Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI VESPA, IL CAPITONE BALBETTA DI FRONTE ALLE DOMANDE INCALZANTI DI CALENDA, ALLA FINE AMMETTE DI NON CONOSCERE NESSUNO… E CALENDA AFFONDA SU MUSK: “QUELLO CHE TU MANDERESTI IN GALERA PERCHE’ SI DROGA?” E SALVINI DIVENTA PALLIDO
Il battibecco tra Carlo Calenda, leader di Azione, e il vicepremier Matteo Salvini sull’amministrazione di Donald Trump ha focalizzato l’attenzione durante la presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa al tempio di Adriano, a Roma.
Il segretario della Lega ha parlato di “nomine di livello” da parte del nuovo presidente eletto degli Stati Uniti.
A quel punto, Calenda ha attaccato: “Qual è quello che ti appassiona della nuova classe dirigente? Quello con la croce tatuata sul petto, quella che ha ammazzato il cane, quello no vax…qual è la tipologia umana che ti fa dire ‘veramente questo è uno statista’?”.
Salvini arranca: “Non conosco né quello con la croce né quello che ha ammazzato il cane. Conosco quello che è stato indicato per il dipartimento per la sburocratizzazione, che è Vivek, un ragazzo in gambissima che insieme a Elon Musk sarà incaricato di portare avanti il progetto di modernizzazione della macchina pubblica americana. Gli altri non li conosco”
Parole che hanno dato il la a Calenda: “Ma come non li conosci? Stanno su tutti i giornali”. Al che il ministro dei Trasporti ha replicato: “Ho il brutto vizio, per garantire il mio fegato, di non leggere i giornali”.
Insomma, Salvini ammette che i suoi giudizi sull’amministrazione americana si basano unicamente sulla sua conoscenza di Trump e Musk. Degli altri segretari scelti, invece, ha detto di non conoscere i nomi. “Quindi il vicepresidente del Consiglio italiano non sa chi ha nominato Trump, però dà un giudizio meraviglioso di quello che farà Trump”, ha incalzato Calenda.
Il segretario leghista ha provato a cambiare argomento: “Io sto parlando di Donald Trump”. E il leader di Azione ha proseguito: “No, tu hai detto ‘Donald Trump ha fatto delle nomine di livello’. Allora io ti ho domandato…” – “Stavo parlando di Musk e di Vivek, quelli che conosco direttamente io”, ha anticipato Salvini.
Calenda ha introdotto un altro tema: “Ma Musk è quello che tu arresteresti se viene in Italia per il reato globale di Gpa? Quello che si fa le canne? È un altro”. Come è noto, Musk ha avuto numerosi figli tramite la gestazione per altri (Gpa), che negli Stati Uniti è legale. Così come lo è il consumo di cannabis e cocaina, contro cui la Lega ha condotto negli anni una durissima campagna.
“Non mandiamola in vacca…”, è intervenuto Salvini, per poi sentirsi replicare: “No, non mandiamola in vacca, mandiamola in qualcosa su cui dai un giudizio con la consapevolezza di quello che stai dicendo. Non puoi dire ‘sull’amministrazione americana non ho manco letto i giornali’, ma che cacchio vuol dire? E allora come fai a sapere che sarà una fantastica amministrazione?”.
“E poi”, ha concluso Calenda, “sei il vicepresidente del Consiglio della Repubblica: leggi i giornali, perché ti fa bene, te lo dico”. Per poi aggiungere: “Sappi almeno il nome di quelli di cui fai le lodi. Perché se no ci stiamo prendendo in giro”.
(da Fanpage)
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
GRILLO VUOLE UNA SOCIETA’ TERZA CHE CERTIFICHI LA VOTAZIONE, TRA POCO CHIAMA GLI OSSERVATORI DELL’ONU… IL SENSO DEL RIDICOLO DI UN EX COMICO
È tutto pronto o quasi per il sequel del voto sul destino di Beppe Grillo nel M5S, fissato
dal 5 all’8 dicembre. Ma il garante mezzo destituito dopo l’esito di domenica scorsa (34 mila sì alla sua sfiducia su 54 mila votanti) sta puntando i piedi: chiede una società terza che certifichi la votazione su SkyVote, richiesta fatta al Comitato di garanzia, di cui fanno parte Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici.
Giuseppe Conte non vuole fornire appigli a Grillo, né SkyVote — che nel suo portafoglio ha clienti di peso come Rai, Luiss, Confcommercio, le Acli, solo per citarne alcune — ci sta a perdere la reputazione in caso di proteste del comico e quindi è arrivato il via libera: va bene per la certificazione esterna. Solo che la società vidimatrice della consultazione online proposta non era di gradimento al fondatore. Il quale ha a sua volta avanzato una serie di nominativi ad hoc, si dice su consiglio di Davide Casaleggio. Alla fine un accordo si troverà, garantiscono da via di Campo Marzio. Ma tutta la vicenda in sé è indicativa della totale sfiducia di Grillo, ormai sempre più determinato a rompere le uova nel paniere dell’attuale presidente.
La partita per il voto è tutta giocata sul quorum e l’obiettivo del fondatore del M5S è quello di farlo mancare, in questo modo anche la prima consultazione verrebbe invalidata e il garante rimarrebbe al proprio posto, con i poteri che gli spettano dallo statuto immutati. Conte e i suoi invece hanno dei giorni davanti per mobilitare la base e (ri)portarli a esprimersi. Una battaglia che si fa anche con gli hashtag: da una parte #ioRiVoto, dall’altra #iononvoto. «Se il referendum di Renzi nel 2016 avesse previsto il quorum, il M5S avrebbe fatto appello a non andare a votare — è l’indicazione dei pro-Grillo che gira di chat in chat — Nonostante il tentativo di Conte e dei suoi di boicottare il garante, cancellando 70 mila iscritti che, su una questione così importante, avrebbero potuto avere interesse a esprimersi, noi possiamo ancora fare la differenza. Il Paese ha bisogno di temi, progetti e tanto lavoro, non di professionisti della politica!». All’opposto, la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde definisce Grillo «un bambino piccolo che prende il pallone e vuole andare via. Noi siamo invece adulti e ci comporteremo come tali».
Da Genova per adesso solo silenzio, perlomeno a livello pubblico. Chi è vicino a Grillo assicura che la mossa del voto bis non è l’unica che serba in canna. Sulla potestà del simbolo delle 5 Stelle infatti sia Conte che il fondatore sono convinti di avere ragione. Cioè di esserne titolari. Gabriele Maestri, giurista e animatore del sito isimbolidelladiscordia.it, è probabilmente il maggior esperto italiano di simboli politici. «Il problema sta nella confusione tra simboli e marchi», spiega. Infatti il brand del M5S, con le varie evoluzioni, è stato registrato due volte come marchio e due volte come simbolo politico, tramandato attraverso due associazioni diverse. Gli eventuali e ulteriori accordi tra garante e il M5S di Conte non sono mai stati resi noti, dopodiché secondo Maestri «nessuno dei due può essere sicuro al cento per cento di spuntarla. E se anche l’associazione più vecchia, quella del 2012 di Grillo, può far valere una sorta di prelazione», poi «le leggi elettorali danno maggiore tutela ai simboli presenti in Parlamento, e lì c’è l’associazione guidata da Conte: le regole civilistiche sono una cosa e quelle elettorali un’altra». La cosa più semplice sarebbe quindi una risoluzione consensuale fra le parti, magari con una transazione. Ma la politica e le idee, in tutto questo, sembrano assai lontane.
(da La Repubblica)
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
A SETTEMBRE L’INDICE IN VALORE, AL NETTO DEI FATTORI STAGIONALI, È SCESO DELLO 0,3%, ATTESTANDOSI AL LIVELLO MINIMO DA FEBBRAIO 2021
A settembre prosegue per il quinto mese consecutivo il calo del fatturato dell’industria.
Lo annuncia l’Istat stimando che l’indice in valore, al netto dei fattori stagionali, cala dello 0,3%, al livello più basso da gennaio 2022, mentre per i volumi scende dello 0,1% sul livello minimo da febbraio 2021.
Su base tendenziale, il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, registra un calo sia in valore (-5,7%) sia in volume (-4,7%), Per i servizi, si osserva invece un aumento dello 0,5% in valore e dello 0,7% in volume.
A settembre, in termini congiunturali, si registrano flessioni sul mercato interno (-0,9% in valore e -0,6% in volume) ed incrementi sul mercato estero (+0,9% in valore e +0,7% in volume). Per il settore dei servizi, invece ci sono state dinamiche positive sia nel commercio all’ingrosso (+0,2% in valore e +0,3% in volume) sia negli altri servizi (+0,9% in valore e +1,0% in volume).
Gli indici destagionalizzati del fatturato in valore riferiti ai raggruppamenti principali di industrie registrano a settembre un aumento congiunturale per i beni strumentali (+0,1%), per i beni di consumo (+0,3%) e per in beni intermedi (+1,3%), mentre risulta in diminuzione l’energia (-12,5%). Quanto all’andamento tendenziale, l’Istat precisa che il calo del fatturato dell’industria a settembre è la sintesi di una diminuzioni del 6,8% sul mercato interno (-6,2% in volume) e del 3,6% su quello estero (-1,7% in volume). I giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a settembre 2023.
Gli indici corretti per gli effetti di calendario del fatturato in valore riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, registrano un marcato calo per l’energia (-22,5%) e per i beni strumentali (-9,7%) e flessioni più contenute per i beni intermedi (-3,3%), per i beni di consumo (-0,6%). Sempre a livello tendenziale, per quello che riguarda invece i servizi, l’Istat rileva diminuzioni dello 0,6% in valore e dell’1,4% in volume, con flessioni consistenti nel commercio all’ingrosso (-3,0% in valore, -2,2% in volume) e un andamento differenziato negli altri servizi con un incremento del 2,0% in valore e una flessione dell’1,0% in volume.
Il segno meno caratterizza invece tutti gli andamenti trimestrali, sia per il fatturato dell’industria sia per quello dei servizi. Nel terzo trimestre 2024, in termini congiunturali, il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, registra infatti un calo sia in valore (-1,3%) sia in volume (-1,8%). Nello stesso arco temporale il fatturato dei servizi diminuisce in valore (-0,3%) e in volume (-0,9%).
(da agenzie)
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
IL RISCHIO TRAPPOLONE SULL’ELEZIONE DEI GIUDICI COSTITUZIONALI: C’È L’ACCORDO DI FRATELLI D’ITALIA CON IL PD PER L’ELEZIONE DEI 4 MEMBRI DELLA CONSULTA. TRA LORO C’È ANCHE IL SENATORE FORZISTA, PIERANTONIO ZANETTIN. SE LA LEGA FACESSE LO SGAMBETTO, LA CRISI SAREBBE INEVITABILE
Sfoderano un approccio zen, Antonio Tajani e Matteo Salvini. O almeno, questo è il
copione al quale cercano di attenersi. «Non litigo mai con nessuno», dice il leader di Forza Italia. «Adesso niente e nessuno può farmi arrabbiare», gli fa eco l’alleato leghista.
Concluso il percorso relax, servirebbe un chiarimento faccia a faccia. «E arriverà», scommettono i fedelissimi dei vicepremier. I due però non si parlano dal rovinoso incidente sul taglio del canone Rai, proposto dalla Lega e affossato da Forza Italia. Hanno entrambi sentito al telefono Giorgia Meloni e con lei, separatamente, hanno concordato di «abbassare i toni».
Ci si accorge presto quanto sia faticoso mettere in pratica il proposito, perché i leader, come le loro truppe parlamentari, sono ancora urticati dalle lunghe giornate di accuse e vendette reciproche. E perché poi si può anche togliere dal tavolo il canone Rai, ma i motivi per dividersi sono tanti e nessuno fa un grande sforzo per tenerli sotto il tappeto: Tajani rilancia lo Ius scholae, la riforma della cittadinanza invisa ai leghisti, mentre Salvini invoca l’uso del golden power per bloccare l’operazione Unicredit-Bpm, a cui Forza Italia aveva dato il suo placet.
Il primo banco di prova per la tenuta della coalizione potrebbe però arrivare con l’elezione dei quattro giudici della Corte costituzionale (uno già scaduto da mesi, tre in scadenza a breve) che il Parlamento è chiamato a scegliere in seduta comune. Ieri è arrivata un’altra fumata nera, la decima dell’anno, ma il patto con le opposizioni è stato finalmente trovato.
Saranno necessarie ancora alcune votazioni a vuoto per abbassare il quorum, poi il centrodestra presenterà il nome di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Meloni a Palazzo Chigi, e quello del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, mentre il terzo giudice indicato dalla maggioranza dovrà essere una figura «di garanzia», non politica.
Al Pd spetterà invece l’indicazione dell’ultimo dei quattro: circola il nome dell’ex ministra e magistrata Anna Finocchiaro, anche se dal Nazareno fanno sapere che non si è ancora arrivati a mettere un punto finale sul candidato.
Per la coalizione di governo, dunque, c’è in corsa un uomo di FdI e uno di Forza Italia
Qui uno sgambetto tra alleati rischierebbe davvero di aprire una crisi.
Dalle parti di Palazzo Chigi c’è una certa apprensione per il dossier, vista la fatica con cui si stanno smaltendo le scorie intorno alla frattura sul canone Rai. Ancora ieri, il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi definiva Salvini – in un’intervista ad Affari italiani – «un paraculetto» e invitava la Lega a «darsi una calmata».
Interveniva quindi il deputato del Carroccio Igor Iezzi per dirsi sorpreso che Nevi voglia «abbassare i toni alzandoli» e soprattutto «che Forza Italia non voglia abbassare le tasse». Ecco la fase zen e le sue difficoltà, per l’appunto. Deve arrivare Salvini ad arginare altre reazioni dei suoi, prendendo in prestito l’inno dei figli dei fiori: «Peace and love», ripete ogni volta che i cronisti cercano una reazione su quel «paraculetto» che lo stesso Nevi, più tardi, ritirerà dicendo di esser stato male interpretato.
Pace e amore, ma Tajani e Salvini sembrano intenzionati a limitare l’amore fraterno al canone Rai, sapendo che ormai è alle spalle. Sugli altri temi che dividono la maggioranza invece insistono
Non appena Tajani viene a sapere che in Brasile, per il Black friday, si offrono sconti sulle pratiche per la cittadinanza italiana, coglie l’occasione al volo per «rivendicare con orgoglio» la riforma per dare la cittadinanza a chi studia in Italia per dieci anni: «Lotta al mercato nero dei finti avi e cittadinanza italiana solo a chi la merita veramente», recita una nota del partito vidimata dal leader.
Salvini non è da meno. Di fronte all’operazione di acquisizione di Bpm da parte di Unicredit «sono convinto che il governo, se richiesto, attiverà il golden power a tutela dell’interesse dell’economia nazionale». Tajani, invece, è per il libero mercato e anche il suo capogruppo in Senato, Maurizio Gasparri, suggerisce a Salvini «prudenza»
(da agenzie)
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
CI SONO ANCHE IMPRENDITORI VERI E RICCHI DI UMANITA’… “TEMEVO DI AVREBBERO CONGEDATO, INVECE MI HANNO DETTO DI PENSARE SOLO A CURARMI”
Giuseppe Cannavale, 25 anni, lavorava in L&S Italia Spa a Brugnera in provincia di Pordenone solo da qualche mese quando ha scoperto un bozzo sulla clavicola. Aveva un contratto da apprendista interinale neo assunto. I medici gli diagnosticano un linfoma di Hodgkin. «Avevo sottoscritto l’accordo con Adecco. In quei drammatici giorni in cui ho scoperto la notizia, sembrava che il mondo potesse crollare e, senza conoscenze in merito, ho anche immaginato che la mia collaborazione potesse essere destinata a terminare subito, lasciandomi senza stipendio e pure con la macchina appena acquistata da pagare». E invece il Ceo Pietro Barteselli lo ha sorpreso.
La storia
L’azienda è un gruppo internazionale con sedi in Italia, Germania, Cina e Stati Uniti. Produce illuminazione per gli arredi. Giuseppe è un analista funzionale con specializzazione nel web design. «Per i primi sei mesi ho percepito la malattia pagata dall’Inps, pari all’80 per cento del trattamento ordinario ma il cancro mi aveva nel frattempo messo alle corde. Nell’arco di poche settimane da quando l’ho scoperto, al Cro di Aviano, uno degli Istituti tumori migliori in Italia, hanno aggiornato lo stadio dell’aggressività: dal secondo al quarto. Mi sono sottoposto a sei cicli di chemioterapia, con tutti gli effetti collaterali: perdita di capelli e peso, confusione, depressione, gastrite acuta che ha richiesto svariati accessi d’urgenza in Pronto soccorso», dice oggi a La Stampa. Dopo il semestre coperto dalla mutua ha ricevuto una convocazione da parte dell’azienda.
«Pensa solo a curarti»
Ma invece è successo tutt’altro: «Temevo che a quel punto mi avrebbero congedato e non gliene facevo nemmeno una colpa. Custodivo al massimo la speranza che potessero conservarmi il posto. Ma ciò che è successo mi ha lasciato strabiliato: “Pensa solo a curarti”, mi hanno detto il Ceo e la responsabile delle risorse umane: noi ti aspettiamo e ti paghiamo lo stipendio pieno fino a quando sarai guarito, contiamo su di te, ce la farai”. Da aprile a oggi ho ricevuto il massimo della retribuzione che potevano assegnarmi rispetto alla mia seppur minima anzianità di servizio (un assegno mensile piuttosto robusto, ndr). E proprio mercoledì sono tornato al lavoro, perché ho ricevuto la sospirata risposta dall’oncologo: il tumore è in fase di completa regressione». Cannavale dovrà sorvegliare il pericolo di recidive per un paio di anni. Dopo cinque la possibilità del ritorno del linfoma è azzerata.
Il part-time
Adesso il suo lavoro in parte cambierà, dice a Lorenzo Padovan: «Inizio con un part-time perché sono ancora debilitato e devo anche guidare circa settanta chilometri al giorno. Ma non vedevo l’ora di tornare al lavoro. Mi sembra il modo migliore per riprendere la mia quotidianità e per ringraziare chi mi ha sempre sostenuto. Ho trascorso 14 mesi da incubo, in ansia, ma adesso che sono guarito voglio dare un messaggio ai miei coetanei: esistono realtà fantastiche che guardano oltre il profitto che un individuo possa generare».
E quindi: «Malgrado queste compagnie siano molto grandi, non sei un numero, ma sei una persona da mettere al centro della politica aziendale. Li ho informati solo oggi della mia intenzione di rendere pubblica la mia storia, non volevo tradire la loro fiducia. Assieme alla famiglia, agli amici friulani e ai parenti salernitani dei miei genitori, sono stati una specie di angeli custodi sul decorso della mia malattia, facendo pure da psicologi nei momenti più bui», conclude.
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
“CHI SI LAMENTA DEI GIOVANI HA UNA MENTALITÀ VECCHIA. IO VEDO TANTI RAGAZZI CON VOGLIA DI FARE, IMPRENDITORI’ DELLA LORO VITA”
Se si digita su Google “Joe Bastianich” i primi risultati che appaiono lo qualificano come
personaggio televisivo (il suo «tu vuoi che io muoro» è rimasto nella storia di Masterchef), ristoratore (possiede, insieme ad alcuni soci, più di due dozzine di ristoranti di successo in tutto il mondo), musicista (è frontman e chitarrista). Tutto giusto, e tutto noto.
Meno noto è ciò che sta a monte di questo: Bastianich è, prima di tutto, imprenditore. Di imprenditoria parla la sua ultima creatura, il vodcast e podcast «Millions» (prodotto da Dopcast) che conduce insieme a Tommaso Mazzanti dell’Antico Vinaio.
Ma la tua storia, invece, come inizia? Figli di esuli istriani, nato e cresciuto a New York, dopo l’università hai cominciato a lavorare nella finanza a Wall Street: cosa ti ha permesso, nel 1992, di fare lo switch e diventare imprenditore?
«Il mio è uno switch genetico: i miei genitori sono sempre stati imprenditori e sono cresciuto con l’idea che non doveva essere un’altra persona a decidere del mio successo. Quando metti sul piatto i tuoi soldi il fallimento non è un’opzione: lavori 7 giorni su 7, 18 ore al giorno, perché sai che rischi tutto. Nel mio caso, gli 80mila dollari che mi aveva prestato mia nonna Erminia per mettere su il mio primo ristorante, Becco, quando avevo 24 anni. Doveva funzionare, non era possibile fallire».
§Nel podcast racconti un episodio personale divertente: quando hai cominciato a conoscere il mondo vinicolo italiano scherzavi dicendo che avresti cercato di sposare un’ereditiera in modo da entrare subito in una famiglia che si era già «fatta le ossa» nel mondo del vino
«Io sono nato povero e ho sempre guardato con ammirazione le persone che nascono con la ricchezza alle spalle. A me è andata bene, questa ricchezza l’ho creata, ma in qualche modo queste persone mi interessano. Io ho sempre dovuto pensare a come pagare l’affitto, a dove trovare i soldi per sposarmi, per crescere i miei figli: mi affascina questo mondo misterioso in cui uno nasce e non deve pensare a niente».
A proposito di cose alle quali pensare: investi anche in diverse startup. Come decidi in quali?
«Mi focalizzo sulle opportunità: in qualche modo riesco a capire dove ci sarà crescita, dove sarà possibile fare soldi o creare valore. Poi sono anche un collezionista di talenti: nei miei ristoranti, dove lo sono tutti dai camerieri ai cuochi, alle società dove cerco tanti modelli di business diversi.
Io porto il know-how, i soldi ma anche il coraggio a chi magari ha anche più talento e intelligenza di me, e faccio in modo che abbia la possibilità di sfruttare le sue potenzialità. Per me investire vuol dire dare soldi, tempo, parte di me (che sia emotiva o mediatica) a qualcun altro».
Ti è mai capitato di trovare persone giuste e imprese sbagliate? O, al contrario, idee vincenti ma persone che non ti convincevano
«Mi è capitato di investire in persone brillanti e il business non ha funzionato: succede, come dicevo prima, a volte si fallisce. Invece quando l’opportunità è ok ma la persona no, lascio perdere. E per me le persone «no» sono quelle arroganti, incapaci di evolvere, senza voglia di fare, senza fiducia in se stesse».
Ci sono degli imprenditori che guardi con interesse?
«Ammiro tantissimo i cervelli che riescono a sognare e che non sono solo imprenditori, quelli che vanno oltre e realizzano il futuro del mondo. Tipo Jeff Bezos ed Elon Musk, ma quest’ultimo mi interessa da imprenditore e non da politico».
E in Italia, storie di successo, ce ne sono?
«Tante, e alcune di queste le racconto nel podcast. Mi sembra che da noi, dopo il Covid, la mentalità dei giovani sia cambiata: li vedo molto orientati all’imprenditoria, pronti a lanciare startup. Sento un fermento che prima non c’era, o c’era molto meno, e vorrei che il podcast fosse per loro d’ispirazione».
C’è chi, sui giovani, non la pensa come te.
«Chi si lamenta dei giovani ha una mentalità vecchia: se non trovi dipendenti è perché li tratti male e li paghi poco. Io vedo invece tanti ragazzi con voglia di fare, «imprenditori» della loro vita.
Ai giovani che vogliono fare impresa cosa consiglieresti?
«Avere un obiettivo chiaro, portare la storia personale e la cultura di famiglia, stare vicino a chi può condividere tempo, consigli e investimenti. Poi puntare in alto, ma anche accettare il fallimento. Avere tanto ottimismo e soprattutto, soprattutto, mai essere geloso degli altri. La gelosia è una cosa bruttissima in tutti gli ambiti della vita, se un amico ha più successo di te devi essere felice per lui».
Da imprenditore qual ‘è stata la tua più grande difficoltà?
«Riuscire a bilanciare la mia vita con il lavoro. E per vita intendo sia la mia famiglia che i miei impegni personali, per esempio il mio lato artistico che ho tenuto parcheggiato per vent’anni. Per fortuna ora riesco a esprimerlo con musica e tv».
(da agenzie)
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
IL CAPO DELLO STATO ALLA CONFERENZA AGRICOLTORI ITALIANI: “VA ASSICURATO AL LAVORO IL GIUSTO COMPENSO, CONTRASTANDO CON FORZA LE FORME DI SFRUTTAMENTO CHE RAGGIUNGONO NEL CAPORALATO UN APICE DI INACCETTABILE ILLEGALITÀ”
“Va assicurato al lavoro il giusto compenso, contrastando con forza le forme di sfruttamento che raggiungono nel caporalato un apice di inaccettabile illegalità”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio al presidente della Confederazione Agricoltori Italiani – CIA, Cristiano Fini.
“Lo spopolamento delle aree interne e montane può essere contrastato da rigenerazioni agricole. Produzioni innovative possono dare occasioni di impiego ai giovani”.
«Le sfide che riguardano l’agricoltura sono sfide di tutto il Paese. L’Assemblea di CIA – Agricoltori italiani è occasione propizia di elaborazione e confronto per un’agricoltura che, oltre a essere risorsa essenziale, qualifichi la stessa identità italiana, rappresentando una sfida decisiva per il nostro vivere e per la sostenibilità economica, sociale, ambientale”.
“La storia delle produzioni agricole, degli allevamenti, delle imprese nate dal lavoro della terra ha plasmato la storia e la cultura dell’Italia e dell’Europa – ha aggiunto – la consapevolezza di queste radici deve guidarci oggi nell’affrontare i problemi aperti dalle grandi trasformazioni globali e dai pericolosi mutamenti climatici”.
“La società intera deve essere consapevole e accompagnare l’impegno dei produttori agricoli. La salubrità dei cibi che mangiamo, la qualità dei prodotti destinati al mercato, l’integrità e la cura di territori che costituiscono la nostra bellezza e ricchezza passano dal quotidiano lavoro e dalle capacità progettuali del mondo dell’agricoltura”, ha sottolineato il Presidente della Repubblica.
“Lo spopolamento delle aree interne e montane può essere contrastato da rigenerazioni agricole. Produzioni innovative possono dare occasioni di impiego ai giovani. Va assicurato al lavoro il giusto compenso, contrastando con forza le forme di sfruttamento che raggiungono nel caporalato un apice di inaccettabile illegalità”, ha osservato Mattarella che ha poi formulato “alla Confederazione e ai delegati in assemblea gli auguri più cordiali di buon lavoro”.
(da agenzie)
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
LA CLASSIFICA DI AGENAS
Se la salute è un diritto fondamentale dell’individuo stabilito dall’articolo 32 della
Costituzione, chi lo garantisce sul territorio? Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) prevede l’equità d’accesso a tutti i cittadini nella prevenzione, cura e riabilitazione (legge 833 del 1978). Poi sulla base del Titolo V della Costituzione del 18 ottobre 2001 lo Stato fa le leggi per assicurare i livelli essenziali di assistenza, e le Regioni hanno autonomia nell’organizzazione e nella gestione dei servizi sanitari. Il loro braccio-armato sul territorio sono le Aziende sanitarie locali (Asl), enti autonomi guidati da un direttore generale, un direttore sanitario e un direttore amministrativo, direttamente responsabili del buon funzionamento dei servizi.
Il ruolo delle Asl
Oggi le Asl sono 110, si chiamano in modo diverso a seconda del luogo, e come avviene per ogni azienda la capacità di chi le gestisce impatta sulla qualità dell’assistenza e delle cure offerte ai cittadini. Vediamo come.
Le Asl devono garantire in particolare:
– le campagne di screening per la prevenzione del tumore al seno, alla cervice uterina e al colon;
– il rispetto dei tempi di attesa per visite ed esami sulla base di quanto richiesto dal medico nella prescrizione;
– un servizio territoriale efficiente che riduca gli accessi inappropriati in Pronto soccorso e le ospedalizzazioni per complicazioni per diabetici, malati di Bpco, cardiopatici;
– il numero di strutture e di posti letto fissati dagli standard normativi (come prevede il decreto ministeriale 77/2022 conosciuto come «Riforma territoriale»), il che vuol dire un consultorio ogni 20 mila abitanti, il 10 per cento di over 65 assistiti a domicilio, 8 posti letto negli hospice ogni 100 mila abitanti, ecc;
– i ricoveri programmati per interventi chirurgici per evitare che i propri assistiti si spostino fuori regione,
– bassi tassi di mortalità evitabile (tra i 0 e i 74 anni), che significa limitare il più possibile i decessi che possono essere contrastati da un Sistema sanitario ben funzionante e che possono essere ridotti sia attraverso campagne di prevenzione (in questo caso si parla di mortalità prevenibile) sia attraverso i trattamenti precoci delle patologie tempo-dipendenti (infarto, ictus).
Per la prima volta l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) stila una pagella per capire dove la popolazione è meglio assistita e dove invece bisogna correre ai ripari. Lo fa sulla base di circa 40 indicatori suddivisi in 6 aree e 12 sotto-aree che tengono conto dei compiti delle Asl che abbiamo elencato. Ecco i risultati che vedono complessivamente 30 Asl promosse, 53 così così e 27 bocciate
La classifica generale
Le tabelle con le prime 5 e le ultime 5 Asl sono il risultato dei calcoli statistici che tengono conto del mix di indicatori di tutte le aree esaminate (che in gergo tecnico si chiamano «prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, investimenti e mortalità evitabile).
Le classifiche per area
Agenas procede poi categoria per categoria. Dietro i numeri ci sono le situazioni concrete con cui ci confrontiamo tutti i giorni.
1) Prevenzione e screening oncologici (mammella, colon, cervice)
Assicurare alla popolazione gli screening per il tumore alla mammella, per esempio, vuole dire aiutare le donne a fare prevenzione e in caso di un problema oncologico a scoprirlo il prima possibile per essere curate al meglio. Ebbene, l’Azienda sanitaria di Trento raggiungeuna copertura di screening per la mammella, sulla popolazione target, pari al 76 per cento, mentre l’Asp di Reggio Calabria ha una copertura dell’1,4 per cento (il valore medio nazionale è del 35 per cento). Per quanto riguarda lo screening per il colon le migliori performance si osservano nella regione Veneto, con la Ulss Berica (65 per cento) e Marca Trevigiana (63 per cento), mentre l’Asp di Cosenza è al di sotto dell’1 per cento
2) Presa in carico dei pazienti (assistenza domiciliare, 118, ecc.)
L’Azienda sanitaria di Imola raggiunge una copertura di assistiti over 65 in assistenza domiciliare pari al 18 per cento (valore medio nazionale 8,5 per cento) mentre l’Asp di Messina ha una copertura del 2,2 per cento. Per quanto riguarda la tempestività degli interventi del 118 (dalla chiamata telefonica all’intervento) l’Asp di Reggio Calabria fa aspettare 35 minuti (tutte le Asp della Calabria riportano valori intorno i 30 minuti rispetto al target di 18); mentre le Asl di Sassari, Genovese e Chiavarese rappresentano le migliori aziende con 14 minuti di attesa.
3) Cure primarie (medici di base, pediatri di libera scelta, guardia medica)
L’azienda sanitaria di Bologna registra un numero medio di assistiti adulti pari a 1.470 per medico di medicina generale, mentre le Asl peggiori hanno un numero medio di assistiti che si discosta decisamente al rialzo dal valore di riferimento (1.500 pazienti). Tra queste troviamo l’Asl di Oristano con 1.781 pazienti a medico di base. Per quanto riguarda l’attività della continuità assistenziale si passa dal valore medio di 112 contatti per medico di guardia medica all’Asl di Frosinone a 7.300 contatti nell’Ast di Ascoli Piceno.
4) Costo totale dell’assistenza ai residenti pro-capite
Mediamente a livello nazionale il costo dell’assistenza sanitaria pro-capite è pari a 2.100 euro a cittadino. A Bolzano il costo è di circa 3.000 euro, mentre a Napoli Nord è di 1.700. Per valutare l’adeguatezza del costo pro-capite, lo stesso deve essere messo in relazione al livello dei servizi e dell’assistenza offerta: a parità di costo è migliore un’azienda che offre più servizi e viceversa a parità di servizi è più performante l’azienda che spende meno.
5) Mortalità evitabile (popolazione nella fascia 0-74 anni)
La mortalità evitabile è calcolata attraverso due voci: le cause prevenibili (ossia la mortalità correlata a fumo, alcol ed errati stili di vita, incidenti e suicidi, mancate vaccinazioni e altre carenze di prevenzione primaria) e le cause trattabili (mortalità legata a carenze nelle diagnosi precoci e qualità delle cure). Nell’Asl di Napoli Centro si rileva un tasso di mortalità evitabile doppio rispetto a quello registrato nella Asl Pesaro-Urbino (29,1 contro 14,6 ogni 10 mila abitanti)
La responsabilità politica
Fra le Asl migliori e le Asl peggiori c’è di mezzo la salute dei pazienti, che dipende dalla competenza di chi le dirige e amministra. Il direttore generale, il direttore sanitario e il direttore amministrativo sono nominati dal governatore e dall’assessore. La politica che li sceglie ha, dunque, una responsabilità enorme. Fare meglio è un dovere di tutti. Perché solo la competenza può fare la differenza.
/da corriere.it)
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Novembre 29th, 2024 Riccardo Fucile
L’ANTICORRUZIONE RICHIAMA L’AZIENDA DI STATO: “GARA NON TRASPARENTE E NEANCHE REGISTRATA”
La macchina che profuma di nuovo. Sedili in pelle, volante sportivo, cambio automatico, computer di bordo e tutti gli optional da godersi da soli, in compagnia o con la propria famiglia. È uno dei piaceri della vita – per tanti un sogno – anche di chi non ama i motori. E fa nulla se il costo della benzina continua ad aumentare, visto che nella carta aziendale c’è un bonus da 2 mila litri l’anno.
Si sa, l’automobile da che mondo è mondo è uno status. Ormai neanche più un vezzo solo maschile. Più è grande, bella e accessoriata, più la persona vale. Impossibile allora che un dirigente della tv di Stato non possa guidare una macchina all’altezza del prestigio dell’azienda. Così da qualche anno la Rai fornisce come benefit integrativo a circa 300 dirigenti, sia di prima fascia (top) sia di fascia inferiore, un’automobile aziendale a propria scelta tra quelle messe a disposizione dal fornitore. Una vettura “per uso promiscuo”, che dunque il manager può utilizzare non solo per il lavoro.
Funziona così: la Rai riconosce un contributo di 1.050 euro. A volte copre tutte le spese di noleggio, a volte no. Quel che resta (oltre agli oneri fiscali) lo mette il dirigente. Un esempio: se una Mercedes Classe C costa 1.625 euro al mese, il dipendente ne sborsa 575 euro. E la Rai spende una fortuna: circa 4 milioni di euro l’anno per le auto, più 1 milione di euro circa per il carburante.
L’azienda però nell’ultimo triennio ha voluto pubblicizzare il meno possibile l’iniziativa. Beccandosi il monito dell’Anac. Il 17 luglio scorso l’Anticorruzione ha chiuso il fascicolo aperto nei confronti della Rai per “inadeguata trasparenza e pubblicità degli atti di gara”, per “illegittimo frazionamento dell’appalto” e per “violazione dei principi di concorrenza ed economicità nell’affidamento del servizio di noleggio auto per dirigenti”. Il riferimento è alla procedura con cui erano state selezionate le società di noleggio a lungo termine per la fornitura delle auto tra il 2021 e il 2023. In sostanza, l’azienda di Stato aveva avviato una raccolta informale di preventivi consultando i maggiori operatori del settore. Alle società con le offerte giudicate migliori sono stati assegnati 6,6 milioni di euro. Cifra che avrebbe richiesto, come spiegato dall’Anac una “apertura totale al mercato e a tutti gli operatori economici operanti nel settore”.
E invece, a quanto risulta dai documenti allegati al fascicolo, alla procedura non è stato assegnato nemmeno il “Cig”, codice che si utilizza nelle gare pubbliche e che consente di identificare in maniera univoca gare, lotti e contratti, tanto che la Rai ha dovuto promettere all’Authority di adeguarsi mediante “l’acquisizione dei Cig in modalità ‘ora per allora’”. Una “sanatoria” che ha obbligato viale Mazzini a fornire all’Anac “aggiornamenti periodici sull’esito dell’indagine di mercato e dell’eventuale selezione pubblica avviata” ad aprile scorso. In generale, infatti, l’Anac ha “raccomandato” alla Rai di “attenersi alle osservazioni dell’Autorità” e “invitato” la stessa a “provvedere in conformità a quanto dichiarato”, ovvero “l’impegno manifestato dalla stazione appaltante a regolarizzare la situazione pregressa” per il futuro.
La car list e la sua composizione sono però la parte più sorprendente della vicenda. L’azienda nell’ultimo triennio ha assicurato ai propri dirigenti auto di lusso, di segmento “premium”, in gran parte Suv. Ci sono Audi, Bmw, Land Rover, Tesla, Lexus, Mercedes, Mini. Tedesche, inglesi e americane: l’unico marchio Stellantis è Jeep. In base a quanto elencato nelle tabelle in possesso del Fatto, tra i pezzi pregiati ci sono l’Audi Q7 Business 55 Tfsi, bestione ibrido lungo 5 metri, che costa al mese 1.474 euro, di cui al dirigente “solo” 424 euro. Oppure la Bmw X5 Drive45e Business, suv fuoristrada quotato sul mercato 84 mila euro, assegnata alla Rai a 1.249 euro al mese, di cui 243 euro pagate dal manager. Il pezzo più pregiato è la Tesla Model X Long Range, per la quale il dirigente di turno deve investire 932 euro al mese, anche se in totale sarebbe costata quasi 2.000 euro. Poi ci sono anche opzioni più “abbordabili”. Come la Mini Cooper Countryman che con Sifà costa al dirigente solo 91 euro al mese. Ciascun noleggio, che dura 36 mesi, è comprensivo della manutenzione ordinaria e straordinaria, dell’assicurazione kasko e, come detto, di 2 mila litri di carburante l’anno, per automobili in media di cilindrata 3000 è pari a circa 15 mila chilometri. Insomma l’utilizzo medio annuale.
L’elevazione del contributo massimo a 1.050 euro per la quota del canone di noleggio è arrivato con l’accordo integrativo tra la Rai e l’AdRai (Associazione dei dirigenti Rai), per il triennio 2017-2019. Si tratta di accordi integrativi, che dunque dovrebbero andare a implementare il salario dei dirigenti. Benefit, dunque che fanno parte della ral (retribuzione annua lorda), ovvero il compenso annuale dei manager, i quali non hanno diritto a scatti di anzianità e il cui compenso non potrà mai superare il tetto delle società pubbliche, 240 mila euro l’anno.
Nella documentazione in possesso del Fatto ci sono anche diversi contratti stipulati dai dirigenti tra il 2018 e il 2022, da cui si evince che i manager hanno approfittato – giustamente – delle convenzioni aziendali per assicurarsi gli optional più sfiziosi (quando non di serie). Qualche esempio? Nel 2019, Gennaro Sangiuliano – in quel momento era direttore del Tg2 – scelse una Bmw X3 xDrive3Oi xLine, che tra i tanti optional prevedeva anche un “volante sportivo in pelle a 3 razze con comandi multifunzione”. Per il futuro ministro anche “vetri posteriori laterali e lunotto oscurati”. L’attuale direttore generale Roberto Sergio, quando era appena stato nominato nel Cda di Rai Com, ad agosto 2020, scelse invece una Bmw X4 xDrive30d, 249 cavalli, con “cambio automatico sportivo Steptronic a 8 rapporti e paddles al volante”. La responsabile prevenzione corruzione e trasparenza, Stefania Pennarola invece nel 2019 si era assicurata un’Audi Q5 45 Tfsi, quattro S tronic Business Sport, anche questa completamente accessoriata, dal computer di bordo ai sedili anteriori sportivi. I costi? compresi nel contributo massimo. A disposizione anche un’autorimessa che dista solo 300 metri dalla sede di viale Mazzini. Un’ottima notizia visto che nel quartiere Delle Vittorie è impossibile trovare parcheggio.
(da ilfattoquotidiano.it)
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