Destra di Popolo.net

REGIONALI LIGURIA, I SOLITI VETI DEL M5S, ITALIA VIVA NON PARTECIPERA’: “CONTE NON CI VUOLE”

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

OTTIMO ASSIST A BUCCI DEGLI INAFFIDABILI GRILLINI

Italia viva non parteciperà alle Regionali in Liguria, nemmeno “nascosta” – come da accordi di coalizione – nella lista “Riformisti uniti” a sostegno di Andrea Orlando, candidato governatore del “campo largo” Pd-M5s.
A far saltare il patto concluso appena pochi giorni fa è una nota della coordinatrice nazionale del partito, la senatrice spezzina Raffaella Paita, che accusa i Cinque stelle di aver messo il veto sull’appoggio dei renziani nonostante l’assenza del simbolo, imposta come condizione anche dal Pd.
“In queste settimane abbiamo offerto la massima disponibilità e lavorato con generosità per costruire anche in Liguria un centrosinistra credibile e riformista. Ci siamo resi disponibili a superare i veti del passato e persino – su richiesta degli alleati – abbiamo deciso di non presentare il simbolo di Italia viva, confluendo in una lista con gli amici di +Europa e Socialisti. Abbiamo fatto di tutto per raggiungere l’obiettivo di una presenza riformista nel centrosinistra. Gli accordi con il candidato Orlando e con gli altri partiti hanno portato alla creazione della lista “Riformisti uniti”, apparentata con lo stesso Orlando come si può vedere dai documenti. La lista c’è ed è addirittura già apparentata. Ma nelle ultime ore – su pressione dei Cinque stelle – ci è stato chiesto di eliminare l’apparentamento o cancellare dalla lista i nomi di alcuni nostri rappresentanti. E per noi non è politicamente serio”, attacca Paita.
Lo strappo rischia di mettere in crisi il progetto di ritorno nel centrosinistra lanciato da Matteo Renzi in estate, che avrebbe dovuto vedere il suo esordio proprio in Liguria. E a calcare sul punto è la sua stessa luogotenente: “Siamo disponibili a fare gli accordi con il centrosinistra ma non a tutti i costi. E questo deve essere chiaro per l’oggi e per il domani. Noi siamo favorevoli alla costruzione di una coalizione di centrosinistra anche facendo un generoso sforzo di mediazione ma per noi – a differenza di altri, come abbiamo visto anche in queste ore a livello nazionale – prima delle poltrone viene la dignità. Possiamo rinunciare alle poltrone ma non rinunceremo mai alla dignità. E alla libertà”, scrive Paita. E poiché “non ci sono più i tempi per costruire una lista alternativa, conclude, il partito lascerà “ai propri elettori e militanti la piena libertà di voto” tra Orlando e Marco Bucci, candidato governatore per il centrodestra e sindaco di Genova appoggiato anche da Italia viva (che esprime pure un assessore in giunta).
(da agenzie)

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CORRUZIONE, CONCUSSIONE, FALSO E DEPISTAGGIO: ARRESTATO (DAI CARABINIERI) IL COMANDANTE DELL’ARMA DELLA STAZIONE DI GENOVA.CORNIGLIANO

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

UN’ALTRA TRISTE PAGINA PER L’IMMAGINE DELLE NOSTRE FORZE DELL’ORDINE

Corruzione, concussione, falso, accesso abusivo a sistemi informatici, rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio e depistaggio. Sono queste le accuse che hanno portato all’arresto del comandante della stazione dei carabinieri di Cornigliano Davide Oddicini, 52 anni.
Le indagini, coordinate dalla pm Gabriella Dotto sono state condotte dagli stessi carabinieri al guidati dal colonnello Michele Lastella. A insospettire i militari dell’Arma sono stati alcuni controlli di routine sull’utilizzo delle banche dati da cui è emerso che Odicini, aveva effettuato accessi nella banca dati delle forze di polizia controllando alcuni nominativi senza apparente giustificato motivo.
Il maresciallo avrebbe – secondo l’accusa – fornito in questo modo informazioni ad alcuni conoscenti tra cui un avvocato, che si rivolgeva all’amico carabiniere per avere notizie utili principalmente relative a incidenti stradali.
Inoltre Oddicini, avrebbe fornito informazioni anche un altro suo conoscente, un operaio edile, ottenendo in cambio lavori di muratura gratis nell’abitazione di un’amica.
In un altro episodio accertato dai carabinieri del Nucleo Investigativo, il sottufficiale avrebbe favorito un amico carrozziere nel recupero di una somma di denaro relativa ad un credito vantato nei confronti di un pensionato per alcuni lavori fatti sulla sua auto. Il carabiniere in pratica avrebbe detto all’anziano di pagare minacciandolo in caso contrario di denunciarlo per insolvenza fraudolenta.
lnfine il maresciallo, intervenuto per un furto in un negozio, avrebbe effettuato una ricostruzione parzialmente fittizia dei fatti, per contestare il reato di rapina impropria, al posto di quello di furto.
Al termine delle perquisizioni nei confronti degli indagati e di altre persone coinvolte nella vicenda, il maresciallo è stato arrestato e portato in carcere.
L’avvocato e l’operaio, sono accusati il primo di utilizzazione di atti coperti dal segreto d’ufficio ed accesso abusivo a sistema informatico delle banche dati e il secondo di corruzione ed accesso abusivo a sistema informatico delle banche dati in concorso. A casa dell’avvocato, i militari hanno trovato nascosti in alcune borse circa 70 mila euro in contanti. Per loro il gip ha disposto l’obbligo di dimora nella provincia di Genova con divieto di allontanarsi dall’abitazione in orario serale/notturno.
(da Genova24)

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POSTARE O NON POSTARE?

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

GLI ODIATORI DA TASTIERA E IL DILEMMA SE IGNORARLI O MENO

«Postare o non postare, questo è il dilemma. Se sia più nobile nella mente soffrire le critiche degli odiatori, e però veder crescere i propri follower, o prender le armi contro un mare d’affanni e, uscendo da Instagram, por loro fine. Morire, dormire…».
È il dubbio amletico del nostro tempo e mi è apparso chiaro leggendo l’intervista al Corriere dell’ultima vincitrice di Masterchef, Eleonora Riso. Con le loro critiche continue e gratuite, gli odiatori da tastiera erano riusciti a toglierle la voglia di cucinare, ma appena Eleonora ha smesso di postare ricette sui social, i suoi follower sono diminuiti.
Niente di male, se non fosse che è in base al numero di follower che oggi si viene valutati per ottenere un prestito o una sponsorizzazione. Un meccanismo infernale.
Puoi sguazzarci dentro, ma rischi di schiantarti, se non hai un pelo sullo stomaco grosso così. O puoi chiamartene fuori, dichiarare il tuo disgusto per un sistema economico che considera centomila tangheri più significativi di mille persone educate, però ti condanni a guadagnare e incidere poco. Esiste, come in tutte le cose, una terza via e la sta sondando Eleonora, che alla fine ha accettato i social come un veleno mortale ma necessario a chi voglia comunicare in questo secolo. E ha deciso di assumerli a dosi omeopatiche.
Postare o non postare, allora? Postare meno. E, aggiungerei, trovare qualcuno che legga le cattiverie rivolte a te senza riferirtele. Così da non morire e riuscire, magari, a dormire.
(da corriere.it)

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NEGLI ULTIMI QUATTRO GIORNI I PIRATI INFORMATICI DELL’INTELLIGENCE UCRAINA (GUR) HANNO ATTACCATO PIÙ DI 800 SERVER IN DIVERSE REGIONI RUSSE

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

I DOCUMENTI E I DATI MEMORIZZATI SUI SERVER RUSSI COLPITI SONO STATI DISTRUTTI. IL BERSAGLIO DEGLI HACKER SONO LE “ISTITUZIONI MILITARI, AMMINISTRATIVE E FINANZIARIE” CHE SOSTENGONO LA GUERRA IN UCRAINA

Negli ultimi quattro giorni gli hacker della direzione principale dell’intelligence ucraina (Gur) avrebbero attaccato più di 800 server in diverse regioni russe. Lo riporta Rbc Ucraina, citando fonti di intelligence. A seguito del cyber attacco i documenti e i dati memorizzati sui server colpiti sarebbero stati completamente distrutti.
Si tratterebbe di server di istituzioni militari, amministrative e finanziarie che sostengono la guerra russa in Ucraina. “La perdita di dati e documentazione ha portato ad un’interruzione parziale o totale del lavoro dei consumatori e dei fornitori di servizi in vari settori, e richiederà anche la spesa di ulteriori risorse per la ricerca e il recupero dei dati e dimostrerà ancora una volta alla popolazione locale il basso livello del supporto tecnico nella Federazione Russa”, ha affermato la fonte.
(da agenzie)

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“TUTTI A ORTIGIA”, TANTO PAGANO I CONTRIBUENTI

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

ECCO QUANTO COSTA LA TRASFERTA DEL MINISTERO DI LOLLOBRIGIDA IN SICILIA PER L’EXPO DEL G7

Mettiamo che un imprenditore agricolo in questi giorni abbia bisogno di parlare con qualche dirigente o funzionario del ministero dell’Agricoltura. Mettiamo che la questione sia piuttosto urgente e certo le emergenze nel settore non mancano, tra calamità climatiche e gravi malattie che colpiscono gli allevamenti.
Mettiamo che, dopo aver telefonato più volte a vuoto, il nostro agricoltore decida di prendere un treno e andare direttamente a Roma. Arrivato a via XX Settembre, si troverebbe davanti una scena surreale: i corridoi del ministero deserti, gli uffici chiusi.
E se chiedesse informazioni agli uscieri del palazzo, qualsiasi persona cercasse, si troverebbe probabilmente di fronte alla stessa risposta: “Per parlarci, deve andare a Siracusa”.
La nostra è una ricostruzione ipotetica, ma realistica. Ci sono infatti diversi resoconti di addetti del settore agricolo che in questi giorni sono stati costretti a prendere un aereo verso la Sicilia, solo per riuscire a discutere faccia a faccia con i dirigenti del dicastero guidato da Francesco Lollobrigida. D’altra parte, come Fanpage.it ha già raccontato, nell’ultima settimana l’attività usuale del ministero è stata di fatto paralizzata, perché tutti i vertici e una grandissima fetta del personale del Masaf è stata trasferita armi e bagagli sull’isola di Ortigia. Qua, è in corso l’Expo DiviNazione – la maxi fiera voluta da Lollobrigida per mettere in mostra le eccellenze italiane -, che prima ha anticipato e ora accompagnerà le tre giornate del G7 dell’Agricoltura.
Tutti gli uomini e le donne di Lollobrigida sono stati chiamati a rapporto a Ortigia il 21 settembre scorso, per applaudire la premier Giorgia Meloni, ospite d’onore dell’inaugurazione dell’Expo. Diversi di loro erano già lì nei giorni precedenti, per i sopralluoghi e le riunioni preparatorie. La maggior parte si fermerà sull’isola fino alla chiusura dell’evento, il 29 settembre. È evidente come tutto questo abbia un costo per il ministero, molto superiore a quello delle consuete missioni istituzionali in Italia, che solitamente durano un giorno o poco più.
I costi e le presenze della maxi Fiera
Prendiamo il Dipartimento della Sovranità Alimentare e dell’Ippica, una delle articolazioni del Masaf. A luglio, in piena estate, Lollobrigida ha firmato un decreto per aumentare di circa il 50 percento il budget autorizzato per i viaggi del personale del dipartimento all’interno del Paese. Lo ha fatto sfruttando la possibilità di derogare alle soglie stabilite dalla legge vigente, in presenza di “casi eccezionali”. Quale sia il caso eccezionale in questione lo dice il testo stesso del decreto: il G7 dell’Agricoltura, ma soprattutto la contemporanea organizzazione di “un’esposizione delle eccellenze dell’agricoltura, della pesca, dell’acquicoltura, del settore vivaistico/forestale” etc etc… Tradotto servono più soldi per garantire il soggiorno a Ortigia del personale del dipartimento, nel corso della manifestazione. Chissà se la Corte dei Conti sarebbe d’accordo, con questa interpretazione delle regole e delle loro deroghe.
Non sappiamo dire se anche per gli altri dipartimenti del ministero e per lo staff del ministro siano stati autorizzati analoghi incrementi delle risorse destinate alle missioni istituzionali. Di certo, anche per loro quella di Ortigia è una trasferta di dimensioni molto maggiori, rispetto al consueto. Intanto, mentre “DiviNazione” è ancora in corso, Lollobrigida festeggia già il successo dell’iniziativa, annunciando che l’esposizione ha superato i 100mila visitatori. Impossibile verificare i numeri di un evento, senza ticket d’ingresso. Di certo le aziende, le sigle, le associazioni e gli altri soggetti del settore – che animano i 200 stand dell’esposizione – si sono mobilitate in massa, per garantire un effetto da “tutto esaurito”. Nell’ambiente si racconta di dipendenti e associati, chiamati uno a uno dai vertici, per intimare la presenza a Siracusa.
Viene però da chiedersi se questo fosse il vero obiettivo dell’Expo “DiviNazione”. Annunciata come mezzo per coinvolgere i cittadini italiani e i turisti stranieri, con l’obiettivo di “stupire il mondo” (Lollobrigida dixit), la manifestazione si è tradotta in un modo per contare e far pesare le truppe, sotto gli occhi di Lollobrigida? E il ministro prenderà nota dei presenti, ma soprattutto di eventuali disertori? Anche questa domanda è destinata a rimbombare, nelle stanze vuote del ministero dell’Agricoltura. Per avere una risposta, toccherebbe andare a Siracusa.
(da corriere.it)

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CONDONI, SALVA-CALCIO E SCHIFANI: IL DECRETO OMNIBUS E’ UNA CAOS

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

TRA LITI, STOP E VETI UN DECRETO HORROR

Veti incrociati, proposte di parte, mancette da distribuire e qualche regalo ad amministratori amici. Il decreto Omnibus sembra il prequel perfetto di quello che accadrà nei prossimi mesi con la manovra economica.
Il governo sarà costretto a far quadrare i conti, ma i parlamentari della maggioranza hanno intenzione di inserire in ogni modo misure a loro più care. Anche per esercitare in pieno il loro mandato. Al ministero dell’Economia hanno preso nota di quanto sta accadendo e di cosa potrebbe scatenarsi nella sessione di bilancio. Perché all’atto pratico, quando si tratta di guardare ai contenuti, emergono divisioni nette.
Del resto è lo stesso governo a rendere il quadro più confusionario, inserendo last minute interventi mirati ad aiutare qualcuno nello specifico. L’ultimo in ordine di tempo è l’emendamento dei relatori, sotto la spinta del governo, che conferisce “pieni poteri” al presidente della regione Sicilia, Renato Schifani (Forza Italia), sulla gestione del piano dei rifiuti.
Si potranno assegnare lavori senza prevedere gare. «Viene equiparato al sindaco di Roma», è la spiegazione della destra. «Sembra spostarsi il necessario equilibrio tra la velocità delle procedure e la legalità», ha però sottolineato il capogruppo del Pd in commissione Bilancio al Senato, Daniele Manca
Orizzonte di fiducia
a conseguenza di questa serie di blitz è inevitabile: il ritardo nella discussione e quindi dell’approvazione. Con un orizzonte ormai scontato: il voto di fiducia al Senato e alla Camera in pochi giorni. A conferma che al primo provvedimento più importante dopo la fine della pausa estiva, il centrodestra si è spaccato
Addirittura, nei giorni scorsi nella maggioranza era circolata l’idea di chiedere il ritiro degli emendamenti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia per arrivare a una riduzione dei tempi. L’opzione è stata bocciata. Alla fine saranno ritirati solo quelli privi di copertura finanziaria. «In realtà non è mai stata davvero valutata l’ipotesi di cancellare gli emendamenti dei senatori di maggioranza», puntualizzano fonti di governo a Domani. Ma la ridda di indiscrezioni spiega il caos che regna sopra il cielo del decreto Omnibus.
L’ultimo pasticcio concreto è stato fatto direttamente dai relatori con l’emendamento – presentato e ritirato in poche ore – sull’aumento da tre a cinque dei componenti dell’organo di vertice della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione. La maggioranza ha tentato il blitz motivando la decisione con le accresciute mansioni della Covip, scatenando le proteste delle opposizioni che hanno denunciato l’ennesimo tentativo di creare «poltronificio». Da qui la retromarcia.
Anche sui cavalli di battaglia della destra non sono mancate incomprensioni. Il caso paradigmatico è l’avvitamento del confronto sull’ennesima sanatoria fiscale messa in conto dalla destra al potere: un emendamento dei senatori di maggioranza consente un ravvedimento speciale per i contribuenti – in relazione al quadriennio 2018-2022 – che aderiranno al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre. Sono state prospettate varie ipotesi, rispetto ai tempi di attuazione del nuovo regalino agli evasori. Resta agli atti una sanatoria della sanatoria che fotografa l’approccio con il fisco della destra di Giorgia Meloni.
Intanto il viceministro dell’Economia, il fedelissimo della premier Maurizio Leo, sta sciogliendo il rebus del cosiddetto bonus Befana, i 100 euro una tantum previsti solo per una platea molto limitata a causa di requisiti stringenti per l’accesso. I soldi arriveranno a dicembre, non più a gennaio 2025. Sebbene si tratti di un piccolo cambiamento, la vicenda ha tenuto Leo occupato per giorni.
In questo magma di incertezza, con i soliti interventi pro-condono del centrodestra, c’è un dato inoppugnabile: il timing dell’approvazione del decreto non è stato rispettato. Già in questa settimana si attendeva il via libera del Senato. Adesso, nella migliore delle ipotesi, sarà licenziato a metà della prossima settimana a palazzo Madama e inviato in tutta fretta alla Camera dove il dibattito sarà pari allo zero. Si andrà avanti a tappe forzate a Montecitorio.
Prima c’è da superare l’ostacolo di un fine settimana di votazioni straordinarie al Senato. L’esame nelle commissioni riunite Bilancio e Finanze dovrebbe chiudersi domenica. Poi lunedì inizia l’iter in aula e la blindatura con la fiducia.
Decreto travagliato
C’è Forza Italia che insiste, con il senatore Dario Damiani, per reintrodurre la misura sugli impatriati, le agevolazioni fiscali alle società di calcio.
La regia dell’emendamento è di Claudio Lotito, senatore e collega di Damiani. Lo scopo è preciso: ridare ai club di Serie A la possibilità di ottenere benefici fiscali per i calciatori ingaggiati dall’estero (con l’impegno che tengano per un certo numero di anni la residenza in Italia) come previsto dal decreto Crescita. Un beneficio a suo tempo stoppato da Giancarlo Giorgetti.
Il provvedimento è insomma nato male e prosegue peggio. Il via libera è arrivato ad agosto a palazzo Chigi, nell’ultimo giorno prima delle ferie estive mettendo insieme un’accozzaglia di norme, molto eterogenee tra loro, che vanno dall’istituzione del comitato Neapolis 2500 (che celebra i due millenni e mezzo di storia di Napoli) fino al rifinanziamento del fondo per emergenze nazionali, fino ad arrivare alle misure a favore delle società dilettantistiche sportive.
Una marmellata di misure, a dispetto anche degli appelli del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sull’uso più parsimonioso dei decreti e sul rispetto di contenuti omogenei. E per loro natura provvedimenti del genere scatenano gli appetiti dei parlamentari per inserire misure gradite al collegio elettorale di riferimento e a gruppi di potere considerati vicini.
(da editorialedomani.it)

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MELONI “CANCELLA” LE ARMI E SI APPRESTA A CAMBIARE IDEA SULL’UCRAINA”

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

DA UNA CHE SI SPACCIAVA COME DESTRA SOCIALE PER POI PORSI AL SERVIZIO DEI POTERI FORTI NON C’E’ DA STUPIRSI… NELLA MIGLIORE TRADIZIONE DELL’ITALIA CHE NON HA MAI CONCLUSO UNA GUERRA A FIANCO DEGLI STATI CON CUI L’HA INIZIATA

Giorgia Meloni ha un problema con l’Ucraina. Anche se ufficialmente «la linea del governo non cambia». La premier ha lasciato un giorno prima New York decidendo così di partecipare soltanto in videocollegamento all’incontro di Joe Biden con Volodymyr Zelensky. Poi è arrivato il comunicato congiunto. E, subito dopo, una nota di Palazzo Chigi sull’evento. Nel testo finale degli alleati si legge chiara e tonda la determinazione a «fornire sostegno militare all’Ucraina». In quello dell’Italia il riferimento al sostegno militare non c’è. C’è invece l’«assistenza economica» e «l’attenzione alle riforme». Le riforme, non le armi. E la ragione della «timidezza» della premier riguardo l’argomento è una e soltanto una: i sondaggi.
Ucraina, sondaggi e centrodestra
Negli anni il sostegno a Kiev da parte delle opinioni pubbliche occidentali si è infatti via via raffreddato. E anche in Italia è successa la stessa cosa. In particolare è calato il consenso degli elettori di centrodestra. E alcune rilevazioni segnalavano che erano freddini proprio gli elettori di Fratelli d’Italia. E anche se l’Italia si è impegnata per mandare 1,7 miliardi di armi nel 2025 e la stessa premier ha accusato il Pd di essersi astenuto sul tema, ora è lei ad essere fredda. Perché c’è paura per una possibile escalation militare, è il ragionamento. Ma anche perché all’interno della sua coalizione Matteo Salvini ha da tempo cambiato verso. Cercando di intercettare il consenso dei pacifisti, il leader leghista si è iscritto al partito del “Basta Armi” già da un po’. E questo non può che preoccupare la premier nell’ottica della leadership del centrodestra.
Il caso Musk
Poi c’è Elon Musk. Che finora sull’Ucraina è stato piuttosto ondivago. Da una parte ha donato Starlink agli ucraini. Dall’altra ha spesso dichiarato che è una follia continuare a sostenerla perché Kiev «non vincerà mai». È noto che il proprietario di Tesla e di X sia un sostenitore di Donald Trump. E proprio Trump nei giorni scorsi ha attaccato Zelensky. Definendolo «un piazzista» che «rifiuta ogni accordo di pace ma continua a prendere armi e soldi dagli americani». In ottica Usa 2024, la scelta di Meloni sembra così andare incontro a quella che potrebbe essere la nuova linea americana in caso di vittoria del tycoon alle elezioni. E d’altro canto la premier è sempre stata più vicina a Trump che a Biden, se non altro per ragioni politiche. Ecco quindi che in parte si spiega il cambio di verso nei confronti di Kiev. Ma c’è anche un altro motivo che muove Palazzo Chigi. Molto più prosaico
L’allarme della Difesa
Il ministero della Difesa, racconta oggi La Stampa, ha lanciato un allarme attraverso il Documento programmatico pluriennale per il triennio 2024- 026. Si descrive un «quadro generale economico-finanziario di incertezza» che pesa sulle Forze armate italiane. Proprio per l’impegno a supporto dell’Ucraina. Che sarebbe «non adeguatamente compensato con un flusso di risorse». Insomma, c’è un problema di soldi. Anche se nel suo intervento in videocollegamento Meloni ha ricordato i nove pacchetti di aiuti militari e l’invio a breve di una seconda batteria di Samp-T. E a questo punto c’è una domanda da porsi: con chi sta Meloni? Con Biden o con Trump e Musk che vogliono liquidare Zelensky?
(da agenzie)

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EFFETTO GOVERNO SOVRANISTA DI MILEI: IL 52,9% DEGLI ARGENTINI VIVE AL DI SOTTO DELLA SOGLIA DELLA POVERTÀ, INCREMENTO DI OLTRE 10 PUNTI RISPETTO AL PRECEDENTE RILEVAMENTO

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

INOLTRE IL 18,1% DELLA POPOLAZIONE SI TROVA AL DI SOTTO DELLA SOGLIA DI INDIGENZA, UN DATO EQUIVALENTE A CIRCA 5,8 MILIONI DI PERSONE E CHE RAPPRESENTA UN INCREMENTO DEL 6,2% RISPETTO AL SECONDO SEMESTRE DEL 2023

Il 52,9% degli argentini vive al di sotto della soglia della povertà. Lo riferisce l’Istituto nazionale di statistica (Indec) nell’ultimo rilevamento pubblicato oggi e relativo al primo semestre del 2024. Il dato rappresenta un incremento di oltre 10 punti rispetto al precedente rilevamento che aveva registrato un indice del 41,7%.
Secondo l’Indec inoltre il 18,1% della popolazione si trova al di sotto della soglia di indigenza, un dato equivalente a circa 5,8 milioni di persone e che rappresenta un incremento del 6,2% rispetto al secondo semestre del 2023.
L’indice di povertà aumenta ulteriormente se si considerano le fasce di età più giovani: raggiunge il 66,1% tra le persone da 0 a 14 anni e al 60,7% nel gruppo tra i 15 e i 29 anni.
Sotto la soglia di povertà si trova anche il 29,7% delle persone di oltre 65 anni.
(da agenzie)

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A PUTIN ESPLODONO I RAZZI, AL CINESE AFFONDANO I SOTTOMARINI

Settembre 27th, 2024 Riccardo Fucile

FIGURACCIA PER IL DRAGONE: IL NUOVO SOTTOMARINO D’ATTACCO A PROPULSIONE NUCLEARE, ZHOU 041, CHE DOVREBBE ESSERE IL FIORE ALL’OCCHIELLO DELLA MARINA MILITARE, È COLATO A PICCO IN UN CANTIERE NAVALE VICINO A WUHAN

Il nuovo sottomarino d’attacco a propulsione nucleare (Classe Zhou, Type 041), fiore all’occhiello della Marina militare della Cina, è affondato in una banchina tra maggio e giugno, creando potenziali imbarazzi per Pechino, alle prese con gli ambiziosi piani di espansione delle sue capacità militari.
Lo riferisce il Wall Street Journal, citando funzionari americani secondo cui l’incidente è avvenuto presso i cantieri navali di Wuchang vicino a Wuhan, la stessa città in cui si ritiene abbia avuto origine la pandemia del Covid-19. La vicenda è emersa grazie alle immagini satellitari, malgrado gli sforzi delle autorità mandarine per insabbiare l’accaduto. I funzionari Usa non sono certi se il sottomarino contenesse combustibile nucleare al momento dell’affondamento, ma ritengono l’ipotesi altamente probabile.
Il sottomarino è stato nel frattempo agganciato da 4 gru galleggianti, ma il Wsj suggerisce che probabilmente ci vorranno molti mesi prima che possa essere messo in mare, se mai lo sarà. “Oltre alle ovvie domande sugli standard di addestramento e sulla qualità delle apparecchiature, l’incidente solleva domande più profonde sulla responsabilità interna dell’Esercito popolare di liberazione e sulla supervisione dell’industria della difesa cinese, a a lungo afflitta dalla corruzione”, ha riportato il quotidiano Usa
La Cina ha già la Marina più grande del mondo, con oltre 370 navi militari, e ha avviato la produzione di una nuova generazione di sottomarini con armi nucleari. “Non sorprende che la Marina dell’Esercito popolare di liberazione abbia cercato di nascondere” l’affondamento, ha aggiunto un funzionario
Una serie di immagini satellitari di Planet Labs di giugno sembrano mostrare le gru al recupero nel cantiere navale dove il sottomarino sarebbe stato attraccato. A partire dal 2022, la Cina ha in servizio sei sottomarini con missili balistici a propulsione nucleare, altri sei d’attacco a propulsione nucleare e ulteriori 48 d’attacco a propulsione diesel, secondo le stime del Pentagono. In prospettiva, la forza sottomarin mandarina è vista in crescita fino a 65 unità entro il 2025 e a 80 entro il 2035.
/da agenzie)

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