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IL FUMETTISTA “MAKKOX”, AL SECOLO MARCO DAMBROSIO: “CI MARTELLANO I COJONI CON LA FAMIGLIA TRADIZIONALE E POI HANNO L’AMANTE, È LA DOPPIA MORALE SOVRANISTA”

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

“SANGIULIANO È UNA VITTIMA DELL’UBRIACATURA DA POTERE. IN CUI SI MESCOLANO ARROGANZA E MITOMANIA”… “L’EGEMONIA DELLA DESTRA? MACCHÉ, NON HANNO NESSUNO. LA MELONI SI È SEMPRE CIRCONDATA DI FEDELISSIMI, LA SORELLA, IL COGNATO. SIAMO A LIVELLI DI PARANOIA ALLA SADDAM, CONTANO I LEGAMI DI SANGUE, I CUGINI, QUELLI DELLA GARBATELLA”

Makkox, qual è l’immagine che resterà di Gennaro Sangiuliano?
“Non riesco a togliermi dalla mente la foto che lo mostra in posa davanti al presepe nell’ultimo Natale, nell’atto di celebrare la grande tradizione italiana”.
Perché proprio quella?
“Perché la raffronto con quella di questa estate: Sangiuliano alle prese con l’altra tradizione del maschio nostrano…”.
Il tradimento?
“Sì, unito all’immediata richiesta di perdono che lavi il peccato”.
La confessione.
“E quindi le lacrime in diretta tv, le scuse alla moglie, ‘la donna più importante della mia vita’, e a Giorgia Meloni”.
Che cosa ha pensato quando l’ha visto?
“Ammazza che sbrego che ha sulla capoccia!”
Non era meglio dimettersi prima?
“Sangiuliano è la classica vittima dell’ubriacatura del potere. In cui si mescolano arroganza e mitomania. Basta vedere come trattava in pubblico i suoi ex colleghi giornalisti”.
Adesso Maria Rosaria Boccia dice che non c’era alcuna relazione.
“Ma, perché allora lui l’ha detto in tv? No, tendo credere a lui, che infatti temeva che uscissero le chat. Altro che cuoricini”
Boccia ha fatto tutto da solo?
“Penso proprio di sì. Non credo che il Pd abbia la capacità tirare fuori dal cilindro una Mata Hari”.
E’ farina del suo sacco?
“Non mi pare affatto un personaggio costruito”.
Che idea si è fatto?
“Di una donna rampante, sveglia”.
Cosa ci dice della destra questa storia?
“Ci martellano con sta rottura dei cojoni della famiglia tradizionale…”
E invece?
“E invece le due sorelle Meloni si sono separate, e ora Sangiuliano”.
Siamo alla doppia morale?
“Più che doppia threesome”.
L’egemonia della destra non è soprattutto occupazione del potere?
“Ma non hanno nessuno.”
Cosa ci dice?
“Non hanno nessuno di cui si sentono di fidarsi veramente, e tra quelli di cui si fidano non c’è granché…”
Meloni si è sempre circondata di fedelissimi.
“La sorella, il cognato, il marito dell’assistente, siamo al familismo”.
Questo è un tratto tipico della politica italiana, però.
“Sì, però qui assume forme tribali. Siamo a livelli di paranoia alla Saddam, contano i legami di sangue, i cugini, quelli della Garbatella…”.
Che conseguenze vede per il governo?
“Alla fine la mancanza di fiducia ti isola, ti paralizza. E’ sempre l’inizio della fine”.
Quanto peserà lo scandalo Boccia?
“Ha dato un bel calcio all’immagine del governo. E’ una tegola mica da poco”.
Come sarà Giuli come ministro?
“Boh. Non mi sembra così ottusamente devoto come lo era Sangiuliano, che era un ministro-talebano”.
Calenda e Renzi lei li imbarcherebbe nel campo largo?
“Forse più Calenda di Renzi”.
Come mai?
“Renzi è più quello che toglie di quello che mette”.
Duecentomila voti.
“E pensi a quelli che se ne vanno!”.
Cosa ci insegna questa storia?
“Dovevano sconfiggere l’egemonia culturale della sinistra e si sono ritrovati in un film di Vanzina”.
(da La Repubblica)

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PROCESSO OPEN ARMS, SALVINI PRECETTA I PARLAMENTARI LEGHISTI DAVANTI AL TRIBUNALE DI PALERMO COME BERLUSCONI FECE CON RUBY

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

DOMANI LE RICHIESTE DELL’ACCUSA, A NOVEMBRE LA SENTENZA SUL SEQUESTRO DI PERSONA AGGRAVATO

È una chiamata alle armi. Matteo Salvini li ha convocati tutti: i parlamentari leghisti il 14 settembre dovranno presentarsi davanti al Tribunale di Palermo per la prossima udienza del processo Open Arms.
Il leader del Carroccio è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. I fatti risalgono all’agosto del 2019 quando da ministro dell’Interno Salvini nega lo sbarco alla nave della ong spagnola lasciando in mare 147 migranti. L’imbarcazione resta per giorni davanti a Lampedusa con i profughi a bordo e la situazione, in totale stallo, viene sbloccata solo dall’ordine di sbarco dato dalla Procura di Agrigento.
Domani dunque i magistrati faranno le proprie richieste: si saprà se l’accusa vuole la condanna o meno di Salvini e, in caso, a quanti anni. Per questo il leghista vuole i suoi accanto a sé. Proprio come quando l’11 marzo 2013 i parlamentari del Pdl marciarono alla volta del tribunale di Milano dopo che i giudici, nell’ambito del processo Ruby, decisero di sottoporre Berlusconi a una nuova visita fiscale.
Quel giorno di ormai oltre dieci anni fa erano in tanti: c’era Denis Verdini e Giancarlo Galan, e Poi Raffaele Fitto, Daniela Santanchè, Mariastella Gelmini, Angelino Alfano, Maurizio Gasparri e Laura Ravetto, per fare qualche nome. Le foto delle scalinate del tribunale gremite di forzisti sono ormai d’archivio.
Ora Salvini vorrebbe ripetere quella scena: e così nel consiglio federale di martedì ha chiamato i suoi in radunata. Già nella nota dopo quella riunione si faceva riferimento a una mobilitazione: “Almeno due gazebate in tutta Italia (nei weekend 21-22 settembre e 28-29 settembre) e massima attenzione in vista di Pontida (6 ottobre)”. Poi il riferimento al processo: “Il leader attende la richiesta della pubblica accusa per il caso Open Arms (in calendario sabato 14 settembre: rischia fino a 15 anni di carcere) e il partito è pronto a mobilitarsi”. Con una sorta di sit-in davanti al Palazzo di giustizia.
Di certo Salvini ora ha bisogno di supporto, anche perché il processo dovrebbe arrivare a sentenza entro l’anno. Se viene rispettato il calendario, così come è stato già fissato, il 18 ottobre toccherà all’arringa del suo legale, l’onorevole Giulia Bongiorno. A quel punto, tra fine ottobre e novembre è attesa la decisione dei giudici.
Sentenza questa che impensierisce il governo che avrà, sul fronte giudiziario, un autunno piuttosto caldo.
Il 9 ottobre, ad esempio, c’è l’udienza preliminare del caso Visibilia, che vede indagata la ministra del Turismo Daniela Santanchè. C’è poi in corso anche il processo in primo grado per Andrea Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia accusato di rivelazione di segreto d’ufficio per il cosiddetto “caso Cospito”. Prossima udienza: 16 settembre.
A fronte di questi casi, il partito di Giorgia Meloni ora dovrà stabilire una linea di condotta: come comportarsi in caso di condanne o rinvii a giudizio, se chiedere o meno le dimissioni. E la sentenza di Salvini – in caso di condanna – potrebbe essere la prima prova su campo.
(da agenzie)

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I SOVRANISTI SALVANO I LADRI: SENZA LA QUERELA CHI SCIPPA E’ SALVO

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

ALTRO CHE ORDINE E SICUREZZA

Sicurezza, sicurezza invocano un giorno sì e un giorno pure il partito della premier Giorgia Meloni, FdI, e la Lega. Ma quando c’è da passare ai fatti è tutta un’altra storia.
Mercoledì, con il parere contrario del governo, la Camera a maggioranza ha bocciato un emendamento targato M5S che chiedeva il ripristino della procedibilità d’ufficio per il furto aggravato, tra i reati retrocessi a procedibili solo con la querela della persona offesa in seguito alla riforma Cartabia.
Chi meglio del governo “ordine e sicurezza” poteva sanare questa ingiustizia per le vittime? E, invece, l’emendamento a firma, tra gli altri, dei deputati Marianna Ricciardi, Federico Cafiero de Raho, Valentina D’Osso e Alfonso Colucci è stato bocciato.
“Il reato di furto aggravato, ha detto in aula Marianna Ricciardi, deve essere procedibile d’ufficio per due motivi: il primo perché si parla di un reato e di una fattispecie che rappresentano un grande allarme sociale; il secondo perché esso è di interesse della collettività, non soltanto del singolo che subisce il furto. Pensiamo al turista che viene un paio di giorni qui a Roma e deve perdere una giornata per andare a denunciare: molto spesso non lo farà. Ma il cittadino, che prende la metropolitana, ha tutto l’interesse affinché vengano denunciati quanti più reati possibili, se si verificano”.
Secondo la deputata M5S, la bocciatura dell’emendamento “dimostra che quella di Meloni e dei suoi alleati è solo propaganda: parlano tanto di sicurezza, ma di fronte a questi atti concreti la retorica del centrodestra si scioglie”.
Per capire meglio l’occasione mancata dalla maggioranza alla Camera di sanare una norma che genera impunità, risaliamo al 2022, quando quella riforma ha “declassato” da procedibili d’ufficio a procedibili solo con la querela di parte reati come sequestro, lesioni, minacce, violazione di domicilio, furti, compreso, appunto, quelli aggravati.
Stiamo parlando di furti commessi, per esempio, dai borseggiatori in metropolitana, sui bus, con il motorino, a casa. La normativa Cartabia ha subito una modifica con questa maggioranza ma solo in minima parte: il Consiglio dei ministri nel gennaio 2023 ha approvato un disegno di legge che rende procedibili d’ufficio i reati “declassati” solo se c’è l’aggravante di mafia e terrorismo.
In tutti gli altri casi quei reati toccati dalla riforma del governo Draghi possono essere perseguiti solo con la querela di parte. Ed è ovvio che tante vittime di minacce, di lesioni, per paura non denunciano e così i colpevoli la fanno franca. Anche chi viene arrestato in flagranza per un furto, per esempio, se entro 48 ore la vittima non ha presentato denuncia, la scampa.
Il governo Meloni ha ripristinato la procedibilità d’ufficio, ma solo per l’aggravante di mafia e terrorismo. Per il resto, tutto sulle spalle delle vittime o tana libera tutti.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL DUELLO TV SPINGE KAMALA HARRIS: SECONDO L’ULTIMO SONDAGGIO REUTERS-IPSOS, LA VICEPRESIDENTE È 5 PUNTI AVANTI RISPETTO A TRUMP (47% CONTRO 42%)

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

PER IL 53% DEGLI INTERPELLATI, HARRIS HA VINTO IL DIBATTITO, MENTRE PER IL 24% IL VINCITORE È TRUMP… LA CAMPAGNA DI KAMALA HA RACCOLTO 47 MILIONI DI DOLLARI NELLE 24 ORE SUCCESSIVE AL FACCIA A FACCIA IN TV

Neanche il tempo di valutare il peso che gli oltre 67 milioni di telespettatori del primo scontro tra Kamala Harris e Donald Trump potranno avere sulle rispettive campagne e i due candidati sono di nuovo on the road alla conquista degli Stati in bilico e degli elettori indecisi, mentre un nuovo sondaggio dà la candidata democratica in vantaggio di cinque punti sul rivale repubblicano grazie alla buona performance nel duello.
Harris è volata in North Carolina per due comizi, a Charlotte e Greensboro, le prime due tappe del tour ‘New Way Forward’ che, come ha spiegato lo staff della vice presidente, apre una fase più “aggressiva” della campagna. L’obiettivo, hanno rivelato persone vicine ad Harris, è capitalizzare sulla buona performance al dibattito televisivo colpendo l’avversario repubblicano con spot elettorali che ne mettano in luce l”‘inadeguatezza”. Secondo l’ultimo sondaggio Reuters-Ipsos, la vicepresidente è in vantaggio sul tycoon con il 47% delle preferenze contro il 42%.
La crescita di cinque punti è superiore a quella di quattro registrata nell’ultima rilevazione del 21-28 agosto. Per il 53% degli interpellati, inoltre, Harris ha vinto il dibattito, mentre per il 24% il vincitore è Trump. La vicepresidente si sposterà poi in Pennsylvania venerdì, un altro stato cruciale per la conquista della Casa Bianca, mentre Tim Waltz terrà un comizio a Grand Rapids in Michigan.
Anche Trump ha un’agenda fitta di impegni, prima un comizio a Tucson, in Arizona e poi un evento per la raccolta fondi in California. Il tycoon ha annunciato sul suo social media Truth che non terrà un secondo dibattito contro l’avversaria rivendicando di aver vinto quello di martedì. “Quando un pugile perde un combattimento, le prime parole che escono dalla sua bocca sono: ‘Voglio una rivincita’ . I sondaggi mostrano chiaramente che martedì sera ho vinto il dibattito contro la compagna Kamala Harris, la candidata della sinistra radicale”, ha attaccato.
Se pubblicamente il tycoon e i suoi continuano a sostenere la vittoria nella sfida televisiva contro Harris in privato i principali consiglieri hanno ammesso che è improbabile sia riuscito a convincere gli elettori indecisi a sostenerlo dopo una prestazione poco efficace.
Nel frattempo, il dipartimento per la sicurezza interna ha deciso di dichiarare il 6 gennaio 2025, il giorno in cui sarà certificato il vincitore delle presidenziali e anniversario della rivolta contro Capitol Hill, “evento speciale” così da poter rafforzare la sicurezza e portarla ai livelli di occasioni straordinarie come inaugurazioni presidenziali, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e le convention dei partiti. Il piano per quel giorno sarà supervisionato dal Secret Service e coinvolgerà agenti federali, statali e locali.
La campagna di Kamala Harris ha raccolto 47 milioni di dollari nelle 24 ore successive al duello tv contro Donald Trump. Lo riferisce il New York Times.
(da agenzie)

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REGIONE LAZIO, SI AGGRAVA LA CRISI E ROCCA ORA TREMA: “DIPENDE TUTTO DALLE SCELTE DI ARIANNA MELONI”

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

FORZA ITALIA DISERTA LA GIUNTA E PARALIZZA IL CONSIGLIO… CANGEMI SPERA NELLA PRESIDENZA E LA PALAZZO E’ IN BILICO

La crisi in Regione Lazio si va aggravando. Tanto che, dopo aver lasciato il cerino in mano a FdI, lo stesso presidente Francesco Rocca ieri ha iniziato ad attivarsi cercando soluzioni e contatti con Forza Italia, che reclama un maggior peso nel governo regionale. Un’autorevole fonte di Fratelli d’Italia però assicura: «Un’idea c’è ma dipende tutto da Arianna». Chiamando così nuovamente in causa la sorella della premier.
FI starebbe puntando ora principalmente alla presidenza del consiglio regionale, che vorrebbe dare a Pino Cangemi, passato di recente dalla Lega a Forza Italia. Il presidente Antonello Aurigemma in tal modo dovrebbe prendere in giunta il posto di Elena Palazzo, con un avvicendamento tutto interno a FdI, dopo che la stessa Palazzo ha anche appena incassato un brutto colpo con l’esclusione del candidato al comitato regionale Lazio della Lega nazionale dilettanti della Figc sostenuto dal suo assessorato, Giacomo Tramati.
Si parla inoltre di un rimescolamento generale delle deleghe. Aurigemma però non appare intenzionato a cedere la presidenza: da sempre ha manifestato disponibilità ad accontentarsi di un assessorato solo se fosse quello alla sanità, delega che invece Rocca è deciso a tenersi stretta. «Manca il semaforo verde di Arianna», assicura la fonte di FdI.
Qualche malumore si registra inoltre all’interno della stessa Forza Italia. Luisa Regimenti e Giuseppe Schiboni avrebbero disertato la giunta senza una indicazione in tal senso del partito e c’è chi non ha gradito la partecipazione di Giorgio Simeoni alla capigruppo. C’è insoddisfazione tra alcuni consiglieri azzurri per una partita che si starebbe concentrando solo su Cangemi e soprattutto a destra, riferendosi a quest’ultimo, c’è chi dice: «Non è accettabile una crisi che non si riesce a chiudere per dare spazio a chi fino a un anno e mezzo fa sosteneva l’anatra zoppa di Zingaretti».
La situazione è tesa. Tanto che, nonostante si dovesse discutere di una legge urbanistica sostenuta dall’assessore leghista Pasquale Ciacciarelli, in commissione urbanistica non si è presentata proprio l’unica consigliera della Lega, Laura Cartaginese. «Attendiamo una proposta da Fratelli d’Italia», continuano a ripetere da FI.
Le opposizioni intanto incalzano Rocca. «Il Consiglio non si riunirà nemmeno nelle prossime settimane per colpa delle irrisolte, ed evidentemente ancora irrisolvibili, divisioni all’interno della maggioranza di centrodestra», specificano Mario Ciarla (Pd), Marietta Tidei (Iv), Adriano Zuccalà (M5s), Alessio D’Amato (Azione) Claudio Marotta (Avs) e Alessandra Zeppieri (Polo progressista). E c’è chi punta il dito anche sul caso delle Asl quasi tutte commissariate: «Con simili lottizzazioni in corso non potrebbe andare diversamente».
(da agenzie)

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MA NON ERA QUELLO CHE VOLEVA IL PROCESSO PER DIMOSTRARE LA PROPRIA INNOCENZA? TOTI CHIEDE E OTTIENE IL PATTEGGIAMENTO: CONDANNA A DUE ANNI E UN MESE

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

INOLTRE CONFISCA DI 84.100 EURO. 1.500 ORE DI LAVORI DI PUBBLICA UTILITA’ E INTERDIZIONE TEMPORANEA DAI PUBBLICI UFFICI

Svolta clamorosa e improvvisa nell’inchiesta per corruzione elettorale che ha travolto negli scorsi mesi la Regione Liguria.
L’ex governatore Giovanni Toti si è accordato, attraverso il suo avvocato Stefano Savi, con la Procura di Genova per patteggiare una pena di due anni e un mese e una confisca di poco più di 84 mila euro, oltre a 1500 ore di lavori di pubblica utilità.
Nell’accordo tra i pm e l’avvocato Stefano Savi prevista anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena
Ora l’ultima parola spetta al Gip, ma l’esito visto l’accordo tra le parti è scontato. Va a patteggiamento anche l’ex presidente del porto di Genova Paolo Signorini.
Ancora non è chiaro l’orientamento dell’altro grande imputato, ovvero l’imprenditore Aldo Spinelli, anche lui a giudizio immediato come Toti e Signorini.
Toti era stato arrestato e messo ai domiciliari il 7 maggio e a inizio agosto era stato rimesso in libertà dopo le sue dimissioni formali da presidente della Regione Liguria, dove il 27 e 28 ottobre si andrà al voto, con le candidature di Andrea Orlando per il centrosinistra e del sindaco di Genova Marco Bucci per il centrodestra.
(da agenzie)

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GELO CON MELONI E INCIAMPI AL MINISTERO. ORA TREMA LOLLOBRIGIDA

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

PRANDINI AL SUO POSTO NEL CASO DEL PIANO B, CON LOLLO DIROTTATO IN UE

Di recente, hanno chiesto di Francesco Lollobrigida a Giorgia Meloni. La premier ha mostrato distacco. Di più: indifferenza. Peggio: irritazione. E questo perché “Lollo”, da venti giorni ormai ex compagno di Arianna Meloni, è di fatto fuori dal gruppo. Anzi, dal cerchio magico.
Diverse fonti consultate da Repubblica negli ultimi giorni — a conoscenza di quanto accade a Palazzo Chigi e in via della Scrofa — confermano questa dinamica. Detta ancora più chiaramente: c’è una frattura tra le due sorelle e il ministro dell’Agricoltura, a lungo braccio destro e sinistra della fondatrice di FdI, storico plenipotenziario del partito.
Che questa frattura sia personale o politica, impossibile dirlo. O forse, è semplicissimo: entrambe le cose, inevitabilmente. Lollobrigida, raccontano dirigenti che l’hanno sentito, si sente assediato. Indebolito (anche se la sua presa su FdI, avendo gestito le liste, è comunque significativa). Nulla, insomma, sembra saldo, a partire dalla sua posizione nell’esecutivo. E tutto questo a poco più di due settimane dal G7 dell’Agricoltura che è chiamato a presiedere.
Per esplorare le ragioni di questo sommovimento nel cuore del melonismo, vale la pena ricordare innanzitutto il contesto: Lollobrigida è recente protagonista di una separazione. È Arianna Meloni ad annunciarla, dopo aver a lungo meditato la tempistica della comunicazione. Accade il 24 agosto, nei giorni caldissimi dei due scandali dell’estate (chissà quanto legati da un filo rosso): mentre Sangiuliano consuma la fase finale del pasticcio che lo porterà alla rottura con Boccia, il nome della sorella della premier finisce al centro di un’indiscrezione pubblicata da Alessandro Sallusti sul rischio di una possibile indagine a suo carico. Il nome del ministro, in quel momento, è sui quotidiani solo per l’epilogo del suo rapporto.
Poi però Lollobrigida entra anche nelle cronache del caso Boccia. Breve riassunto per chi avesse perso il filo: l’imprenditrice campana sostiene in tv di non aver alcun rapporto con lui. «Non lo conosco neanche — dice a La7 — Ci siamo incontrati il 5 agosto 2023, non abbiamo i rispettivi numeri e non ci siamo mai incontrati». Dimenticando così almeno due episodi: una conferenza stampa insieme a Lollobrigida, il 20 dicembre 2023 per presentare un intergruppo parlamentare, e poi un bigliettino firmato dal ministro per ringraziare Boccia per il Festival della Bellezza. A rendere più confuso il quadro, arrivano le dichiarazioni rilasciate l’altro ieri dal titolare dell’Agricoltura: «Non ho avuto il piacere di approfondire la conoscenza con la signora Boccia. Quello che ha detto è la verità: ho partecipato ad un incontro alla Camera dei deputati invitato dall’intergruppo parlamentare». Dimenticando, in questo caso, lo scatto datato agosto 2023.
Questa incongruenza, riferiscono, crea tensioni ai vertici dell’esecutivo. Il ministro non cita la foto. Indispettisce Palazzo Chigi. Dunque Giorgia Meloni. E Arianna. A questo si aggiunge un enigmatico post serale di Boccia. Si rivolge al sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari. E negando una frequentazione assidua con Lollobrigida — ma confermando i due incontri — chiede proprio a Fazzolari: «Ci può illuminare sul mio presunto accreditamento al ministero dell’Agricoltura?».
Dopo il caso Sangiuliano, ogni parola pesa il triplo. Il timore è che un dettaglio mancante, una foto mai pubblicata che informi di un’altra occasione di contatto, un’incongruenza nelle ricostruzioni possa mettere in difficoltà il governo. Non a caso, molti big del melonismo limitano al massimo gli interventi pubblici: non si espone ad esempio Arianna, chiamata in causa due giorni fa da Bianca Berlinguer e ieri da Boccia, mantenendo un profilo cauto e attendista, almeno in attesa di capire in che modo eventuali nuove rivelazioni — frutto magari di conversazioni tra l’imprenditrice e Sangiuliano, come è stato ipotizzato — possano stravolgere il quadro. Lo stesso suggerimento è stato dato anche al ministro: ricostruisci ogni passaggio, fai mente locale su ogni possibile incrocio con Boccia. Ogni dimenticanza non è gradita. Né lo sarebbero eventuali polemiche sulla scelta dei suoi collaboratori.
Nessuno, insomma, può sbagliare. Neanche Lollobrigida. Al quale è stato spiegato informalmente da Palazzo Chigi — secondo quanto riferiscono fonti di massimo livello — che rischierebbe addirittura la permanenza al governo se dovesse essere smentito. Per intenderci: dopo il lacerante tira e molla del caso Sangiuliano, Giorgia Meloni non intende permettere nuovi inciampi. Tiene alla riuscita del G7 dell’Agricoltura, che si apre a Ortigia il 21 settembre, anche perché è attesa all’inaugurazione. Pensa che vogliano colpirla nei rapporti internazionali. Non può sbagliare Lollobrigida, dunque. Dovesse accadere, sarebbe addirittura pronto un piano B. Prevederebbe una “promozione” in Europa, in qualche organismo legato al mondo agricolo. Per sostituirlo sarebbe pronto anche il nome giusto: il potente capo di Coldiretti Matteo Prandini, legatissimo alle Meloni. E lo farebbe anche a rischio di rendere inevitabile un rimpasto.
(da La Repubblica)

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MARIO DRAGHI: “L’EUROPA RIMANGA PADRONA DEL PROPRIO DESTINO. CHI PAGA MENO LE DONNE VIOLA LA COSTITUZIONE”

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

“IL LAVORO FEMMINILE E’ DECISIVO PER IL FUTURO DEL PAESE”

«L’Europa vuol rimanere padrona del suo destino? Ci vuole un cambiamento di prospettiva», dice Mario Draghi, intervistato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, dal palco del Tempo delle Donne 2024.
L’intervista all’ex presidente del Consiglio, già presidente della Banca centrale europea inaugura la nuova edizione del Tempo delle Donne, dedicata al Lavoro. Il titolo dell’incontro – «Il lavoro delle donne per un Paese più libero e competitivo» – mette al centro l’occupazione femminile. Ma non è l’unico tema che è stato affrontato durante il colloquio tra Draghi e Fontana.
Quello del Tempo delle Donne è il primo appuntamento pubblico di Draghi dopo la presentazione del report sulla competitività della Ue (qui il testo integrale) che l’ex premier ed ex governatore della Bce ha realizzato su mandato di Ursula von der Leyen. «L’unico modo per diventare più produttivi è che l’Europa cambi radicalmente», ha avvertito Draghi alla presentazione del suo rapporto. «Ci sono le condizioni per questo cambiamento?», chiede Fontana. «Il panorama è cambiato», premette Draghi, che poi prosegue: «Il rapporto dice cosa fare per essere indipendenti. Non è un rapporto per risposte da qui a una settimana. La cosa principale è raggiungere la consapevolezza di volere essere indipendenti». «Si vuole affrontare l’espansionismo cinese, l’aggressione russa e quel che succederà negli Usa in una situazione di autonomia, oppure di dipendenza, forse anche di servitù a un certo punto?», è l’interrogativo dell’ex premier.
«Debito comune Ue o Paesi troppo indebitati»
Draghi è convinto che «una parte» della grande mole di investimenti necessari affinché l’Europa resti competitiva «deve essere di investimento pubblico comune, perché sennò in alcuni casi il debito dei singoli Paesi diventa troppo alto ed è un disastro».
Pagare meno le donne è «contro la Costituzione»
«Chi paga meno le donne per il loro lavoro sa che va contro la Costituzione italiana? Bisogna insistere, ma parità di condizioni non si fa per decreto ma bisogna costruire ambiente», dice l’ex premier ed ex presidente Bce, parlando della parità di genere e del divario retributivo tra uomini e donne nel mondo del lavoro. «Ministro o ministra? È la donna che deve scegliere come essere chiamata. Non considero questa discussione un cambiamento culturale», ha aggiunto.
«Per la natalità serve il welfare»
«I Paesi del Nord Europa hanno un sistema di welfare forte e allo stesso tempo una natalità maggiore e per certi aspetti sono un esempio anche sull’innovazione. In Italia dobbiamo rafforzare la rete di assistenza: gli asili nido in alcune parti del Paese sono fondamentali perché non ci sono proprio», ha aggiunto Draghi, sottolineando che sia per la natalità che per la parità di genere «gli aiuti domestici sono chiave». «Il fatto che la scuola non sia ancora a tempo pieno e che ci siano 3 mesi di vacanza non è di aiuto per le donne», ha proseguito l’ex numero uno della Bce.
«Siamo un giardino, ma fuori c’è la giungla»
«Si vuol essere padroni del proprio destino o no? Affrontare espansionismo cinese, l’aggressione russa e quel che succederà negli Stati Uniti in una situazione di autonomia oppure di dipendenza, forse anche di servitù, a un certo punto?», ha incalzato l’ex premier, parlando delle sfide geopolitiche ed economiche che l’Europa deve affrontare. «Un libro diceva: noi siamo un giardino, ma fuori c’è la giungla – ha proseguito Draghi – Ma non è che le liane non si insinuino. L’Europa deve essere padrona del proprio destino».
Il messaggio ai giovani: recuperare l’utopia
«Ai miei tempi uscì un libro di Herbert Marcuse: L’uomo a una dimensione in cui si rifletteva sulla perdita dell’utopia – ha concluso Draghi – Il messaggio da dare ai giovani è questo: ben venga la maggiore attenzione all’equilibrio vita-lavoro ma va usata per recuperare l’utopia».
(da agenzie)

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L’UNICA MACCHINAZIONE CONTRO IL GOVERNO E’ L’AUTOCOMPLOTTO DEL CRETINISMO SOVRANISTA

Settembre 13th, 2024 Riccardo Fucile

DAL CASO SANGIULIANO ALLO SPARATORE POZZOLO, PASSANDO PER GIAMBRUNO, NATOLI E IL TRENO DI LOLLOBRIGIDA: NON SERVONO COMPLOTTI, I MEMBRI DEL GOVERNO SONO BRAVISSIMI A SABOTARSI DA SOLI

Il prossimo che per giustificarsi le prospetta un’ipotesi di complotto, Giorgia Meloni lo dovrebbe prendere a calci nel sedere. Perché l’unico complotto ben visibile a chiunque è quello degli uomini e delle donne che a destra combinano guai intorno alla presidente del Consiglio. E sono gli unici che davvero complottano contro il governo di cui fanno parte. Autocomplottano. Senza inventarsi una bella cospirazione, è vero, non si costruisce nessuna leadership in Italia. È un fenomeno immanente. Ma qui, a destra, oggi, c’è la novità del complotto come scudo stellare alla superficialità, all’inadeguatezza e talvolta – troppo spesso – alla pura imbecillità.
Maria Rosaria Boccia chi la manda, l’opposizione! O forse invece Boccia è una signora che in quel Parlamento dal quale adesso è stata espulsa a vita veniva invitata soltanto da leghisti e fratelli d’Italia per animare quegli “intergruppi” che altro non sono che la versione parlamentare e ricottara del Rotary Club? Insomma alla Camera dei deputati, Maria Rosaria Boccia ce l’ha portata Matteo Renzi o l’onorevole Gimmi Cangiano di FdI? Nell’auto del ministro della Cultura ce la spingeva Elly Schlein o Gennaro Sangiuliano? E l’avvocatessa Rosanna Natoli, consigliera in quota destra ieri sospesa dal Csm, è il bersaglio di una macchinazione dei membri togati del Csm (come sostiene lei) o piuttosto è la vittima di se stessa: delle sue frequentazioni, del suo italiano incespicante e in definitiva della superficialità con la quale un’avvocatuccia di Paternò è stata elevata al ruolo di membro laico del Csm? Poiché da sempre il complotto è il più banale rifugio del cretino, nonché il più cretino dei rifugi, Meloni anziché assecondare, dovrebbe trattare parlamentari, membri del csm, sottosegretari, ministri e persino giornalisti che usano la difesa minchioneggiante del complotto, come fossero l’insalata di Chernobyl: una cosa da decontaminare come il latte e le carote, da isolare, mettere in quarantena, depositare in barili stagni in fondo al mare. Abbiamo passato luglio e agosto a parlare di un presunto complotto della magistratura per mettere in crisi il governo attraverso Arianna Meloni. Mentre la realtà, i fatti, gli inciampi, i colpi di stupidità che sono proprio come i colpi di tosse, ovvero ne generano altri per mimesi simpatia o contagio, rivelano un’antropologia forse minoritaria nella destra ma dannosissima. Con questo materiale umano a che servono i complotti? Fanno tutto da soli.
Adesso si torna a parlare di una cospirazione dei fratelli Berlusconi contro il governo perché Maria Rosaria Boccia doveva essere (e forse sarà) ospite della trasmissione meno vista e più bislacca della storia della televisione italiana, quella di Bianca Berlinguer, ovvero un programma che se lo vedessero all’Onu riterrebbero plausibile l’inserimento dell’Italia nell’elenco dei paesi sottosviluppati. L’unico complotto, qua, è quello di Pier Silvio nei confronti di Mediaset. A ottobre dell’anno scorso, invece, il “complotto” dei Berlusconi contro il governo sarebbe consistito nelle scene diffuse da “Striscia la notizia” che ritraevano Andrea Giambruno che toccandosi il pacco nelle pause di una diretta televisiva straparlava di sesso e scopate. Anche lì, il complotto era di Antonio Ricci contro la destra o forse invece era dello sgomitante Giambruno contro se stesso e contro la sua compagna diventata presidente del Consiglio?
Persino il famoso episodio del treno fermato per fare scendere Francesco Lollobrigida è stato maneggiato a destra con il “dizionario del complotto” in mano. Poi però s’è scoperto che di quella faccenda ne parlavano loro, i membri dello staff del ministro, ridendo, così tanto che l’avevano raccontata a tutti finché qualcuno non l’ha scritta su un giornale. Un altro autocomplotto. Senza citare quello di Emanuele Pozzolo, lo sparatore di Capodanno, il deputato a cui partì un colpo di pistola durante il cenone, quello che intervistato dal Foglio disse: “Stanno accadendo cose strane, si cerca di uccidere me per salvare altri”. Una macchinazione, dunque. U’altra. Ecco. Tutte queste acrobazie verbali, e qui ne abbiamo citate solo alcune, nascondono e rivelano il disagio reale che sta dietro i finti complotti denunciati, raccontati, favoleggiati: l’inadeguatezza. Sono tutte patacche-rifugio. Ma alla fine resta soltanto il gesto scomposto, la parola fuori luogo, l’azione che nuoce a sé e agli altri. Insomma l’imbecillità. Mai sottovalutare il potenziale nocivo delle persone stupide, hanno sempre il complotto in canna.
(da ilfoglio.it)

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