M5S SI TORNA ALLE URNE, TODDE: “GRILLO E’ UN BAMBINO CHE SI PORTA VIA LA PALLA”
GRILLO VUOLE UNA SOCIETA’ TERZA CHE CERTIFICHI LA VOTAZIONE, TRA POCO CHIAMA GLI OSSERVATORI DELL’ONU… IL SENSO DEL RIDICOLO DI UN EX COMICO
È tutto pronto o quasi per il sequel del voto sul destino di Beppe Grillo nel M5S, fissato dal 5 all’8 dicembre. Ma il garante mezzo destituito dopo l’esito di domenica scorsa (34 mila sì alla sua sfiducia su 54 mila votanti) sta puntando i piedi: chiede una società terza che certifichi la votazione su SkyVote, richiesta fatta al Comitato di garanzia, di cui fanno parte Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici.
Giuseppe Conte non vuole fornire appigli a Grillo, né SkyVote — che nel suo portafoglio ha clienti di peso come Rai, Luiss, Confcommercio, le Acli, solo per citarne alcune — ci sta a perdere la reputazione in caso di proteste del comico e quindi è arrivato il via libera: va bene per la certificazione esterna. Solo che la società vidimatrice della consultazione online proposta non era di gradimento al fondatore. Il quale ha a sua volta avanzato una serie di nominativi ad hoc, si dice su consiglio di Davide Casaleggio. Alla fine un accordo si troverà, garantiscono da via di Campo Marzio. Ma tutta la vicenda in sé è indicativa della totale sfiducia di Grillo, ormai sempre più determinato a rompere le uova nel paniere dell’attuale presidente.
La partita per il voto è tutta giocata sul quorum e l’obiettivo del fondatore del M5S è quello di farlo mancare, in questo modo anche la prima consultazione verrebbe invalidata e il garante rimarrebbe al proprio posto, con i poteri che gli spettano dallo statuto immutati. Conte e i suoi invece hanno dei giorni davanti per mobilitare la base e (ri)portarli a esprimersi. Una battaglia che si fa anche con gli hashtag: da una parte #ioRiVoto, dall’altra #iononvoto. «Se il referendum di Renzi nel 2016 avesse previsto il quorum, il M5S avrebbe fatto appello a non andare a votare — è l’indicazione dei pro-Grillo che gira di chat in chat — Nonostante il tentativo di Conte e dei suoi di boicottare il garante, cancellando 70 mila iscritti che, su una questione così importante, avrebbero potuto avere interesse a esprimersi, noi possiamo ancora fare la differenza. Il Paese ha bisogno di temi, progetti e tanto lavoro, non di professionisti della politica!». All’opposto, la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde definisce Grillo «un bambino piccolo che prende il pallone e vuole andare via. Noi siamo invece adulti e ci comporteremo come tali».
Da Genova per adesso solo silenzio, perlomeno a livello pubblico. Chi è vicino a Grillo assicura che la mossa del voto bis non è l’unica che serba in canna. Sulla potestà del simbolo delle 5 Stelle infatti sia Conte che il fondatore sono convinti di avere ragione. Cioè di esserne titolari. Gabriele Maestri, giurista e animatore del sito isimbolidelladiscordia.it, è probabilmente il maggior esperto italiano di simboli politici. «Il problema sta nella confusione tra simboli e marchi», spiega. Infatti il brand del M5S, con le varie evoluzioni, è stato registrato due volte come marchio e due volte come simbolo politico, tramandato attraverso due associazioni diverse. Gli eventuali e ulteriori accordi tra garante e il M5S di Conte non sono mai stati resi noti, dopodiché secondo Maestri «nessuno dei due può essere sicuro al cento per cento di spuntarla. E se anche l’associazione più vecchia, quella del 2012 di Grillo, può far valere una sorta di prelazione», poi «le leggi elettorali danno maggiore tutela ai simboli presenti in Parlamento, e lì c’è l’associazione guidata da Conte: le regole civilistiche sono una cosa e quelle elettorali un’altra». La cosa più semplice sarebbe quindi una risoluzione consensuale fra le parti, magari con una transazione. Ma la politica e le idee, in tutto questo, sembrano assai lontane.
(da La Repubblica)
Leave a Reply