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ALTRO CHE “AMERICA FIRST”: TRUMP E’ UN PATACCARO: IL “T1 PHONE”, IL CELLULARE PRODOTTO DALLA TRUMP ORGANIZATION, HA DOVUTO RIMUOVERE DAL SUO SITO I RIFERIMENTI “MADE IN USA”, COME INIZIALMENTE PUBBLICIZZATO. AL LORO POSTO CI SONO I TERMINI “DESIGN AMERICANO” E “PROGETTATO PENSANDO AI VALORI AMERICANI” (MA CHE VOR DI’?)

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

IL MOTIVO? LO SMARTPHONE VIENE COSTRUITO DALL’AZIENDA CINESE “WINGTECH”… NON SOLO: IL TELEFONINO È PIÙ PICCOLO DI QUANTO INIZIALMENTE INDICATO E ANCHE LE CARATTERISTICHE TECNICHE SONO CAMBIATE (AL RIBASSO)

Il T1 Phone, primo smartphone prodotto dalla Trump Organization, non sarebbe davvero “made in Usa” come pubblicizzato dall’operatore a metà giugno. A scriverlo è il sito The Verge, che ha individuato la rimozione dal sito della compagnia di ogni riferimento precedente alla costruzione del dispositivo sul territorio nazionale.
Un esempio è il banner “Made in the Usa”, che compariva all’accesso alla prima pagina di Trump Mobile, ma anche la dicitura, nella pagine delle specifiche del telefono, “prodotto americano”. Al loro posto ci sono i termini “design americano” e “progettato pensando ai valori americani” con “mani americane dietro ogni dispositivo”. Ma non è l’unica cosa che sembra
essere cambiata dal lancio del T1 Phone la scorsa settimana.
Lo smartphone era stato presentato con un display da 6,78 pollici, che ora si sono ridotti a 6,25 pollici. Il sito indicava che il telefono aveva 12 gigabyte di memoria ram, non più presenti nella descrizione online. Secondo The Verge, il motivo dietro questi cambiamenti potrebbe essere un nuovo fornitore per la compagnia, con la rivisitazione al ribasso delle caratteristiche tecniche. “Quando ha svelato il T1 Phone, Trump Mobile ha promesso che il telefono sarebbe stato disponibile a settembre. Ora, l’unica tempistica presente è ‘più avanti quest’anno’. Un altro motivo per dubitare che lo smartphone sia autentico” sottolinea The Verge.

(da agenzie)

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GLI 007 DEI PAESI EUROPEI SMENTISCONO TRUMP: SECONDO LE AGENZIE DI INTELLIGENCE, I 408 CHILI DI URANIO ARRICCHITO SONO STATI PORTATI IN SALVO DAGLI IRANIANI

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

INOLTRE, SE L’URANIO NON FOSSE STATO SPOSTATO, SI SAREBBE REGISTRATA UNA FORTE CONTAMINAZIONE DEL TERRENO, DI CUI NON C’E’ TRACCIA

Le valutazioni preliminari di intelligence fornite ai governi europei indicano che le riserve di uranio dell’Iran arricchito ad alti livelli rimangono sostanzialmente intatte dopo gli attacchi statunitensi ai suoi principali siti nucleari. Lo hanno riferito due funzionari al Financial Times, sottolineando che per l’intelligence i 408 chilogrammi di uranio arricchito al 60%, prossimo al livello per uso militare, non fossero concentrati nel sito di Fordow al momento dell’attacco americano dello scorso fine settimana.
Le fonti hanno precisato che i governi dell’Ue sono ancora in attesa di un rapporto di intelligence completo sugli effetti dei raid sull’impianto di Fordow, che è stato costruito in profondità sotto una montagna vicino alla città santa di Qom. Un rapporto iniziale indicava “danni estesi, ma non una completa distruzione strutturale”. Funzionari iraniani hanno ipotizzato che le scorte di uranio siano state spostate prima del bombardamento dell’impianto.
Queste valutazioni mettono in discussione quanto sostenuto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, secondo cui il bombardamento con le Moab condotto nella notte tra sabato e domenica scorsi ha “annientato” il programma nucleare iraniano.
(da agenzie)

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GIORGIA MELONI SULLA SPESA MILITARE FA IL GIOCO DELLE TRE CARTE: L’AUMENTO DEGLI INVESTIMENTI SCATTERÀ SOLO DAL 2027, PER UN EFFETTO INDIRETTO DELLA PROCEDURA DI INFRAZIONE

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

PER LA DUCETTA È UNA MANNA: PUÒ SPOSTARE IL DOSSIER, INDIGESTO AGLI ITALIANI, A DOPO LA FINE DELLA LEGISLATURA…. L’ITALIA GIÀ È UN COLABRODO E PRATICAMENTE NON HA DIFESE AEREE

C’è un dettaglio tecnico nella faccenda dell’aumento delle spese militari che spegnerà sul nascere ogni malumore interno alla maggioranza. Giancarlo Giorgetti, con abile fiuto politico, aveva iniziato a porre il problema in sede europea molte settimane prima del vertice dell’Aja
Proviamo a riassumerlo: l’Italia è sotto procedura di infrazione per deficit eccessivo, dalla quale conta di uscire nei primi mesi dell’anno prossimo. In base alle regole europee previste dal nuovo patto di Stabilità, finché non torna sotto al fatidico tre per cento nel rapporto fra deficit e ricchezza prodotta, non può escludere dal calcolo del disavanzo pubblico alcuna spesa aggiuntiva.
Lo scorso 6 marzo il Consiglio europeo ha introdotto la possibilità di chiedere una «clausola di salvaguardia» per escludere dal computo la nuova spesa militare, ma quella clausola non è d’aiuto ai Paesi sotto procedura.
È per questa ragione che ieri Giorgia Meloni ha confermato la linea tenuta fin qui da Giorgetti: «Nel 2026 non chiederemo l’attivazione della clausola». Il riferimento temporale al 2026 conferma l’intenzione di farlo, ma solo dopo.
L’Italia prima riporterà il deficit sotto controllo poi, a partire dal 2027, pianificherà l’aumento progressivo della spesa imposto dall’accordo firmato all’Aja. «Quest’anno l’aumento della spesa in armamenti sarà simbolico», conferma una fonte di governo che chiede di non essere citata.
«Dobbiamo chiarire la portata e durata della clausola di salvaguardia», aveva detto Giorgetti durante la riunione dei ministri finanziari europei lo scorso 11 marzo. I partner che nel frattempo ne hanno fatto richiesta sono tredici, alcuni dei quali nelle stesse condizioni dell’Italia.
Fra gli altri hanno chiesto lo scorporo Belgio, Ungheria, Polonia e Slovacchia, non la Francia. Dunque è davvero un impedimento tecnico a spingere l’Italia a rinviare gli impegni con la Nato?
La risposta del Tesoro a questa domanda conferma come il dettaglio tecnico costituisce l’alibi perfetto di una scelta politica: «L’Italia a differenza di altri sarà presto sotto al tre per cento, e questa per noi è una priorità».
Se viceversa nel frattempo l’Unione dovesse risolvere il problema, allora Meloni e Giorgetti valuteranno il da farsi. La realtà è che il governo non ha nessuna fretta di aumentare la spesa in armamenti, e il perché è facilmente inutibile: i malumori interni alla Lega.
Che l’accordo dell’Aja aiuti i governi a spostare in là il costo politico dell’obiettivo di far salire la spesa al 5 per cento del Pil è evidente: la prima verifica tecnica del suo rispetto sarà nel 2029, quando tutti o quasi gli attuali premier o presidenti della Nato (sono trentadue) saranno scaduti.
Per Giorgia Meloni la scadenza è nel 2027, e dunque solo nei prossimi mesi si capirà se deciderà di spostare compiutamente il problema oltre l’orizzonte della legislatura. Più attenderà, più difficile sarà rispettare l’impegno per chi le succederà, posto che non rivinca le elezioni.
Il governo dice di essere vicino al 2 per cento di spesa, ma per arrivarci è stata fatta una riclassificazione delle spese per ricomprendervi ad esempio quella per la Guardia costiera, e in effetti l’accordo firmato all’Aja sembra tenere conto delle voci per la protezione dei confini.
Ammettendo che la spesa è già a quella soglia, per arrivare al 5 per cento entro il 2035 significa programmare 54 miliardi aggiuntivi, da suddividere equamente in armamenti e una più generale voce «infrastrutture per la difesa» […] In ogni caso, per avere contezza delle intenzioni della maggioranza basterà attendere l’autunno e la bozza della legge di bilancio per il 2026, che dovrà dare le indicazioni sulla politica economica fino al 2030.

(da agenzie)

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TOGHE, GREMBIULINI E DEPISTAGGI: L’EX PROCURATORE DI CALTANISSETTA, GIOVANNI TINEBRA, MORTO 8 ANNI FA E RESPONSABILE DELLE PRIME INDAGINI SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, AVREBBE FATTO PARTE DELLA LOGGIA MASSONICA DI NICOSIA, IN PROVINCIA DI ENNA

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

LO SOSTIENE LA STESSA PROCURA SICILIANA, CHE HA DISPOSTO TRE PERQUISIZIONI, ESEGUITE DAL ROS, NELLE ABITAZIONI RICONDUCIBILI A TINEBRA, NELL’AMBITO DELL’INCHIESTA PER I DEPISTAGGI SULL’ATTENTATO MAFIOSO DEL 1992 IN CUI MORIRONO PAOLO BORSELLINO E CINQUE AGENTI DELLA SCORTA … OBIETTIVO DELLE PERQUISIZIONI È TROVARE L’AGENDA ROSSA DI BORSELLINO

L’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, morto 8 anni fa e responsabile delle indagini immediatamente successive alla strage di via d’Amelio, avrebbe fatto parte di una loggia massonica. Lo sostiene la procura di Caltanissetta che ha disposto tre perquisizioni, eseguite dal Ros, nelle abitazioni riconducibili a Tinebra nell’ambito dell’inchiesta per i depistaggi
successivi alla strage di via D’Amelio.
La Procura, dice una nota, ha “acquisito una pluralità di elementi che hanno fatto emergere concreti indizi circa la presenza di una loggia massonica coperta a Nicosia (Enna), di cui avrebbe fatto parte anche Tinebra”.
La procura di Caltanissetta ha disposto perquisizioni, eseguite dai Ros, in tre abitazioni dell’ex procuratore della repubblica di Caltanissetta Giovanni Tinebra. Nelle abitazioni situate nelle province di Caltanissetta e di Catania, spiega la procura, si cerca l’agenda rossa di Paolo Borsellino, anche alla luce dell’appartenenza di Tinebra alla loggia massonica coperta di Nicosia, citta’ in cui il magistrato e’ stato in servizio presso la Procura della Repubblica di Nicosia ininterrottamente dal 1969 al 1992.
E’ stato acquisito agli atti del procedimento penale per strage e depistaggio, scrive la procura, un appunto 20 luglio 1992 firmato da Arnaldo La Barbera, a quel tempo capo della squadra mobile di Palermo.
“In data odierna, alle 12 – si legge nell’i’appunto citato dalla procura – viene consegnato al dr. Tinebra, uno scatolo in cartone contenente una borsa in pelle ed una agenda appartenenti al Giudice Borsellino”.
“Detto appunto privo di qualsiasi sottoscrizione per ricevuta di quanto indicato da parte del dott. Tinebra – scrive la procura oggi – non era mai stato trasmesso a quest’ufficio nell’ambito delle indagini per la strage di via D’Amelio, ne’ il dott. La Barbera ne aveva mai fatto menzione nel corso delle sue escussioni.
Gli specifici accertamenti svolti da quest’ufficio non hanno consentito di verificare che detta consegna sia effettivamente avvenuta nelle mani del dott. Giovanni Tinebra, ne’ che l’agenda in questione fosse effettivamente l’agenda rossa e non altra agenda appartenuta al dott. Borsellino poi effettivamente rinvenuta.
Non puo’ sottacersi che, in ogni caso, tale borsa sarebbe pervenuta nella disponibilita’ del dott. La Barbera il 19 luglio sera e, secondo la su indicata nota, sarebbe stata consegnata nella tarda mattinata del 20 luglio ’92, con la conseguenza che il detto La Barbera avrebbe avuto tutto il tempo di prelevare o estrarre copia della piu’ volte citata agenda rossa.
Nel corso delle perquisizioni e’ stata acquisita documentazione al vaglio di questa autorita’ giudiziaria”.
(da agenzie)

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LA CORTE DEI CONTI RIFILA UNA SERIE DI CEFFONI A MELONI E AI SUOI MINISTRI, PAROLE DURISSIME SULLE LISTE D’ATTESA NELLA SANITÀ: “È UN FENOMENO VERGOGNOSO PER UN PAESE CIVILE”

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

DENUNCIA IL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI: “NON POSSONO ESSERE UN SEPOLCRO DEI VIVI. SERVONO INTERVENTI NEL SETTORE DELL’EDILIZIA PENITENZIARIA” … BOCCIA “LA COMPLESSITÀ DEI CONTROLLI ANTIFRODE DEI FONDI EUROPEI E DEL PNRR” E CHIEDE DI ALZARE I SALARI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

“È necessario rimettere al centro del “villaggio salute” il professionista sanitario (il medico e l’infermiere) in modo che, adeguatamente remunerato, possa essere determinante nei processi decisionali e di gestione delle strutture deputate alla cura. La rivalutazione del capitale umano risulterebbe anche funzionale all’abbattimento del vergognoso, per un Paese civile, fenomeno delle liste di attesa, garantendo al contempo la migliore uniformità delle prestazioni su tutto il territorio nazionale”.
Lo ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti Pio Silvestri nella sua requisitoria al Giudizio di parificazione. “Proprio sul tema delle ‘liste d’attesa’ si deve positivamente salutare l’accordo, che sembra finalmente raggiunto nella Conferenza Stato-Regioni, finalizzato al superamento, si auspica definitivo, del problema”, ha aggiunto.
“Il migliore utilizzo delle risorse pubbliche può quindi incidere
profondamente sui ‘livelli essenziali delle prestazioni’ nel settore carcerario, consentendo di avvicinare ed attuare quel progetto contenuto in Costituzione che fa specifico riferimento alla finalità rieducativa della pena e, ancor necessariamente prima, alla sua ‘umanità'”.
“È di tutta evidenza che il miglioramento di vita all’interno delle carceri passa attraverso interventi significativi nel settore dell’edilizia penitenziaria”, ha aggiunto, ricordando che una “recentissima deliberazione della Corte dei conti ha effettuato un’importante ricostruzione del programma di azioni finalizzate a contrastare il sovraffollamento delle carceri e a garantire condizioni detentive in linea con il dettato costituzionale e con le convenzioni internazionali avendo sullo sfondo i principi sanciti dalla Corte costituzionale”.
“Non c’è alcun dubbio sul fatto che il carcere debba servire a proteggere i diritti fondamentali delle persone e a tutelare le vittime di reati; d’altro canto, in un Paese democratico e civile, le stesse carceri non possono essere un ‘sepolcro dei vivi’ dovendo consentire almeno la speranza di un futuro migliore e ciò appare possibile se si ha la consapevolezza che soltanto una pena davvero ‘umana’ può assolvere un’efficace funzione rieducativa”, ha aggiunto.
Si “auspica che l’ulteriore congruo periodo di proroga” delle concessioni balneari “sia effettivamente l’ultimo e che si ponga in essere, nella fase delle gare, una scrupolosa vigilanza per evitare, o almeno contenere, l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle procedure. Occorrerà un lavoro di costante sinergia tra magistratura, autorità amministrative e forze di
polizia”.
“In attesa di una valutazione delle autorità europee si deve notare la assai scarsa valorizzazione del principio della remuneratività della concessione per l’Ente concedente, principio che – sottolinea – non sarebbe certo distonico rispetto alla legislazione di contabilità pubblica, che per i contratti attivi richiede il ricorso al pubblico incanto allo scopo di massimizzare l’introito erariale”.
“La complessità e diversificazione che caratterizzano attualmente il sistema dei controlli antifrode dei fondi europei e del Pnrr rendono utile una riflessione strutturale e sistemica a livello nazionale”. Lo ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti Pio Silvestri nella sua requisitoria al Giudizio di parificazione.
“È auspicabile rendere più semplici e standardizzate le procedure di controllo, sia nazionali che europee, tramite minori sovrapposizioni di competenze, che consentirebbero anche di accrescere la capacità ammnistrativa delle strutture deputate ai controlli. Sotto altro aspetto – ha aggiunto – , una maggiore organicità nel monitoraggio e regole più definite sull’ammissibilità delle spese potrebbero creare presupposti di maggiore certezza per un impiego più esteso e programmato delle risorse”.
“Emergono margini di affinamento in termini di individuazione delle risorse riconducibili alla spesa ambientale: attesa la valenza strategica del settore, si auspica che quanto destinato alla tutela ambientale assuma un valore strutturale e meno condizionato da esigenze emergenziali ovvero da misure a
carattere non continuativo”.
Anche quest’anno, ha spiegato, “è stata esaminata la dimensione e la dinamica della spesa ambientale dello Stato, guardando sia alle grandezze evidenziate nell’Ecobilancio, che nell’Ecorendiconto. Sono analizzate, in particolare, le principali variazioni rispetto all’esercizio precedente e gli aspetti salienti della gestione finanziaria, evidenziando la sensibile incidenza della cessazione nel 2024 dei finanziamenti previsti dalle misure temporanee di contrasto all’aumento dei costi dell’energia e del gas naturale”.
“Le dinamiche salariali, dopo la lunga battuta d’arresto segnata dal blocco della contrattazione collettiva, hanno ripreso a crescere a un ritmo prossimo al tasso d’inflazione, peraltro in un quadro generale caratterizzato da repentini mutamenti legati a fattori esogeni; in tale non facile contesto il tema dei livelli salariali dovrà essere opportunamente valutato anche in una ottica di attrattività del settore pubblico rispetto al privato”.
Lo ha detto il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei conti Carlo Chiappinelli nella relazione al Giudizio di parificazione. “Anche il tema del lavoro a distanza, che dopo il periodo pandemico si è ben radicato con regole e modalità consolidate, dovrà essere attentamente valutato affinché le esigenze di conciliazione tra vita privata e lavoro dei dipendenti siano bilanciate da altrettante opportunità per le amministrazioni, finalizzate a perseguire una concreta flessibilità organizzativa, efficienza dei mezzi ed implementazione della digitalizzazione in un’ottica di tangibili miglioramenti nei servizi offerti alla collettività”, ha aggiunto
“In uno scenario globale connotato da grande incertezza e da rilevanti rischi geopolitici – con le connesse ulteriori potenziali ripercussioni sulle decisioni di spesa e di investimento degli operatori economici e dunque sulle prospettive di sviluppo – resta decisivo il mantenimento dei conti pubblici nel rigoroso sentiero già intrapreso negli ultimi anni e prospettato in ambito europeo per il prossimo futuro”. Così il Presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei conti Enrico Flaccadoro nella relazione al Giudizio di parificazione per l’esercizio finanziario 2024.
“Il mantenimento della spesa nell’alveo di crescita concordato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine sarà decisivo, anche per lo sforzo che sarà richiesto nei prossimi anni per garantire i sostegni appropriati ai lavoratori che subiranno maggiormente gli effetti delle crisi indotte dai profondi mutamenti tecnologici in atto”, ha aggiunto.
“Importanti sono anche i versamenti riconducibili nell’esercizio alla rottamazione quater (5,4 miliardi di cui 3,2 erariali). Un risultato che, da un lato, evidenzia una adesione superiore al previsto al momento del varo della legge 197/2022 e, dall’altro, conferma la dimensione, certamente preoccupante, degli omessi versamenti delle somme dichiarate pari, in questo caso, al 49% di quelle già scadute a fine 2024”.
Le previsioni sul Pil contenute nel Documento di finanza pubblica “appaiono condivisibili nella prospettiva di una fase di moderazione del ciclo economico e nella quantificazione dei diversi rischi connessi all’evoluzione avversa delle ipotesi formulate per il tasso di cambio, i tassi di interesse e le
quotazioni del petrolio. Rischi al ribasso che sembrano, tuttavia, accentuarsi alla luce degli ulteriori scenari di guerra che si sono aperti in quest’ultimo mese e che non potranno non ripercuotersi sulle variabili esogene suddette, sul commercio mondiale e in definitiva sulle possibilità di crescita”.
(da agenzie)

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A MILLE CHILOMETRI DALLA SICILIA CI SONO SOLDATI E MISSILI RUSSI: PUTIN STA MUOVENDO ARMI, UOMINI E BLINDATI DALLA SIRIA ALLA LIBIA, NELL’AREA CONTROLLATA DAL GENERALE HAFTAR

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

A TOBRUK ATTRACCANO LE NAVI DI MOSCA, CHE PUÒ CONTARE SU DIVERSE BASI AEREE IN ALLARGAMENTO. A SUD, GLI “AFRICAN CORPS” DEL CREMLINO SONO DISLOCATI IN MALI, CIAD, NIGER, BURKINA FASO E SUDAN…DA LÌ “MAD VLAD” PUÒ AGGIRARE LE SANZIONI E METTERE SOTTO PRESSIONE L’EUROPA (E L’ITALIA) CON I MIGRANTI

Si dice che che ultimamente Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron abbiano trovato un “terreno comune” inaspettato. Qualcuno si è spinto a parlare di un sorprendente nuovo “asse tra Roma e Parigi” in funzione anti russa in Libia.
Aspettative eccessive: “Forse ai francesi sono arrivati memo sbagliati – ironizza al Foglio un funzionario di Bruxelles – Basta guardare gli sviluppi più recenti: al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di due giorni fa e alla Conferenza di Berlino sulla
Libia della settimana scorsa, italiani e francesi hanno detto cose contrarie gli uni rispetto agli altri.
L’Eliseo vuole sciogliere il governo di unità nazionale di Tripoli, il che significherebbe guerra, gli italiani no. Magari in privato Macron e Meloni hanno usato dei toni concilianti tra loro, questo non possiamo saperlo, ma sul campo non risultano convergenze di alcun tipo”.
Asse o meno, di recente una notizia ha destato l’interesse di molte cancellerie europee. Alla fine di maggio, un lancio di Agenzia Nova ha riferito che “la Russia vuole installare sistemi missilistici nella base militare di Sebha, capoluogo del Fezzan libico controllato dal generale Khalifa Haftar, per puntarli contro l’Europa”.
Di questi missili “a medio e lungo raggio” non c’è traccia ancora. “Non esistono immagini satellitari che possano confermarlo”, confessa al Foglio un esperto di Osint, che lavora sull’analisi dei dati open source. Eppure, i russi in Libia ci sono eccome, e non da ieri.
Dalla caduta del regime di Bashar el Assad in Siria, lo scorso dicembre, il Cremlino si è messo alla ricerca di un’alternativa che gli permettesse di mantenere un accesso al Mediterraneo e all’Africa.
L’ha trovata in Libia, dove negli ultimi sei mesi si sono dirette decine di aerei cargo Antonov carichi di armi, uomini e blindati spostati dalla Siria, dove in teoria vige un embargo delle Nazioni Unite che, di fatto, è violato quasi quotidianamente da molti, non solo dai russi. Tobruk è lo scalo prediletto per le navi russe nel paese.
Poi ci sono le basi aeree, interessate da intensi lavori di allargamento e adeguamento negli ultimi mesi, come dimostrano molte foto satellitari. Si tratta di al Khadim (vicino a Bengasi), Ghardabiya (a Sirte), Jufra, Brak el Shati, Maatan as Sarra, Tamanhint, nel deserto che circonda Sebha.
A sud, nel Sahel, gli African Corps del Cremlino usano queste teste di ponte per proiettarsi verso la cintura di paesi che, attorno alla Libia, accolgono i soldati russi – Mali, Ciad, Niger, Burkina Faso, Sudan, Repubblica centrafricana e non solo. Non si sa quanti siano i soldati russi in Libia, ma diverse stime arrivano a poco più di mille uomini dislocati ad appena un migliaio di chilometri dalle coste siciliane.
“Avere uno stato proxy a qualche centinaio di chilometri dall’Italia e affacciato sul Mediterraneo centrale è perfetto per mettere pressione all’Europa”, spiega Tarek Megrisi dell’European Council of Foreign Relations. “In questo modo, Mosca può aggirare le sanzioni, può agire sul dossier dei migranti, può isolare l’Europa dal continente africano. Putin sta usando la Libia come una risorsa strategica, in modo estremamente proficuo. Probabilmente si tratta dell’attività più vincente in politica estera da parte del Cremlino fino a oggi”.
(da agenzie)

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LO SPORT ITALIANO BATTE LA POLITICA: LUCIANO BUONFIGLIO E’ IL NUOVO PRESIDENTE DEL CONI

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DELLA FEDERCANOA, APPOGGIATO DA MALAGO’, HA BATTUTO LUCA PANCALLI, SOSTENUTO DALLA TRIMURTI ABODI-BINAGHI-BARELLI (E DAL GOVERNO) PER 47 VOTI A 34

Alla fine l’ha spuntata Luciano Buonfiglio: è lui il nuovo presidente del Coni, il successore di Giovanni Malagò. È bastata una sola votazione: 47 voti per l’attuale n.1 della Federcanoa e
kayak, 34 per Luca Pancalli, ex n.1 del Comitato Paralimpico italiano. Zero voti per Franco Carraro e tutti gli altri candidati (ne erano rimasti sei in corsa). Un testa a testa fino a metà dello spoglio, poi è arrivato l’allungo di Buonfiglio, salutato da un applauso dell’assemblea riunita nella palestra del Centro di preparazione olimpica dell’Acqua Acetosa nel momento in cui ha superato la fatidica quota 41, la maggioranza assoluta degli 81 votanti. Tutti presenti i grandi elettori.
Durante le dichiarazioni di voto, Carraro aveva già invitato a votare “per Buonfiglio o Pancalli”. È finita con un successo più netto del previsto per il 74enne Buonfiglio, napoletano (di Posillipo): è il più anziano neo-eletto presidente del Coni di sempre.
Le prime dichiarazioni
“Un ringraziamento a Giovanni Malagò. Grazie a tutti coloro che sono stati accanto a me in questi sei mesi. Sottolineo la correttezza di Luca Pancalli. Dobbiamo essere consapevoli delle competenze che abbiamo intorno a questo tavolo. Dobbiamo impegnarci ad arrivare nei board internazionali ed essere presenti dove si decide. Non è il tempo delle parole, adesso ci aspettano i fatti. Ora procediamo all’elezione della Giunta”.
Il successo di Buonfiglio
Il successo di Buonfiglio è, anche, un successo di Malagò e dello sport sulla politica. Tutta la campagna elettorale era vissuta sulla contrapposizione tra i due mondi e incentrata sui rapporti tra Coni e Sport e Salute. Pancalli, più vicino ad Abodi e al governo, Buonfiglio invece uomo delle istituzioni sportive (dal 2005 era a capo della Federazione per la quale aveva anche
gareggiato, a Montreal 1976, nel K4 1000 metri), di continuità con il lungo regno di Malagò, del quale era stato anche vicepresidente. È lo sport che difende sé stesso, le sue prerogative, la sua autonomia. Apertissima è ora la partita con Sport e Salute, la cassaforte governativa dello sport italiano.
(da agenzie)

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TRUMP AFFOSSA IL DOLLARO E L’EURO VOLA: LA MONETA UNICA DEL VECCHIO CONTINENTE CONTINUA LA SUA ASCESA E SUPERA QUOTA 1,17 NEL CAMBIO CON IL BIGLIETTONE VERDE: È IL MASSIMO DAL 2021

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

IL DOLLARO È PENALIZZATO DALLA POLITICA “DAZISTA” DI TRUMP, E DALLA GUERRA INGAGGIATA CONTRO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE, JEROME POWELL: LE PREOCCUPAZIONI PER L’INDIPENDENZA DELLA BANCA CENTRALE HANNO MESSO SOTTO NUOVA PRESSIONE LA VALUTA

L’euro continua a guadagnare terreno nei confronti del dollaro superando quota 1,17 e raggiungendo un nuovo massimo dal 2021, sostenuto da una generale debolezza del dollaro.
Il cessate il fuoco tra Iran e Israele sta tenendo, e favorisce il sentimento di rischio, mentre le preoccupazioni sull’indipendenza della Federal Reserve sono emerse dopo le notizie secondo cui il presidente Trump starebbe valutando una nomina anticipata del prossimo presidente della Fed, mettendo sotto pressione il biglietto verde.
Parallelamente, la decisione della Nato di aumentare la spesa per la difesa dal 2% al 5% del Pil entro il 2035 ha suscitato l’aspettativa che i Paesi, in particolare la Germania, aumentino i prestiti per raggiungere questi obiettivi. La moneta unica passa di mano a 1,1729 dollari (+0,60%) ma arretra a 168,67 yen (-0,39%). Il biglietto verde perde terreno anche nei confronti della divisa giapponese a 143,82 (-0,98%).
(da agenzie)

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INGERENZA, SENZA DECENZA: TRUMP ENTRA A GAMBA TESA SUGLI AFFARI INTERNI DI ISRAELE PER DIFENDERE NETANYAHU, SOTTO INCHIESTA PER CORRUZIONE

Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile

SOLIDARIETA’ TRA CRIMINALI: “SONO SCIOCCATO NELL’APPRENDERE CHE LO STATO DI ISRAELE STA CONTINUANDO LA SUA ASSURDA CACCIA ALLE STREGHE CONTRO IL SUO PRIMO MINISTRO, DOVREBBE ESSERGLI CONCESSA LA GRAZIA”

“Sono rimasto scioccato nell’apprendere che lo Stato di Israele, che ha appena vissuto uno dei suoi momenti più grandi della storia ed è guidato con forza da Bibi Netanyahu, sta continuando la sua assurda caccia alle streghe contro il suo primo ministro!”. Lo scrive Donald Trump su Truth, difendendo l’amico che è sotto processo per corruzione. “Bibi ed io abbiamo appena attraversato l’inferno insieme, combattendo un nemico di Israele tenace e di lunga data: l’Iran. Bibi non avrebbe potuto essere migliore, più acuto o più forte nel suo amore per l’incredibile Terra Santa”, ha aggiunto il presidente Usa.
“Bibi Netanyahu è stato un guerriero come forse nessun altro guerriero nella storia di Israele, e il risultato è stato qualcosa che nessuno avrebbe mai pensato possibile: la completa eliminazione di una delle armi nucleari potenzialmente più grandi e potenti al mondo”, prosegue Trump.
“Stavamo lottando, letteralmente, per la sopravvivenza di Israele, e non c’è nessuno nella storia di Israele che abbia combattuto più duramente o con più competenza di Bibi Netanyahu. Nonostante tutto questo, ho appena saputo che è stato convocato in tribunale lunedì per la continuazione di questo lungo processo – uno spettacolo dell’orrore da maggio 2020”, ha attaccato il presidente Usa. “Una tale caccia alle streghe, per un uomo che ha dato così tanto, è impensabile per me”, ha sottolineato Trump usando un’espressione con la quale
era solito riferirsi ai processi a suo carico.
“Il processo a Bibi Netanyahu dovrebbe essere annullato immediatamente, o dovrebbe essere concessa la grazia a un grande eroe, che ha fatto così tanto per il suo Stato”. Lo scrive Donald Trump su Truth a proposito del processo per corruzione a carico del premier israeliano. “Forse non conosco nessuno che avrebbe potuto lavorare in migliore armonia con il presidente degli Stati Uniti di Bibi Netanyahu. Sono stati gli Usa a salvare Israele, e ora saranno gli Usa a salvare Bibi Netanyahu. Non possiamo permettere questo paradosso della giustizia”, ha incalzato il tycoon.
(da agenzie)

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