo. Un incarico simile richiede di essere presente in teatro e non riuscirei a compierlo con la dedizione necessaria».
Mentre sul G7 «ad oggi non c’è nessun contratto e grazie a questa bella pubblicità non sono nemmeno sicura che ci sarà». Intanto, sulla cultura, «a me pare che poco o nulla sia cambiato, purtroppo. La sinistra detta legge perfino nelle città e nelle regioni dove governa la destra! Serviranno decenni per riequilibrare il sistema, a prescindere da chi governa il nostro Paese.
(da agenzie)

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MINISTERI, L’AMICHETTISMO DEI SOVRANISTI: POLITICI TROMBATI, RAGAZZE DI BELLE SPERANZE E DOCENTI VICINI AL GOVERNO

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

VIAGGIO NELLE CONSULENZE DI GOVERNO, NELLE CORTI DI LOLLOBRIGIDA E SANGIULIANO

“L’Italia è una Nazione nella quale vige l’amichettismo” diceva nel gennaio del 2024 intervistata da Rete 4, Giorgia Meloni. “Ma quel tempo è finito, come è finito il tempo in cui, per arrivare da qualche parte, dovevi avere la tessera di partito”. E invece la pratica amicale, comprensiva di tessere di partito, è appena cominciata.
Iniziamo un viaggio in queste consulenze con due ministeri pilota, quello della Cultura, appena lasciato da Gennaro Sangiuliano e quello dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida. Bastioni di Fratelli d’Italia, tirati in ballo entrambi da Maria Rosaria Boccia, occupati all’insegna del “merito” vi si trovano dentro politici “trombati”, belle ragazze ma con curriculum esili, staff che assomigliano a un esercito, si vedano gli oltre cento di Lollobrigida: non siamo ai “nani e ballerine” di epoca craxiana, forse siamo a qualcosa di più.
Ma non ci occuperemo solo della destra, riguarderemo anche i vecchi ministeri del centrosinistra perché questa pratica è tipica di tutti i partiti. E forse è proprio la pratica della nomina arbitraria che andrebbe abolita o almeno fortemente limitata.
Nel ministero della Cultura ci sono consulenti quasi per qualsiasi cosa. Quelli di più diretta collaborazione (dal capo di gabinetto al capo della segreteria, dal segretario particolare al capo dell’ufficio stampa) sono nove, spesso provenienti dall’amministrazione pubblica. Le consulenze decise dal ministro sono 18, di cui nove a titolo gratuito.
Si ha cura, ad esempio, di tenere buoni rapporti con le “Aree interne e montane” e così scatta una bella consulenza da 20 mila euro per Aida Romagnuolo, già consigliera di Fratelli d’Italia nel Molise, prima dei non eletti alle Politiche e forte, come ha scritto il marito su Facebook, di “anni di un lungo rapporto di amicizia, collaborazione, e lealtà” con Sangiuliano.
Anche Stefano Bruno Galli è il classico ex politico da ricollocare. Laureato in Scienze politiche con una tesi sul “trapianto dello stalinismo nell’Europa centro orientale”, dopo essere stato consigliere regionale lombardo per la lista leghista Maroni Presidente e anche Assessore della Lombardia ora, con 40 mila di compenso, è consulente ai “Rapporti con gli enti territoriali e locali”.
La ormai celebre Beatrice Venezi, consulente per la musica, come l’ancora più celebre Mogol nominato consulente per la musica popolare, sono consulenti da 30 mila euro la prima e a titolo gratuito il secondo. Ma non si è capito però finora quale impulso abbiano dato alla musica in generale, mentre Salvatore Sica, anche lui campano, di Salerno, è un avvocato cassazionista e percepisce 30 mila euro per “approfondire sotto il profilo giuridico la disciplina del diritto d’autore”. Tra il personale già pagato dal ministero, 476 milioni di euro al 2021, sembra non ci sia nessuno con tali competenze.
Nuccio Guerino Bovalino, docente di Sociologia generale all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, è consigliere per l’Innovazione con 40 mila euro annui di retribuzione. Il Cv è impeccabile, ma di lui si nota l’ospitata all’ultimo Atreju in cui si spendeva contro lo strapotere dell’algoritmo, “il nuovo oracolo”, pubblicizzava il libro scritto con Emanuele Merlino, capo della segreteria tecnica di Sangiuliano, anche lui ad Atreju, Il poema di Fiume sui rapporti tra D’Annunzio e Marinetti e si lamentava dell’egemonia culturale della sinistra. Uno di casa, insomma.
Antonio Cilento, consigliere per il Diritto civile, insegna all’università telematica San Raffaele di Roma, percepisce 40 mila euro ed è un “Tarzan” della consulenza: comincia nel 2008 alle Politiche europee con il finiano Andrea Ronchi, poi al Cerimoniale del ministero delle politiche agricole con il governo Monti, ancora con il viceministro della Giustizia del governo Renzi, Enrico Costa, nel 2014 e ora con San Giuliano. È nato anche lui a Napoli.
Fabio Longo, consigliere per la comunicazione digitale, è invece nato a Messina dove insegna Scienze dell’informazione. Percepisce 30 mila euro grazie anche alle competenze istituzionali maturate come consulente del presidente dell’Assemblea siciliana, Miccichè e alle recensioni cinematografiche per i giornali del gruppo Visibilia di Daniela Santanchè (e per molti programmi Rai a cui lavora come autore).
Con Laura Valente, consigliera per i nuovi progetti museali, compenso da 40 mila euro, si mantiene quel po’ di trasversalità che occorre vista che che era stata già chiamata a collaborare con il ministro dei Beni Culturali dal Pd Dario Franceschini.
Con Chiara Antonia D’Alessandro, invece, si torna in Campania. Lei è consigliera per il “Patrimonio culturale immateriale”, compenso da 20 mila euro, per una giovane ricercatrice dell’università privata Suor Orsola Benincasa di Napoli. La stessa università dove nel giugno 2023 Sangiuliano si recava in visita ricordando “commosso” Silvio Berlusconi e poi tenendo una lectio magistralis su Giuseppe Prezzolini.
La consulenza di Claudio Mattia Serafin, professore a contratto in Diritto e cultura contemporanea alla Luiss, è per la “Deontologia culturale” ed è a titolo gratuito. Il curriculum di Serafin è di rispetto, come quasi tutti quelli analizzati, ed è anche il nipote dell’ex Segretario generale del Senato Elisabetta Serafin .
Daniel Berger, consigliere per il “Recupero e la restituzione dei beni culturali,” laurea in Storia dell’arte, è stato consulente di tutti i ministri passati della Cultura: Melandri, Rutelli, Bondi, Veltroni, Buttiglione o Franceschini. Incarico gratuito e nomina contestuale nel Cda del Museo della Civiltà.
Il consigliere per le “Piccole e medie imprese, le reti e i distretti produttivi e l’artigianato d’eccellenza” è invece Giovanni Lepre, anch’egli di Napoli, dottore commercialista, giornalista e opinionista del Tg2 (che qualcuno ricorda essere stato diretto da Sangiuliano).
Anche Luciano Schifone, avvocato e consigliere sulle “Questioni del mezzogiorno” è campano dove è stato consigliere regionale, poi consigliere comunale a Napoli fino al Parlamento europeo con Alleanza nazionale.
Un po’ come Michele De Lucia, consulente per le “Politiche culturali del Mediterraneo”, già sindaco di Positano eletto con Alleanza nazionale e che comunque ha una “passione per i viaggi, il cinema, l’archeologia e lo sport”.
Con Emma Giammattei, consulente per la cultura letteraria e filosofica e l’umanesimo digitale, con incarico gratuito, si torna dentro all’università più amata da Sangiuliano, la Suor Orsola Benincasa, di Napoli.
E a Napoli si è formata Bianca Bellucci, consigliere in materie giuridiche, sostituto procuratore, e che aveva già avuto una esperienza di consulenza al Dipartimento Pari Opportunità di Palazzo Chigi nel governo Draghi.
Mvula Alessandro Sungani è invece il consulente per la Danza, anch’egli a titolo gratuito. Regista, coreografo, autore, ha un Diploma di Qualifica Professionale di Danzatore della Regione Lazio ma anche un Diploma di Stato da Odontotecnico. Non è nato a Napoli.
Francesco Lollobrigida non ha badato a spese al suo ministero, ma da ultimo è stato autorizzato ad aumentare i suoi collaboratori più stretti da 75 a 105 persone. Solo tra consulenti esperti e collaboratori si arriva alla bella cifra di 27 persone, compresa Karin Lynn Walls che per oltre 30 mila euro l’anno insegna al ministro a parlare inglese.
Ma l’ultima arrivata in ordine di tempo è Fulvia Favale reclutata quale “Esperta in relazioni internazionali” a 40 mila euro. Ma cosa c’è nel suo curriculum? La laurea in Scienze politiche e poco più. Dove per poco più si intende il corso per assaggiatori di oli di oliva e il servizio civile come guida presso il Museo del Paesaggio agrario di Moricone: “Sono amante della natura e dell’equitazione, spiega nel suo profilo, mi interesso di etologia equina e turismo equestre”.
A oltre 30 mila euro è stata invece reclutata Sofia Cerqua: prima di approdare al ministero poteva vantare come unica esperienza lavorativa quella di un anno e mezzo nella segreteria di Lollobrigida alla Camera. Italo-finlandese di 27 anni, laureanda in Macroeconomia dichiara di occupare da fine 2022 il posto di direttore dell’ufficio della segreteria particolare del ministro. Come dire: un pezzo più importante della “zarina” Maria Modaffari, entrata lo scorso anno di questi tempi ai vertici della Fondazione Alleanza Nazionale insieme ad Arianna Meloni.
E che dire di Marina Tucci? Classe 1994, tra i suoi compiti c’è quello di accompagnare e supportare il ministro nelle trasferte sul territorio: può vantare nel suo curriculum uno stage in una ditta di installazione di impianti elettrici per edilizia, assistente alle vendite e scrutatrice alle elezioni europee del 2019. Tra le competenze, ottima capacità di navigazione in internet: oltre 30 mila euro anche per lei come pure per altri. Come Manuela Scandurra che nel pianeta Lollolandia si occupa tra le altre cose di “organizzare l’agenda del ministro e gli incontri con gli stakeholder”: nel suo Cv esperienze nel recupero crediti, receptionist e un più recente impiego presso una stamperia di Catania come addetta alla “revisione accurata dei testi in braille per individuare e correggere errori tipografici, ortografici e grammaticali”.
Altri 30 mila euro per Marialuisa Piras componente della Segreteria particolare: fino al suo approdo alla “corte” di Lollobrigida lavorava per Top Kitchen, società di Consulenza, Progettazione, Installazione e Manutenzione cucine (ambienti “Food&Beverage”), dedicati alla ristorazione. In precedenza ha lavorato per un’azienda specializzata nella selezione di carni provenienti da America, Argentina, Uruguay, Giappone e Irlanda e Spagna per il mercato nazionale.
Filippo Marzano classe ’97 è invece social media manager del ministro sempre per un compenso superiore a 30 mila euro: può vantare una sola esperienza lavorativa come collaboratore parlamentare preceduto da un tirocinio (sempre alla Camera con Fratelli d’Italia). Nicole Maturi è funzionario dell’ufficio stampa e così ha tratteggiato il proprio profilo: “Giornalista e autrice televisiva perennemente in cerca di emozioni vere. Sognatrice per scelta. Portatrice sana di storie. Fare domande? Una ragione di vita”. Tra le sue esperienze anche il mese nel backstage de I soliti ignoti condotto da Amadeus oltre che uno stage da segretaria amministrativa al Comune di Guidonia Montecelio. Poi c’è chi ha dovuto dimettersi come l’ormai ex capo ufficio stampa Paolo Fabrizio Signorelli, nipote dell’ex esponente di Ordine Nuovo e dell’estremismo neofascista Paolo Signorelli: caduto sulle chat con Diabolik ossia Fabrizio Piscitelli ed ex capo ultras della Lazio ucciso a Roma nel 2019. Dopo la dipartita di Signorelli il settore non è rimasto comunque sguarnito. Accanto alla portavoce di Lollobrigida Barbara Catizzone ha assunto un ruolo sempre più preponderante ben oltre il cerimoniale Anna Maria Nastri ex manager di Publitalia ’80, già capo dei progetti di business della Lazio di Claudio Lotito.
Ma torniamo al team dei consiglieri di Lollobrigida. Ci sono anche due volti noti che lo consigliano gratuitamente: l’onorevole di FdI Angelo Rossi balzato alle cronache per aver presentato l’emendamento al decreto Milleproroghe che ha posticipato di sei mesi l’entrata in vigore dell’obbligo di assicurazione per i mezzi agricoli. E l’ex parlamentare Dario Bond, già numero 2 di Forza Italia in Veneto che nel 2022 è passato armi e bagagli con i meloniani. Cosa faccia al ministero è un mistero che dura da quando è stato nominato: “Mi occuperò dall’emergenza siccità al problema del bostrico”.
(da ilfattoquotidiano.it)

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PERSINO UNA MUSSOLINI SFANCULA IL “DIO, PATRIA E FANGHIGLIA” DI FRATELLI D’ITALIA: RACHELE MUSSOLINI, LA NIPOTE DEL DUCE, LA CONSIGLIERA COMUNALE PIÙ VOTATA A ROMA ALLE ELEZIONI 2021, ABBANDONA FRATELLI D’ITALIA E TRASLOCA IN FORZA ITALIA

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

IL MOTIVO DEL CAMBIO DI CASACCA? HA MATURATO UNA “DIVERSA SENSIBILITÀ SUI DIRITTI RISPETTO A FDI”, DALLA IUS SCHOLAE AI TEMI LGBT… SEGUE LA LINEA TRACCIATA DA MARINA BERLUSCONI

È un addio pesante, per Fratelli d’Italia. Per il carico simbolico e per le conseguenze politiche che si trascinerà dietro. Rachele Mussolini, la nipote del Duce, stra-votata “onorevole” meloniana in Campidoglio, lascerà il partito della premier. E non per spostarsi più a destra, ma per traslocare nello spazio «al centro», come lo tratteggia Antonio Tajani. L’approdo, confermano fonti azzurre di primo piano a Repubblica, è infatti Forza Italia.
Il motivo del trasloco da via della Scrofa è questo: FdI ha posizioni troppo di destra-destra, per Rachele Mussolini. Che ha spiegato ai colonnelli berlusconiani in queste ore, quelle decisive per chiudere la trattativa, di avere maturato, e da tempo, una «diversa sensibilità sui diritti» rispetto al grosso dei Fratelli.
Romana, classe ‘74, figlia di Romano e sorellastra dell’ex europarlamentare Alessandra, Rachele Mussolini in Campidoglio è una veterana, eletta da due consiliature. Alle ultime Comunali, quelle del 2021 con front runner lo sciagurato Enrico Michetti, è stata la consigliera comunale più votata di Roma, non solo di FdI, portando in dote al partito di Meloni la bellezza di 8.640 preferenze personali.
Nonostante il cognome pesante, nelle file dei Fratelli da anni ha sposato posizioni tutt’altro che nostalgiche. «Io la fiamma l’avrei già tolta dal simbolo», raccontò a questo giornale nell’estate del 2022, in piena campagna elettorale per le Politiche.
Mentre a proposito dei saluti romani che un pezzo di classe dirigente di FdI non ha mai del tutto rinnegato, almeno quelli «commemorativi» durante funerali e ricorrenze, confidò all’Huffington Post che «già a mio padre Romano non piacevano, poi io ho 50 anni e non mi è mai venuto in mente di farlo».
Favorevole ai diritti delle coppie Lgbtq+, poi dello Ius Scholae («Era la linea del mio partito fino a qualche anno fa»), critica per le sortite dei suoi ormai quasi ex compagni di casacca sulla pugile Imane Khelif («Ua campagna denigratoria che non fa onore alla destra»), riavvolgendo il nastro ora è perfino facile intuirne l’approdo.
(da agenzie)

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L’OPERAIO IN MASERATI

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

LO SCONTO DI STELLANTIS PER GLI OPERAI IN CASSA INTEGRAZIONE

Esercizio di meditazione. Immaginate di essere un operaio della Fiat (in arte Stellantis), magari addetto alla linea Maserati, magari in cassa integrazione. Poi immaginate di aprire una mail aziendale che vi proponga con linguaggio garrulo di acquistare a condizioni di favore una Maserati Grecale, Gran Cabrio o Gran Turismo, «a eccezione di personalizzazioni Fuoriserie». (Bisogna dunque accontentarsi di modelli non personalizzabili, ancorché situabili tra gli ottantamila e i centoventimila euro, cioè tra gli ottanta e i centoventi stipendi netti).
Immaginate che i vostri sensi estenuati si mettano all’erta, sospettando lo scherzo e aspettando da un momento all’altro il colpo di scena rivelatore, e che invece, contro ogni previsione dettata dalla logica e dalla decenza, la mail si concluda con un entusiastico «la nostra straordinaria gamma ti aspetta!». Arrivati al punto esclamativo, rendetevi conto che purtroppo è tutto vero e respirate profondamente.
Adesso immaginate di essere l’impiegato di Stellantis che ha spedito la mail, o il funzionario che l’ha scritta, o l’alto dirigente (in Maserati) che l’ha pensata. Visualizzate i sorrisi accattivanti, gli sguardi spalancati nel vuoto. Contemplate il loro paesaggio esistenziale, totalmente sganciato da qualsiasi cosa assomigli non dico alla sensibilità, ma alla realtà. Tutto bene fin qui? Appena sentite che la vostra immedesimazione in quei personaggi è completa, ordinate una Maserati e mettetegliela in conto.
(da corriere.it)

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L’ENDORSEMENT A KAMALA HARRIS DI TAYLOR SWIFT HA SPINTO QUASI 338 MILA PERSONE A REGISTRARSI PER VOTARE PASSANDO PER LA PIATTAFORMA VOTE.GOV.

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

L’ARTISTA FA LA STORIA AGLI “MTV VIDEO MUSIC AWARDS” (VMA) 2024 DIVENTANDO L’ARTISTA PIÙ PREMIATA IN ASSOLUTO NEI 40 ANNI DI STORIA DELLA MANIFESTAZIONE CHE PREMIA I MIGLIORI VIDEOCLIP MUSICALI E CANZONI DEGLI ULTIMI 12 MESI

Con l’endorsement a Kamala Harris, Taylor Swift ha spinto quasi 338 mila persone a registrarsi per votare passando per la piattaforma Vote.gov.
Lo rivelano i dati della General Services Administration federale. Alle 14 della East Coast, poco più di 12 ore dal post su Instagram di Taylor, 337.826 visitatori sono arrivati su Vote.gov cliccando sull’indirizzo creato e condiviso dalla Swift, ha detto un portavoce all’Hollywood Reporter. Vote.gov non registra direttamente gli aspiranti elettori ma li indirizza ai siti elettorali degli Stati di appartenenza per informazioni più specifiche sul voto.
Taylor Swift fa storia agli MTV Video Music Awards (Vma) 2024 diventando l’artista più premiata in assoluto nei 40 anni di storia della manifestazione che premia i migliori videoclip musicali e canzoni degli ultimi 12 mesi. Con un totale di 30 premi Moonmen (Moonman al singolare) ha superato anche Beyoncé, a quota 26. La popstar è arriva alla Ubs Arena di Long Island, alle porte di New York, portandosi dietro una valigia carica con 12 candidature.
Ha vinto in sette categorie, tra cui, video dell’anno per ‘Fortnight’ featuring Post Malone e artista dell’anno. Anche in questo caso ha fatto storia come prima performer a vincere in quella categoria per due volte. E’ inoltre l’artista che ha vinto cinque volte per la categoria miglior video. La 40ma edizione dei Vma è stato presentato da Megan Thee Stallion. Tra gli artisti che si sono esibiti, LL Cool J, Eminem, che ha aperto lo show, Shawn Mendes, Katy Perry, Benson Boone, Anitta, Karol G, LL Cool J, Camila Cabello, Halsey. Il premio come miglior canzone dell’anno è andato a Sabrina Carpenter per ‘Espresso’
(da agenzie)

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GIORGIA E LE SUE OSSESSIONI: TALPE E SPIONI. MELONI HA CHIESTO AL CERIMONIALE DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DI ALLONTANARE DAL SUO UFFICIO ANCHE I COMMESSI, DOPO AVER FATTO SLOGGIARE I POLIZIOTTI DALL’ANTICAMERA

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

ATTORNO A SÉ VUOLE SOLO UOMINI DI “PROVATISSIMA FIDUCIA”, OVVERO LA SUA SCORTA, COMPOSTA DA AGENTI DEI SERVIZI… È BRACCIO DI FERRO TRA APPARATI: POLIZIA CONTRO AISI, L’AGENZIA CHE SOVRINTENDE ALLA SICUREZZA INTERNA. AL CENTRO DELLO SCONTRO CI SAREBBE IL CAPOSCORTA DELLA DUCETTA, GIUSEPPE NAPOLI, MARITO DELLA SEGRETERIA DELLA PREMIER, LA POTENTE PATRIZIA SCURTI

Resta convinta della sua scelta Giorgia Meloni: attorno al suo ufficio vuole solo uomini di provatissima fiducia. In sintesi: la sua scorta. Al punto che ha chiesto al cerimoniale della presidenza del Consiglio di creare delle zone off limits anche per i commessi. Nella sua caccia a talpe e spioni, la premier ha cominciato a fidarsi sempre meno anche di questi assistenti che dipendono dalla struttura di Palazzo Chigi, esattamente come avvenuto per i poliziotti allontanati lunedì, che erano destinati a garantire la sicurezza nell’area adiacente al suo ufficio.
Mentre prima potevano muoversi liberamente, sulle scale e usando l’ascensore che porta allo studio della presidente del Consiglio, ora i commessi potranno avvicinarsi solo passando dal filtro di controllo della scorta.
Anche per i giornalisti ci sono delle novità: se vorranno continuare a stazionare di fronte al portone esterno, dovranno farlo qualche metro più in là. Sono spesso colleghi delle agenzie di stampa che hanno il compito preziosissimo, tra le altre cose, di capire chi entra e chi esce dagli uffici della presidenza. Altri occhi indiscreti, secondo Meloni, sempre più assillata dal timore di fughe di notizie e di potenziali complotti ai suoi danni.
Bisogna immaginare Palazzo Chigi diviso in due ali. Quella a sinistra, guardando il portone, dove ci sono i sottosegretari e il capo dell’ufficio stampa; quella a destra è dove lavora Meloni, con un’anticamera e un ascensore da sempre presidiati da due poliziotti. Come scritto da La Stampa, i due agenti non ci sono più. A differenza di quanto sostenuto dal capo ufficio stampa Fabrizio Alfano, in tre giorni ci sono stati tre ordini di servizio da parte dell’Ispettorato che opera a Palazzo Chigi, uno per ogni giorno, il primo verbale e gli altri due scritti, che confermano le disposizioni iniziali.
Il clamore della notizia, gli attacchi dell’opposizione e la conferma da parte dei sindacati di polizia, hanno costretto l’entourage di Meloni a correre ai ripari. La premier ha voluto che venissero coinvolti anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il Capo della Polizia Vittorio Pisani, anche per avere una sponda a difesa della tesi che la decisione è stata presa a tutela di un’agente – parole della premier – «che si ritrovava a fare l’ascensorista e a premere semplicemente un pulsante».
Non è chiaro perché Meloni si sia accorta di questa figura addetta alla sua sicurezza solo oggi, dopo quasi due anni a Palazzo Chigi. Proprio due settimane dopo la cospirazione immaginaria contro la sorella Arianna, costruita da Il Giornale di Alessandro Sallusti, e nei giorni dei mille sospetti sul caso di del ministro Gennaro Sangiuliano […]
Ieri, a margine della periodica riunione sulla sicurezza, a Palazzo Chigi c’è stato un breve vertice tra il ministro Piantedosi e l’ispettorato. Non è ancora chiaro quale sarà il nuovo assetto. Presto potrebbe essere pronto un nuovo ordine di servizio che non ripristinerà le vecchie disposizioni: dovrebbe prevedere un agente al piano, a monitorare l’area di Meloni, ma sempre tenuto a una certa distanza. È alla sua scorta personale che Meloni ha appaltato, quasi esclusivamente, la propria sicurezza e la propria tranquillità. Creando più di un malumore.
C’è, infatti, anche un braccio di ferro tra apparati, dietro la decisione di allontanare gli agenti di polizia dalle loro precedenti mansioni. Polizia contro Aisi, l’agenzia che sovrintende alla sicurezza interna. E l’Aisi – secondo quanto La Stampa è in grado di ricostruire – ha vinto. Al centro di questa guerra di veleni, c’è il caposcorta della presidente del Consiglio. Giuseppe Napoli, detto Pino, marito della segretaria storica di Meloni, è in forza all’Aisi, come tutti gli altri uomini che seguono la leader ovunque. Scelti personalmente da Napoli. Fidatissimi. Di provata fede meloniana. Ma se il suo potere cresce è perché così vuole Meloni.
Come è stato ampiamente raccontato, ad occuparsi della sicurezza della presidente del Consiglio c’è però anche un Ispettorato di Ps che è dedicato soltanto a questo scopo con circa duecento agenti alle sue dipendenze. Sono loro responsabili della sicurezza della presidente del Consiglio: un terminale indispensabile con le altre forze di polizia, con l’Antiterrorismo, con le varie questure e prefetture quando si organizza una trasferta.
A capo c’è un maturo dirigente generale della polizia, a cui mancano pochi mesi per andare in pensione. Ed è perfino ovvio – come si racconta nei corridoi del Viminale – che se ci fosse stato qualche caso preoccupante, una fiducia malriposta, una sospetta fuga di notizie, l’Ispettorato e poi direttamente il Capo della polizia ne sarebbero stati informati per primi. Ci si sarebbe aspettati a quel punto una girandola di trasferimenti e qualche procedimento disciplinare. Invece niente.
L’allontanamento degli agenti dagli ascensori e dall’anticamera sono stati derubricati a sostituzione degli ascensoristi. Invece è molto di più. È l’implicito messaggio che ad occuparsi della premier “deve” essere soltanto l’Aisi e i suoi 007.
La storia ricorda un po’ quel che accadde nel 2002 quando a Palazzo Chigi s’insediò Silvio Berlusconi, che pretese di affidarsi totalmente alla Security di Mediaset. Era un clamoroso schiaffo a polizia e carabinieri. Si trovò l’escamotage di far assumere gli agenti privati dai servizi segreti e da allora è rimasta la consuetudine di usare a piene mani gli agenti dell’intelligence per Palazzo Chigi. Il che, nel sistema italiano, è abbastanza incongruo.
Si consideri che siccome uno 007 non ha la qualifica di agente di polizia, non può arrestare nessuno. Non ne ha la potestà. E per questo motivo – dicono fonti di Polizia – anche la scorta diretta con mano ferrea da Napoli avrebbe bisogno di essere mista, con dentro qualche agente di Ps.
(da La Stampa)

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IL SOGNO AMERICANO È LONTANO ANNI LUCE DA QUELLO ITALIANO: SE NASCI IN UNA FAMIGLIA DISAGIATA È DIFFICILE VENIRNE FUORI

Settembre 12th, 2024 Riccardo Fucile

L’ISTRUZIONE DI PAPÀ E MAMMA HA UN FORTE IMPATTO SUL RENDIMENTO SCOLASTICO DEI FIGLI: IL 37% DEGLI ADULTI, I CUI GENITORI NON HANNO UN TITOLO DI SCUOLA SUPERIORE, NON E’ RIUSCITO A OTTENERE LA MATURITÀ: C’È UN 20% DELLA POPOLAZIONE CHE NON HA UN DIPLOMA

In Italia, la quota media dei giovani tra i 20 ei 24 anni che non hanno un lavoro, né frequentano un corso di istruzione formazione (i cosiddetti Neet) è diminuita dal 32% al 21% tra il 2016 e il 2023. Tuttavia, mentre le differenze di genere sono relativamente piccole per i giovani di età compresa tra i 20 e i 24 anni, il tasso di NEET è più elevato per i giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni con il 31% delle donne che non studiano e non lavorano contro il 20% degli uomini.
E’ quanto emerge dal rapporto Ocse Education at a glance 2024, diffuso oggi. La percentuale di giovani tra i 25 ei 34 anni senza titolo di studio secondario superiore nel nostro paese è diminuita del 6 punti percentuali dal 2016 e ha raggiunto il 20% nel 2023, ma rimane comunque al di sopra dell’OCSE (la media è del 14%). L’istruzione dei genitori poi ha un forte impatto sul rendimento scolastico dei figli: in Italia il 69% dei 25-64 anni che hanno almeno un genitore con un titolo terziario, ovvero la laurea, ha conseguito la laurea (o un titolo equivalente) mentre il 37% degli adulti i cui genitori non hanno raggiunto titolo di studi superiori, non sono riusciti neppure a concludere le scuole superiori e ad ottenere la maturità.
In Italia il 69% dei 25-64 anni che hanno almeno un genitore con un titolo terziario, ovvero una laurea – spiega il rapporto Ocse – ha conseguito anche lui la laurea o un titolo equivalente (media OCSE è del 72%). Al contrario, solo il 52% di coloro che hanno almeno un genitore con livello secondario superiore o post-secondario non terziario e il 10% di quelli con genitori senza un titolo di scuola secondaria superiore hanno conseguito essi stessi una laurea.
All’estremo opposto, il 37% degli adulti i cui genitori non hanno un titolo di scuola superiore non sono riusciti ad ottenere la maturità (la media OCSE si ferma al 16%).
(da agenzie)

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