Destra di Popolo.net

DE LUCA TENTA IL BLITZ IN REGIONE, SCHLEIN A MUSO DURO: “IL PD È CONTRO IL TERZO MANDATO, LA REGOLA VALE PER TUTTI”

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

LA TELEFONATA AD ALTA TENSIONE TRA ELLY E DE LUCA, POI IL NAZARENO FA MANCARE I NUMERI DEI CONSIGLIERI DEM PER PROROGARE I MANDATI

C’è un fotogramma che racconta meglio di altri lo scontro fra Elly Schlein e Vincenzo De Luca: il vassoio con 20 tazzine di caffè rimaste intonse, imbevute, nella sede dell’assemblea campana, aspettando Godot. Ovvero, i consiglieri dem convocati (ma non pervenuti) in commissione Affari generali per approvare la proposta di legge regionale che di fatto autorizza il presidente a farsi eleggere per il terzo mandato consecutivo.
Grazie a un escamotage: la norma nazionale fissa a due il limite oltre il quale non si può restare alla guida della Regione. Conteggio che, secondo De Luca, partirebbe dal momento in cui la Campania la recepisce. Farlo adesso gli offrirebbe dunque la possibilità di governare per altri dieci anni, come se il prima non fosse mai esistito.
La riunione in Regione, per ordine del Nazareno, viene disertata e rinviata per mancanza dei numeri necessari a esaminare il testo, che comunque da calendario verrà discusso in aula il 5 novembre.
Epilogo della battaglia fra la segretaria e l’highlander del Pd, il vulcanico ex sindaco di Salerno, che promette di non fare prigionieri: alla fine ne resterà soltanto uno.
È il clou di una giornata ad altissima tensione. Iniziata mercoledì sera, quando Schlein — avvertita del blitz di De Luca — decide di chiamarlo per provare a farlo ragionare. «Guarda che noi siamo contrari al terzo mandato. Non è una questione personale, non ho nulla nei tuoi confronti, anzi mi piacerebbe che contribuissi al percorso che ci porterà a individuare il candidato migliore per vincere», chiarisce in sintesi la leader.
Ma il presidente non intende mollare. E glielo dice con tono duro: «Se l’ha fatto Zaia in Veneto, perché noi no? Qua rischiamo di perdere, io vado avanti». E la telefonata si interrompe.
Non è un via libera, però. Il mattino successivo, a pochi minuti dal via in Commissione, la segretaria convoca in video-call gli otto consiglieri campani del Pd. Con lei ci sono il capo dell’Organizzazione e suo braccio destro Igor Taruffi, il responsabile Enti locali Davide Baruffi (fedelissimo di Stefano Bonaccini, la minoranza che sulla carta appoggia il governatore campano), il commissario del partito Antonio Misiani, che sarebbe dovuto scadere oggi, ma è stato prorogato in extremis , per altri quattro mesi, a conferma della crisi in atto. Anche agli esponenti dem in Regione, possibilisti sull’ok alla proposta di De Luca, Schlein ribadisce: «Noi siamo contro il terzo mandato, per tutti”
(da agenzie)

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IL “MESSAGGIO” DI PANETTA ALLA MELONI: “L’ITALIA AFFRONTI I NODI IRRISOLTI E LA QUESTIONE DEL DEBITO”

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

IL GOVERNATORE DI BANKITALIA AVVERTE IL GOVERNO E CONSIGLIA DI RIDARE CREDIBILITÀ AL PAESE SUI CONTI PUBBLICI

Il risparmio è «un valore per il futuro delle famiglie e del Paese», ricorda il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella Giornata mondiale del risparmio. Ma esso, dice il presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana), Antonio Patuelli, «è troppo tassato» e rischia di andare all’estero più di quanto già non lo faccia
Anche il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, vorrebbe un maggior impiego del risparmio nel nostro Paese: «Il flusso annuo di risparmio privato supera oggi i 400 miliardi, un quinto del reddito nazionale», premette, ma «solo parte di esso finanzia gli investimenti in Italia». Ma ciò che preoccupa di più il governatore è la congiuntura: «L’economia europea rimane fiacca; pesano i tassi di interesse reali ancora elevati e il venir meno degli stimoli fiscali degli anni scorsi. L’economia italiana ne sta risentendo».
Di qui un nuovo invito alla Banca centrale europea ad abbassare i tassi, per aiutare la crescita. «Le condizioni monetarie rimangono restrittive, e richiedono ulteriori riduzioni», dice Panetta. Altrimenti «si correrebbe il rischio di spingere l’inflazione ben sotto l’obiettivo» del 2%, una situazione che «la politica monetaria faticherebbe a contrastare e che va evitata». Ma anche i governi devono fare la loro parte, ammonisce il governatore. Che al nostro manda un messaggio chiaro: «L’Italia affronti i suoi nodi irrisolti e la questione del debito».
Stabilità e credito Alle preoccupazioni di Panetta risponde Giorgetti assicurando che il governo opera per riportare «il debito pubblico su un sentiero realistico di discesa». «Un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti — aggiunge il ministro — favorendo le prospettive di crescita dell’Italia»
(da Corriere della Sera)

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QUALCUNO CONSIGLI A GIORGIA MELONI DI ANDARCI PIANO CON I “RECORD”: LE SI RITORCONO CONTRO: MENO DI DUE MESI FA CELEBRAVA I SUCCESSI DEL SUO GOVERNO: “IL TASSO DI OCCUPAZIONE È IL PIÙ ALTO DA QUANDO GARIBALDI HA UNIFICATO L’ITALIA”

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

ORA, L’ISTAT CERTIFICA CHE L’OCCUPAZIONE, E’ CALATA DI 63MILA UNITÀ… NON SOLO, CRESCONO GLI INATTIVI, CHI NON HA UN LAVORO E NON LO CERCA NEMMENO

I segnali di rallentamento dell’economia registrati dall’Istat ieri sul fronte del Pil si osservano anche nel mercato del lavoro. A settembre secondo l’istituto di statistica l’occupazione segna una battuta d’arresto, con gli occupati che calano di 63 mila unità, in controtendenza dopo tre mesi di rialzi.
A scendere sono soprattutto gli occupati a tempo indeterminato, in discesa di 55 mila unità, e solo in misura minore quelli a termine (-5 mila) e gli autonomi (-3mila). Il calo interessa in maniera maggiore gli uomini (-52mila) delle donne (-11 mila).
Una doccia fredda per la premier, che soltanto poco meno di due mesi fa celebrava i successi del mercato del lavoro italiano spiegando che “il tasso di occupazione oggi è il più alto da quando Garibaldi ha unificato l’Italia”. Affermazione provocatoria e pressoché impossibile da verificare. Inoltre i dati Eurostat ci ricordano impietosi da anni che il nostro “record” è in negativo in confronto al resto d’Europa: in nessuno dei 27 Paesi dell’Unione Europea il tasso di occupazione è basso come in Italia.
E a proposito di cattive notizie non conforta tra i dati di oggi nemmeno il balzo degli inattivi, chi non ha un lavoro e non lo cerca nemmeno, cresciuti in un solo mese di 56 mila unità. Resta invece stabile il tasso di disoccupazione, cioè il numero di persone che non hanno un impiego ma lo cercano, sul totale della popolazione attiva (occupati + disoccupati) che è stabile al 6,1% mentre è in crescita quella giovanile. In leggera discesa al 62,1% (-0,1 punti), il tasso di occupazione, cioè il totale degli occupati sulla popolazione di riferimento.
Ai dati sul mercato del lavoro si aggiungono segnali poco incoraggianti anche dall’industria. Ad agosto il fatturato si è ridotto rispetto al mese precedente dello 0,1% in valore e dello 0,7% in volume. “Seppure in attenuazione, prosegue per il quarto mese consecutivo il calo congiunturale del fatturato dell’industria. L’indice in valore, al netto dei fattori stagionali, si attesta sul livello più basso da gennaio 2022, mentre per i volumi si colloca sul livello minimo da gennaio 2021″, segna l’istituto. Su base annua, il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, registra una flessione sia in valore (-4,6%) sia in volume (-3,6%).
(da La Repubblica)

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IL PD AI CINQUESTELLE: “ORA CHE FATE?'”

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

CONTE E LA NUOVA INVESTITURA… “MEGLIO NON PRESENTARSI SE ABBIAMO POCHI VOTI”

Qualche battuta nei corridoi di Camera e Senato, qualche telefonata, messaggi su WhatsApp, “Per capire, ma non vorrete mica staccarvi da noi e dal centrosinistra?”. In queste ore i parlamentari del Pd sondano i colleghi del M5S, un po’ per gioco e un po’ no. Si interrogano, sull’aria che tira nel Movimento, dove gli editoriali di Marco Travaglio sul rapporto con il Pd hanno alimentato discussioni e interrogativi che il disastro da 4,56 per cento del Movimento in Liguria aveva già scatenato. “Conte, ma ora lei si smarca?” gli chiede il Fatto in Senato, appena finita la conferenza stampa per difendere Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho. Ma l’avvocato sorride e fa melina: “Non dichiaro”. Nelle ore successive alla sconfitta elettorale ha limitato al minimo i contatti, anche interni. Lo hanno sentito in pochissimi
Però è chiaro a tutti, nel M5S, che ormai Conte pensa innanzitutto all’assemblea costituente, che vivrà il momento culminante nella due giorni a Roma, il 23 e il 24 novembre, presso il Palazzo dei Congressi, all’Eur. Lo snodo su cui l’ex premier scommette tutto. Al punto che sta considerando seriamente di aggiungere altra carne al fuoco della discussione, chiedendo una nuova investitura agli iscritti, tramite il voto sul web. “La mia leadership è sempre in discussione” aveva dichiarato al fattoquotidiano.it poche ore dopo le urne liguri. Un concetto che ha spesso ripetuto, in queste settimane, anche nel Consiglio nazionale. E che potrebbe spingerlo a mettere sul piatto una nuova votazione, dopo quella del 2021: più o meno un anno prima di quella prevista da Statuto per l’eventuale rinnovo (il presidente può restare in carica per due mandati consecutivi). “Giuseppe non ha ancora deciso, ma farebbe bene a farlo, lo rafforzerebbe” sostengono un paio di contiani doc.
Nell’attesa, i dem si chiedono cosa voglia fare da qui ai prossimi mesi. “Tra i nostri gruppi parlamentari c’è un po’ di freddezza, da quando Schlein si è intestardita sul voler coinvolgere Matteo Renzi” sostiene un veterano del M5S. Ma il no al fu rottamatore non è trattabile, per l’avvocato. “Su quello non cederà mai” ripetono nel Movimento. E il rapporto con il Pd, anche in vista della pioggia di Regionali del prossimo anno? Difficile prevedere rotture stabili. “Ma forse dovremmo chiederci se in certi posti valga la pena di presentarsi, se siamo destinati a prendere il 2 o il 3 per cento” ragiona un big. Dubbi che evocano il vecchio metodo di Gianroberto Casaleggio, la mente che costruì materialmente i Cinque Stelle. Spesso il fu guru vietava a liste locali di presentarsi: di solito, quando c’erano rivalità troppo forti nei meet up, ossia i vecchi gruppi locali. Ma la nuova ragione potrebbe essere quella di limitare i danni, dove il Movimento appare troppo fragile e magari il candidato di turno del centrosinistra non è digeribile dalla base del M5S. C’è un tema di qualità delle liste, dietro queste considerazioni. Affiorato anche in un passaggio della conferenza stampa di ieri di Conte: “Stiamo attraversando una nuova stagione: in passato ci affidavamo solo alle auto-candidature, ma abbiamo ritenuto che per combattere battaglie politiche puntuali bisogna acquisire capacità ed esperienze, e la presenza di Scarpinato, De Raho e Giuseppe Antoci (europarlamentare, ndr) rappresenta questo disegno politico”.
(da ilfattoquotidiano.it)

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L’ULTIMA PAGLIACCIATA SOVRANISTA: DALLA FESTA DEI FIGLI D’ITALIA A QUELLA DEL PANETTONE, TUTTE LE GIORNATE PROPOSTE DAL GOVERNO

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

OTTANTA DISEGNI DI LEGGE PER ISTITUIRE RICORRENZE DEDICATE A QUALCOSA DA FESTEGGIARE: NON C’E’ LIMITE AL RIDICOLO

C’è quella dedicata al panettone italiano, quella pensata per celebrare gli “antichi mestieri”, quella sulla scrittura a mano e quella in memoria del calendario gregoriano. Arrivano circa ad ottanta i disegni di legge presentati in questa legislatura che propongo di istituire ricorrenze dedicate a qualcosa da ricordare o festeggiare.
Per la maggior parte si tratta di giornate nazionali e non di veri e propri giorni festivi, come ad esempio il 2 giugno o il 25 aprile. Ma alcune di queste sono già state approvate e tante altre sono in corso di esame alle commissioni di Camera e Senato.
I temi sono i più disparati, ma a destare particolare curiosità sono soprattutto alcune proposte presentate dai partiti di maggioranza. Ad esempio, la deputata di Fratelli d’Italia Daniela Dondi propone di istituire la giornata nazionale del panettone italiano, in quanto “icona del made in Italy” si legge. Ma non a dicembre, in prossimità delle vacanze natalizie, quando si è soliti consumare tale prodotto, bensì il 24 luglio.
Sempre dal partito della premier, c’è chi vorrebbe istituire la giornata nazionale della scrittura a mano. Il ddl, firmato dalla deputata Monica Ciaburro, è stato depositato lo scorso anno e attualmente si trova in corso di esame. Ancora, la senatrice meloniana Anna Maria Fallucchi ha proposto di dedicare un giorno alla promozione degli abiti storici e la pdl è ora al vaglio delle commissioni.
Alcune di queste proposte, tra l’altro, non sono a costo zero per lo Stato. Ad esempio, nel disegno di legge che vorrebbe istituire la giornata nazionale dei figli d’Italia e che porta la firma del senatore Andrea De Priamo, è previsto un “premio nazionale” da assegnare ai “figli che, nel corso dell’anno, si siano distinti per aver compiuto azioni particolarmente meritorie all’interno della loro famiglia ovvero in ambito sociale ed in favore della collettività”.
Allo scopo di finanziare tale premio, consistente in una borsa di studio o in un altro riconoscimento economico, il ddl prevede coperture per un valore pari a 200mila euro.
Ora, va detto, molte proposte non vengono realmente prese in considerazione e se pure riescono a cominciare l’iter parlamentare spesso finiscono per arenarsi nelle commissioni.
In altri casi però, i testi passano l’esame di Camera e Senato e vengono approvati, diventando legge. Proprio oggi, Palazzo Madama ha dato l’ok al ddl che prevede l’istituzione della giornata nazionale delle periferie, da celebrare il 24 giugno di ogni anno.
L’obiettivo, ossia quello di celebrare la memoria di Fortuna Loffredo, uccisa a Caivano dieci anni fa e di “conservare e rinnovare l’attenzione sulle condizioni di inclusività, sostenibilità e sicurezza, sullo sviluppo e sulla qualità della vita delle città e delle loro periferie” è certamente significativo.
Lo stesso discorso vale naturalmente per molte altre ricorrenze proposte nel corso di questa legislatura, che riguardano questioni di notevole rilevanza. Lo è, ad esempio, la giornata nazionale per la donazione del midollo osseo, quella per la sensibilizzazione sul tumore della mammella, quella sulla sicurezza sul lavoro o quella dedicata alle persone scomparse.
Infatti, come sostiene il senatore di Alleanza verdi-sinistra Peppe De Cristofaro, che oggi in aula ha annunciato di non voler più votare provvedimenti del genere, il rischio di dedicare giornate a temi svariati, insoliti e talvolta tendenti alla propaganda, è quello di sottrarre valore a fatti e questioni che più meritano di essere onorati.
“Fra un po’ non ci sarà più spazio in calendario per istituire alcuna giornata e bisognerà inventarsi le mattinate, i pomeriggi e le sere”, ha spiegato il senatore che finora ha tenuto conto di oltre una trentina di giornate istituire e un’altra cinquantina in arrivo.
Tra queste ci sono, oltre a quelle già citate, la giornata nazionale della cultura motociclistica, del riciclo della carta, della ristorazione o ancora, la proposta firmata dalla leghista Simona Loizzo che vorrebbe dedicare un giorno alla celebrazione del calendario gregoriano.
“Alla destra non viene il dubbio che istituire 89 giornate sulle materie più disparate rappresenta un pessimo spettacolo che si dà al paese e uno svilimento del senso delle celebrazioni di alcuni fatti salienti e importantissimi come ‘la Giornata della memoria’?”, ha chiesto De Cristofaro. “Le giornate nazionali dovrebbero rappresentare la celebrazione di un grande fatto storico, straordinario, attorno al quale costruire la coscienza collettiva del paese, e non la celebrazione di cose astruse e senza senso”, ha concluso.
(da Il Fatto Quotidiano)

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L’ABUSO DI UFFICIO NON E’ PIU’ REATO: IL DEPUTATO MAIORANO (FDI) SI SALVA GRAZIE ALLA RIFORMA CHE HA VOTATO ANCHE LUI

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

SE LA CANTANO E SE LA SUONANO IN NOME DELL’IMPUNITA’

“Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Così il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto, Benedetto Ruberto, ha motivato l’archiviazione del procedimento a carico di Giovanni Luigi Maiorano, deputato di Fratelli d’Italia, accusato di abuso d’ufficio. Un altro onorevole salvato dal processo grazie alla riforma Nordio. Così lo motiva infatti il gip Ruberto, riconducendo il provvedimento all’abrogazione del reato decisa con la legge n. 114 del 9 agosto scorso, votata dalla Camera il mese precedente e approvata anche grazie al “sì” dello stesso Maiorano. L’aspetto dell’abrogazione, sottolinea il giudice nel dispositivo anticipato da La Gazzetta del Mezzogiorno, è infatti assorbente “non essendo immediatamente evidente la prova dell’insussistenza del fatto“.
La questione che vedeva Maiorano sotto inchiesta è legata all’installazione di antenne telefoniche su terreni che erano stati di proprietà del parlamentare. Tutto era iniziato nel febbraio 2022 quando l’esponente di FdI, all’epoca vice sindaco e assessore ai Lavori pubblici di Maruggio, alle porte di Taranto, aveva acquistato un terreno insieme alla moglie per poi rivenderlo pochi mesi dopo a un suo collega di giunta. Su quel terreno viene poi installata un’antenna telefonica, grazie all’autorizzazione concessa dal Comune il 12 gennaio 2023.
Un uomo che vive e lavora in un terreno vicino fa ricorso al Tar di Lecce e presenta un esposto alla Guardia di Finanza, adombrando l’ipotesi che Maiorano possa aver abusato della sua posizione in giunta poiché l’installazione prevede il pagamento di un canone. Quando arriva il momento dell’udienza davanti al Tribunale amministrativo, il Comune decide di costituirsi nel procedimento e di nominare un legale. Maiorano è presente e vota alla riunione di giunta, anche se il terreno in questione era stato suo.
Il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione, ma il legale del proprietario del terreno adiacente a quello dei due assessori ha presentato opposizione e, lo scorso gennaio, la giudice per le indagini preliminari Fulvia Misserini ha disposto l’imputazione coatta del deputato. Il pm a quel punto dispone il rinvio a giudizio ma alla prima udienza preliminare i legali dell’onorevole fanno notare il difetto di notifica e l’imputazione coatta viene definita nulla. Tutto torna davanti al pubblico ministero che richiede nuovamente l’archiviazione. Nel frattempo, ad agosto, entra in vigore la riforma Nordio, votata anche da Maiorano, della quale ora il deputato beneficia.
(da il Fatto Quotidiano)

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IL NUCLEARE A VENEZIA FA LITIGARE IL CENTRODESTRA

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

BRUNETTA LO PROPONE, ZAIA SI OPPONE: MA NON ERA SALVINI CHE VOLEVA LE CENTRALI NUCLEARI OVUNQUE?

E se partisse da Porto Marghera il ritorno dell’energia nucleare in Italia? Da giorni, la località veneziana è finita sulla bocca di ministri e leader di centrodestra. Da una parte, chi la ritiene un luogo ideale per ospitare uno di quei piccoli reattori nucleari modulari che il governo Meloni tanto vorrebbe portare in Italia. Dall’altra, gli amministratori locali, che vanno contro la linea di partito e suggeriscono all’esecutivo di rivolgere le loro attenzioni altrove. A ripercorrere la vicenda è La Stampa, che oggi mette in fila una serie di dichiarazioni arrivate nell’ultima settimana proprio sull’ipotesi di una centrale nucleare a Porto Marghera
Il «suggerimento» di Renato Brunetta
Ad aprire il caso è stato Renato Brunetta, presidente del Cnel, che nei giorni scorsi era in visita a Venezia per il Venice Hydrogen Forum. «Vista la sua vocazione industriale, Porto Marghera potrebbe essere un sito per il nucleare», ha suggerito l’ex ministro per la Pubblica amministrazione. Tanto è bastato per mandare in allarme gli amministratori locali e scatenare un battibecco tutto interno alle forze politiche di centrodestra. Il ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto, in prima linea per riportare l’energia atomica in Italia, non si è espresso ancora sulla questione.
L’intervento di Urso
Lo ha fatto però il suo collega allo Sviluppo economico, il meloniano Adolfo Urso, che sabato scorso si trovava a Mestre ed è stato incalzato dai giornalisti sulla questione. In primo luogo, il titolare del Mimit ha confermato che entro fine anno arriverà «un disegno di legge sul nucleare» in Consiglio dei ministri. E a proposito della possibilità di realizzare un impianto a Porto Marghera, Urso ha aggiunto: «Certo, Venezia può essere un sito. Confindustria ha detto di voler avanzare richieste in tutta Italia, per consentire alle imprese di essere più competitive».
Il botta e risposta tra Zaia e Tajani
Tra gli oppositori del progetto c’è però Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. «Il mondo è grande, Venezia non ha certo bisogno di un ulteriore dibattito e di un ulteriore progetto», ha detto il governatore leghista. Anzi, secondo Zaia, Venezia dovrebbe essere «l’ultimo sito da prendere in considerazione». Il presidente di regione, che molti danno come possibile futuro sindaco di Venezia, ha comunque detto di essere favorevole al ritorno dell’energia atomica in Italia: «Il nucleare è la tecnologia verso cui indirizzarsi in termini di costi-benefici. Ma l’impatto della proposta di un impianto nucleare a Porto Marghera sarebbe assolutamente devastante, quindi sono del tutto contrario». A rispondergli ci ha pensato ancora una volta un ministro: Antonio Tajani. «Le politiche energetiche del Paese non le decidono i governatori e il nucleare è una scelta strategica per l’Italia», ha chiosato il leader di Forza Italia.
(da agenzie)

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QUANDO IL NEMICO E’ L’ETICA PUBBLICA

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

IL CASO DEL SOTTOSEGRETARIO GEMMATO (FDI)

Si capisce che il sottosegretario alla Salute Gemmato sia molto risentito per gli attacchi politici che lo riguardano. Non dev’essere piacevole. D’altra parte, se si assumono incarichi di governo, si deve sapere che il profilo professionale e lo status economico cessano di essere affare proprio, e diventano affare pubblico. E avere una partecipazione, anche piccola, in una struttura privata che pubblicizza se stessa come alternativa al malfunzionamento della sanità pubblica, non è difendibile per un viceministro alla salute pubblica.Gemmato, naturalmente, ha infiniti predecessori. I conflitti di interesse e le incompatibilità tra ruolo pubblico e faccende personali sono, in Italia, un inciampo molto frequente, e per altro ogni volta superato con un “oplà!”, un sorriso allegro (Berlusconi) o un’autoassoluzione, corredata dalle pacche sulle spalle degli amici e dalla amareggiata denuncia di quanto siano cattivi e meschini gli avversari politici, quanto carogne i giornalisti. E sì, capita che gli avversari politici siano cattivi e i giornalisti carogne. Ma il problema rimane, e porgerlo su vassoio d’argento o farne una polpetta avvelenata non ne cambia la sostanza: può o non può uno dei responsabili della sanità pubblica nazionale avere interessi in una struttura privata che per vendere meglio i suoi servigi punta i riflettori sulle inefficienze del sistema pubblico? Gentile viceministro Gemmato, si rassegni: la risposta è no. Poi lei può farsene una ragione tutta sua, pensare che si tratti solamente di una trama ostile e rimanere serenamente al suo posto. Ma guardi: si sbaglia. Il suo nemico non è la sinistra. È l’etica pubblica.
(da repubblica.it)

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CHE CASINO I CONTI DI GIORGIA

Novembre 1st, 2024 Riccardo Fucile

NON C’E’ BISOGNO CHE GIORGIA MELONI ARRONZI CON UNA CALCOLATRICE, I CALCOLI GIUSTI LI HA FORNITI L’ISTAT, RIPORTANDOLA ALLA DURA REALTA’

Non c’è bisogno che Giorgia Meloni arronzi con una calcolatrice nel salotto di Bruno Vespa. I calcoli, quelli giusti, glieli ha forniti l’Istat, che segnala l’inflazione in crescita nel mese di ottobre, riportando gli italiani alla dura realtà.
Dopo l’illusorio calo di settembre, dovuto ai prezzi in discesa durante le vacanze, gli italiani hanno dovuto fare i conti con il carrello della spesa e con i prodotti alimentari, passati rispettivamente da +1% a +2,2% e da +1,2% a +2,6%. Poiché nessuna catena di supermercati accetta per ora la propaganda di governo come buono sconto, ci toccherà mettere mano al portafoglio, con buona pace della calcolatrice “strabica” della premier.
Non hanno abboccato alla calcolatrice di Meloni neanche i 52 mila uomini e le 11 mila donne che a settembre hanno perso il lavoro, riportando il numero degli occupati sotto la soglia dei 24 milioni, cifra che aveva fatto esultare il governo con iperboli degne di Giuseppe Garibaldi.
Giocare con i numeri di fronte a qualche giornalista compiacente è uno spettacolo che può far sorridere solo il pubblico in studio e il conduttore. Qui fuori, ci sono quattro milioni e mezzo di italiani (il 42% della popolazione) che hanno dovuto rinunciare a visite o accertamenti per problemi economici, liste d’attesa o difficoltà di accesso.
Qui fuori ci sono 5,7 milioni di italiani, di cui 1,3 milioni di minori, che concorrono al triste record della povertà in Italia. Loro non hanno riso per la scenetta della calcolatrice.
(da lanotiziagiornale.it)

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