Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
IL MINISTRO DELLA CULTURA SI È CONFRONTATO CON DELMASTRO PRIMA DI RICONFERMARE LA PRESIDENTE USCENTE, EVELINA CHRISTILLIN. QUESTO HA SCATENATO LE IRE DEL RESPONSABILE DELLA DIFESA, CHE SI CONSIDERA IL PUNTO DI RIFERIMENTO DI FDI IN PIEMONTE E VOLEVA AVERE L’ULTIMA PAROLA… ALL’ULTIMO CONSIGLIO DEI MINISTRI, GIULI E CROSETTO NON SI SONO GUARDATI (MANCA SOLO IL VAFFA)
Non bastavano gli scontri sulla manovra fra Lega e Forza Italia. Ora pure i ministri di Fratelli d’Italia, complice lo zampino del sottosegretario Andrea Delmastro, si mettono a litigare fra loro. E, ancora una volta, per una questione di poltrone. Una in particolare, quella al vertice del museo Egizio di Torino, che la settimana scorsa il titolare della Cultura Alessandro Giuli — sempre più sganciato da logiche di fedeltà — ha lasciato in dote per altri quattro anni alla presidente uscente Evelina Christillin.
Scatenando l’ira del collega Guido Crosetto, offeso per non essere stato consultato su una nomina che, da piemontese e cofondatore di FdI, riteneva gli spettasse di diritto. Tanto più alla luce del malumore che la conferma della manager d’area progressista avrebbe suscitato fra i meloniani.
Tutto inizia i primi giorni di novembre quando Delmastro, già sotto processo per rivelazione di segreto d’ufficio e al centro del giallo sullo sparo di Capodanno, chiama Giuli al ministero per segnalargli che all’Egizio si stanno avvicinando alcune scadenze importanti. «Vogliamo parlarne?», domanda.
Al che il ministro della Cultura, arrivato in corsa al Collegio romano e alle prese con dossier ben più scottanti, chiede all’interlocutore (natio di Gattinara, uomo forte di FdI in Piemonte) se c’è qualche motivo per non rinnovare Christillin, destinata a fare le valigie a fine mese. Delmastro replica che su di lei non ci sono veti, l’essenziale è allontanare — quando a giugno terminerà il suo mandato — il direttore del museo Christian Greco, che col partito di maggioranza e con la premier ha un lungo contenzioso.
Alla vigilia della celebrazione per il bicentenario dell’Egizio alla presenza del capo dello Stato, firma il decreto per trattenere l’attuale presidente.
A favore della quale, peraltro, si era mobilitata una cordata trasversale: il governatore Alberto Cirio, il sindaco Stefano Lo Russo, i soci fondatori del museo, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Crt, tutti d’accordo per farla restare almeno un altro anno. Apriti cielo. Giuli, atterrato all’aeroporto di Caselle il 20 mattina, viene investito da una tempesta di sms. A scrivergli, in toni ultimativi e pure piuttosto minacciosi, è Crosetto.
Che gli contesta di aver deciso la nomina in splendida solitudine, senza neppure sentire il partito, anzi contro la sua volontà. Giuli non la prende bene, gli risponde a tono, parla di «pesantissima ingerenza», replicando di aver concordato tutto con Delmastro. Il carico da 90 per il ministro della Difesa, che col sottosegretario alla Giustizia non ha buoni rapporti, anche per ragioni territoriali.
Volano parole grosse, culminate in una telefonata di fuoco, peraltro in un giorno particolarmente complesso per l’inquilino di Palazzo Baracchini, impegnato a gestire l’attacco alla base italiana di Unifil.
Il responsabile della Cultura è furibondo. Poiché la presidente del Consiglio è in missione in Brasile, si decide di informare Arianna Meloni: è lei ormai a tenere le redini di FdI. Lei a informare la sorella alle prese con il G20. La quale nella notte invierà una serie di whatsapp a Giuli per provare a spegnere l’incendio. Ma lo strappo è forte.
Con Crosetto non parlerà più, in Cdm neanche si guardano. Persino la riconciliazione tentata ieri da Palazzo Chigi si rivela un mezzo fallimento: «A breve uscirà una nota congiunta che pace è fatta», l’annuncio. A sera, però, il comunicato firmato da entrambi è gelido: «Ogni ricostruzione giornalistica su una presunta lite è destituita di ogni fondamento».
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
MA QUALCUNO HA IL CORAGGIO DI CHIEDERE PER CONTO DI CHI GRILLO FA LA GUERRA A CONTE? UNA SCISSIONE INDEBOLIREBBE IL CAMPO PROGRESSISTA A VANTAGGIO DEI SOVRANISTI: E’ COSI’ DIFFICILE CAPIRLO?
Beppe Grillo e i vertici contiani si preparano al secondo round a colpi di clic
sull’eliminazione del ruolo del garante dal Movimento. Ieri Giuseppe Conte ha riunito d’urgenza il consiglio nazionale: due ore per stabilire la data della votazione (dal 5 all’8 dicembre) e per cercare di delineare una strategia.
A tenere banco è stata la scelta dell’iter per la votazione chiesta da Grillo. Tra le idee c’era quella di tenere aperte le urne per diversi giorni in più rispetto alla Costituente, alla fine ha prevalso la linea di tempi analoghi e veloci.
C’è preoccupazione nel gotha stellato: la paura è che i tempi del rinnovamento contiano si allunghino. E non di poco. Non solo. Stavolta la votazione presenterà una complicazione in più. Grillo, infatti, vuole vederci chiaro e ha chiesto l’istituzione di un comitato di controllo sul voto.
Un passaggio che ha fatto alzare ulteriormente la tensione.
«A chi vuole imbavagliare la democrazia, rispondiamo con più democrazia»: è il ragionamento che Conte, secondo l’ Adnkronos , avrebbe fatto con i suoi.
Il leader punta a coinvolgere nel battage anche deputati e senatori: probabilmente la prossima settimana avrà luogo un’assemblea congiunta con tutti i parlamentari. Già ieri è partita la campagna social con l’hashtag IoRiVoto, rilanciato da big come Paola Taverna.
Il presidente ostenta sicurezza: «Torniamo serenamente a rivotare e secondo me avremo anche un aumento dei votanti», ha detto intervistato da Bruno Vespa a Cinque minuti . «Ho chiuso l’epoca dell’avvocato. Adesso i legulei cavilli giuridici li lasciamo al fondatore che predicava la democrazia».
Per Conte, Grillo «vuol strozzare questa partecipazione e portare via il pallone, chiudere il campo di calcio, gli spogliatoi, dire “andate tutti a casa perché devo continuare a decidere”». L’ex premier ha parlato anche del Movimento che sarà: «Assolutamente escludo» il mio nome nel simbolo, «non sono favorevole e voglio dire che non è che ieri eravamo grillini e oggi siamo contiani, oggi siamo una forza che vuole continuare a incidere e cambiare il Paese. Il simbolo appartiene agli iscritti, non è né suo né mio».
Mentre al Rosso e il Nero il leader ha spiegato: «Dalla assemblea M5S è uscito il concetto di progressisti indipendenti che vuol dire che guardiamo al futuro in modo del tutto originale. Per alcune cose risulteremo molto più a sinistra, per altre cose più al centro. Saremo Progressisti popolari».
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
L’INTERVENTO TESTIMONIANZA DI FRANCESCA GHIO DURENTE IL CONSIGLIO COMUNALE DI GENOVA
«Avevo dodici anni quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente, tra le mura di casa mia, ripetutamente per mesi e mesi, da un uomo di cui mi fidavo, un dirigente genovese, il vostro bravo ragazzo».
È iniziato così, oggi pomeriggio in Consiglio Comunale a Genova, l’intervento della consigliera della Lista RossoVerde, Francesca Ghio, all’interno della discussione su un ordine del giorno straordinario contro la violenza sulle donne.
Parole che hanno scosso i presenti, parole toccanti con le quali la consigliera – 24 ore dopo il 25 Novembre giornata contro la violenza sulle donne – ha raccontato in prima persona la sua drammatica esperienza: «Vivevo nel cuore della Genova bene e avevo appena iniziato la seconda media. Lui mi diceva di stare zitta e che doveva essere il nostro segreto, dovevo giurargli di non raccontare niente a nessuno, mentre sottostavo alle sue torture: il dominio dell’uomo, del padre, la mia mente e il mio corpo sotto la sua autorità: l’emblema del patriarcato».
Una condizione psicologica pesantissima perché «altro io non potevo fare: nessuno mi ha mai detto che potevo parlarne, nessuno mi ha mai chiesto perché ero diventata introversa all’improvviso. Eppure non sono mai stata una bambina silenziosa».
Francesca Ghio ha ricordato che «per un pezzo di vita mi sono rassegnata, fino a credere che me lo ero meritata. Me la sono cercata, non so bene come, ma non avevo alternativa. Sono arrivata a colpevolizzarmi al punto di ferirmi fisicamente, mi sono coperta le cicatrici sulle braccia per anni: nessuno mi ha mai chiesto perché tenessi sempre felpe e maniche lunghe. Ma il dolore era l’unica emozione che mi faceva provare ancora qualcosa. Non ho mai denunciato quell’uomo. Non sapevo neanche cosa fosse una denuncia a dodici anni».
Un’età in cui «a scuola studiavamo Napoleone Bonaparte. Nessuno parlava di emozioni, consenso, sessualità, sostegno alla fragilità. Nel mondo degli adulti non c’era un singolo volto in cui poter trovare rifugio e protezione». Tempo dopo, «quando ho provato a parlarne, mi sono sentita giudicata, iniziavo il discorso e notavo disgusto.
“Ma no, sto scherzando”, dicevo per chiudere velocemente il discorso. Mi guardo indietro oggi e a distanza di decenni nulla è cambiato. Gli uomini continuano a violentare nel silenzio complice di una società che non dà gli strumenti, che non vuole fermarsi a capire, che ritiene più facile e dignitoso nascondere il problema, piuttosto che ammettere che questo cortocircuito è responsabilità del profondo vuoto che le istituzioni scelgono di non colmare». L’amara constatazione finale: «Le dighe, le strade, i centri commerciali continuano a essere più importanti rispetto alla salute mentale e fisica. Il 25 Novembre è passato, ci vediamo l’anno prossimo con la conta dei numeri. Chi sull’elenco dei nomi dei cadaveri, chi nel silenzio muore dentro: vittima due volte, dello stupratore e della società che guarda dall’altra parte. L’unica differenza? Non staremo più zitte».
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
“LE INTERCETTAZIONI SONO UN MEZZO INVESTIGATIVO TEMUTO DA TUTTI COLORO CHE COMMETTONO REATI. TUTTO CIÒ NON MI FA COMPRENDERE PERCHÉ DOVREMMO FAR LORO QUESTO REGALO””
La limitazione alle intercettazioni a 45 giorni comporta una eliminazione di
unpotere che non è del pm ma del giudice per quanto riguarda la richiesta di proroga. Non c’è soltanto la criminalità organizzata, il terrorismo o il cybercrime ma ci sono reati gravissimi per i quali 45 giorni in realtà non basteranno mai e tutto questo si trasforma in una specie di divieto ad indagare”. Lo ha detto il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, nel corso dell’audizione in commissione Giustizia della Camera in tema di intercettazioni.
“Le intercettazioni sono un mezzo investigativo temuto da tutti coloro che commettono reati – ha aggiunto Lo Voi – sia che si tratti di organizzazioni criminali o per i reati contro la pubblica amministrazione o riciclaggio. Tutto ciò non mi fa comprendere perché dovremmo fargli questo regalo”.
Il capo dei pm di Roma si chiede, poi, “quale sia lo scopo di questa riforma: perché potendo indagare sino a 24 mesi in determinati casi devo privarmi di un mezzo essenziale se io ho il potere e il dovere di fare verifiche su una notizia di reato? Mi è difficile comprendere le ragioni di una riduzione così drastica del periodo delle intercettazioni tenendo presente che spesso gli audio carpiti nei primi mesi di indagine vengono realmente compresi sulla base di altre attività investigative o di altre intercettazioni fatte nei mesi successivi”.
“Il gip, a differenza di quello che si crede, in molte occasioni ritiene di non dover prorogare le indagini e, quindi, questa attenzione ad evitare il prolungamento delle intercettazioni sine die, che è una attenzione che il legislatore correttamente prende in considerazione e correttamente si tratta di una esigenza di cui bisogna farsi carico, spesso è già oggetto di valutazione da parte dei giudici”.
Lo ha detto Raffaele Cantone, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, sentito dalla Commissione giustizia della Camera con un’audizione informale, nell’ambito dell’esame della proposta di legge, approvata dal Senato, in materia di “Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione”. Per Cantone “la legge nasce dall’idea in qualche modo anche di una sfiducia di quelli che sono i controlli che vengono effettuati dai gip sulle proroghe delle indagini”.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA SARÀ ANCORA IN MAGGIORANZA ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE? SONO IN MOLTI A SCOMMETTERE CHE I BERLUSCONI SI SMARCHERANNO DAI FASCI DI GIORGIA E ANDRANNO A COSTITUIRE QUEL “CENTRO” CHE IL PD CERCA (VISTA L’OBSOLESCENZA PROGRAMMATA DEL MOVIMENTO 5 STELLE)
L’incazzatura di Antonio Tajani verso Giorgia Meloni non è legata soltanto alla riduzione del canone Rai, che ha portato oggi Forza Italia a votare insieme all’opposizione in Commissione bilancio al Senato. Ci sono molte ragioni di malcontento che spingono il Presidente di Forza Italia a puntare i piedi.
La prima riguarda il ruolo di “Noi Moderati” all’interno della coalizione di centro-destra. Il partitino guidato da Maurizio Lupi era nato con l’idea di aggregare i cani sciolti del centro per riportarli gradualmente all’ovile di Forza Italia
Questo progetto è andato via via sfaldandosi, prima con la netta opposizione di Fulvio Martusciello, ras del partito in Campania, al ritorno all’ovile di Mara Carfagna, e poi con quella del tandem Tullio Ferrante-Letizia Moratti, che in Lombardia hanno messo il veto al rientro di Maria Stella Gelmini.§
Le due ex ministre, già folgorate sulla via di Azione di Calenda, hanno trovato accoglienza proprio in “Noi Moderati”. Da “strumento” di aggregazione dei peones, il partitino di Lupi è diventato un’opportunità agli occhi di Giorgia Meloni. La Ducetta e la sua “Fiamma tragica” hanno pensato di valorizzare il contenitore centrista come contraltare a Forza Italia.
In quest’ottica rientra l’operazione di seduzione lanciata nei confronti dell’impalpabile Lupi, a cui è stata fatta annusare l’opportunità di essere il candidato del centrodestra alle prossime elezioni comunali a Milano.
Un’indiscrezione che ha però infastidito, e molto (oltre la moglie di Lupi, Emanuela Dalmiglio, che su facebook ha lanciato stilettate) quel merluzzone di Tajani, che non solo si era adoperato per far fare a “Noi Moderati” domanda di ingresso nel Ppe, ma che ha faticato, e non poco, con il suo amico Manfred Weber, per portare acqua al mulino della sora Giorgia.
È stato lui a fare pressing sui popolari per ingoiare il rospo della vicepresidenza Ue a Raffale Fitto, ed è stato sempre lui a trascinare Fratelli d’Italia nella maggioranza Ursula, nonostante i veti di Macron, Scholz, Tusk e Sanchez.
Dopo tanto lavorìo, in cambio ottiene un bel calcione al sedere, che potrebbe diventare anche più doloroso se le deleghe di Fitto (che lui sognava per sé o per i suoi) in futuro finissero a Elisabetta Belloni.
Il ministro degli Esteri guarda con timore alla capa del Dis, che ha ricoperto a lungo il ruolo di segretario generale della Farnesina. Ha paura, il tapino ex monarchico, di finire commissariato, nei rapporti con le cancellerie europee, da una funzionaria fin troppo esperta
I timori di essere oscurato nel suo ruolo sono stati confermati quando persino Salvini ha messo bocca sulle questioni di politica estera, con le dichiarazioni improvvide sul mandato d’arresto a Netanyahu (“È il benvenuto in Italia”), smentendo la linea ufficiale decisa da Tajani.
Come un bimbo a cui hanno fatto un dispetto, il ministro degli Esteri ha dovuto puntare i piedi e frignare per far presente che a decidere sui rapporti internazionali non è il ministro dei Trasporti, ma la premier in tandem con la Farnesina.
In realtà per il forzista, il “Capitone”, pur rappresentando uno scoglio su varie questioni (Canone Rai, tassa sugli extraprofitti, eccetera), può diventare un alleato per uccellare la promozione di Elisabetta Belloni a ministro. Il segretario della Lega, come già Renzi durante i giorni che portarono alla rielezione di Mattarella, nel gennaio 2022, vede con scetticismo l’upgrade di “Nostra signora Italia” (come la ribattezzò Beppe Grillo
Non è opportuno, per Salvini, che la donna che coordina i servizi segreti, in qualità di capo del Dis, entri in pianta stabile nell’esecutivo, con un ruolo politico, e non più tecnico (a proposito del Dis, quando scadrà il mandato della Belloni a Piazza Dante, nel 2025, al suo posto potrebbero andare il generale Figliuolo o l’attuale capo dell’Aise, nel frattempo nominato prefetto, Giovanni Caravelli).
Ps. Quando si vociferò, per la prima volta, della riduzione del canone Rai (decisione che andrebbe a detrimento di Mediaset, causa dell’innalzamento del tetto pubblicitario per la tv pubblica), Striscia la Notizia diffuse i celebri fuorionda di Giambruno in modalità provolone affumicato, che ciancava di “threesome”, “foursome”, e sentenziava: “Qui si scopa”.
Ora, al nuovo assalto sulla tassa più odiata dagli italiani, Forza Italia ha votato compatta con l’opposizione in Commissione bilancio.
Chissà se, alle prossime elezioni politiche, per ora in programma del 2027, il partito dei Berlusconi sarà ancora nell’alleanza di centrodestra.
Non sono pochi quelli che scommettono che Forza Italia possa, un giorno non lontano, diventare quel famoso “centro” che il Partito Democratico sta cercando per tornare al Governo.
E considerato che il Movimento 5 Stelle, tra risse, cause, e potenziali scissioni, rischia di diventare, come scrive oggi Massimo Franco, una “realtà residuale”, il Pd non disdegnerebbe neppure di abbracciare il partito del nemico di sempre, Silvio Berlusconi
(da Dagoreport)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
URSULA HA OTTENUTO IL VOTO FAVOREVOLE SOLO DEL 51% DEGLI AVENTI DIRITTO, IL PEGGIOR RISULTATO DI SEMPRE NELLA STORIA EUROPEA
Con 370 sì, 282 no e 36 astensioni, la plenaria del Parlamento europeo ha approvato
con voto palese la squadra della nuova Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen. La leader popolare tedesca ottenne a luglio, con un voto segreto, il mandato a formare la Commissione con 401 sì.
La seconda Commissione presieduta da Ursula von der Leyen è stata approvata dal plenum del Parlamento europeo con appena 10 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta degli aventi diritto, che è di 360 eurodeputati su 720. Un dato pari al 51,39% degli aventi diritto, il peggior risultato di sempre nella storia europea.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
LA SQUADRA, CREATA NEL QUARTIERE A LUCI ROSSE DI AMBURGO È IL CLUB DELLA CONTROCULTURA PER ECCELLENZA: ANARCHICO, PRO-LGBT (ANCHE QUANDO NON ERA DI MODA) E ANTIFASCISTA – SI TRATTA DELLA PRIMA SQUADRA DI CALCIO AD ABBANDONARE L’EX TWITTER
Circa dieci giorni fa, il St. Pauli è uscito da Twitter (o a essere precisi da X). L’ha fatto perché dopo l’arrivo di Elon Musk, scrivono quelli del St. Pauli, il social si è trasformato in una «macchina d’odio», dove «il razzismo e le teorie del complotto si diffondono senza ostacoli». E questo è inaccettabile in Germania, dove in campagna elettorale il social «potrebbe spingere contenuti autoritari, d’estrema destra» cari all’Afd. Sennonché il St. Pauli è una squadra di calcio: la prima a farlo. Per chi non lo conosce, il club è nato nel 1910, radicato nel quartiere a luci rosse di Amburgo, popolare e fortemente operaio è il club della controcultura per eccellenza (anarchico, pro-Lgbt quando non era di moda, antifascista), e dove la politica arriva prima del risultato.
L’anno scorso il St. Pauli è tornato nella Bundesliga. Ha un budget che vale il 4% del Bayern. […] Ha fan in tutto il mondo, parla il linguaggio d’oggi, è così locale da essere globale. Impossibile, se si è conservato un briciolo di ribellione, non amarli almeno un po’.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
IL CARO PREZZI FA DESISTERE GLI ASPIRANTI VACANZIERI
Doccia fredda per il turismo, specialmente per quanto riguarda i turisti italiani e
soprattutto a causa del caro-prezzi. Secondo i calcoli di Demoskopika che l’ANSA pubblica in anteprima, per il 2024 si prevedono 130,3 milioni di arrivi e 445,3 milioni di presenze, con un decremento rispettivamente del 2,5% e allo 0,4% rispetto al 2023, segnato da 133,6 milioni di arrivi e 447,2 milioni di pernottamenti. A pesare maggiormente la quota degli italiani rispetto al mercato estero: in particolare, a optare per una destinazione entro i confini nazionali sarebbero quasi 63 milioni di italiani (-4,5% rispetto al 2023) con poco meno di 208 milioni di pernottamenti (-2,5% rispetto al 2023).
Sul versante dell’incoming, che rappresenta una quota del 51,8% del totale, si registrerebbe, con circa 67,5 milioni di arrivi, un calo più contenuto (-0,6%) ma con una crescita, al contrario, delle presenze stimate in 237,6 milioni per il 2024, pari all’1,4%. E, infine, i flussi in Italia potrebbero generare una spesa turistica pari a 127 miliardi di euro con una variazione in crescita del 3,8% rispetto al 2023, sulla quale la dinamica al rialzo dell’inflazione turistica acquisita, stimata al 4,9% da Demoskopika nel mese di agosto, potrebbe pesare per ben 5,9 miliardi in più sui consumi dei vacanzieri. Si precisa, che il valore predittivo è contenuto in un intervallo di confidenza compreso tra un valore minimo e massimo della previsione.
“È necessario adottare una programmazione più consapevole e strategica – dichiara Raffaele Rio, presidente di Demoskopika – per adeguare l’offerta turistica del Belpaese alle trasformazioni in atto nei modelli di consumo turistico e, contestualmente, per contrastare in modo efficace la crescita sostenuta dei prezzi. Il turismo sta vivendo una fase di rapidi cambiamenti, influenzata da nuovi trend, come il turismo sostenibile, le esperienze personalizzate e l’aumento della domanda per mete alternative a quelle più famose, le cosiddette ‘dupe destinations’, sicuramente più economiche e meno inflazionate rispetto alle mete più blasonate”.
Vacanze di fine anno troppo costose. I tour operator lamentano un calo delle vendite di pacchetti per le festività a causa degli alti prezzi. Secondo una ricerca di Fiavet Confcommercio la situazione è stagnante. I dati parlano chiaro. Il 56% delle agenzie di viaggio in Italia registra un andamento delle vendite in linea con quello dell’autunno 2023.
Un 28% segna una flessione mentre solo il 16% vedono un aumento dei ricavi. Stessa situazione per quanto riguarda le prenotazioni: il 61% dei tour operator non registra un aumento della domanda; il 15% dei titolari di un’agenzia di viaggio segnala una domanda stabile; il 7% accusa una pesante perdita delle prenotazioni, in media del 27%.
Un eccessivo incremento dei prezzi dei pacchetti vacanza e la crisi dei consumi che fa ridurre il segmento dei vacanzieri in una fascia di reddito medio-bassa. Si spera in un ritorno delle prenotazioni sotto data, a dicembre, perché Fiavet considera che il ritardo riguarda il 70% delle richieste di viaggio rispetto al 2023.
Vanno per la maggiore i viaggi di gruppo con accompagnatore in località come: Giappone, Zanzibar, Etiopia e Vietnam. Le città d’arte si confermano mete tradizionali , come il mar Rosso, Maldive, Caraibi, Thailandia. Tra le vacanze più costose spiccano quelle a Roma, Firenze, Venezia, oltre alle vacanze sulla neve, le crociere, Seychelles e i Caraibi.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
IL TRISTE NATALE DI SANTA KLAUS E DELLE SUE RENNE E ROVANIEMI A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO CHE QUALCHE COGLIONE CONTINUA A NEGARE
Nella Lapponia finlandese, Babbo Natale e i suoi elfi sono impegnati a scattare foto con i turisti e a rispondere alle lettere ricevute da tutto il mondo, ma sono impotenti di fronte a un nuovo fenomeno: c’è poca neve, nel periodo natalizio.
Rovaniemi, il villaggio oltre il Circolo polare artico che il marketing finlandese ha venduto fin dagli anni ’80 come la “vera casa” di Babbo Natale, dovrebbe essere tutto bianco alla fine di novembre. Invece il termometro segna +2°C e la pioggia cade forte nel cielo grigio.
“Mi aspettavo che ci fosse molta più neve. Voglio dire, si respira l’atmosfera natalizia… ma pensavo che somigliasse un po’ di più a Babbo Natale”, confida Wenguel, un turista americano che non vuole dare il suo nome.
“Le mie renne possono volare, quindi non c’è problema!” ride uno dei Babbi Natale della città, vestito tutto di rosso e bianco. Ma poi si fa serio: “Vediamo che il cambiamento climatico è reale. Colpisce la vita qui nell’Artico, in particolare le renne”. A causa degli inverni più miti e imprevedibili, la neve si scioglie, poi si ricongela, così che si accumulano strati di ghiaccio e le renne faticano a scavare i licheni, il loro cibo principale. Secondo uno studio pubblicato su Nature nel 2022, l’Artico si è riscaldato quasi quattro volte più velocemente di altre regioni del mondo.
Gli ultimi mesi sono stati storicamente caldi nella Lapponia finlandese. Nel mese di novembre è stato stabilito un nuovo record con 11,1°C nella città di Utsjok. Il precedente, 11 gradi, risaliva al 1975.
Ci sono turisti da tutto il mondo, molti dei quali sperano di vedere l’aurora boreale illuminare il cielo. Rovaniemi ha registrato più di un milione di pernottamenti lo scorso anno, un record. I visitatori che desiderano incontrare Babbo Natale possono recarsi nell’omonimo villaggio o nel vicino parco divertimenti sotterraneo Santa Park. “È davvero bello. È come nei film di Natale, davvero magico”, dice Maria Batista Torres, originaria di Tenerife, Spagna, che è venuta con i suoi due bambini piccoli e che non sembra infastidita dall’assenza di neve.
L’ingresso al Villaggio di Babbo Natale è gratuito, ma una foto con lui costa almeno 40 euro. Rovaniemi è meta anche di gite in motoslitta o in slitta trainata da renne. Nonostante il cielo cupo, che però sinora ha scaricato solo pioggia, l’ufficio postale di Babbo Natale è pieno di attività, con elfi dai capelli rossi impegnati a timbrare cartoline e smistare pile di lettere. “A dicembre si possono ricevere circa 30.000 lettere al giorno”, spiega l’elfa delle poste Heidi Mustonen, che lavora qui da 20 anni. Secondo Heidi, ogni anno più di mezzo milione di lettere raggiungono Babbo Natale, che si assicura che ciascuna venga letta attentamente.
La maggior parte sono liste di desideri di regali, ma anche adulti e bambini scrivono per condividere le loro preoccupazioni. “Quest’anno molte persone volevano la pace”, dice Heidi. La maggior parte delle lettere dall’Asia sono scritte da giovani adulti, molti dei quali chiedono forza per completare gli studi. Quelli dei paesi europei sono stati scritti da bambini. Se gioisce dell’atmosfera calda e gioiosa che si respira nel villaggio di Babbo Natale, Heidi vorrebbe che la neve rallegrasse il paesaggio. “Se potessimo metteremmo la neve ovunque, ma siamo solo elfi delle poste”, dice
(da agenzie)
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