Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile
L’ALLARME DEL COLLEGIO SINDACALE: LA GRATUITA’ DEL SERVIZIO E I MANCATI INCASSI DELLE MULTE SOTTOVALUTATI DALLA GIUNTA PRECEDENTE… PER NON PERDERE CONSENSI IN VISTA DELLE ELEZIONI HANNO CREATO UN BUCO MILIONARIO
È spietata l’analisi del collegio sindacale inviata con una nota, in questi giorni, al consiglio di amministrazione di Amt Genova, l’azienda di trasporto pubblico di città e provincia.
§Il timore di un buco di bilancio e della conseguente crisi di liquidità che possa garantire pagamento di stipendi e creditori – ventilata già da sindacati e dalla nuova amministrazione comunale – è stato di fatto confermato dall’attività di vigilanza dello stesso collegio sindacale che, si legge nel documento pervenuto alla redazione di Genova24, “elementi sintomatici di una situazione di crisi d’impresa“. Il collegio invita quindi il cda a “predisporre entro 30 giorni un piano di intervento idoneo ad affrontare tempestivamente la situazione in atto”.
Nel testo si parla di possibili cause e possibili effetti e non di cifre – ma d’altronde il bilancio di esercizio 2024 non è stato ancora chiuso – tuttavia indiscrezioni parlano di un buco che si aggira tra i 10 e i 20 milioni di euro.
Secondo il collegio sindacale le criticità principali sono due: il sistema di esazione delle sanzioni e la politica commerciale di gratuità del servizio per under 14 e over 70.
Per quanto riguarda il primo punto, nonostante sia ritenuto congruo il fondo rischi accantonato, è presente nella procedura adottata una condizione di incertezza rappresentata dalla lentezza del recupero crediti, caratteristica del procedimento giudiziario alla base dello stesso, tale da suggerire un livello di prudenza superiore alla previsione degli incassi. Tradotto: sono state ipotizzate molte più entrate da multe rispetto a quelle che potrebbero effettivamente essere riscosse.
L’altro elemento – fonte anche di scontri politici in campagna elettorale, con da una parte l’amministrazione di centrodestra uscente che ha deciso di confermare le gratuità fino a fine anno e dall’altra le “mani avanti” del centrosinistra che poi ha vinto le elezioni – è definito dal collegio quello a cui “riservare la massima attenzione”.
“La contrazione dei ricavi registrati in chiusura del bilancio 2024 – scrive l’organismo interno – è ben al di sotto di quanto previsto dal budget e tale da non garantire l’equilibrio economico“. Secondo il collegio sindacale la situazione comporta un’ipotesi di capitalizzazione dei costi che, tuttavia,
dovrà essere affrontata rispettando tutti i principi contabili di legge.
Ci sono altre concause per la crisi d’impresa che si affaccia per Amt Genova, secondo il documento inviato al cda, e nella fattispecie si parla del peso di contenziosi passivi, con riferimento alle “sorprese” che potrebbe riservare la disputa con Trenitalia in merito alla card Citypass e all’applicazione delle gratuità al trasporto ferroviario urbano.
Inoltre una grande incognita è rappresentata dall’ammontare delle contribuzioni pubbliche con circa 13 milioni di euro attesi dal ministero dell’Ambiente oppure dai trasferimenti statali attraverso la Regione Liguria, ad esempio, ma per cui la governance – scrive il collegio sindacale – ha presentato “giustificazioni che non difettano di fantasia” come “non pagano da Roma“, “c’è un problema alla Spezia”, “l’importo non è stato approvato dalla giunta”.
Gli elementi alla base dei rilievi che hanno indotto il collegio sindacale di Amt Genova a richiedere chiarimenti sono di carattere oggettivo e riguardano sia “la consistenza numerica della forza lavoro” e la “inimmaginabile portata delle conseguenze derivanti da una crisi aziendale sul servizio reso all’utenza” – ciò significa che in mancanza di liquidità non si potrebbe garantire il pagamento di tutti i turni necessari – ma anche le conseguenze sul “patrimonio netto aziendale” che, secondo il collegio, “risulta insufficiente rispetto agli impegni e alla struttura dell’azienda”.
Ad oggi, insomma, la contrazione della marginalità operativa dell’attività aziendale non appare congrua a “garantire
l’equilibrio economico e finanziario, configurando altresì le caratteristiche di una perdita strutturale”.
La lettera del collegio sindacale sarebbe arrivata a valle di una riunione, convocata la settimana scorsa dalla giunta Salis, in cui la presidente Ilaria Gavuglio avrebbe paventato il rischio che l’azienda non disponga di liquidità per pagare gli stipendi di luglio, dichiarazioni che avrebbero messo in allarme i revisori e, tramite passaparola, anche i dipendenti dell’azienda. Ora spetterà al cda intervenire, in attesa di capire anche quali saranno i margini di manovra dell’amministrazione di Tursi, tenendo conto che eventuali decisioni immediate in tema di gratuità potrebbero non essere sufficienti per far quadrare i conti nell’immediato.
Salis e Terrile: “Crisi nota ma tenuta nascosta, tuteleremo lavoratori e servizio”
“Siamo venuti a conoscenza della comunicazione formale con la quale il collegio sindacale di Amt ha rilevato la sussistenza di una situazione di crisi economico-finanziaria dell’azienda. La notizia non ci stupisce. Da mesi avevamo sollevato forti preoccupazioni sui conti di Amt, sulla mancata analisi delle conseguenze delle politiche di gratuità e di sperimentazione tariffaria, sulle poste a bilancio segnalate come critiche dalla società di revisione. Oggi i dubbi diventano realtà”, scrivono in una nota la sindaca di Genova Silvia Salis e il vicesindaco e assessore al Bilancio Alessandro Terrile.
“Con l’aggravante che le informazioni poste a fondamento dell’odierna attività dei revisori erano già da diversi mesi a piena disposizione e a conoscenza dell’azienda e degli uffici del
Comune di Genova che, lo scorso marzo, avevano considerato non ricevibile la relazione previsionale 2025-2027 elaborata da Amt perché fondata su entrate non certe. Eppure, si è volutamente negata la realtà proseguendo per mesi nell’illusione che non ci fosse alcun problema. Come spesso accade, tocca ai progressisti riparare i danni della finanza creativa del centrodestra. Non ci sottrarremo a questo compito”, aggiungono.
“Siamo al lavoro per garantire il massimo impegno del Comune di Genova per superare la crisi aziendale, all’insegna di tre principi – sottolineano Salis e Terrile – l’azienda rimarrà pubblica, non saranno i lavoratori a pagare il conto, Amt dovrà garantire un servizio pubblico di qualità nei bacini urbano ed extraurbano”.
Sindaca e vicesindaco concludono: “Abbiamo già calendarizzato incontri con l’azienda e i sindacati per individuare le soluzioni percorribili, che dipenderanno anche dall’entità dello squilibrio economico, per accertare il quale affideremo ad una società di revisione indipendente l’incarico di effettuare una due diligence“.
(da Genova24)
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Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile
I VARI MINISTERI NON HANNO COMPLETATO L’ELENCO DEGLI INVESTIMENTI CHE NON POTRANNO ESSERE COMPLETATI ENTRO LA DEADLINE DEL 2026, RIBADITA DALL’UE … INEVITABILMENTE UNA PARTE DEI FONDI ANDRA’ PERSA
L’appello a fare presto lo lancia Tommaso Foti. «Non possiamo perdere tempo, sui progetti
da spostare bisogna decidere ora», dice il ministro per il Pnrr quando la riunione della cabina di regia sul Piano nazionale di ripresa e resilienza a palazzo Chigi ha esaurito la discussione sul tagliando ai 40 obiettivi dell’ottava rata. Al tavolo si parla della revisione del Piano. L’ultima possibile.
La tabella di marcia immaginata fino a qualche settimana fa non regge più: la proposta di rimodulazione non sarà inviata alla Commissione europea entro fine giugno. Slitta a luglio, ma per centrare il nuovo impegno bisognerà correre. Alle questioni tecniche, legate all’attivazione delle linee guida europee sulla revisione, si sommano i ritardi dei ministri nell’indicare i progetti che dovranno cambiare fonte di finanziamento.
Finiranno fuori dal Pnrr. Dovranno traslocare altrove. Per questo Foti insiste: «Ricordiamoci che dobbiamo fare una riprogrammazione per raggiungere gli obiettivi».
Oltre alla rendicontazione dei target dell’ottava rata, da completare entro venerdì, i ministri dovranno chiudere urgentemente l’elenco degli investimenti che non potranno essere completati entro la deadline ribadita dalla Commissione europea. Anche se il Parlamento europeo ha chiesto una proroga di 18 mesi, il termine – spiega il ministro – resterà invariato.
A disposizione ci sono i fondi di coesione: più tempo per spendere, in alcuni casi fino al 2030, ma anche l’effetto collaterale di una realizzazione tardiva delle opere. In alternativa, i progetti “lumaca” potranno restare formalmente dentro il Piano, affidati a veicoli finanziari che congeleranno le risorse: due anni in più, fino al 2028, per portare a termine gli investimenti, ma anche in questo caso bisognerà mettere in conto il prezzo dello slittamento.
Fin qui i tagli. La revisione prevederà anche una serie di travasi di risorse dai progetti lenti a quelli che procedono secondo i tempi previsti. La traccia è la stessa: investimenti da cestinare, soldi persi. A beneficiare del rimescolamento saranno invece le imprese. Le tensioni internazionali spingono il governo a liberare risorse per aiutarle a fronteggiare il caro energia.
Le misure saranno messe a punto nelle prossime settimane, ma a consapevolezza che bisogna agire in questa direzione – spiegano fonti ministeriali – è stata già acquisita. Prima i dazi, poi l’incertezza legata al Medio Oriente: l’idea è mettere a disposizione incentivi, quindi risorse che possono essere spese con facilità. Nel frattempo Palazzo Chigi si prepara a incassare la settima rata da 18,3 miliardi: il via libera è atteso nei prossimi giorni.
La richiesta di pagamento dell’ottava tranche (12,8 miliardi) sarà inviata a Bruxelles entro fine mese: l’esecutivo punta al disco verde tra novembre e dicembre. A quel punto, il totale delle risorse ottenute dall’Italia salirebbe a circa 150 miliardi, mentre la percentuale degli obiettivi raggiunti passerebbe dal 54% (al 31 dicembre 2024) al 79%.
Ma intanto bisognerà portare avanti il nuovo Piano. L’Europa lo aspetta «al massimo entro l’estate», come rivelano fonti della Commissione Ue. Andare oltre – è il ragionamento – renderebbe impossibile il rispetto della scadenza. Dentro o fuori il Pnrr. L’ora delle scelte è scattata.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile
NATO IN UGANDA NEL 1991 DA UNA FAMIGLIA DI INTELLETTUALI INDIANI, VIVE NELLA “GRANDE MELA” DA QUANDO HA 7 ANNI E NEL 2020 ENTRA IN POLITICA… SUPPORTATO DA SANDERS E OCASIO-CORTEZ, HA RIBALTATO I PRONOSTICI GRAZIE A UNA CAMPAGNA SOCIAL, IL SOSTEGNO DEI GIOVANI E LA SUA BATTAGLIA CONTRO GLI EFFETTI PIÙ DURI DEL CAPITALISMO … LE SUE PROPOSTE? TRASPORTO PUBBLICO GRATUITO, AUMENTO DEL SALARIO MINIMO
A 33 anni, Zohran Mamdani ha compiuto un’impresa che pochi credevano possibile: battere l’ex governatore Andrew Cuomo alle primarie democratiche per la carica di sindaco di New York. Mamdani ha capitalizzato l’energia della sinistra, la frustrazione
della generazione più giovane e la potenza dei social media, diventando il simbolo di una nuova politica.
Zohran Kwame Mamdani nasce in Uganda nel 1991 in una famiglia dalla forte impronta intellettuale. Figlio del noto politologo ugandese Mahmood Mamdani e dell’acclamata regista cinematografica Mira Nair, a sette anni si trasferisce con la famiglia a New York, città che da allora diventa il suo punto di riferimento.
Cresciuto nel quartiere di Astoria, nel Queens, Mamdani si è formato in un ambiente multietnico e popolare che ne ha plasmato la visione politica. Dopo la laurea in African Studies al Bowdoin College, lavora come consulente per la prevenzione dei pignoramenti immobiliari, aiutando proprietari di case a basso reddito – in particolare afroamericani e latini – a non perdere le loro abitazioni. È in questo contesto che nasce la sua vocazione politica.
UNA RAPIDA ASCESA POLITICA
Mamdani entra in politica nel 2020, vincendo un seggio nell’Assemblea statale di New York come rappresentante del 36° distretto, che include Astoria, Ditmars-Steinway e Astoria Heights. Il suo messaggio, radicale ma empatico, comincia a risuonare tra gli elettori, specialmente tra i giovani. Identificandosi come democratico socialista, Mamdani si unisce all’ala sinistra del partito.
Nelle primarie per la carica di sindaco del 2025, molti lo consideravano un outsider. Ma la sua campagna, fondata sui social media, su una mobilitazione porta a porta e sul supporto di big del progressismo come Bernie Sanders e Alexandria
Ocasio-Cortez, ha ribaltato i pronostici.
UN PROGRAMMA PER “LIBERARE NEW YORK”
Il suo slogan ufficioso è diventato “Abolire il costo della vita”. E in effetti il programma di Mamdani punta dritto contro gli effetti più duri del capitalismo urbano. Tra le sue proposte principali figurano il congelamento degli affitti per gli inquilini di case stabilizzate; trasporto pubblico gratuito, in particolare sugli autobus; asili nido pubblici e gratuiti per tutti i bambini sotto i sei anni; supermercati municipali che vendano a prezzi all’ingrosso; e un aumento progressivo del salario minimo, con l’obiettivo di arrivare a 30 dollari l’ora entro il 2030.
Per finanziare queste misure, Mamdani propone una tassazione più incisiva sui redditi alti e sulle aziende: un’aliquota dell’11,5% per le imprese e una tassa del 2% per i cittadini con redditi superiori al milione di dollari annui.
LA FORZA DEI SOCIAL E DEL VOLONTARIATO
Gran parte del successo di Mamdani è attribuibile a una strategia di comunicazione diretta ed efficace, soprattutto sui social. Le sue dirette su Instagram con AOC, i video TikTok virali, le collaborazioni con celebrità come Emily Ratajkowski e Bowen Yang, hanno fatto breccia tra gli elettori più giovani. La campagna è stata interamente finanziata con micro-donazioni, a testimonianza della sua indipendenza dai grandi donatori e da interessi lobbistici.
(da Il Sole 24 Ore)
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Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile
I DUE PROVVEDIMENTI NON SONO PIU’ PRESENTI NEL CALENDARIO DEI LAVORI DI LUGLIO DELL’ASSEMBLEA … IL PD: “È SEGNO DI UNA DIVISIONE NELLA MAGGIORANZA, IL GOVERNO È VITTIMA DI SE STESSO”
I Ddl di riforma costituzionale relativi al ‘premierato’ e alla separazione delle carriere nella
magistratura non figurano nel calendario dei lavori dell’Aula della Camera di luglio. E’ quanto emerso al termine della conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Al termine di una precedente seduta dei presidenti dei gruppi parlamentari era stata preannunciata la discussione dei due provvedimenti, da parte dell’Assemblea, entro il prossimo mese. La commissione Affari costituzionali sta intanto proseguendo le audizioni di esperti accademici sul Ddl relativo al ‘premierato’. “Maggioranza e governo sono vittime di loro stessi, con i decreti che segnano il calendario della Camera, dove non c’è nessuna delle riforme costituzionali, nè madre e nè figlia. Una cosa positiva per noi, la nostra opposizione sarebbe stata durissima, ma che denota una dialettica e una divisione dentro la maggioranza”. Lo ha detto la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga al termine della conferenza dei capigruppo ce ha definito il canedario di luglio a Montecitorio.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile
LA CANNABIS RESTA LA SOSTANZA PIU’ DIFFUSA MA CON IMPATTI DIVERSI
L’ultimo rapporto sul fenomeno delle tossicodipendenze trasmesso al Parlamento dipinge un quadro complesso e in costante evoluzione dei consumi e dei comportamenti a rischio nel Paese: da un lato, nel 2024 si segnala un leggero calo dei consumi di sostanze psicoattive tra i più giovani rispetto all’anno precedente, dall’altro però si registra un preoccupante record dei decessi legati alla cocaina e, soprattutto nel mondo dei ragazzi, una diffusione crescente di dipendenze legate al gioco d’azzardo e alla fruizione dei videogiochi e di Internet.
Cocaina, un anno nero: decessi e sequestri in aumento
Se nel 2024 è stato confermato un trend generale di stabilità dei consumi di droghe considerate “classiche” come l’eroina, a destare preoccupazione è la cocaina. Secondo i dati ufficiali, nel corso dell’anno sono stati accertati dalle Forze dell’ordine 80 decessi per intossicazioni acute legate a questa sostanza, un numero praticamente pari a quello dei casi legati all’eroina e ad altri oppiacei (81). Si tratta di un dato significativo: è la prima volta che la cocaina eguaglia l’eroina sul fronte dei decessi, confermandosi come una delle sostanze con l’impatto sanitario e sociale più rilevante nel contesto italiano. Anche dal punto di
vista dei ricoveri ospedalieri legati alla tossicodipendenza, la cocaina si conferma responsabile di circa il 30% dei casi; le analisi dei reflui urbani la collocano come seconda sostanza psicoattiva illegale più presente nel Paese, subito dopo la cannabis, con una media di circa 11 dosi al giorno ogni mille abitanti.
Particolarmente significativo è l’aumento dei sequestri di crack ad alta concentrazione di principio attivo (fino al 90%), segnale di una disponibilità sul mercato di prodotti ad altissimo potenziale di danno.
Se sul fronte dei consumi di droghe si segnala una leggera contrazione, tra i più giovani crescono nuove e differenti forme di fragilità e dipendenza; secondo la relazione, circa 1,53 milioni di adolescenti hanno tentato almeno una volta la strada del gioco d’azzardo e più di 1,4 milioni lo hanno praticato nell’ultimo anno, segnando nel 2024 il dato più alto di sempre. Ma è soprattutto nel campo dei videogiochi e dell’uso intensivo di Internet che si riscontrano segnali preoccupanti. Oltre 290mila studenti minorenni mostrano comportamenti a rischio legati al gaming, manifestando forti reazioni emotive quando viene loro precluso l’accesso ai videogiochi, mentre circa 320mila risultano esposti a forme di uso problematico del web, trascurando relazioni e perdendo ore di sonno pur di restare connessi.
Cannabis: la sostanza più diffusa ma meno legata a episodi critici
La cannabis rimane, nel 2024, la sostanza psicoattiva più diffusa nel Paese, con impatti però completamente diversi; le analisi dei dati rivelano che è presente nel 77% dei casi segnalati dalle forze di polizia per uso personale e nel 37% dei reati legati allo spaccio. Il dato dei consumi è rimasto sostanzialmente stabile rispetto agli anni precedenti e riflette una realtà ormai consolidata nel contesto dei comportamenti giovanili e dei più adulti.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2025 Riccardo Fucile
AUMENTI IN MEDIA DEL 9%… EVENTI METEOROLOGICI, CARO ENERGIA E DIMINUZIONE DELLA QUANTTA’ DELL PRODOTTO
Con l’aumento delle temperature cresce anche il consumo di gelato. Un prodotto che
nell’ultimo anno ha registrato aumenti consistenti. Il costo del gelato è cresciuto in media del 9%, in particolare quello confezionato con lo stecco e in vaschetta, rispettivamente aumentati del +24% e del +23%. A rivelarlo è una ricerca dell’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori.
“Se estendiamo il confronto agli ultimi anni il divario diventa impressionante: rispetto al 2021 mediamente i costi sono aumentati del +42%, ma rispetto al 2002 sono aumentati del +138%”, scrive l’associazione. Per cercare di capire i motivi che hanno portato a quest’aumento dei prezzi Fanpage.it ha intervistato il vicepresidente di Federconsumatori, Fabrizio Ghidini.
“In generale, i prezzi degli alimenti hanno un andamento di crescita superiore a quello dei prezzi di altri beni. Ora parliamo di gelato ma nei mesi passati abbiamo parlato anche degli aumenti del cacao, che è comunque molto legato alla produzione di alcuni gusti di gelato, e di caffè”, ha spiegato.
Alla base di questi aumenti ci sono anche “eventi di tipo meteorologico”, prosegue ancora Ghidini. “Sono anni che alcune
produzioni stanno andando male. Piogge troppo intense e siccità stanno mettendo in difficoltà il comparto nei Paesi, sostanzialmente il Centro Africa, dove vengono prodotti questi alimenti”.
E nel prezzo finale del gelato “queste dinamiche hanno senz’altro un peso, così come lo ha anche il prezzo dell’energia elettrica, sia per la produzione industriale che artigianale. Ed essendo il gelato un prodotto a cui il consumatore a fatica rinuncia, perché non si tratta di un prodotto molto costoso, diciamo che le aziende hanno un certo margine”, aggiunge.
Un altro fenomeno, fortemente negativo, che riguarda i gelati è quello della cosiddetta shrinkflation, ovvero “l’operazione furba e scorretta della diminuzione delle quantità” di prodotto. “Questo va denunciato. – osserva ancora Ghidini. – Come è emerso dalla nostra ricerca, la confezione rimane la stessa ma il peso del prodotto viene diminuito con l’aumento dei prezzi”.
“Una manovra di carattere puramente speculativo e un margine di guadagno assolutamente indebito”. Il settore del gelato è economicamente importante in Italia, vale oltre i 4 miliardi di euro e, prosegue il vicepresidente, “ci sono decine di migliaia di persone che ci lavorano”.
Il consiglio per i consumatori, conclude, è quello di premiare, ove possibile, “quelle marche che non hanno fatto scelte di questo tipo”.
(da Fanpage)
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