Destra di Popolo.net

SEA WATCH: “AVVISTATI CADAVERI AL LARGO DELLE COSTE LIBICHE, TEMIAMO CI SIANO ALTRI MORTI”

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

LA ONG HA AVVISATO LA GUARDIA COSTIERA LIBICA CHE NON RISPONDE E LASCIA I CORPI ALLA DERIVA… IL GOVERNO ITALIANO NON SI VERGOGNA A FINANZIARE QUESTI SOGGETTI CHE NON HANNO NEANCHE RISPETTO PER I MORTI?

Diversi cadaveri che galleggiano in mare, accanto ad uno di loro una motovedetta della Guardia costiera libica, una di quelle donate dall’Italia.
I volontari della Sea Watch che li avvistano a bordo dell’aereo di ricognizione Sea bird chiamano i libici chiedendo un intervento
ma nessuno risponde ed i corpi restano alla deriva.
Sono immagine impressionanti, volutamente sfocate, quelle diffuse dalla Sea Watch per documentare L’ennesimo naufragio in mare. Acque internazionali, zona Sar libica.
Nessuna indicazione sul tipo di imbarcazione andata a fondo o sul numero delle persone che hanno perso la vita. I cadaveri avvistati dal Sea Bird erano diversi.”Temiamo che siano le vittime di un naufragio e che ci siano altri morti”.
(da agenzie)

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ANCHE OGGI ISRAELE UCCIDE 74 PALESTINESI IN CODA PER IL CIBO, COLPITO UN RIFUGIO DI SFOLLATI

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

LA CARNEFICINA CONTINUA: GOVERNI OCCIDENTALI COMPLICI DEL CRIMINALE NETANYAHU E DELLO STATO TERRORISTA DI ISRAELE

Una nuova carneficina di civili è stata compiuta delle Forze Di Difesa israeliane nella Striscia di Gaza, dove secondo fonti ospedaliere almeno 74 palestinesi sono stati uccisi nella sola giornata di oggi. Tra le vittime, almeno 14 persone sono morte nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti umanitari, dove si erano radunate nella speranza di ottenere del cibo. Le “stragi della farina” sono diventate ormai una routine brutale e quotidiana: civili affamati vengono colpiti mentre cercano disperatamente di accedere agli aiuti, in un contesto di devastazione e carenze estreme.
Una delle testimonianze più strazianti è stata raccolta da Reuters e arriva da Gaza City, dove un bombardamento notturno ha distrutto un edificio che ospitava famiglie sfollate presso la stazione di carburante al-Shawwa. Ramzi Khaled, un residente sopravvissuto all’attacco, ha raccontato ai microfoni dell’agenzia stampa la scena apocalittica: “All’improvviso, senza nessun avvertimento, il rifugio è stato colpito. Il soffitto è crollato. C’erano circa 12 persone. Sono state fatte a pezzi. Abbiamo recuperato quello che abbiamo potuto, tre persone fatte a pezzi, e ora stiamo cercando di recuperare qualcun altro, un martire e gli altri che si trovano sotto le macerie. Abbiamo iniziato a lavorare con un martello e altri strumenti primitivi. Non ci sono bulldozer o mezzi che ci aiutino”.
(da agenzie)

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SALVINI NON RITIRA LA QUERELA CONTRO SAVIANO CHE GLI DICE “VERGOGNATI”

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

LO SCRITTORE: “IN AULA SALVINI FARFUGLIAVA”

Matteo Salvini e Roberto Saviano si sono incontrati nell’aula 27 del tribunale di Roma per il processo che vede imputato lo scrittore per il reato di diffamazione. Il ministro non intende ritirare la querela presentata nel 2018, quando si trovava alla guida del Viminale sotto il governo Conte.
Le querele seguono alcuni post Facebook di Saviano e un’intervista da lui rilasciata a un quotidiano tedesco in cui, citando il libro dello storico Gaetano Salvemini, aveva definito Salvini “ministro della malavita”.
A margine dell’udienza, parlando con i giornalisti il vicepremier ha detto di aver stretto la mano a Saviano. “Lui mi ha detto ‘vergognati’. È un maleducato, ma non è certo un reato”, ha proseguito.
L’espressione ‘ministro della malavita’ “la riutilizzerei”, ha replicato Saviano da piazzale Clodio. “È di Gaetano Salvemini, che scrisse un libro meraviglioso, intitolato ‘Ministro della
malavita’ – ha spiegato lo scrittore -. Era riferito a Giolitti, un politico di razza, non a uno come Salvini, e dice che quando i partiti del nord capirono che non riuscivano ad avere consenso nel nord Italia con facilita’, andarono dai ‘terroni del sud’, a manipolarli, condizionarli, a ottenere il loro livore di popolazioni abbandonate e illuse. Usò queste parole. E ritengo di avere tutto il diritto di poter utilizzare il paradigma di Salvemini per criticare Matteo Salvini”, ha ribadito.
Il giornalista e autore di Gomorra ha inoltre, sottolineato che “questa è una giornata importante perché finalmente Salvini, dopo anni, è venuto a rendere testimonianza. Mi ha sconvolto perché non si ricordava, ometteva. Più volte in aula ha letto di aver promesso all’elettorato di andare al governo e togliere ‘l’inutile scorta a Saviano’. Ha balbettato che era una valutazione politica, ma che poi non lo ha fatto”, ha raccontato. “Ho ricordato a Salvini che millanta degli arresti, che da sempre fa la polizia, chiunque sia al governo, non possono essere attestati a lui. Gli ho ricordato che quando andò in Calabria, e da lì nacque il mio post e la mia critica, dinnanzi all’elettorato si ostinò a dire che il problema calabrese era l’immigrazione. E c’erano tra le persone membri del clan Pesce e del clan Bellocco, probabilmente suoi sostenitori”, ha proseguito. “E Furgiuele, il politico della lega in Calabria, che ha come suocero Mazzei, figura condannata per estorsione mafiosa e da cui lui non ha mai preso le distanze. La cosa assurda è che è emerso la figura di un politico che fa e dice cose senza pensarci”, ha attaccato.
Dall’udienza di oggi, “è emerso, ancora una volta, che quando Salvini parla non pensa: è tutto frutto di emotività del momento,
di calcolo sui follower. L’orrore della superficialità populista e dell’estremismo, in genere”, ha scritto poi sui social. “Come al solito, ha rispolverato la strategia antica di tutti i governi: “Sotto il mio governo si arresta, sotto il mio governo si condanna”. Ma sotto qualsiasi governo ci sono arresti di mafia, perché le polizie agiscono e, soprattutto, le mafie sanno bene che verranno scoperte, arrestate, contrastate. Ed è proprio questo che lui non arriva nemmeno a comprendere”, ha concluso.
(da agenzie)

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“IN ITALIA IN TV E NEI TALK SHOW È PIENO DI ‘ESPERTI’ AL SOLDO DELLA RUSSIA”: IL FINANZIERE ANGLO-AMERICANO BILL BROWDER, GRANDE NEMICO DI PUTIN, DENUNCIA L’INFLUENZA DI MOSCA NEI MEDIA DEL NOSTRO PAESE

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

“CHI SONO? VOI LI CONOSCETE MEGLIO DI ME. VOGLIONO SOLO SCATENARE SENTIMENTI NEGATIVI VERSO L’UCRAINA. È UN MODUS OPERANDI DI MOSCA PER CORROMPERE LE POPOLAZIONI STRANIERE”… LA BORDATA A GIORGIA MELONI: “A VOLTE NON SI È FATTA VEDERE CON GLI ALTRI LEADER EUROPEI A KIEV”

Ero a Roma qualche fa settimana fa e sono rimasto esterrefatto da come in Italia ci siano ancora troppa indulgenza o positività verso la Russia. Nonostante l’orrenda guerra in Ucraina, ho percepito un vasto sostegno popolare per Putin. È qualcosa di mai visto in Europa».
Bill Browder è sconvolto dalla disinformazione russa in Italia. Il 61enne finanziere anglo-americano parla con Repubblica prima di atterrare a Roma, dove oggi parlerà di ingerenze russe in Commissione esteri al Senato: «Ne ho discusso nei mesi scorsi con Giulio Terzi, Lia Quartapelle e Filippo Sensi, tutti di diversa estrazione politica».
È la nuova missione del multimilionario a capo del fondo di investimento Hermitage Capital Management, espulso dalla Russia di Putin nel 2005, attivista per il suo avvocato Sergey Magnitsky fatto morire in carcere dallo zar a 37 anni nel 2009, padre del “Magnitsky Act” in suo onore approvato dal Congresso americano e «nemico numero 1 del presidente russo», secondo la Bbc.
L’Italia però ha anche una storia particolare: il Partito Comunista era molto forte nel secolo scorso.
«Sì, ma la piaga è attuale. Per esempio, Giorgia Meloni sinora è stata positiva sull’Ucraina. Ma a volte non si è fatta vedere con gli altri leader europei a Kiev».
Perché secondo lei?
«Sospetto che sia stata trattenuta da partner della sua coalizione».
Si riferisce a Salvini e alla Lega?
«Sì, esatto».
Ricorda anni fa l’incontro a Mosca di un emissario del partito di Salvini con un rappresentante della lista di Putin, Russia Unita?
«Certo, conosco bene la storia…».
E cosa ne pensa?
«Almeno oggi Salvini è il ministro dei Trasporti, e non degli Esteri».
Ma resta un membro importante del governo.
«Sì. Ma ci sono altri fattori che frenano Meloni, che sinora ha sempre sostenuto con forza Kiev. Penso che il problema più grave in Italia sia la presenza, in tv e nei talk show, di cosiddetti “esperti” di Russia, che a me sembrano invece soltanto voler scatenare sentimenti negativi verso l’Ucraina».
In Italia c’è chi li difende. Altri sostengono che siano agenti pagati da Mosca. Lei con chi sta?
«Per me sono al soldo dalla Russia. Senza alcun dubbio. Perché, nell’ambito di corrompere le popolazioni straniere, questo è un chiaro modus operandi di Mosca».
Vuole fare qualche nome?
«Preferisco di no. Ma voi italiani li conoscete molto meglio di me…».
Secondo lei, come si può risolvere questo problema?
«Innanzitutto, serve una legge seria contro gli agenti stranieri assoldati da Paesi ostili. È vitale proteggere i nostri pilastri democratici con una enorme trasparenza sui legami di tutti con Paesi stranieri».
Secondo lei, l’Italia è il fianco debole del fronte occidentale anti Putin? O almeno, l’obiettivo principale dello zar?
«La Russia compie offensive ibride in qualsiasi Paese. Alle elezioni presidenziali in Madagascar nel 2019, quasi tutti i
candidati erano a libro paga di Mosca. Si rende conto?».
Per non parlare degli ultimi atti di sabotaggio russi in Europa.
«Già. Nel Regno Unito, Mosca deve ricorrere a simili azioni per spaventare la popolazione locale molto ostile a Putin. In Italia, invece, non è necessario. Perché il Cremlino sa di avere terreno fertile. Per questo vengo a Roma a parlarne»
(da La Repubblica)

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DURANTE LA CONFERENZA STAMPA AL TERMINE DEL VERTICE DELLA NATO, ALL’AJA, TRUMP SI È LASCIATO SFUGGIRE: “È POSSIBILE CHE PUTIN ABBIA AMBIZIONI TERRITORIALI OLTRE L’UCRAINA”

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

DI FATTO, IL TYCOON CONFERMA DECINE DI RAPPORTI DEI SERVIZI DEI PAESI DELL’EST EUROPA, CHE DA ANNI SUGGERISCONO CHE “MAD VLAD” POSSA ATTACCARE UN PAESE DELLA NATO… IERI IL TYCOON AVEVA LASCIATO INTENDERE CHE GLI USA POTREBBERO NON INTERVENIRE SE UN PAESE MEMBRO DELL’ALLEANZA VENISSE ATTACCATO

Il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha affermato a fine vertice Nato che “è possibile” che il presidente russo Vladimir Putin abbia ambizioni territoriali che vadano oltre l’Ucraina. Il tutto dopo che a inizio il vertice all’Aia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che la Russia non avrebbe solo Kiev come obiettivo ma “pianifica operazioni contro altri Paesi europei”.Trump al giornalista che in conferenza stampa gli ha chiesto in merito alla dichiarazione di Zelensky e se lo considerava possibile, ha risposto: “Voglio dire, è possibile. So una cosa: vorrebbe risolvere la questione. Vorrebbe uscire da questa situazione. È un disastro per lui. Mi ha chiamato l’altro giorno. Mi ha chiesto: “Posso aiutarla con l’Iran?”. Gli ho detto: “No, può aiutarmi con la Russia””. Successivamente Trump ha anche dichiarato, evidentemente riferendosi a Putin, che “no, lo considero una persona che, credo, è stata fuorviata. Sono molto sorpreso. In realtà, pensavo che avremmo risolto la questione facilmente”.
(da agenzie)

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ECCO LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NELL’AMERICA DI TRUMP: A UN TURISTA NORVEGESE È STATO NEGATO L’INGRESSO NEGLI STATI UNITI DOPO CHE GLI AGENTI DELL’IMMIGRAZIONE ALL’AEROPORTO DI NEWARK, IN NEW JERSEY, HANNO TROVATO NEL SUO CELLULARE UN MEME DI JD VANCE

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

IL 21ENNE MADS MIKKELSEN HA RACCONTATO LA SUA ESPERIENZA AL QUOTIDIANO NORVEGESE “NORDLYS”: “MI SONO SENTITO COME UN TERRORISTA. DIVERSE GUARDIE ARMATI MI HANNO PORTATO IN UNA STANZA DI SICUREZZA “

Un turista norvegese ha accusato le autorità statunitensi di avergli negato l’ingresso nel Paese, dopo avere trovato sul suo telefonino un meme che ritrae il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance. Lo riferisce il sito di informazione “Daily Beast”. Il 21enne Mads Mikkelsen ha parlato al quotidiano norvegese “Nordlys”, affermando di essere stato vittima di “abuso di potere” da parte degli agenti della sicurezza all’aeroporto internazionale Liberty di Newark, in New Jersey.
Il giovane ha dichiarato di essere stato fermato dagli agenti per l’immigrazione all’arrivo negli Usa, i quali avrebbero posto “senza motivo” una serie di domande “su traffico di droga, attività terroristiche o estremismo di destra”.
Mikkelsen ha detto di essere stato portato all’interno di una stanza d’attesa con “diverse guardie armate”, le quali gli avrebbero chiesto di consegnare le sue scarpe, il suo zaino e i
suo telefono. Il giovane ha aggiunto di avere autorizzato l’accesso degli agenti al suo telefono dopo essere stato minacciato di reclusione o del pagamento di una multa da 5 mila dollari.
A quel punto, gli agenti avrebbero trovato il meme: una foto di Vance in cui la faccia del vicepresidente è stata modificata per essere calva e più paffuta rispetto alla realtà. Il meme è diventato popolare dopo lo scontro dello scorso febbraio nello Studio Ovale tra i presidenti Donald Trump e Volodymyr Zelensky.
Mikkelsen ha affermato di avere detto agli agenti che la foto si trovava nel suo telefono “per gioco”, senza successo. Gli agenti lo avrebbero perquisito, costringendolo a fornire le sue impronte digitali e anche un campione di sangue. “Mi sono sentito come un terrorista: alla fine volevo solo andare a casa”, ha detto il giovane al quotidiano. Il 21enne ha affermato di essersi recato negli Usa per visitare alcuni amici a New York e poi a Austin, in Texas, dopodiché avrebbe incontrato la madre per visitare alcuni parchi naturali.
(da agenzie)

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ALTRO CHE TERZA GUERRA MONDIALE: QUELLO TRA STATI UNITI, ISRAELE E IRAN È STATO UN TEATRINO DI CARTAPESTA

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

TRUMP HA FATTO IL COWBOY E NETANYAHU HA DETTO AL SUO POPOLO DI AVER MESSO TEHERAN IN GINOCCHIO. E GLI AYATOLLAH? PURE LORO HANNO VINTO, RACCONTANDO ALLE PIAZZE IRANIANE DI AVER “RESISTITO ALL’IMPERIALISMO” – UN’OPERAZIONE DA ILLUSIONISTI, CON TANTO DI FUMO, SPECCHI, COLPI DI TEATRO E URANIO BEN NASCOSTO. E IL REGIME CHANGE TANTO SOGNATO DA TRUMP E NETANYAHU È RIMASTO SLOGAN DA TALK SHOW

Trump ha avuto la sua passerella da cowboy col bottone rosso facile. Netanyahu ha potuto dire al suo popolo che ha rimesso Teheran in ginocchio. E gli ayatollah? Pure loro hanno vinto, raccontando alle folle in piazza che “abbiamo resistito all’imperialismo” – anche se nel frattempo avevano fatto sparire il materiale radioattivo dal retrobottega. Un’operazione da illusionisti, con tanto di fumo, specchi e uranio ben nascosto.
Secondo fonti dell’intelligence occidentale, prima ancora che partisse il primo missile, Trump aveva già in tasca il semaforo verde degli ayatollah (che poi gli hanno restituito il favore con gli interessi durante il “telefonato” bombardamento iraniano della base americana in Qatar). Il tutto non ufficialmente, ovvio.Ma i canali diplomatici (quelli veri, quelli che passano da Oman, Qatar e da qualche ambasciata ombra) avevano già fatto
tutto il lavoro sporco. Da Teheran, non a caso avevano già spostato gli impianti più delicati in qualche buco nel deserto. Israele? Uguale. Sapeva tutto. Ma quando Netanyahu è partito col contrattacco vero, The Donald s’è inalberato: “Ma che fate? Dovevamo solo giocare alla guerra!”
Trump aveva bisogno di un bel colpo di teatro per rilanciarsi in casa. Gaza? Un pantano. Ucraina? Impaludata. Dazi? Un boomerang. Proteste interne? Altro che MAGA, il paese sta ribollendo. Allora che fai? Attacchi l’Iran.
Ma col trucco: pochi danni veri, tanta propaganda. Peccato che poi CNN e New York Times abbiano fatto saltare il banco: “Il programma nucleare non è stato annientato. Solo ritardato. Di qualche mese”. Cioè, tempo che si ricostruiscano le pareti e si riavvii la centrifuga.
La replica di Trump? Furiosa. “Fake news, sono loro i veri nemici del popolo!” Già sentita, vero? Intanto però i suoi generali si mordono la lingua: sanno che le centrali vere sono intatte. Ma tanto tra qualche settimana nessuno ne parlerà più.
Gli ayatollah escono sì indeboliti, ma non abbastanza da finire nella pattumiera della storia. Il regime change tanto sognato da Trump e Netanyahu – con minaccia annessa di “colpire Khamenei in persona” – è rimasto slogan da talk show.
Insomma: nessuno è morto (o quasi), tutti dichiarano vittoria. E i problemi? Rimasti sul tappeto, sotto al tappeto, e pure arrotolati nel tappeto. Come sempre. L’Iran continua ad arricchire uranio in segreto, Israele resta in allerta, gli USA si atteggiano a sceriffi ma con la pistola a salve.
(da il Giornale d’Italia)

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TERZO MANDATO, PIETRA TOMBALE SULL’IPOTESI: LA STESSA LEGA AVEVA DICHIARATO CHIUSA LA QUESTIONE, SALVO POI PRESENTARE UN EMENDAMENTO DI FACCIATA CHE SERVE SOLO A FINGERE DI AVER LOTTATO FINO ALLA FINE

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

GODE ANCHE GIORGIA MELONI: POTRÀ PRENDERSI IL VENETO, INVECE CHE PIAZZARE INUTILMENTE UNO DEI SUOI IN LOMBARDIA, DOVE COMANDANO I FRATELLI LA RUSSA

La Lega ci riprova, ma a dire che il re è nudo provvede Ignazio La Russa. «Il terzo mandato è tramontato». Il presidente del Senato entra senza timori nella partita politica tutta interna al centrodestra e con apparente fatalismo certifica che il tentativo del partito di Matteo Salvini è destinato a fallire.
La Russa, che poi si corregge parzialmente («Prima avevo detto che l’ipotesi sembrava tramontata, ma può darsi che si tratti di un’eclissi, sapete quando il sole si nasconde»), parla nelle stesse ore in cui il senatore leghista Paolo Tosato in commissione
Affari costituzionali presenta l’emendamento al disegno di legge sul numero dei consiglieri regionali per togliere lo stop a nuovi mandati per chi, come il compagno di partito Luca Zaia, ne ha già (almeno) due alle spalle.
La posizione del Carroccio è ribadita con forza. E anche un leghista moderato come il governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga non le manda a dire a chi si oppone a far saltare il tetto.
«Se c’è qualcuno che vuole vincere facendo fuori l’avversario e dicendo che non si può candidare è legittimo. Io vorrei vincere in realtà confrontandomi con l’avversario e magari essere scelto dai cittadini e non invece eliminare l’avversario per legge».
Parole senza destinatario ma che sono indirizzate alle componenti della maggioranza (soprattutto Forza Italia ma anche Noi moderati) che non hanno mai voluto saperne di prolungare la vita politica dei presidenti di Regione.
L’unica apertura era arrivata dal responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. Un’apertura imprevista, avallata da Giorgia Meloni, che però non ha smosso di un centimetro i contrari, al netto di qualche timido tentativo subito abortito di trovare una formula di scambio con altri temi scottanti (vedi lo ius scholae, caro a Forza Italia).
Per la Lega, quindi, l’emendamento che sarà messo in votazione domani con altissime possibilità di essere bocciato, è una sorta di bandiera da sventolare per far capire al proprio elettorato che la battaglia è stata condotta fino in fondo. Sull’esito della partita nessuno si fa illusioni
Al terzo mandato si oppongono anche i partiti del centrosinistra
(con un occhio alla Campania, dove l’uscente Vincenzo De Luca non deve creare problemi a Roberto Fico).
Perché la Lega si è incaponita? Un po’ per stanare FdI, come spiega il primo firmatario Paolo Tosato: «Vediamo qual è effettivamente la loro posizione al momento del voto». E un po’ per mostrare ai governatori del Nord di averci provato fino all’ultimo.
Matteo Salvini sa che c’è nervosismo, tra i presidenti di regione. Poco convinto anche il governatore veneto Luca Zaia: «Mi pare di capire che il terzo mandato non si faccia. L’emendamento? Non ne so nulla, ne prendo atto. Poi il Parlamento è sempre sovrano».
Nell’entourage del “Doge” raccontano che i contatti tra Zaia e il leader leghista sono azzerati da giorni, mentre le telefonate con Fedriga e il lombardo Attilio Fontana si sono intensificate (e c’è chi dice pure quelle con Giorgia Meloni).
Zaia prepara una trasferta a Roma, tra una settimana. «Incontri politici», trapela dai fedelissimi, che descrivono come «incomprensibile» la presentazione dell’emendamento sul terzo mandato, dopo che una settimana fa il partito ha dichiarato chiusa la questione, tramite il responsabile degli enti locali, Stefano Locatelli. Non a caso ieri Matteo Renzi, incrociando in Senato il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, pungeva: «Avete mollato Zaia, no?». Risposta: «Illazioni».
(da agenzie)

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TELEMELONI HA MESSO NEL MIRINO SIGFRIDO RANUCCI: IL CONDUTTORE DI “REPORT” FA SAPERE DI AVERE RICEVUTO DALLA RAI UN PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE A FIRMA DELL’AD, GIAMPAOLO ROSSI, E DEL DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, FELICE VENTURA

Giugno 25th, 2025 Riccardo Fucile

“MI ACCUSANO DI AVER PARTECIPATO ALLA TRASMISSIONE DI LILLI GRUBER IL 6 MAGGIO, SENZA ESSERE STATO AUTORIZZATO. FATTO NON VERO PERCHÉ ERO STATO AUTORIZZATO DAL MIO DIRETTORE, PAOLO CORSINI, TELEFONICAMENTE”

“Ieri sono stato convocato dal mio direttore Paolo Corsini, pensavo che mi rassicurasse sul fatto che le puntate di Report non verranno tagliate e che i compensi della mia squadra fossero salvi, anche solo per gratitudine per la qualità del lavoro svolto.
Pensavo anche che mi avesse convocato per dire bravo a me e la squadra visto che ieri è uscito l’indice Qualitel, il sondaggio che la Rai è obbligata a fare in ottemperanza del contratto di servizio pubblico, e dove risulta che Report è il programma d’informazione più gradito.
Invece no. Era semplicemente un provvedimento disciplinare a firma dell’ Ad Giampaolo Rossi, e del direttore delle Risorse Umane, Felice Ventura”. Lo rende noto su Facebook il conduttore di Report Sigfrido Ranucci.
“Mi accusano di aver partecipato alla trasmissione della Gruber il 6 maggio, senza essere stato autorizzato – prosegue -. Fatto non vero perché ero stato autorizzato dallo stesso Corsini telefonicamente per lanciare la seconda parte della stagione di Report.
Poi di aver presentato il mio libro a #Mestre, e di aver rilasciato un’intervista dove parlavo della minore libertà di stampa in Italia e del fatto che la gente si informava di meno. Non si riferiva alla Rai ma al mio libro La Scelta edito da Bompiani. Poi mi si accusa di aver partecipato con una telefonata a Piazza Pulita per difendere Report e il collega Giorgo Mottola dalle accuse di
manipolazione.
Se devo prendermi un provvedimento per aver promosso e difeso la squadra e un marchio storico della Rai come Report, tutelato la libertà di stampa lo accetto con orgoglio. Oltretutto arriva dopo le interrogazioni di Fi sull’inchiesta su Mori e la commissione Antimafia, e la denuncia di Fazzolari per la puntata su Mediobanca”.
(da agenzie)

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